10 GIUGNO 1940
Esattamente 70 anni fa, il 10 giugno 1940, Benito Mussolini, Primo Ministro e Duce d’Italia, dal balcone del suo ufficio situato a Palazzo Venezia sull’omonima piazza a Roma, annunciava l’entrata dell’Italia in guerra a fianco della Germania Nazista. Il Patto d’Acciaio e l’Asse Roma – Berlino, stipulati tra i due paesi, imponevano l’assistenza reciproca in caso di conflitti. Il desiderio della Germania dopo l’ascesa al potere di Adolf Hitler era prendersi la rivincita dopo l’inglorioso esito del Primo Conflitto Mondiale.
Con la scusa di voler riunire tutti i popoli di sangue tedesco sotto un unico grande stato, il nazismo voleva imporre una nuova egemonia sul mondo e sostituirsi alla Gran Bretagna, che allora era un po’ come gli Usa oggi. Hitler si annesse l’Austria e i sudeti cecoslovacchi, quest’ultimi con l’approvazione della Francia e della Gran Bretagna, dopo la conferenza di Monaco in cui Mussolini ebbe il ruolo di negoziatore e mediatore. Il successivo obiettivo dei tedeschi era il corridoio polacco, che separava la Germania dalla Prussia Orientale Tedesca, per Francia e per Gran Bretagna era considerato il limite che la Germania non doveva oltrepassare per entrare in guerra con loro. Nonostante ciò il 1 settembre 1939 le forze corrazzate tedesche iniziarono l’occupazione militare della Polonia, così Francia e Gran Bretagna dichiararono guerra alla Germania. L’Italia, alleata della Germania, attuò la politica della cosiddetta non belligeranza. Ma per otto mesi al confine tra Germania e Francia non si sparò un solo colpo, quel periodo fu denominato La Drôle de Guerre, la strana guerra: i due eserciti erano posizionati lungo le linee di fortificazione, la Linea Maginot francese e la Linea Sigfrido tedesca, in quel lasso di tempo i tedeschi tentarono invano di convincere i francesi alla pace. Nella primavera del 1940 partirono le operazioni belliche tedesche: i germanici occuparono Danimarca e Norvegia, in previsione di un accerchiamento della Gran Bretagna e di eventuali guerre sottomarine, dopodiché invasero i neutrali stati del Belgio, dell’Olanda e del Lussemburgo, penetrarono in Francia, aggirarono la Linea Maginot e dilagarono. Un nuovo tipo di guerra irrompeva, la guerra lampo: chi si aspettava la guerra di trincea tipica della Prima Guerra Mondiale si sbagliava di grosso, perché quella volta i nuovi armamenti, primi tra tutti i cacciabombardieri, facevano la differenza. Mussolini non voleva farsi sfuggire un’occasione storica e quando oramai i tedeschi sfilavano sotto l’Arco di Trionfo a Parigi, l’Italia dichiarò guerra alla Francia (e alla Gran Bretagna); i francesi parlarono di pugnalata alla schiena da parte italiana. Il Duce pensò: “se la Francia è caduta così rapidamente, presto anche l’Inghilterra cederà”; i suoi gerarchi tentarono di convincerlo a lasciar perdere la guerra ma egli rispose che aveva bisogno di alcune centinaia di morti per potersi sedere sul tavolo della pace.
Il progetto fascista di espansione italiana ad inizio conflitto
L’inutile assalto italiano alla Francia causò la perdita di oltre 1200 soldati italiani, tra morti e dispersi, mentre i francesi non persero nemmeno 200 militari. L’Italia uscì a mani vuote dopo l’armistizio franco – germanico: avrebbe voluto impossessarsi di Nizza, Savoia, Corsica, Tunisi e Gibuti, ma tutti quei territori vennero controllati dal governo collaborazionista della Francia del sud, con capitale Vichy, presieduto dal Maresciallo Pétain; mentre la Francia del nord venne occupata direttamente dalla Germania. Solo dopo la fine della Francia di Vichy, con lo sbarco americano nel Marocco, l’Italia pose sotto suo diretto controllo militare una parte della Francia del sud e la Corsica. La stessa Corsica, Tunisia e Malta erano considerati imponenti pericoli per l’Italia in caso di guerre, per questo e per altri motivi, il Capo di Stato Maggiore, Maresciallo Pietro Badoglio, sconsigliò a Mussolini e al Re la guerra: secondo lui l’Italia sarebbe stata pienamente pronta nel 1944 e in quel 1940 più di sei settimane non avrebbe resistito, visto e considerato che aveva impiegato quasi tutti gli armamenti nelle guerre di Abissinia e di Spagna. Mussolini non volle sentire ragione perché per lui il conflitto era finito e perché temeva Hitler, che sotto-sotto non aveva mai amato. Hitler al contrario era sempre stato un estimatore del Duce: era il suo modello sin dal 1923 quando attuò il primo tentativo, poi fallito, di impossessarsi del potere a Monaco di Baviera. Continuò ad essere suo ammiratore anche quando salì al potere nel 1933, ma Mussolini non ricambiò la stima, anzi bloccò perfino un suo primo tentativo di annessione dell’Austria, perché temeva per l’Alto Adige o Tirolo del Sud. Ben presto però il Duce cambiò idea su Hitler, non immaginando che sarebbe stata la rovina per il fascismo, per l’Italia e per lui. Con l’alleanza italo – tedesca Mussolini fu costretto ad attuare anche in Italia le politiche di discriminazione razziale nei confronti degli ebrei, moltissimi dei quali erano fascisti sfegatati. Quel conflitto di “pochi giorni” durerà cinque anni e l’Italia perderà 415.000 vite umane tra militari e civili. Nel 1941 con le prime sconfitte italiane in Grecia, in Africa del nord, nelle battaglie navali del Mediterraneo e con la perdita dell’Impero d’Etiopia, che era indifendibile perché i rifornimenti non potevano passare per il Canale di Suez britannico, tramontò l’ambiziosa idea della guerra parallela, cioè una guerra italiana autonoma, sempre da alleata della Germania. Si passò così ad una guerra congiunta italo – tedesca, quando i tedeschi intervennero in Grecia e in Africa del nord con Rommel, per rimediare ai disastri italiani.
Nel luglio 1943, dopo le sconfitte della fine del 1942 dell’Asse a Stalingrado in Russia e ad El Alamein in Egitto, gli anglo – americani sbarcarono in Sicilia, mentre tempestavano di bombe tutta Italia, il Re destituì Mussolini sostituendolo con Badoglio e firmò l’armistizio con gli Alleati nel settembre del 1943. I tedeschi reagirono occupando militarmente quasi tutta l’Italia, che per loro era ritenuta traditrice, massacrarono i militari italiani che non volevano consegnare le armi e farsi deportare, liberarono Mussolini dalla prigionia e lo misero a capo del governo fantoccio della Repubblica Sociale Italiana. La patria italiana morì: ormai era terra di conquista di eserciti stranieri che si fronteggiavano, ogni italiano sceglieva da che parte stare e si scontrava con un altro italiano nella sanguinosa guerra civile, dove perirono anche civili innocenti sterminati da tutte le parti. Gli alleati vinsero, in Italia finì il fascismo e la monarchia e gli americani posero sotto loro controllo militare indiretto il nostro paese, salvandolo dal comunismo, ma allo stesso tempo lo aiutarono economicamente. La cosa positiva di quegli anni di morte, di sangue, di desolazione, di massacri, di fame, di miseria fu l’inizio di una nuova era di prosperità, di pace e di sviluppo economico. Per i bambini che nacquero in quegli anni, tra cui i miei genitori nel 1940 e nel 1943, in quell’inferno si prevedeva che il futuro non sarebbe stato certamente di rose e fiori per loro. Ma fortunatamente non fu così.
#1 12 Giugno 2010 - 08:37
RispondiEliminati lascio un articolo molto significativo di adinolfi:
Gabriele Adinolfi: La "guerra di Mussolini"
Settant'anni fa l'Italia entrava in guerra.
Sarebbe stato lo scontro senza quartiere tra le nazioni proletarie e quelle capitalistiche. Le quali, sia detto per inciso, nove mesi prima l'avevano ufficialmente dichiarata alla Germania: un fatto che gli storici sanno benissimo ma che la propaganda volutamente ignora.
La stessa propaganda omette regolarmente di dire che, fin dal giorno successivo all'apertura delle ostilità, la Germania cercò continuamente la pace, una pace che le fu sempre negata dagli “Alleati” che ne pretendevano la resa incondizionata e la riduzione da potenza a luogo di pascolo.
Il 10 giugno del 1940 l'Italia, già alleata dei tedeschi, entrò a sua volta nel conflitto contro Francia e Inghilterra (Usa e Urss, le potenze continentali che avrebbero poi dominato il mondo, ancora non erano entrate nello scontro e lasciavano che le altre nazioni si scannassero tra loro).
In seguito non si è fatto che rinfacciare a Mussolini una scelta bollata come “errore”.
E' sorprendente come coloro che pontificano e che magari parlano di “soggezione” del Duce nei confronti del Terzo Reich o di “colpo di testa impulsivo” oppure di "cinismo e faciloneria" si ostinino a dimenticare che l'Inghilterra ci aveva mosso guerra di fatto fin dal 1937 quando, con la costituzione dell'Impero e l'apertura della Terza Sponda, avevamo iniziato a porci come nascente potenza navale, tanto che prima ancora che gliela dichiarassimo ufficialmente noi, e al culmine di un crescendo inziato con le “sanzioni”, aveva preso l'abitudine di attaccare spregiudicatamente i nostri mercantili.
Né considerano, costoro, che una volta caduta la Francia sotto il rullo compressore dei guerrieri germanici, se l'Italia non fosse entrata nel conflitto, i nuovi equilibri mediterranei si sarebbero delineati sulla nascente cooperazione franco-tedesca, mentre, essendo noi presenti, il rispetto del rapporto tra Roma e Berlino ci avrebbe garantito la nostra influenza. Che in caso contrario avremmo perso, così come infatti la perdemmo – insieme all'onore - quando ci fu il voltafaccia del '43.
Mussolini non “sbagliò” a entrare in guerra ma optò per l'unica scelta saggia che poteva operare.
Questo per attenerci a settant'anni fa.
Poi il conflitto cambiò volto e assunse ben altri significati che hanno finito con l'estendersi retroattivamente al tutto, ma nel momento in cui ci schierammo, questi, anche se probabilmente esistevano già, non erano ancora comunemente percepiti e men che meno erano predominanti.
La guerra avrebbe assunto aspetti ideologici, ideali e persino sacrali non prima del 1941.
Ma questa è un'altra storia che in ogni caso non avrebbe fatto che nobilitare ulteriormente quella scelta che stiamo oggi commemorando.
sebastia11
#2 12 Giugno 2010 - 15:30
RispondiEliminaGrazie del contributo Sebastia, ma personalmente non su tutti i punti sono d'accordo.
Ciao.
Anluc