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martedì 14 giugno 2016

316) ANTICIPO DI CALCIOPOLI NEL 2000


NEL 2006 (DIECI ANNI FA)  CI FU LO SCANDALO “CALCIOPOLI” O “MOGGIOPOLI”, MA GIÀ NEL 2000 SI VERIFICARONO I PRODROMI. SE NON FOSSE STATO PER LA RIVOLTA DEI TIFOSI LAZIALI E DELLA STAMPA ROMANA, IN UNA SETTIMANA DI FUOCO DEL MAGGIO 2000, IL SISTEMA DI MOGGI SAREBBE ANDATO A SEGNO ANCHE ALLORA. 


Dieci anni fa un vero terremoto scosse il calcio italiano professionistico: infatti furono rese pubbliche delle intercettazioni telefoniche del direttore sportivo della Juventus Luciano Moggi, in cui si scoprì che gli arbitri e alcuni vertici della Federcalcio erano ai suoi ordini. Oltre alla Juventus, ruotavano nel sistema Moggi il Milan, la Fiorentina e la Lazio. La Juventus, a seguito dei processi sportivi, pagò il dazio maggiore, essendo anche la maggiore beneficiaria di quegli sgarbi: le furono tolti due scudetti e fu retrocessa in Serie B (per la prima volta nella sua storia). Le altre tre società in un primo momento vennero retrocesse nella serie inferiore anch’esse, poi in seguito ai verdetti d’appello furono riammesse nella massima serie calcistica italiana con delle penalizzazioni, delle squalifiche per i loro dirigenti e delle salate multe. Quell’inchiesta venne chiamata “calciopoli o “moggiopoli”: le parole derivavano dal termine “tangentopoli”, l’inchiesta che anni prima spazzò via un’intera classe politica e chi conduceva le indagini era lo stesso magistrato, Francesco Saverio Borrelli (se la parola tangentopoli aveva un significato sensato, “la città delle tangenti”, nel termine calciopoli, la città del calcio, non c’era nessuna allusione concreta allo scandalo degli arbitraggi sleali). Le prove schiaccianti contro i dirigenti juventini erano evidenti: il solo fatto di decidere le designazioni arbitrali, quando gli arbitri dovrebbero essere indipendenti e non avere contatti con nessuna società, costituiva un gravissimo illecito severamente punibile, inoltre erano evidenti la sudditanza ed il timore degli arbitri nei confronti della Juventus. Anche se la Juventus tecnicamente era la squadra più forte in quegli anni e avrebbe vinto gli incontri, i campionati, con qualsiasi arbitro e senza interferenze, il gravissimo sgarro ci fu senz’altro: quella magistrale punizione era il minimo che le potesse accadere. La Federazione Calcistica Italiana venne commissariata, i suoi massimi dirigenti squalificati, molti arbitri vennero radiati, tra cui Massimo De Santis, che avrebbe dovuto rappresentare l’Italia nel mondiale di Germania 2006, poi conclusosi positivamente per gli azzurri. 

L’arbitro De Santis aveva suscitato clamore già nel maggio 2000, in un incontro Juventus – Parma, in cui annullò una rete regolare agli emiliani, che avrebbe consentito alla Lazio di agganciare la Juventus al primo posto in classifica ad una giornata dal termine. Dopo la partita, si disse allora, che aveva ricevuto misteriose telefonate e a sua volte ne aveva effettuate altrettante. Si contraddisse anche, dicendo che aveva annullato la rete al Parma prima che la palla varcasse la porta; le immagini televisive dimostrarono che fischiò dopo il vincente colpo di testa del parmense Cannavaro. Perciò si suppone che quella struttura di Moggi” era già operativa sei anni prima della scoperta della verità. Ci fu una settimana di fuoco in quel maggio 2000, tra la penultima e l’ultima giornata della Serie A 1999 – 2000: i giornali sportivi e non di Roma condussero una campagna di fuoco contro la Juventus, contro i torti subìti dai biancocelesti per il secondo anno consecutivo, i tifosi laziali misero a ferro e fuoco Roma per giorni, addirittura volevano bloccare la partenza del Giro d’Italia di ciclismo. A Tivoli, il paese di Massimo De Santis, arrivarono molte telefonate di insulti e minacce a parecchi De Santis. Essi auspicavano che si arrivasse allo spareggio, in caso contrario erano pronti alla guerra (come era scritto su uno striscione di allora). 
 

Quell’alzare la voce in modo sconsiderato servì: infatti la domenica dopo la Lazio vinse contro la Reggina e la Juventus inaspettatamente perse a Perugia nel mezzo di una tempesta primaverile; in tutta Italia c’era il sole, il nubifragio si abbatté solo su Perugia. L’arbitro Collina, a causa delle ferocissime polemiche di quella settimana, saggiamente non se la sentì di rinviare la partita al giorno dopo (con una Juventus senza ansie, tranquilla e riposata), anche perché per regolamento tutte le gare dell’ultima giornata di un qualsiasi campionato sportivo devono essere giocate in contemporanea, oggi come allora, attese che la pioggia cessò e il pallone rimbalzasse. Ormai tutti, al termine della penultima giornata di quella Serie A, credevano che la Juventus avrebbe tranquillamente vinto il titolo; i pochi ottimisti tifosi laziali speravano di andare allo spareggio scudetto: ci sarebbe stato con una vittoria laziale contro la Reggina e con un pareggio juventino a Perugia. Morale della favola: la ribellione dei tifosi e della stampa romana servì ad evitare che quel sistema favorevole alle squadre del nord andasse a segno anche allora. La vittoria del campionato a Lazio l’avrebbe meritata di più l’anno prima, nel 1999, ma naturalmente fu beffata al taglio del traguardo da un’altra società padrona del calcio italiano, il Milan, che si scoprirà essere in combutta con i dirigenti della Juventus (probabilmente anche l'Inter nel 1998 fu scippata). Voi direte che anche la Lazio era collusa con Moggi nel 2006. Certo, ma tra il 2000 e il 2006 la proprietà era cambiata. 

1:34:00

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