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giovedì 28 gennaio 2016

300) NOTIZIE CONVENIENTI E NOTIZIE SCOMODE

IL POLITICAMENTE CORRETTO OVVIAMENTE INFLUENZA LA STAMPA: INFATTI LE NOTIZIE VENGONO INGROSSATE O VENGONO TENUTE SEGRETE A SECONDA DELLE CONVENIENZE.


La scorsa settimana i media hanno scatenato un putiferio sulla notizia del sacerdote che inizialmente si era rifiutato, durante un funerale cattolico, di benedire la salma di una signora marocchina, per poi ripensarci per l'indignazione della gente. Se la donna in questione, di religione islamica, è stata ammessa nel rito cattolico funebre, il prete avrà sicuramente sbagliato a comportarsi in quel modo. Prima di quelle esequie c'era stata un'ampia discussione tra le alte gerarchie ecclesiali sulla questione se ammettere o no una non cattolica nel rito funebre: alla fine hanno deciso per il si, considerando che la signora si stava avvicinando al cattolicesimo. Quindi, dopo le dovute autorizzazioni, non si capisce come mai il prete si sia comportato così: su questo sono d'accordo. Mi chiedo soltanto perché ingrossare in modo spropositato questo piccolo fatto e non fare altrettanto con degli episodi di cronaca più gravi. Ah già, perché la stragrande maggioranza dei mezzi di comunicazione devono attenersi alle disposizioni "corrette politicamente", tendenti alle mode del momento e al "progressismo politico". Di seguito riporto una notizia ignorata dai grandi quotidiani, ad eccezione de "Il Tempo" .

Da noi saresti una p..." Aggredita una soldatessa

"Nel nostro paese le donne sono considerate p..ne (…) Se non ci lasciate andare vi ammazziamo"

Così due giovani africani si sono rivolti ad una soldatessa che presta servizio a Roma alla fermata Cipro della metro. I due africani, secondo quanto racconta il Tempo, sono stati arrestati. Accusati di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale hanno patteggiato la loro pena: 6 mesi di reclusione. Si tratta di un 23enne proveniente dal Senegal e di un 25enne originario della Guinea. Gli imputati hanno un regolare permesso di soggiorno e svolgono servizi di sicurezza presso alcuni negozi del centro storico di Roma. Martedì scorso, verso le 14,30, stavano tornando dalla pausa pranzo quando, dopo essere entrati all’interno della stazione della metropolitana Cipro, a Prati, erano stati notati dai militari dell’Esercito che sorvegliano gli obiettivi sensibili della Città Eterna.

"Uno di loro, dopo aver guardato verso di noi – ha spiegato in aula la soldatessa – ha sputato". Poi le ingiurie: "Tu al mio paese avresti fatto una brutta fine. Se non ci lasciate andare vi ammazziamo", avevano continuato a urlare cercando di "disarmare e strappare di dosso all’agente – recita il capo d'imputazione - l’arma". E ancora: "Nel nostro paese le donne sono considerate p..ne". Da questo scambio verbale ne è nata una colluttazione. E i due sono stati arrestati e processati per direttissima. "Quello che sembrava essere un fatto politico, magari legato al terrorismo, si è dimostrato essere un fatto culturale, legato alla diversa considerazione della donna-ha dichiarato illegale della difesa, Andrea Panfili – Uno dei due africani, secondo gli operanti, si era mostrato infastidito alla vista di una donna soldato. Secondo i miei assistiti erano solo irritati perché dovevano tornare in fretta sul posto di lavoro".
Mario Valenza - Gio, 21/01/2016 - 16:23


Quelle aree politiche solitamente sono così sensibili su questi temi: parità di sessi, anzi di genere, violenza sulle donne, femminicidio (nuovo vocabolo istituito appositamente), femminismo, eccetera. Immaginiamo se gli autori di quell'aggressione fossero stati degli italiani: per giorni avremmo avuto dei titoloni sui giornali e le discussioni infuocate avrebbero dominato le trasmissioni televisive. Invece se si tratta di "preziose risorse", elevate al rango di semidei,  meglio imboscare tutto.  Appunto: se si tratta di esseri in parte divini non bisogna toccarli per non scatenare le ire degli Dei dell'Olimpo. Noi invece dell'altra parte politica non ci stiamo e ci ribelliamo, a costo di beccarci le maledizioni di Giove: auspichiamo che coloro che compiono atti simili vengano allontanati al più presto.

mercoledì 20 gennaio 2016

299) RIMUOVERE LA STORIA PER LEGGE


Non chiamatelo "gadget"

Demagogia spicciola in casa Pd: cosa non si fa per un titolo sui giornali

 

Quella proposta di legge che vuole impedire la vendita di oggetti che richiamano a Mussolini e al Fascismo è un'offesa alla storia
È sbagliato il concetto di fondo. Profondamente sbagliato. Ed ecco perché in Italia si perde del tempo dietro a uno come l'onorevole Fiano, che se c'è una cosa che ha capito è che basta pronunciare il nome "Mussolini" ed ecco, magicamente, la notorietà, i titoloni, i dibattiti.
Il problema sta nel fatto che Mussolini non è un "gadget", Mussolini è storia. Il Fascio littorio non è un "gadget", anch'esso è storia. Per quale motivo se andiamo a Venezia e compriamo una riproduzione di una gondola la chiamiamo "souvenir" mentre un busto del Duce lo chiamiamo "gadget"?
Andiamo con ordine. Se vado a Roma e trovo una bancarella con il busto di Giulio Cesare posso comprarla e portarmela a casa. Se vado al Cairo posso acquistare una riproduzione della maschera funeraria di Tutankhamon. E così via, a Milano potrei acquistare una statuetta del Duomo, a Napoli un quadro di Totò o di Eduardo, ad Assisi una cartolina di San Francesco e passando per Foligno sarebbe cosa buona e giusta portarsi a casa anche un ritratto di Santa Chiara. Potrei fare una lista infinta, no? E allora qual è la ragione di tanto clamore quando si parla di un busto del Duce o di una riproduzione del Fascio littorio? La storia è storia, ma di che parliamo?
La questione è che l'errore sta a monte. Ma quali "gadget"? Souvenir, semmai. Riproduzioni di personaggi e vicende storiche, questo è. Come il Colosseo, come il sarcofago di Tutankhamon eccetera, eccetera, eccetera. Insomma Mussolini non è un "gadget", è un personaggio storico. E anzi sarebbe cosa giusta poterne acquistare un ritratto non solo a Predappio ma in ogni negozio d'Italia.
Qui non è una questione di "democrazia", il problema della "democrazia" non va neppure posto. È sbagliato il punto di vista: che si "possano" produrre, vendere e acquistare prodotti che riproducono il volto di Mussolini, o i simboli del Fascismo, è cosa ovvia, non deve neppure essere messa in discussione. Poi, mi scuseranno i "compagni" del Pd, ma allora dovranno arrestare pure il loro Sindaco (Pd) di Predappio, perché l'amministrazione ha di recente prodotto e diffuso una medaglia commemorativa della Fondazione della Città che reca l'immagine della Casa del Fascio e, dal lato opposto, il vecchio simbolo di Predappio con un bel Fascio littorio in bella mostra. Quella medaglia come vogliamo definirla? Un "gadget"? No, quella bellissima medaglia è un oggetto commemorativo di un fatto storico. Dunque Frassineti può e gli altri comuni mortali no?
Ancora: c'è stata - appena sono scattati i 70 anni dalla morte di Benito Mussolini - una corsa alla pubblicazione del suo "Diario di Guerra". È stato pubblicato da almeno tre case editrici. Giusto, è storia. Evviva! A proposito, Il Giornale d'Italia pubblica stralci di quel Diario da un pezzo, a noi la storia sta a cuore sempre (quotidianamente è il caso di dire), e siamo a disposizione di tutti, on line e pure gratis. Insomma, il "Diario di Guerra" di Mussolini possiamo forse chiamarlo "gadget"? No, dunque. Non lo è, come non lo sono i busti, i Fasci eccetera.
C'è poi un'altra questione: e cioè dell'oggettistica varia e multiforme che gira in commercio. E questo è un altro paio di maniche. Perché vi sono oggetti alquanto discutibili, che non fanno onore alla storia e che - quelli si - andrebbero "vietati", per una questione di rispetto della nostra vicenda patria. Per esempio, le "mutande". Ma insomma, si possono commercializzare "mutande" con il volto del Duce? Ecco, facciamo un esempio: ve lo immaginate un paio di mutande con l'effige di Giulio Cesare? Dobbiamo essere seri, e fare le cose per bene. Le "mutande", onorevole Fiano, le faccia togliere dal commercio, pensi che sarei persino d'accordo con lei!
Questione a parte, poi, sono gli oggetti di stampo nazista. Quella non è storia nostra, se vogliono possono venderli a Berlino, da queste parti sono alquanto inopportuni e contribuiscono alla confusione che è sin troppo ben diffusa tra Fascismo e Nazismo. Parliamo di due esperienze storiche diverse, diversissime. Il fatto di aver avuto un "alleato scomodo" in un periodo della nostra storia non significa che dobbiamo continuare a fare confusione e a contribuire alla diffusione di un messaggio sbagliato, inesatto, incompleto e deviante. L'Italia pensi alla sua, di storia, anche perché non ha proprio niente da invidiare a quella degli altri Paesi, tantomeno alla Germania, soprattutto se ci riferiamo a quel preciso momento storico. Ecco, se in Italia togliessimo di mezzo le "svastiche" e i busti di Hitler sarei contenta. Chi ne volesse acquistare potrebbe andare a farlo a Berlino, è affare germanico e non italiano. Ma basta, seriamente basta, con queste provocazioni, onorevole Fiano. Pensi, se proprio vuole impegnarsi per il bene di questo Paese, a fare una legge che aiuti gli Italiani che non arrivano alla fine del mese, faccia qualcosa di sociale e di popolare. Guardi che l'esempio può trovarlo agevolmente in quei simboli a cui lei è tanto ostile. Apra la sua mente, tolga i paraocchi e la smetta con la demagogia, ché gli Italiani hanno ben altre questioni da risolvere. 
Emma Moriconi9/01/2016 11:25
http://ilgiornaleditalia.org/ 

Dux sulla neve: arresteranno il monte Giano per apologia di fascismo?


Chissà se l’onorevole Fiano e compagnia bella ora arresteranno anche la neve? Chissà se Laura Boldrini denuncerà il monte Giano per “apologia di fascismo”? Chissà se scatterà l’allarme rosso, visto che sta ancora spopolando sul web la fotografia con la scritta “DVX”. È bastata una nevicata leggera per accentuare il contrasto fra terreno e alberi, è bastato un cielo limpido e senza un fiulo di foschia «ed ecco che nonostante i 90 chilometri di distanza la scritta DUX (a essere romanamente precisi DVX) appare nitida agli occhi di chi si affaccia dal Gianicolo o da Monte Mario», come riporta in bella vista il Messaggero: fotografia (di Francesco Toiati) e notizia poi rilanciate in rete a più non posso. Fu un omaggio a Benito Mussolini datato  1939, quando  venne sagomata sul territorio del comune di Antrodoco, in provincia di Rieti, sul Monte Giano, un’abetaia di  20mila alberi su una superficie di otto ettari dagli allievi della Scuola delle Guardie Forestale di Cittaducale. Ironia della sorte la “neve fascista”  è caduta proprio mentre la ridicola proposta di legge dell’onorevole Fiano del Pd di vietare per apologia di fascismo ogni tipo di gadget mussoliniano veniva presa a sberleffi in rete dalla maggoriu parte dell’opinione pubblica, non certo fatta di soli nostalgici.

Dux, la storia dell’omaggio a Mussolini

«Nel dopoguerra, tra incuria e incendi nonché l’aggiunta, certo casuale, di altri abeti, l’imperitura scritta rischiò più volte di scomparire, poi nel 1998 la giunta regionale di centrosinistra di Badaloni stanziò 260 milioni di lire, ufficialmente per la manutenzione di quei boschi», si legge sul quotidiano romano. «Due anni dopo divampà un incendio e  le fiamme a ridosso degli abeti furono spente in extremis dagli elicotteri della Protezione civile a cui si era appellato con grande apprensione Luigi Ciaramelletti, reatino e assessore regionale alla Cultura della giunta Storace. Tra polemiche nella Capitale e ritardi si giunse così al 2004 prima che i lavori dei boscaioli sul versante del monte Giano (1.820 metri) rendessero di nuovo ben distinta la scritta, riconosciuta patrimonio artistico e monumento naturale senza uguali al mondo. Anche in nome di mai dichiarate alleanze tra Sinistra e Destra del reatino che negli anni hanno sempre difeso le tre letterone che campeggiano anche sui viaggiatori, magari pure turisti, in viaggio sulla trafficata Salaria. “La lotta al fascismo e alle sue eredità non si fa con la motosega” dichiarò del resto Roberto Giocondi, del Pd sabino». Intanto il web continua a scatenarsi ed è giù cliccatissimo l’“evento” a cui sono invitati tutti gli italiani… “Una settimana bianca con gli onorevoli Boldrini e Fiano sul Monte Giano, per curare la loro ossessione contro il Duce”. Data, il prossimo 14 febbraio alle 17.

martedì 12 gennaio 2016

298) BREVE VIAGGIO IN PORTOGALLO

IL PORTOGALLO NON SARA' UNA NAZIONE RICCHISSIMA, MA E' ALL'AVANGUARDIA PER LE INFRASTRUTTURE, CONSERVA LA PROPRIA IDENTITA' STORICA, RELIGIOSA, NAZIONALE ED A VOLTE E' SIMILE AL NOSTRO TERRITORIO PER IL PAESAGGIO AGRICOLO. 

Il mio 2016 è iniziato con un breve viaggio di quattro giorni in Portogallo: precisamente nelle due maggiori città del paese (Oporto e Lisbona) e in qualche piccolo centro limitrofo di importanza storica - religiosa. Il Portogallo è un'antica terra di grandi navigatori (Enrico il navigatore e Vasco da Gama per esempio) e nel '500 era la maggiore potenza del mondo: tant'è vero che quando Cristoforo Colombo per la Spagna scoprì le nuove terre americane, gli spagnoli, sapendo della fortissima concorrenza portoghese nel navigare i mari, furono costretti ad accordarsi coi lusitani tramite il papato, il quale stipulò un accordo. Oggi è una piccola nazione non molto influente, sarà anche più povera rispetto all'Italia e qualche situazione di degrado è presente; però per alcuni aspetti è migliore a noi. 

Dal punto di vista delle infrastrutture sono molto avanti: i due maggiori aeroporti del paese (di Lisbona e di Oporto) sono grandissimi e sono collegati ai centri delle città con delle efficienti linee di metropolitane (la maggioranza paga il biglietto, alla faccia del luogo comune "i portoghesi"), le strade a doppia carreggiata sono presenti anche nei piccoli centri di importanza turistica, dei grandissimi ponti agganciano un capo all'altro di Lisbona e di Porto (o Oporto) e al termine di uno di esso (il 25 aprile: prende il nome dal giorno dell'inizio della Rivoluzione dei Garofani) c'è una grandissima statua del Cristo a simboleggiare la tradizione religiosa. (In italia un'opera pubblica di importanza strategica è di difficile realizzazione: o perché la burocrazia lo impedisce, o perché ci sono i soliti oppositori e c'è il rischio che la mafia mangi tutto e costruiscano con materiali scadenti) In ogni luogo pubblico, in ogni trasmissione televisiva, in occasione delle feste natalizie, era presente un albero di natale e ovviamente le città erano illuminate a festa: nessuno sognerebbe mai di rinunciare ai propri simboli nazionali. In Portogallo è presente una consistente comunità africana, originaria delle ex colonie dell'Angola, del Mozambico, del Brasile, che è ben inserita nel tessuto storico, religioso, linguistico portoghese; di islamici non ce ne sono quasi. Nei luoghi turistici, nelle stazioni e negli aeroporti prima ci sono le scritte portoghesi, poi inglesi ed altre; sui manifesti campeggia la scritta pt., il dominio internet portoghese, che come si legge, è il simbolo del loro orgoglio nazionale. I prodotti che produce la terra rendono la Lusitania (antico nome del Portogallo) simile al nostro territorio: in particolare per i vini (famosi quelli di Porto) e per l'olio di oliva. 


Un giorno ho partecipato ad un'escursione organizzata, con tanto di guida, a Fatima e dintorni. I grandi monasteri che ci sono, sono il frutto dei voti dei sovrani del Portogallo per le vittorie nelle guerre: contro gli Arabi e contro gli Spagnoli. Il paese di Fatima prende il nome da una principessa araba fatta prigioniera dai cristiani e convertita al cristianesimo dalla consorte del primo Re portoghese, Mafalda di Savoia; oggi è famosa per la Madonna apparsa nel 1917 ai tre pastorelli con i suoi tre segreti e ci sarebbe da dibattere. All'inizio avevo un po' di soggezione a recarmi a Fatima, poi ho vinto la paura pensando alla Madonna del colle in cui ebbi i natali, ai margini di quel Latium Vetus, origine di quei popoli latini, che grazie alla maestosità di Roma antica, i discendenti sono presenti pure lì, nella lontana Lusitania: ho pensato che la Madonna è sempre quella. Inoltre la presenza dei ristoranti, dove si mangia molto bene e si spende poco, del centro commerciale che vende gli articoli religiosi, che benedicono al termine di ogni messa, e il comportamento consueto della gente del luogo (che è uguale a quella delle altre parti, con pregi e difetti),  mi hanno messo ancor di più a mio agio. Infine è da citare il Portogallo come la terra dell'esilio di alcuni sovrani di Casa Savoia (nonostante qualche errore commesso dai Re d'Italia, quella casata ha restituito all'Italia l'indipendenza e la dignità di Roma antica, dopo secoli e secoli di umiliazioni, di vergogne e di sottomissioni): Carlo Alberto, che diede inizio alla stagione risorgimentale, che a Oporto ha una piazza e un teatro intitolati, e Umberto II che chiuse il ciclo dei Sovrani Savoia in Italia. 

Quando un viaggio finisce la tristezza è maggiore delle perplessità iniziali e della soddisfazione di avercela fatta.

lunedì 4 gennaio 2016

297) IL PRIMO DISCORSO DI FINE ANNO DI MATTARELLA

I buonisti dell'immigrazione spiazzati dal rigore del Colle

Mattarella invoca espulsioni per chi viene in Italia per delinquere e sconfessa la sinistra dell'accoglienza a tutti i costi. Ma nessuno prende le distanze

Massimo Malpica - Sab, 02/01/2016 - 08:31



Roma - C'è un passaggio nel primo messaggio di fine anno da presidente della Repubblica di Sergio Mattarella che ha rischiato di spiazzare il nucleo «buonista» del centrosinistra.

Qualcosa che non è sfuggito, per esempio, a Matteo Salvini. Il leader leghista alle 20.50 su Facebook annuncia: «Perfino il frizzante Mattarella dà ragione alla Lega: espulsioni per le centinaia di migliaia di clandestini presenti in Italia, che da mesi Renzi e Alfano mantengono in case e alberghi. E chi arriva in Italia, ne deve rispettare leggi e tradizioni». Naturalmente Mattarella, da vecchio esponente della sinistra Dc, non ha usato esattamente il tono e le parole del numero uno del Carroccio. Auspicando espulsioni solo per gli immigrati «pericolosi». Ma per altri versi è andato persino oltre.Nella scaletta del rapido discorso a reti unificate, per dirne una, Mattarella ha messo in fila lavoro, evasione fiscale, ambiente. Per poi passare al terrorismo fondamentalista e all'immigrazione. In una sequenza collegata non solo temporalmente, se concludendo il tema dell'accoglienza l'inquilino del Quirinale reclama la «collaborazione» delle comunità straniere «contro i predicatori d'odio e contro quelli che predicano violenza», o se parlando del «pregiudizio» il Capo dello Stato ne fa un problema bipartisan, che dunque va abbattuto «da una parte e dall'altra».

Non solo «peccato» degli italiani, insomma, ma anche degli stranieri che non si integrano. Verso i quali «serve accoglienza», concede Mattarella, che subito dopo aggiunge: «serve anche rigore». Richiamando esplicitamente la necessità di rimpatriare, ovviamente in modo «dignitoso», i migranti che non hanno diritto all'asilo.Solo buon senso, forse, ma non così scontato. «Chi è in Italia - detta la linea il presidente della Repubblica - deve rispettare le leggi e la cultura del nostro Paese». Quelli che non lo fanno, quelli che invece commettono reati «devono essere fermati e puniti, come del resto avviene per gli italiani che delinquono». Ma a differenza degli italiani, aggiunge Mattarella, gli stranieri «che sono pericolosi vanno espulsi».La cosa singolare è che mentre Salvini plaude ai richiami del Quirinale a un maggior rigore sull'immigrazione, nessuno nel centrosinistra azzarda un seppur timido distinguo o prende le distanze. I professionisti del buonismo, spiazzati, si allineano. E i commenti, anche quelli di Sel e Sinistra italiana, sono tutti di elogio. Rimarcano la valenza «sociale» delle parole del presidente, plaudono (lo fa Nicola Fratoianni) al discorso da «bene comune», sottolineano la lotta alle diseguaglianze e glissano sugli stranieri da rimpatriare, sui pregiudizi al contrario, sui «migranti che sbagliano», sui predicatori dell'odio. Così il primo messaggio dal Colle di Mattarella diventa ecumenico. A sua insaputa.

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ll primo discorso di fine anno di Sergio Mattarella: la critica (silenziosa) a Renzi


Uno schiaffone a Renzi in diretta tv. Nel suo stile sobrio e riservato, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella regalerà Capodanno amaro al premier. Il primo discorso da Capo dello Stato sarà breve "meno di venti minuti" e sarà una rottura con la tradizione incarnata dal 2006 al 2014 da Giorgio Napolitano: niente scrivanie, stanze settecentesche e pennacchi della Palazzina, Mattarella parlerà dal salotto della sua residenza privata. Un luogo intimo per "entrare in punta di piedi nelle case degli italiani" e per rivolgersi ai telespettatori senza fanfare né filtri dell'ufficialità politica.

Di cosa parlerà - Soprattutto, però, conteranno le parole. Ed è qui che arriveranno le botte più pesanti per la roboante autostima del presidente del Consiglio. Dopo aver ammonito politica, istituzioni finanziarie e magistratura a prendersi le proprie responsabilità sullo scandalo delle banche ("Episodi gravi - aveva detto qualche giorno fa -, le responsabilità vanno accertate e il risparmio tutelato", in quello che sembrava un monito bello e buono al tandem Renzi-Boschi), il presidente parlerà di crisi economica, lavoro, disoccupazione giovanile, questione meridionale. Insomma, tutte le questioni ancora aperte e che spesso il governo evita di affrontare quando non dà già, erroneamente, per superate.

Di cosa non parlerà - Non parlerà, invece, dei temi sbandierati da Renzi come grandi successi di questo 2015, le riforme. Fu questo uno dei temi principali dell'ultimo discorso di Napolitano, un anno fa. E il premier ha definito proprio le riforme come un "capolavoro parlamentare", chiarendo che in caso di sconfitta al referendum lascerà la politica. E il fatto che Mattarella non voglia spendere un minuto per un tema così centrale, dice molto.

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