È morto Giorgio Napolitano, un comunista al Quirinale
22 Settembre 2023 - 19:55
Napolitano, una vita dentro il Pci, fatta di luci e
ombre, prima di salire al Colle e diventare 'Re Giorgio'
Francesco Curridori
È morto Giorgio Napolitano, un comunista al
Quirinale
Giorgio Napolitano è morto. L'ex presidente della
Repubblica se n’è andato all’età di 98 anni, compiuti lo scorso 29 giugno. Il
sovrano senza corona che ha guidato il Quirinale dal 2006 al 2015, diventando
il primo presidente della Repubblica ad essere eletto per ben due volte, è
morto.
La storia politica di Giorgio Napolitano inizia nel
1945 quando, all’età di vent’anni, dopo una breve esperienza nel GUF (gioventù
universitaria fascista) si iscrive al Pci e nel 1953 entra in Parlamento come
deputato. Tre anni dopo, quando i carri armati russi intervengono per sedare la
rivolta di Bupadest, afferma che l’Urss “ha non solo contribuito a impedire che
l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, ma alla pace nel mondo”.
Soltanto nel 2006 rivede questa sua posizione dichiarando che aveva ragione
Pietro Nenni, l’allora segretario del Psi, nell’appoggiare la protesta
ungherese. L’incontro che gli cambia la vita è senza dubbio quello con Giorgio
Amendola, leader della corrente “migliorista”, chiamata così dagli avversari
perché non si poneva l’obiettivo di sovvertire il capitalismo ma soltanto di
migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Napolitano, insieme ad Emanuele
Macaluso, Gerardo Chiaromonte e Luciano Lama, si pone dunque “alla destra del
Pci” e ha guardato con favore ad un'alleanza con i socialisti ma, nonostante
questo, è sempre riuscito a ricoprire ruoli di primo piano dentro il partito.
La carriera di Napolitano dentro il Pci
Dal 1966 ricopre, per due anni, il ruolo di
vicesegretario del partito guidato all’epoca da Luigi Longo e fino al 1969 e, a
partire dagli anni ’70, assume il ruolo di ‘ministro degli Esteri del Pci che
gli consente di girare il mondo. Nel 1978 compie il suo primo viaggio negli
Stati Uniti, a Harvard, dove viene presentato da Franco Modigliani
all’intellighenzia americana che, come ricordava Edmondo Berselli, lo definì un
comunista “pinker than red" per la sua vicinanza ai socialisti. Per Henry
Kissinger, ex braccio destro di Nixon, Napolitano è sempre stato il “My favourite
communist” anche se è proprio l'esponente 'migliorista' che cura i rapporti con
l’Unione Sovietica per il Pci. Negli anni ’80 si fanno sempre intensi i
rapporti tra i socialisti di Bettino Craxi e Napolitano che, nel 1981, rinuncia
agli incarichi dentro la segreteria del partito esprimendo così il suo dissenso
con i contenuti della famosa intervista sulla 'questione morale' rilasciata da
Berlinguer a Repubblica. Questo, però, non impedisce a Craxi, durante il
processo Tangentopoli, di tirare in ballo proprio Napolitano per quanto
riguarda i finanziamenti che il Pci prendeva da Mosca. “Qualcuno può credere
che il ravvennate Gardini che aveva grandi interessi in Emilia e in Unione
Sovietica non abbia mai dato un contributo al Partito Comunista?”, si chiedeva
l’allora leader del Psi. “Sarebbe come credere che – disse Craxi - il presidente
della Camera, onorevole Giorgio Napolitano non si fosse mai accorto del grande
traffico di denaro che avveniva sotto di lui tra i vari rappresentanti
amministratori del Partito Comunista e i Paesi dell’Est. Cosa non credibile”.
Con la vittoria di Romano Prodi alle elezioni del
’96, per Napolitano, arriva l’incarico di ministro dell’Interno. Si tratta
della prima volta di ex comunista al Viminale e lo si nota fin da subito con il
varo di una nuova legge sull’immigrazione, la Turco-Napolitano. Sono loro a dar
vita ai Cie, i Centri di identificazione ed espulsione, che ora sono
nell’occhio del ciclone. Si trattava di una legge che spalancava le porte a
un’immigrazione incontrollata con la motivazione che: “Le imprese del Nord
hanno bisogno degli extracomunitari”, come spiegava Napolitano nel 1998.
Dall’anno successivo fino al 2004 è stato europarlamentare a Bruxelles.
Gli anni da presidente della Repubblica
Nel 2005 diventa senatore a vita e nel 2006 viene
eletto presidente della Repubblica. Anche qui Napolitano compie un nuovo
record: è il primo (e finora l’unico) ex comunista a salire al Colle. La
coabitazione con il premier Silvio Berlusconi si fa complicata nel 2011 quando
le cancellerie europee (e non solo) si organizzano per ordire un complotto che
prevede l’uscita di scena del Cavaliere. La maggioranza di centrodestra si
sgretola, non solo per lo ‘spread’ alto, ma anche perché si vociferava che
Napolitano avesse promesso all’allora presidente della Camera, Gianfranco Fini,
di nominarlo premier qualora avesse fatto cadere il governo Berlusconi.
Promessa non mantenuta.
A dicembre 2011 nasce il ‘governo del Presidente’
con la nomina del tecnico Mario Monti prima a senatore a vita e, il giorno
successivo, a premier. Tutto sembra filare liscio per Napolitano ma il “suo
governo” è un fallimento e le elezioni del 2013 presentano un Parlamento
spaccato. La coalizione ‘Bene Comune’ di Pierluigi Bersani non ha i numeri per
governare ed è impossibile formare un governo di coalizione con i Cinquestelle.
Ancora più difficile è portare al Colle sia Franco Marini sia Romano Prodi,
pugnalato da ‘101 franchi tiratori. Ecco che Napolitano segna un altro record:
è lil primo presidente della Repubblica ad essere eletto per un secondo
mandato. Ora deve gestire la nascita del governo di coalizione
centrosinistra-centrodestra guidato da Enrico Letta, nato per fare le riforme.
Tutto va bene finché l’esecutivo non perde rapidamente prima l’appoggio di
Berlusconi e, poi, la fiducia degli italiani. Nel mezzo la procura di Palermo
sale al Colle per interrogare il Capo dello Stato, come persona informata sui
fatti, nell'ambito del processo sulla 'trattativa Stato-mafia". Anche in
questo caso si tratta di una prima volta assoluta.
Poi arriva lo ‘tsunami’ Renzi che ‘rottama’ Letta e
si fa promotore di una riforma costituzionale, che Napolitano sostiene anche
dopo aver lasciato il Colle che, però, viene sonoramente bocciata dagli
elettori col referendum del 4 dicembre 2016. "Non mi nascondo dietro un
dito. Aver visto fallire, lo scorso 4 dicembre, il terzo o quarto tentativo di
riforma è certamente stata una sconfitta anche per me", ammetterà
Napolitano pochi giorni dopo l’esito del voto. Nel 2018, a seguito della
complicata situazione di stallo politico determinato dai risultati delle
Politiche del 4 marzo, si torna a parlare di 'governo del Presidente', volgendo
lo sguardo verso l'esecutivo tecnico di Mario Monti. Napolitano, intervistato
dal Corriere, precisa: "Gli scenari che leggo sul dopo voto sono spesso
pure fantasticherie, formule senza fondamento costituzionale. Ho esperienza in
materia, visto che mi è stato attribuito il merito o il demerito di aver fatto
nascere un qualche 'governo del presidente', magari 'tecnico'; e posso dire che
una simile fattispecie non esiste". E conclude: "Il presidente non
può inventarsi un governo perché dominus è il Parlamento; tutti i governi sono
espressione della nostra democrazia parlamentare". Nel maggio 2021, all'età
di 97 anni, viene sottoposto a un intervento chirurgico all'ospedale
Spallanzani di Roma. Il 13 ottobre 2022, in occasione della prima seduta della
XIX legislatura, rinuncia al ruolo di presidente provvisorio del Senato della
Repubblica, che spetta al senatore più anziano e che Napolitano aveva già
ricoperto nel 2018. A presiedere la seduta che ha portato all'elezione di
Ignazio La Russa è stata, dunque, la senatrice a vita Liliana Segre.
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