Non
c’è certezza della pena nelle condanne definitive per i delitti di cronaca nera
in italia, sia per l’ergastolo, sia per condanne minori. I diversi casi di
valutazione nell’emettere sentenze neLLO SPECIFICO. Tirar fuori il meglio di
sé IN QUALCHE CAMPO PER RIFARSI DA ESCLUSIONI, per superare un rivale in
qualcosa, invece di arrivare a conclusioni drastiche, COME è AVVENUTO PER IL
DELITTO DI AVETRANA.
Sta suscitando scalpore la
notizia che Marco Canale, ritenuto responsabile per il delitto dei fidanzatini
di Cori del marzo 1997 e condannato a 30 anni di reclusione, ha ottenuto un
lavoro temporaneo dal Comune di Cisterna, dopo che ha finito scontare la sua
pena in anticipo rispetto al previsto. Infatti, egli è uscito dal carcere in
anticipo di otto anni, grazie alla buona condotta e ad altro. In questi casi si
riaprono sempre i grandi dibattiti sul perché non vi sia certezza della pena
per i gravi crimini, come lo fu quello di Cori. Perfino le condanne
all’ergastolo finiscono spesso con la concessione della grazia. Dopo che i casi
di cronaca nera diventano per mesi, per anni, oggetto di forte clamore
mediatico, concludendosi con delle condanne esemplari, tutto svanisce in una
bolla di sapone.
Durante il fascismo c’era
assoluto divieto per i giornali e i cinegiornali d’allora di parlare di delitti
di quei tempi, per non gonfiarli ed evitare emulazioni, si dava solo notizie
delle condanne, alla pena capitale o a svariati anni di carcere. Ancor oggi è
così in molti stati dittatoriali. Qualche tempo fa sbirciando tra gli archivi
dei giornali ho trovato un caso di infanticidio avvenuto a Cori nel 1964: si
tratta di un articolo a mezza pagina all’interno di un quotidiano, a
dimostrazione che anche allora c’era poco clamore mediatico su quelle tragiche
storie, al contrario di oggi, quando i media ci vanno a nozze e i paesi dei
delitti diventano dei palcoscenici teatrali per i loro abitanti e per le loro
economie una benedizione. Le pene inflitte nei grandi casi di omicidio in
Italia non sono tutte uguali, esse vanno dall’ergastolo a venti, trent’anni di
reclusione, o anche di meno se a commettere i delitti sono stati dei minorenni,
come nel caso di Novi Ligure nel 2001: gli autori hanno scontato una decina
d’anni e ora sono già fuori. A Pietro Maso, che nel 1991 con l’aiuto di alcuni
amici uccise i genitori per accaparrarsi l’eredità, gli venne riconosciuta la
seminfermità, riuscendo ad evitare l’ergastolo, non scontò per intero la pena
ed uscì in anticipo, anch’egli con un lavoro che gli venne assegnato. Anche nel
caso del delitto di Cori, che ebbe sì grande risalto nazionale allora, ma
differenza degli altri casi di omicidi più famosi dopo anni nessuno ne parla
più, tranne qualche mezzo d’informazione di Latina, non ci fu condanna
all’ergastolo, nonostante l’efferatezza, perché i giudici ritennero che non ci
fosse premeditazione, cioè colui che ritennero colpevole non era partito con
l’intenzione di uccidere le due vittime, ma lo fece perdendo il controllo dopo
dei litigi. Neanche gli autori dei delitti di Garlasco e di Melania Rea sono stati
condannati all’ergastolo. Ci sono state delle condanne all’ergastolo per gli
omicidi di Yara (Provincia di Bergamo), di Sara Di Pietrantonio (Roma), per la strage di Erba e
soprattutto per il Delitto di Avetrana, forse il caso di omicidio in Italia che
ha avuto la più grande attenzione mediatica.
Un delitto organizzato,
voluto, da un’intera famiglia ai danni di una loro stretta parente, a
dimostrazione di come alcuni genitori possano arrivare a commettere follie, per
accontentare i capricci dei loro figli che hanno sempre assecondato e viziato.
Il movente del Delitto di Avetrana è stata la rivalità in amore tra due cugine
innamorate dello stesso ragazzo, il quale ha preferito una; l’esclusa per
gelosia e per rancore ha deciso di risolvere “a modo suo” la questione con
l’aiuto dei familiari: la madre ha partecipato all’omicidio con la figlia, il
padre, che avrebbe dovuto fungere da capro espiatorio, ha nascosto il cadavere.
Prendo spunto da questo
episodio per aprire una parentesi sul tema dell’attrazione, fisica e non, delle
rivalità che, come abbiam visto, possono portare a tragiche conclusioni. La
bellezza fisica non è l’unico elemento che può attrarre in una persona; se
qualcuna si sente superata da altre in questo campo, o si senta derisa o
snobbata per qualcosa, per rifarsi, per attrarre qualcuno, per superare, per
altro, può tirar fuori altre caratteristiche dove sente di primeggiare.
Infatti, spesso capita che quelle più belle fisicamente abbiano poche facoltà
intellettuali, al contrario di coloro meno affascinanti esteriormente. Altre
invece belle, intelligenti, tranquille di carattere, capita che rovinino tutto
perdendosi in bicchieri d’acqua, come quando fumano molto, lasciando una scia
nauseabonda tra tabacco, sudore, altro. Dico ciò, non perché sia razzista,
tutti sudiamo quando ci muoviamo, specie nei periodi più caldi, ma solo per far
notare come qualche elemento considerato insignificante può far crollare come
un castello di carte le caratteristiche positive che attirano. Dipende pure dai
tipi: magari un fumatore accanito neanche ci fa caso. Tutto per dire, guardando
ad Avetrana, che ci sono molte cose che attraggono in una persona, positive e
negative, non soltanto la bellezza esteriore.
Gli autori di questi
crimini, sia se si ritengono innocenti, sia se siano rei confessi, una volta
scarcerati, lucrano sulle loro storie, scrivendo libri, rilasciando interviste,
partecipando a riprese televisive. Non tutti gli omicidi liberati finiscono in
mezzo alla strada, quando finiscono scontare le loro pene: dipende se i
familiari delle vittime si sono costituiti parte civile. Il dibattito sulla
pena di morte per i grandissimi reati resta aperto: c’è chi sostiene che avrà
effetto nella riduzione drastica dei reati, come in alcuni stati dove è in
vigore e c’è chi sostiene che non produrrà alcun effetto, vedasi Stati Uniti, Giappone.
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