Ucraina, Stalin fece 7 milioni di morti.
Più di Hitler. Ma nessuno ne parla
mercoledì 28 novembre 17:37 - dI Antonio
Pannullo
Tutta l’Ucraina celebra
in questi giorni uno dei più grandi, forse il più grande, olocausto del
Novecento, l’Holodomor, che letteralmente significa “morte per
fame”. Di che si tratta? In Europa, e ancora meno in Italia, non si è mai
parlato di quello che è uno dei più grandi crimini del comunismo, che al pari
di altri, continua a essere sistematicamente oscurato dalla storiografia e dai
media. La strage avvenne dal 1929 al 1933, governante Stalin,
e ancora oggi è incerto il numero delle vittime: le fonti più attendibili fanno
variare il numero dei morti da 7
a 10 milioni, anche se altre fonti riducono la cifra a
4/5. L’Unione Sovietica ha sempre messo la sordina alla
vicenda, e anche dopo la guerra Onu, Ue, Nato e le altre organizzazioni
sovranazionali non hanno mai ricordato la vicenda. Solo in Ucraina la
ricorrenza è annualmente ricordata, proprio negli ultimi giorni di novembre.
Purtroppo, ad oggi, solo 23 Paesi e il parlamento europeo hanno
riconosciuto l’Holodomor come genocidio. Molti Paesi, tra cui l’Italia, non lo
hanno ancora fatto.
Così Stalin pianificò l’Holodomor
Tutto iniziò quando Stalin si
mise in testa di razionalizzare tutto il Paese, sia dal punto di vista agricolo
sia da quello industriale. L’Ucraina, come è noto, forniva all’Urss il 50 per
cento della produzione agricola. Il comunismo, come si sa, portò sotto il
controllo dello Stato terre e produzione. In Ucraina invece, tradizionalmente,
le terre erano frammentate in piccole proprietà agricole appartenenti ai
Kulaki. L’Urss non poteva tollerare questa suddivisione e con la forza avviò il
processo chiamato di “dekulakizzazione”, per mettere i Kolchoz (cooperative
agricole) al loro posto. Tutti i milioni di kulaki che rifiutavano la
collettivizzazione comunista vennero uccisi o deportati in Siberia e nelle regioni
artiche. I pochi sopravvissuti vennero vessati in maniera tale da rendere loro
impossibile la sopravvivenza: le quote da consegnare allo Stato divennero
altissime, e spesso le guardie rosse sequestravano tutti i generi alimentari
posseduti dai contadini. Tutto veniva requisito, dal grano alla farina al pane
alle verdure, le bestie venivano uccise perché i contadini non dovevano
possedere nulla. Il risultato fu che milioni di persone morirono, la produzione
agricola crollò, ma Stalin la ebbe vinta. Il suo intento infatti non era tanto
aumentare la produzione agricola, quanto piegare i kulaki e con loro tutti gli
oppositori alla dittatura comunista.
L’Holodomor fu un esempio per gli oppositori al comunismo
Stalin, insomma, ci si mise
d’impegno per dare un esempio: e lo diede. Fino al 1989 nessuno osò più
ribellarsi alla feroce dittatura comunista, pena la morte o il gulag. I
comunisti infatti non si limitarono – si fa per dire – a uccidere fisicamente
gli oppositori, ma intesero privarli di tutte le forme di sostentamento, fargli
terra bruciata. Per aiutare il processo di collettivizzazione, il Pcus inviò in
Ucraina decine di migliaia di commissari governativi e circa 25mila operai
delle imndustrie per far funzionare i kolchoz. Vi furono ovviamente incidenti,
che furono represso nella maniera più brutale possibile. Il termine kulaki
servì presto a definire tutti quelli che si opponevano al regime. Furono messi
sotto inchiesta dieci milioni di contadini, di cui la maggior parte – come
disse Stalin – furono annientati. Quando, nel 1932, Mosca ricevette solo il 39
per cento della produzione richiesta, Stalin dette la colpa ai kulaki e al loro
presunto sabotaggio, con le conseguenze che si possono immaginare. Esecuzioni
sommarie, fucilazioni, incarcerazioni, deportazioni, si susseguirono a milioni,
nell’ignoranza e nell’impotenza dei Paesi occidentali. La repressione si
intensificò: tutto veniva confiscato, e il Commissariato del popolo per gli
affari interni, il famigerato Nkvd, proibì il commercio dell’Ucraina
all’esterno e i viaggi. Per fare questo l’esercito circondò i confini isolando
di fatto l’Ucraina dal resto dell’Urss e causando appunto la morte per fame. Un
po’ come avvenne, in tempi più recenti, per il Biafra nigeriano, isolato e
piegato con la carestia dal regime nigeriano. Tutta l’Ucraina a quel punto
divenne un enorme campo di sterminio e il governo sovietico impedì i viaggi in
Ucraina, soprattutto agli stranieri. Negli anni seguenti le cose peggiorarono:
il granaio dell’Urss divenne un’area depressa, e altre persone morirono negli
anni seguenti a causi di quel deliberato atto genocida teso a piegare la
resistenza dei contadini ucraini.
L’Urss nascose l’Holodomor per anni
L’Urss nascose la vicenda per
anni, e dell’Holodomor si iniziò a parlare soltanto durante la perestroika di
gorbacioviana memoria, ma nelle scuole di tutto il mondo, ad eccezione di
quelle ucraine. dell’Holodomor non si parla, così come per decenni non si è
parlato dei massacri delle foibe, delle fosse di Katyn, inizialmente attribuite
dai comunisti ai tedeschi, o di altre atrocità “scomode”. La cifra delle
vittime è ancora molto dibattuta, e oggettivamente è difficile quantificarla,
ma la cifra dei 7/10 milioni di morti fu fatta alla 61ma assemblea delle Nazioni
Unite. La vicenda dell’Holodomor ucraino è paradigmatica di come siano
trattati alcuni massacri rispetto ad altri. Così il genocidio armeno, ancora
oggi negato per ragioni politiche e geopolitiche, le atrocità dei partigiani
italiani, negato per opportunità politica, il citato genocidio del Biafra, e
soprattutto l’Holodomor, il massacro più grande, o tra i più grandi, del
Novecento, negato per non dispiacere prima all’Urss e poi a tutta la sinistra
internazionale, per non disturbarla nella sua corsa al potere in tutto l’Occidente.
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