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domenica 27 novembre 2022

505) LE IPOCRITE POLEMICHE SUI MONDIALI IN QATAR

CI SONO POLEMICHE A NON FINIRE NEL MONDO OCCIDENTALE SUI CAMPIONATI MONDIALI DI CALCIO CHE SI STANNO SVOLGENDO IN QATAR, PER I COSIDETTI DIRITTI CIVILI NEGATI E PER LE ACCUSE DI CORRUZIONE ALLA FIFA, MA GLI OCCIDENTALI CONTINUANO A FARE AFFARI CON GLI ARABI E NESSUNA NAZIONALE DI CALCIO HA RINUNCIATO A PARTECIPARVI.

 


In questi giorni sono al centro dell’attenzione i mondiali di calcio che si stanno svolgendo in Qatar, non solo per il grande evento sportivo quadriennale inteso in senso stretto. Non si fa altro che parlare del Qatar e di quei diritti civili negati, che oggigiorno sono il pilastro delle società occidentali: principalmente l’emancipazione delle donne, il diritto all’omosessualità, dei lavoratori e la laicità dello stato. A questo si aggiunge anche l’accusa di corruzione alla Fifa (l’organizzazione mondiale del calcio che organizza il campionato del mondo), al fine di aver assegnato l’organizzazione di questo avvenimento al Qatar. Non so se quest’ultimo punto sia vero: chi afferma ciò dovrebbe avere le prove e portarle agli organi competenti, altrimenti quelle parole rimarranno solo illazioni, accuse vuote e campate in aria. Non è la prima volta che accade: di solito quando si assegna un mondiale, un europeo di calcio, un olimpiade, le nazioni in lizza uscite sconfitte non ci stanno e da qualche tempo è divenuta prassi accusare di corruzione il paese che ha ottenuto l'evento sportivo. I mondiali di calcio di solito vengono assegnati, non solo considerando la tradizione sportiva, anche le possibilità che ha uno stato di realizzare le infrastrutture adeguate (stadi adatti, collegamenti adeguati tra città, alberghi, centri sportivi): ci sono i paesi più ricchi che hanno maggiori disponibilità finanziarie e nella penisola araba di soldi ne girano moltissimi. C’è l’esempio della Colombia, a cui erano stati assegnati i mondiali del 1986: alla fine dovette rinunciarvi per la grave crisi economica e politica in cui versava. Realizzare le necessarie infrastrutture diviene sempre una corsa contro il tempo: sempre ci sono scappati dei morti nei cantieri durante i lavori per preparare i mondiali di calcio (anche per Italia 90), però da quel che si dice non sono mai stati così numerosi come per Qatar 2022.


La Fifa di solito non ha mai penalizzato un paese per la sua situazione politica non democratica, al massimo gli avversari si rifiutavano di scendere in campo (perdendo a tavolino) contro una squadra a cui non piaceva il regime a cui era sotto. Ricordiamo i regimi in vigore nell’Italia 1934 e nell’Argentina 1978 che organizzavano i mondiali, considerando che negli anni 1930 la democrazia era quasi inesistente ovunque e che i paesi latinoamericani sono da sempre soggetti ad instabilità politiche. Anche quattro anni fa, in occasione dei mondiali di calcio organizzati dalla Russia, ci fu qualche polemica: già si presagiva quello che sarebbe successo in seguito e il torneo fu svolto ugualmente.

Ritornando ad oggi, nonostante questi grandi sdegno ed indignazione per la situazione del Qatar, nessun paese che contesta ha rinunciato a partecipare ai mondiali di calcio: a parole sono bravi tutti, con i fatti no. È troppo rinunciare alla gloria e al prestigio che la vetrina internazionale offre, oltre che ai vari profitti che offrono gli sponsor. Da sempre gli Europei e gli Americani conoscono le condizioni di vita sociali dei paesi arabi, senza mai rinunciare a fare affari con essi. Solidarietà alle vittime del lavoro e ai lavoratori in generale in Qatar; i diritti e le libertà non vanno messi in discussione, ma delle volte sdoganare troppo certe tendenze o far passare per diritto la soppressione della vita, comporterà la rovina, la decadenza dell’occidente e la sua estinzione.

domenica 13 novembre 2022

504) SI TORNA A PARLAR D’IMMIGRAZIONE

L’IMMIGRAZIONE ILLEGALE, CON LE NAVI ONG CHE ATTENDEVANO, NON SI ERA MAI ARRESTATA: MENTRE CON DRAGHI NON SE NE PARLAVA PIÙ, DA POCHE SETTIMANE, DA QUANDO È TORNATA LA DESTRA AL GOVERNO, OCCUPA NUOVAMENTE LE PRIME PAGINE DELLO SPAZIO MEDIATICO.

Col ritorno della destra al governo sono partiti a razzo i mezzi d’informazione con le solite massicce campagne di contrasto. I grandi media nazionali ed internazionali quando c’era Draghi al governo, l’uomo delle istituzioni, dell’Europa, dei poteri forti, erano tutti filogovernativi, non dando molta importanza a delle questioni che oggi ingigantiscono a dismisura, per cercare di mettere in cattiva luce, in Italia e nel mondo, il nuovo governo di Giorgia Meloni. Un esempio di quanto esposto è stata la grande indignazione mediatica per uno sgombro di un raduno illegale di giovani, in un capannone abusivo e non sicuro, nel quale sarebbero circolati droga e superalcolici. Si sta dalla parte degli abusivi, degli spacciatori, pur di andare contro questo esecutivo. Inoltre si dà poca importanza alle minacce di morte, esposte attraverso le scritte sui muri e ai manichini impiccati, rivolte verso qualche membro della nuova classe governativa; se fosse accaduto a qualche esponente dell’altra parte politica, apriti cielo!

La maggior questione che è tornata in auge dopo l’oblio nel quale era piombata è il solito problema degli sbarchi illegali di immigrati privi di documenti. Nonostante questi approdi quest’anno fossero aumentati considerevolmente rispetto ai precedenti anni, quest’estate se ne parlava appena, non mettendoli in primo piano. Pure allora c’era il problema delle navi delle Organizzazioni non governative (ong), che attendevano qualche giorno, qualche settimana, prima di avere l’autorizzazione ad attraccare nella solita Italia (che doveva dire per forza sì, mentre gli altri paesi se rifiutavano non c’era alcun problema), ma non era affatto uno scandalo, anche con i morti a bordo. Uguale per coloro che una volta sbarcati venivano lasciati liberi di commettere atti di criminalità e di terrorismo, come nel caso dell’attentato ad una chiesa in Francia: ci fu poco clamore mediatico. Ora si sta tornando ai livelli mediatici, sul tema degli sbarchi illegali, di quando Salvini guidava il Ministero dell’interno nel Governo Conte I. La nota positiva di quel periodo era che gli sbarchi e i decessi in mare diminuirono di parecchio.


Tornando ad oggi, si sta dando risalto a quelle nazioni che fanno la morale all’Italia sull’accoglienza e che allo stesso tempo se ne guardano bene di far entrare nelle loro terre quei profughi: blindano le loro frontiere e si rifiutano di accogliere le loro navi ong; una nave tedesca, francese, norvegese è territorio di Francia, Germania, Norvegia, paesi che dovrebbero essere il primo approdo dei naufraghi. Nonostante queste ong, le quali puntano per forza all’Italia, snobbando i porti più vicini del Nordafrica, la stragrande maggioranza degli approdi di immigrati irregolari nelle coste italiane avviene in modo autonomo o con l’ausilio delle motovedette nostrane e costoro vengono tutti accolti. Di conseguenza il governo si sta impegnando molto di più dei precedenti alfine di bloccare finalmente questa inumana tratta, fonte di profitto per molti, lasciando aperto il canale dell’immigrazione legale, in base alle esigenze e alle possibilità.

Sarà importante per l’Europa rimuovere, attraverso vari aiuti, le motivazioni che spingono tali popolazioni ad andarsene dalle loro terre. Coloro che cercano di partire fanno parte delle classi più colte e diciamo pure più benestanti: loro dovrebbero impegnarsi, chiedendo l’aiuto ai paesi più evoluti, nel rilancio e nello sviluppo dei loro territori, allontanando dal potere i governanti locali che non vogliono che accada ciò, detenendo quasi interamente le ricchezze in quei determinati stati.

Insomma, l’immigrazione via mare, con tutto quello che la contorna, è un argomento affrontato fino alla nausea, tra le colombe dell’accoglienza incondizionata e i falchi delle rigide regole, ma, mediaticamente, cade nel dimenticatoio o è un tema di primissimo piano a seconda dei momenti politici che si vivono.