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Agli inizi di febbraio 2022 scadrà il mandato presidenziale dell’attuale Capo dello Stato Sergio Mattarella, il quale ha annunciato più volte l’intenzione di non volere allungare il suo mandato, spiazzando così i piani della sinistra. I nomi di Mattarella e di Draghi avrebbero messo quasi tutti d’accordo: si preferiva più il primo, essendo il secondo impegnato come Capo del Governo e se eletto al Palazzo del Quirinale si rischierebbero le elezioni anticipate, evento sgradito a tutti i parlamentari per gli ovvii motivi (vitalizi e rischi di non essere rieletti). Alla fine, Draghi lo candideranno (trovando altri stratagemmi per evitare le elezioni politiche anticipate) se si farà concreta l’ipotesi Berlusconi (grande incubo!), a cui sulla carta mancherebbero tra i 40 e i 50 parlamentari e delegati regionali per arrivare a quota 504, quella necessaria per essere eletti dal 4° scrutinio in poi. Né il centrodestra, né il Pd, alleato dei Cinque Stelle, hanno la maggioranza per eleggere allo scranno più alto dello Stato un loro rappresentante; Renzi, tramite il suo ristretto gruppo di parlamentari, farà da ago della bilancia, facendo vincere una coalizione o l’altra: sarà molto difficile che converga i suoi voti su Berlusconi e sicuramente proporrà un nome dell’area centrista, a cui le sinistre convergeranno di corsa, ritrovandoci, come al solito, un Presidente della Repubblica della solita tendenza politica, come è avvenuto da Scalfaro in poi. Il centrodestra e in particolare Berlusconi cercheranno di pescare ulteriori adesioni nel foltissimo gruppo misto, però i voti sicuri del Cavaliere non è detto che lo siano tutti: infatti bisognerà vedere come si comporteranno coloro che, in rotta con lui, hanno lasciato Forza Italia sbattendo la porta. A prescindere da come andrà a finire, penso che non sarebbe un grande scandalo avere finalmente un Capo dello Stato di centrodestra, dopo i molti di centrosinistra.
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