LA SCHIACCIANTE VITTORIA DEL NO AL REFERENDUM
COSTITUZIONALE HA PROVOCATO LA FINE DEL
GOVERNO RENZI.
Votanti: 33.243.845 (65,47%)
Si: 13.432.208 (40,89%)
No: 19.419.507 (59,11%)
La prevedibile e scontata vittoria
del no al referendum costituzionale ha determinato la caduta dell’esecutivo a
guida Renzi. Gli italiani che sono andati a votare non hanno bocciato
propriamente la riforma proposta; il no è stato rivolto soprattutto a Matteo
Renzi e alle sue politiche. Gli italiani dall’estero hanno votato si in
maggioranza: proprio perché risiedono lontano dalla loro terra non subiscono
quelle politiche. Ci saranno dei motivi validi se ad esempio in Sardegna e in
Sicilia, come in altre regioni del sud con povertà e disoccupazione in aumento
e che subiscono le conseguenze di un’immigrazione clandestina massiccia,
incoraggiata dal Governo, la percentuale del no è arrivata al 70%? (a Lampedusa
il no ha raggiunto addirittura l’88%)
C’erano coloro che dicevano di
pensare solo a quello che proponeva questo referendum, cioè la riduzione dei
costi della politica, a non guardare alle altre politiche renziane che non
c’entravano nulla o all’appartenenza politica avversa: perciò invitavano a
votare positivamente. In pochi li hanno ascoltati, anche perché il fronte del
no è stato molto agguerrito. È la seconda volta che una proposta di riforma costituzionale viene bocciata: gli
italiani sono troppo attaccati alla Costituzione
cosi com’è, con i conseguenti alti costi della politica, oppure non va giù che
qualcuno si prenda i meriti dei miglioramenti? Più la seconda risposta: nel
2006 aizzarono una campagna negativa contro Berlusconi e la Lega, autori di una riforma costituzionale,
oggi la stessa sorte è toccata a Renzi.
Egli, assieme ai suoi più stretti collaboratori,
sono stati giudicati troppo arroganti e presuntuosi, in particolar modo il Presidente del Consiglio che si
autoproclamò senza passare per le elezioni e pretese di mettere mano da solo
alla riforma della Costituzione. Se
avesse vinto il si il Presidente del
Consiglio uscente avrebbe avuto un potere assoluto e gli avversari non
avrebbero potuto governare in caso di vittoria. Sembra passato molto tempo dal
giugno 2014, allorquando egli stravinse le elezioni europee, portando il Pd ad
un 40%: in quel momento sembrava imbattibile. Quel 40% l’ha mantenuto pure
stavolta, ma non è servito a niente perché gli schieramenti erano due e l’altro
l’ha superato. Quella percentuale Renzi la vorrà sfruttare finché sarà calda,
mentre il restante 60% si frammenterà: ragion per cui vorrà andare alle
elezioni politiche al più presto possibile.
Saranno stati decisivi nel risultato
referendario i dissidenti di sinistra contrari a questa riforma? Secondo me no:
avranno influito al massimo per un 5 – 6%. Anche a destra ci saranno stati
coloro che, infischiandosene delle indicazioni di voto dei partiti che
tradizionalmente votano, sono andati in controtendenza. Il voler imporsi a
tutti i costi, senza passare per le votazioni, potrebbe aver bruciato il
presuntuoso fiorentino: avrebbe fatto meglio a lasciar Letta al suo posto per
qualche mese, a sbrigare le principale urgenze, per poi presentarsi alle
elezioni politiche come candidato Primo
Ministro del centrosinistra.
Ora un governo di un paio di mesi per
fare le leggi elettorali e poi tutti dritti al voto! Non bisogna dire “non voterò o voterò 5 Stelle”:
attenzione a quelli, vi porteranno alla rovina. La soluzione per uscire da
questo caos e da questo pantano in cui ci hanno condotto si chiama: Salvini –
Meloni – Berlusconi.
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