LA STORIA DI MARCO POLO,
DESCRITTA DALL’OMONIMA SERIE TELEVISIVA DEL 1982 E DA ALTRE FONTI.
La serie televisiva di Marco Polo di
otto puntate fu trasmessa dalla Rai tra la fine del 1982 e l’inizio del 1983;
ebbe un grande successo, tant’è vero che fu trasmessa in moltissimi paesi tra
cui la Cina
(dove andarono anche a girare il film): fu un avvenimento eccezionale per qui
tempi. Si narrano i viaggi di Marco Polo, di suo padre e di suo zio, veneziani,
avvenuti nella seconda metà del 1200, verso l’Estremo Oriente, alla corte dell’Imperatore
mongolo (e della Cina) Kublai Khan, discendente diretto del fondatore
dell’impero Gengis Khan.
La storia ebbe inizio a Venezia con
Marco bambino che perse la madre, mentre il padre, che non aveva mai
conosciuto, ancora non tornava dai suoi lunghissimi viaggi per commerciare le
stoffe. Il protagonista aveva sedici anni nel 1270, quando suo padre e suo zio
ritornarono in laguna in veste ufficiale di ambasciatori dell’Imperatore
Mongolo, il quale voleva aprire dei commerci con l’occidente cristiano e
conoscere più affondo la sua religione: a tale scopo il sovrano chiese un
centinaio di sacerdoti cattolici e l’olio santo custodito nel Santo Sepolcro di
Gerusalemme. Il Papa mancava da tre anni: infatti i cardinali riuniti a Viterbo
non riuscivano a mettersi d’accordo; i viterbesi infuriati chiusero a chiave i
cardinali nell’edificio (da li conclave,
cioè chiusi a chiave) e scoperchiarono i tetti per farli sbrigare a prendere
una decisione. Niccolò Polo e Matteo Polo ripartirono per la Cina, dopo aver incontrato le
autorità veneziane, e portarono con sé il giovane Marco. In Terra Santa
prelevarono l’olio santo da Gerusalemme e assistettero alla nomina papale di
Teobaldo Visconti (Papa Gregorio X), che si trovava in Palestina al seguito dei
crociati. I tre Polo proseguirono il viaggio con due sacerdoti che fuggirono
presto per la troppa paura. Il cammino, lungo l’antica “via della seta” durò più di tre anni e la piccola comitiva rischiò
più volte di finir male e si ridusse di numero: per i mussulmani che li
catturarono e poi liberarono, per la peste, per i predoni del deserto, per le
valanghe di neve. Alla corte di Kublai Khan nella Città Proibita a Khanbaliq (Pechino), Marco Polo
guadagnò le simpatie della famiglia imperiale: dall’imperatore, alla moglie (affascinata
dal Cristianesimo, da Gerusalemme, da Roma), al principe ereditario malato, col
quale il protagonista instaurò una profonda amicizia.
I Polo, al servizio
dell’Imperatore, vissero per più di diciassette anni in Cina, conoscendo da
protagonisti le molte vicissitudini dell’Impero Mongolo che, tra tribù e
sottotribù, occupava tutta l’Asia settentrionale, sino ad arrivare all’Europa
Orientale: rivolte, repressioni, corruzione, tentativi d’invasione di Cipango
(Giappone) finiti male, le religioni all’infuori del cristianesimo che avevano tutte
uguali dignità. Nel 1291 i tre veneziani convinsero l’Imperatore a farli
tornare a casa, col pretesto di accompagnare via mare una promessa sposa del
reggente mongolo di Persia. Nel 1298 Marco
Polo, che si trovava a bordo di una nave veneziana, fu fatto prigioniero dai
genovesi durante la battaglia di Curzola
e fu incarcerato. Durante la prigionia conobbe Rustichello da Pisa, al quale
narrò le sue vicende personali che furono trascritte nel libro “Il Milione”. Marco e Rustichello furono
sottoposti a processo dall’Inquisizione
per alcuni contenuti del loro libro: venivano descritte le religioni islamica,
buddista e confuciana che erano considerate sacrileghe, le conoscenze
astronomiche che erano sconosciute in Europa, i libri che in Cina erano
“stampati” e non scritti a mano uno per uno, i pozzi di acqua nera che bruciavano (il petrolio), i fochi articifiali, eccetera. Alla fine Marco Polo fu
assolto e liberato con la motivazione di non aver commesso peccati e di aver
rafforzato la sua fede cattolica attraverso la conoscenza degli altri culti. Egli tornò a
Venezia, dove non c’era nessuno ad attenderlo, e rivide la sua vecchia casa,
con i disegni raffiguranti gli uomini con la testa di cane ed altre
stravaganze, che aveva fatto da ragazzo, sentendo le fantasiose storie dei
posti remoti ai confini del mondo dove era approdato suo padre. Marco in
seguito si sposò con una nobildonna ed ebbe tre figlie; non tornò più nel Catai
(Cina) e morì nel 1324 a
quasi settant’anni, un bel traguardo per l’epoca.
I viaggi di Marco Polo e dei suoi
familiari furono un’impresa più che straordinaria per qui tempi e contribuirono
molto a far conoscere l’Estremo Oriente in Europa. A Cristoforo Colombo, quasi
due secoli dopo, leggendo “Il Milione”, venne in mente di raggiungere i posti
descritti navigando verso occidente e trovò per caso un nuovo continente, quello
americano.
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