LA TRUFFA SCOPERTA A ROMA NELLA VICENDA DELLA COSTRUZIONE DEL NUOVO STADIO
CONFERMA QUELLA CHE È LA
CRISI DEL CALCIO ITALIANO (UN TEMPO IL PIÙ BELLO E
PRESTIGIOSO DEL MONDO) E DELL’INTERA NAZIONE, INGUARIBILE DALLA MALATTIA DELLA
CORRUZIONE E DELL’ECCESSIVA BUROCRAZIA.
Le poco pulite vicende relative ai
procedimenti che avrebbero dovuto condurre alla costruzione del nuovo stadio
dell’As Roma 1927 hanno accentuato la
crisi del calcio italiano e hanno dimostrato come sia duro a morire il fenomeno
della corruzione e dell’esagerata burocrazia italica. In questa vicenda
risultano coinvolti (per ora in modo indiretto) quei movimenti politici che
fanno della legalità e della trasparenza la loro bandiera. Anche se nessuno del
M5s, che governa Roma, risulta
indagato, i governanti romani avrebbero dovuto essere dei rigidi controllori e
non lasciare mano libera.
Le società calcistiche fanno di tutto
per avere gli impianti sportivi di proprietà (provvisti anche di ristoranti,
centri commerciali, bar), così da incrementare gli introiti, scontrandosi con
le amministrazioni comunali che mettendo spesso i bastoni tra le ruote
allungano i tempi, per salvaguardare il proprio interesse: con gli stadi
privati la pigione dell’impianto pubblico andrà in fumo. Le società che fino a
questo momento sono riuscite a dotarsi di stadi moderni e propri sono le
seguenti: Juventus, Udinese, Sassuolo, Frosinone, a cui prossimamente si
aggiungeranno Atalanta e Cagliari.
Attualmente sono solo due gli stadi in Italia che hanno la giusta
capienza, i requisiti di sicurezza e che possono ospitare le finali di
competizioni internazionali: San Siro
a Milano di proprietà comunale e l’Olimpicoa Roma appartenente al Coni. A questi due impianti aggiungiamo quello della
Juventus: sono gli unici tre dove potrebbero svolgersi i mondiali o gli
europei, tutte le altre principali arene calcistiche italiane sono vecchie e
fatiscenti. Per garantire un’ottima visibilità bisognerebbe eliminare le piste
di atletica leggera, situate in quasi tutti i campi di calcio italiani,
costruendo le tribune a ridosso dei terreni di gioco, e rimuovere le barriere
tra spalti e campo, magari inserendo dei fossati per impedire le invasioni dei
tifosi.
L’impossibilità di costruire in brevi
tempi nuovi stadi è uno dei fattori che hanno portato il calcio italiano in
profonda crisi, non rimanendo al passo di Spagna, Francia, Inghilterra,
Germania, dove le società dispongono di sostanziosi finanziamenti, dei padron o
degli sponsor, da investire in infrastrutture o in calciatori importanti e non
vengono ostacolati dagli enti pubblici. Una volta la
Serie A italiana era il
campionato più bello del mondo e le grosse stelle straniere facevano di tutto
per giocarci, anche perché erano ben rimunerate. Allora in Italia giocavano
pochi stranieri ma di talento; oggi gli italiani nella maggiori squadre non si
vedono quasi più. I molti stranieri, di medio basso livello, tolgano spazio ai
giocatori nostrani, che non hanno possibilità di crescere ed imparare, così la
rappresentativa nazionale (quattro volte campione del mondo) è profondamente
decaduta. Pure le competizioni europee erano dominate dalle compagini
calcistiche italiane, oggi è molto tempo che una squadra italica non si afferma
in un torneo europeo Uefa. Un
ulteriore elemento che ha portato al crollo della qualità del pallone del
nostro paese è stata la fuga dei grandi industriali e dei maggiori uomini
d’affari italiani e la diminuzione della loro passione (Berlusconi e Moratti
docet): oramai solo i magnati asiatici ed americani, spesso incompetenti in materia, sono interessati al calcio
italiano/europeo.
Per il rilancio del calcio italiano
saranno necessari i seguenti passaggi: riduzione nelle squadre dei calciatori
stranieri ed incremento di quelli italiani, dirigenze societarie serie e
competenti, stadi moderni e di proprietà, con
l’eliminazione dei lunghi tempi per l’approvazione dei progetti di
interesse pubblico (in qualunque campo non solo nel calcio) e ovviamente rigidi
controlli per impedire favori e ruberie.
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