L’ITALIA FESTEGGIA I 160 ANNI DI UNITÀ POLITICA, MA ANCORA MANCANO DEI TASSELLI PER COMPLETARLA. IN CORSICA LA COSTITUITA ASSOCIAZIONE “PASQUALE PAOLI” HA LO SCOPO DI FAR RISCOPRIRE LE RADICI E LA CULTURA ITALIANA SULL’ISOLA, COME PRIMO PASSO VERSO LA DIFFICILE INDIPENDENZA DALLA FRANCIA.
IL 17 marzo 1861
a Torino fu proclamato il Regno d’Italia, dopo che c’erano stati vari conflitti
per arrivarci. Per arrivare alla completa unità 160 anni fa mancavano ancora
ampie porzioni di territorio italiano che furono redente negli anni, nei
decenni successivi: 1866 Veneto, 1870 Roma, 1918 Trento, Trieste, Istria, Zara.
L’Istria e Zara andarono perdute dopo l’ultima guerra mondiale, spopolandosi
quasi interamente di italiani; oggi con la libera circolazione, nell’ambito
dell’Unione Europea, alcune zone delle terre italiane che passarono alla
Jugoslavia, potrebbero tornare a ripopolarsi dei discendenti italici dei
giuliani – dalmati che scapparono per sfuggire alla pulizia etnica. In altri
territori per geografia e per cultura italiani, come Nizza e Corsica, la
scomparsa dell’italianità è avvenuta per altre ragioni. Soltanto la Savoia
delle terre italiane passate alla Francia è sempre stata francofona. A Nizza,
che diede i natali a Giuseppe Garibaldi e che appartenne a Casa Savoia per
secoli, di italiano non c’è più nulla perché fu francesizzata completamente: i
suoi abitanti dovettero cambiare i nomi e i cognomi dall’italiano al francese.
"Siamo còrsi per nascita e sentimento ma prima di tutto ci sentiamo italiani per lingua, origini, costumi, tradizioni e gli italiani sono tutti fratelli e solidali di fronte alla storia e di fronte a Dio… Come còrsi non vogliamo essere né schiavi né "ribelli" e come italiani abbiamo il diritto di trattare da pari con gli altri fratelli d’Italia… O saremo liberi o non saremo niente… O vinceremo con l’onore o soccomberemo con le armi in mano... La guerra con la Francia è giusta e santa come santo e giusto è il nome di Dio, e qui sui nostri monti spunterà per l’Italia il sole della libertà." Pasquale Paoli
Il trattato di
Versailles del 1769 (quando nacque il corso Napoleone Bonaparte che con la
Francia sottomise l’Europa) stabilì il passaggio della Corsica dalla Repubblica
di Genova (che la possedeva da cinque secoli circa) alla Francia, per i debiti
contratti dai genovesi con i francesi, quando li invocarono per aiutarli a
reprimere la rivolta corsa. In quel trattato c’era anche una clausola che
stabiliva il ritorno della Corsica a Genova, se questa avesse pagato i debiti:
su questo puntano gli indipendentisti odierni. Poiché la Repubblica ligure non
esiste più, dovrebbe essere l’Italia a muoversi, ma al momento solo pochi
parlamentari italiani si sono interessati a questa vicenda e non è neanche
nell’attenzione mediatica. In un ipotetico referendum sull’indipendenza corsa
vincerebbe sicuramente il no, per via dei molti francesi trapiantati sull’isola
e a causa della paura di non disporre dei mezzi economici per essere un piccolo
stato autosufficiente. Gli indipendentisti corsi puntano a far riprendere la
residenza sulla loro isola ai loro corregionali emigrati in Francia e in Italia
per affrontare senza paure l’eventuale referendum sul distacco dalla Francia e se
raggiungeranno il loro obbiettivo, essi proporranno di stringere dei legami economici
(e non) con l’Italia.
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