AI NOSTRI TEMPI NOI CHE
FACEVAMO QUESTO, NOI CHE FACEVAMO
QUELLO, SI USA DIRE CON AREA NOSTALGICA PER RIMEMBRARE I TEMPI IN CUI SI ERA
GIOVANI E SI PENSA CHE TUTTO FOSSE MIGLIORE IN CONFRONTO AD OGGI. MA NEL
PASSATO NON TROPPO REMOTO NON SEMPRE C’ERA MAGGIORE RIGIDITÀ E SEVERITÀ E MENO
RICCHEZZA, COME NEL CASO DEGLI ANNI 1980.
Ci sono molti aforisti,
filosofi di vita, nostalgici e sognatori vari su internet. Ogni tanto è bene
rimembrare i tempi passati, che spesso si rimpiangono per la giovinezza perduta
e in cui si pensa che tutto fosse migliore di oggi, basta non fissarsi troppo, poi
se uno fa un grande sforzo di memoria, ricordando bene, nel passato non troppo
remoto la vita non era più disciplinata e più rigida rispetto ad adesso. Nel
nostro caso specifico degli anni 1980, bisogna considerare che circolavano più
soldi rispetto ad oggi; Il denaro genera consumismo, vizi, trasgressioni,
eccetera. I genitori di allora verso i figli potevano essere severi, ma c’era
già un consistente numero permissivo, che è continuato a crescere fino ai
nostri giorni, riducendo drasticamente gli educatori duri a poche unità. Le
uniche cose che mancavano allora erano internet ed i cellulari, per il resto la
maggioranza della gente aveva quasi tutte le comodità che abbiamo noi oggi.
Adesso la maggior parte
delle persone sta sempre con la testa abbassata verso i piccoli schermi da cui
non si separa mai ed è considerato un problema; tali aggeggi fungono non solo
da telefono cellulare ed internet, ma anche da quelle che una volta erano le
macchine fotografiche, le cineprese, le radioline con le audiocassette e le
cuffie, ecc. Negli anni ’80 c’erano altri tipi di problematiche: bambini ed
adolescenti stavano troppo tempo davanti la Tv per vedere i cartoni animati,
idem le donne con i teleromanzi (e i fotoromanzi sui giornalini), i giovani passavano le ore attaccati al
telefono di casa per parlare con amici e con i primi
amoretti e i loro genitori li rimproveravano severamente; ma almeno televisori
e telefoni fissi non si portavano dietro quando si usciva di casa. Non c’era la
play station, ma c’erano i giochi Nintendo e quelli sui computer di allora, per
i pochi fortunati che li possedevano, i videogiochi a monete nei bar (un’altra
piaga di quegli anni); erano rare le macchine mangiasoldi di oggi. I problemi
della droga c’erano anche in quei tempi, dei ragazzi del muretto. Una volta,
ch’ero bambino a scuola, una signora, parlando del degrado della gioventù, mi
raccontò che diede un passaggio in auto a dei ragazzi che facevano l’autostop
per incontrarsi “al muretto” con gli altri amici ed avevano circa 20.000 lire
in tasca ciascuno: ella presumeva che io loro genitori stessero molto bene ed
avessero due o più lavori. Allora, come oggi, le manifestazioni studentesche e
gli scioperi a scuola c’erano sempre, insieme agli alunni ribelli verso gli
insegnanti: ogni minima scusa era buona per non entrare e qualche alunno lo mandavano nelle scuole private se in quelle pubbliche lo bocciavano spesso. I motorini, le moto,
le auto le avevano tutti, anche se le autovetture erano tecnologicamente meno
sofisticate e sicure rispetto ad oggi e c’erano più incidenti, giovanili e non.
Le macchine ad accensione elettronica erano pochissime: spesso accadeva che le
donne, che avevano poca dimestichezza con i motori, al mattino citofonassero a
casa per dire ai loro mariti che la loro vettura non si accendeva ed essi con
voce seccata e sgarbata dicevano loro di tirare la leva dell’aria (sono dei
divertenti siparietti che un’insegnante ci narrò, mentre ci spiegava la tecnica
dei motori a scoppio). Ai vestiti griffati e di marca si teneva, eccome: erano
oggetto di discussioni e liti tra genitori e figli. I nonni facevano la morale ai loro nipoti, i quali sbuffavano, pensando "che palle!", quando parlavano della miseria, della fame, della guerra che avevano conosciuto ma erano sempre i primi a cedere ai loro capricci e tiravano fuori per loro qualche carta da 50.000 o 100.000 lire. C’erano i grandi stilisti
italiani affermati nel mondo. Il Made in Italy andava alla grande: nella moda,
nel calcio (allora la Serie A era il campionato più importante del mondo e vi
giocavano le migliori stelle straniere di tutto il globo, le partite si ascoltavano alla radio e bisognava attendere la sera per vedere le azioni più importanti a 90° minuto), nelle manifatture, negli alimenti, eccetera. Eravamo la quinta potenza del mondo, davanti pure alla Gran Bretagna.
L’immigrazione in Italia in quel periodo era agli esordi, perlopiù venditori
ambulanti nordafricani soprannominati vucumprà. Gli impiegati statali potevano andare in pensione dopo 20 anni di servizio. Iniziava la disaffezione dei
cittadini verso la politica: mentre lo stato sconfiggeva le sigle terroristiche
del decennio precedente e la mafia (che successivamente si vendicherà), sempre
più sezioni di partito si svuotavano e si riempivano le palestre e le agenzie
di viaggio. La politica governativa era retta dal centrosinistra, asse CAF (Craxi,
Andreotti, Forlani); all’inizio del decennio c’era un dominio socialista, con
Pertini Presidente della Repubblica e Craxi del Consiglio dei ministri, verso
la fine degli anni 1980 la Dc si riprese tutte le alte cariche statali con Cossiga,
De Mita ed Andreotti.
Negli anni 1990 iniziarono
crisi economiche, politiche, inflazionistiche (per le scelte economiche
sballate del passato), un lento declino che durò fino all'introduzione dell’euro,
che diede il colpo finale nella drastica riduzione delle ricchezze e del potere
d’acquisto dei cittadini. Un bene che costava 1.000 lire oggi costa 1 euro
(quasi 2.000 lire), mentre uno che guadagnava 1.800.000 lire e rotti, vivendo
dignitosamente, oggi guadagna più di 1.000 euro e con tutti i prezzi dei vari
beni raddoppiati fatica ad andare avanti. Quindi gli anni 1980 furono buoni per
il tenore di vita e le spensieratezze, meglio di oggi, ma non erano migliori
per l’indisciplina e gli sballi vari.
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