CI SONO POLEMICHE A NON FINIRE NEL MONDO OCCIDENTALE SUI CAMPIONATI MONDIALI DI CALCIO CHE SI STANNO SVOLGENDO IN QATAR, PER I COSIDETTI DIRITTI CIVILI NEGATI E PER LE ACCUSE DI CORRUZIONE ALLA FIFA, MA GLI OCCIDENTALI CONTINUANO A FARE AFFARI CON GLI ARABI E NESSUNA NAZIONALE DI CALCIO HA RINUNCIATO A PARTECIPARVI.
In questi giorni sono al centro
dell’attenzione i mondiali di calcio che si stanno svolgendo in Qatar, non solo
per il grande evento sportivo quadriennale inteso in senso stretto. Non si fa
altro che parlare del Qatar e di quei diritti civili negati, che oggigiorno
sono il pilastro delle società occidentali: principalmente l’emancipazione
delle donne, il diritto all’omosessualità, dei lavoratori e la laicità dello
stato. A questo si aggiunge anche l’accusa di corruzione alla Fifa
(l’organizzazione mondiale del calcio che organizza il campionato del mondo), al
fine di aver assegnato l’organizzazione di questo avvenimento al Qatar. Non so
se quest’ultimo punto sia vero: chi afferma ciò dovrebbe avere le prove e
portarle agli organi competenti, altrimenti quelle parole rimarranno solo
illazioni, accuse vuote e campate in aria. Non è la prima volta che accade: di solito quando si assegna un mondiale, un europeo di calcio, un olimpiade, le nazioni in lizza uscite sconfitte non ci stanno e da qualche tempo è divenuta prassi accusare di corruzione il paese che ha ottenuto l'evento sportivo. I mondiali di calcio di solito
vengono assegnati, non solo considerando la tradizione sportiva, anche le
possibilità che ha uno stato di realizzare le infrastrutture adeguate (stadi
adatti, collegamenti adeguati tra città, alberghi, centri sportivi): ci sono i
paesi più ricchi che hanno maggiori disponibilità finanziarie e nella penisola
araba di soldi ne girano moltissimi. C’è l’esempio della Colombia, a cui erano
stati assegnati i mondiali del 1986: alla fine dovette rinunciarvi per la grave
crisi economica e politica in cui versava. Realizzare le necessarie infrastrutture diviene sempre una corsa contro il tempo: sempre ci sono scappati dei morti nei cantieri durante i lavori per preparare i mondiali di calcio (anche per Italia 90), però da quel che si dice non sono mai stati così numerosi come per Qatar 2022.
La Fifa di solito non ha mai penalizzato
un paese per la sua situazione politica non democratica, al massimo gli
avversari si rifiutavano di scendere in campo (perdendo a tavolino) contro una
squadra a cui non piaceva il regime a cui era sotto. Ricordiamo i regimi in
vigore nell’Italia 1934 e nell’Argentina 1978 che organizzavano i mondiali,
considerando che negli anni 1930 la democrazia era quasi inesistente ovunque e
che i paesi latinoamericani sono da sempre soggetti ad instabilità politiche. Anche
quattro anni fa, in occasione dei mondiali di calcio organizzati dalla Russia,
ci fu qualche polemica: già si presagiva quello che sarebbe successo in seguito
e il torneo fu svolto ugualmente.
Ritornando ad oggi, nonostante questi grandi sdegno ed indignazione per la situazione del Qatar, nessun paese che contesta ha rinunciato a partecipare ai mondiali di calcio: a parole sono bravi tutti, con i fatti no. È troppo rinunciare alla gloria e al prestigio che la vetrina internazionale offre, oltre che ai vari profitti che offrono gli sponsor. Da sempre gli Europei e gli Americani conoscono le condizioni di vita sociali dei paesi arabi, senza mai rinunciare a fare affari con essi. Solidarietà alle vittime del lavoro e ai lavoratori in generale in Qatar; i diritti e le libertà non vanno messi in discussione, ma delle volte sdoganare troppo certe tendenze o far passare per diritto la soppressione della vita, comporterà la rovina, la decadenza dell’occidente e la sua estinzione.
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