bandiera

bandiera

domenica 30 dicembre 2012

167) DENATALITA’ PERICOLOSA


LA DENATALITA' IN ITALIA PROVOCHERA' DISASTROSE CONSEGUENZE A CAUSA DEL DISLIVELLO TRA I NUMEROSI VECCHI E I POCHI GIOVANI. LE IDEE PER UNA CONTROTENDENZA. LA STORIA DI ISABELLA VIOLA, LA GIOVANE MAMMA, CHE ANDANDO CONTROCORRENTE HA AVUTO 4 FIGLI ED E' MORTA FATICANDO PER MANTENERLI.



L’Italia è agli ultimi posti al mondo per nascite. È un triste e brutto primato. Tra qualche decennio ci saranno una miriade di vecchi e pochi giovani: la piramide sarà capovolta, invece dovrebbe avere la sua forma originale. I pochi giovani attivi non ce la faranno a mantenere i moltissimi anziani pensionati, per cui il sistema pensionistico sarà da riformare, allungando l’età lavorativa: i sindacati è inutile che strillino tanto. Negli anni ’60 lavoravano tutti e c’erano pochi anziani pensionati, con quei criteri si è andati avanti sino ai nostri giorni. L’elevata fecondità anni addietro era una caratteristica tipica italiana: negli anni successivi al Secondo Conflitto Mondiale nacquero più di un milione di bambini all’anno, negli anni ’50 le nascite scesero leggermente sulle 900.000/800.000 annue, a metà anni ’60 superarono nuovamente il milione annuo, dopo di allora pian piano iniziarono a calare, sino a raggiungere all’incirca il mezzo milione e rotti alla metà degli anni ’80, in concomitanza con l'entrata in vigore dell'aborto. Un anno qualcosa in più, un altro anno qualcosa in meno, ma dalle 550.000 le nascite non si sono più smosse da un trentennio. Perché questa denatalità? Non tanto per la mancanza di lavori duraturi e fissi o per l’emancipazione della donna che dà priorità a realizzarsi professionalmente, ma per la trasformazione della società: dove una generazione abituata ad avere tutto senza lottare, vede nell’arrivo dei figli una minaccia alla propria libertà e alla propria sicurezza economica.



La superficie italiana è limitata, perciò neanche converrebbe figliare a tutto spaino, come incitava a fare il Fascismo perché aveva bisogno di braccia per un’eventuale guerra, ma allora possedevamo alcune colonie in Africa da popolare; oggi basterebbe soltanto chiedere alla popolazione italiana di fare un piccolo sforzo, per portare il numero dei nati sulle 600.000/700.000 all’anno, per far sì che si superino i morti annui di qualche decina di migliaia, così il disequilibrio anziani, popolazione attiva verrebbe in larga parte risolto. I governi che si sono succeduti in tutti questi anni non hanno fatto nulla per sensibilizzare gli italiani su questo tema, quando invece avrebbero dovuto promuovere massicce campagne pro – incremento natalità. Dal punto di vista medico – scientifico bisognerebbe agevolare la ricerca per la guarigione dalla sterilità, migliorare la fecondazione assistita, prevenire e curare le eventuali malformazioni del nascituro, allungare di qualche anno il tempo biologico di una donna, abolire l’aborto (ogni anno in Italia ne vengono praticati all’incirca 150.000: una bella cifra che impennerebbe vertiginosamente il numero dei neonati). Per quanto riguarda l’assistenzialismo statale, il governo dovrebbe incitare al matrimonio in giovane età (non oltre i trent’anni), favorendo gli sposi sia dal punto di vista fiscale,  sia nei loro lavori: più figli hai meno tasse paghi, istituzione di premi in denaro, creazione di asili nido nei posti di lavoro, maggiori guadagni per il capofamiglia, garanzia per la donna di entrare nel mondo del lavoro in età avanzata (se vorrà o se ce ne sarà bisogno), quando i figli saranno grandini, con possibilità per entrambi i coniugi di agevolare la carriera nelle loro professioni in base al numero di figli.

Viviamo in un paese libero: per libertà, tra le tante cose, s’intende anche il fare figli o non farli, sposarsi o no; noi vogliamo solo dare qualche consiglio per evitare un futuro dislivello tra il numero di anziani elevatissimo, il numero di giovani molto ridotto e le disastrose conseguenze che ci saranno. Per saldare quello squilibrio potrebbero aprire le porte ad altri milioni e milioni di stranieri, altrimenti chi assisterà gli altrettanti milioni di individui nati negli anni ’60 quando saranno anziani? Conviene davvero buttare via tutta la nostra storia e la nostra identità nazionale? I popoli a sud del Mediterraneo non fanno altro che crescere e moltiplicarsi: se non disponessimo di elevati mezzi tecnologici di difesa militare, chi ci avrebbe difeso se un domani avessero deciso di muovere guerra contro di noi? Sono popolazioni che hanno fame (in tutti i sensi), i nostri pochi giovani non ce l’hanno, sono abbuffati di materialismo. 


LA STORIA DI ISABELLA VIOLA


In questo quadro ci sono delle storie che coinvolgono: per alcuni anni, prima che arrivasse la crisi, i mezzi di informazione ci hanno raccontato di un’Italia che viveva in un eldorado, non aveva voglia di sfacchinare, di alzarsi alle quattro di mattina, di generare nuove vite e l’immigrazione era l’unica soluzione per toppare quelle falle. Non avevano tutti i torti, però c’erano e ci sono delle eccezioni che non facevano e non fanno notizia, a meno che non ci scappi il morto. È la storia di Isabella Viola, raccontata da “Il Messaggero”: la donna 34enne, originaria di Torvaianica e  madre di quattro figli, che lo scorso novembre nelle metropolitane di Roma si è sentita male ed è morta, distrutta dalla fatica per il gran lavoro che svolgeva per moltissime ore e per sette giorni su sette. È una storia triste e allo stesso tempo eroica, di una madre coraggio, che anziché scegliere di stare a casa con i genitori e fare la vita comoda, si è assunta delle responsabilità, sgobbando per amore dei suoi numerosi figli. Questo fatto mi ha commosso profondamente: noi intellettuali di destra dietro le nostre dure scorze, disponiamo di un cuore tenero come il burro. Sia da esempio per i giovani, anche se l'effetto che potrebbe scaturire potrà essere opposto a quello desiderato.


di Laura Bogliolo (http://www.ilmessaggero.it/)
ROMA - I dolci Isabella non li preparava anche per i suoi bambini «perché quando tornava a casa era già notte»: poco dopo l'alba avrebbe inghiottito anche l'ultima possibilità di dare un bacio ai suoi quattro figli. «Isabella metteva la sveglia alle 4, poi correva per non perdere il pullman che da Torvaianica la portava a Roma, al bar dove lavorava» e dove cucinava dolci che il quartiere Tuscolano ancora oggi ricorda. Passava tutta la giornata in quel piccolo locale color rosa, poi il viaggio di ritorno a casa, oltre due ore di viaggio sui mezzi pubblici. «Giocava un po' con i bimbi, poi crollava e andava a letto». Isabella Viola, la giovane mamma di quattro figli morta per un malore nelle viscere poco ospitali della metropolitana, «andava a lavoro nonostante stesse male altrimenti non la pagavano».

Anche quella maledetta domenica Isabella non si sentiva bene: prima di indossare giaccone e sciarpa si è voltata e ha sussurrato per non svegliare i bimbi: «Tranquillo amore, ce la faccio, ci vediamo dopo». Alessandro Rossi, 43 anni, il marito di Isabella, si stringe a se stesso quasi cercando un ultimo abbraccio mentre racconta la storia di quella ragazza ribattezzata la «principessa di Torvaianica», per qualcuno addirittura «regina». Peccato sia dovuta morire per essere incoronata.

«Cinquantacinque euro al giorno». Era quanto prendeva la principessa di Torvaianica per gestire un bar che aveva trasformato in pochi mesi in un punto di ritrovo di un intero quartiere. Lo racconta il marito Alessandro in una video intervista pubblicata oggi sul Messaggero.it mentre non riesce a nascondere la rabbia: «Isabella lavorava sette giorni su sette, solo la domenica poteva andare via un po' prima dal bar e non la pagavano se restava a casa perché stava male: nessun rimborso, non poteva usufruire della malattia perché non aveva un contratto».

Alessandro ha presentato una denuncia contro il gestore del bar, vuole dare «un po' di giustizia» a quella donna che ogni tanto scompariva dietro il bancone: bastava sporgersi un po' per ritrovarla accucciata, avvolta come in un bozzolo, seduta sopra una cassetta del latte in cerca di qualche minuto di riposo.

Solidarietà. Alessandro sfoglia le centinaia di e-mail che sono arrivate alla redazione del Messaggero.it, nasconde il volto per non far vedere le lacrime, così come faceva Isabella quando non voleva mostrare le smorfie di dolore per quel malessere che da tempo la perseguitava. «Grazie a tutti quelli che hanno scritto alla nostra famiglia, grazie per l'affetto inaspettato: la sera, prima di cenare, leggo quelle belle parole ai miei piccoli».

Loro, Alessandra, 4 anni, Davide, 6, Francesco 9, e Manuele, 11, sorridono, con gli occhi illuminati di vita, non hanno mai smesso di sperare anche se mamma non c'è più. Giocano con Andrea Capanero, collega di Isabella, amico di famiglia. «Più o meno faccio la vita che faceva Isabella, ora mi chiedo ne varrà la pena?» scrive Letizia, anche lei come Isabella rimasta orfana del papà. Per Luca la principessa di Torvaianica rappresenta «un istante di vita in un mondo che troppo spesso è solo commedia». Gemma Viola digita da Monza: «Anche noi abbiamo 4 figli, vorremmo aiutare». C'è chi ha proposto di intitolare una via a Isabella, e chi, come Francesca, pensa al Natale e a quell'ultimo desiderio di Isabella: risparmiare per fare i regali ai suoi quattro figli creando sul web una Wish list, una lista di regali online. Anche i dipendenti della Camera dei Deputati stanno organizzando una colletta.

In missione da Torino. Solidarietà alla famiglia di Isabella anche dal sindaco Gianni Alemanno: ha ricevuto Alessandro e i suoi figli in Campidoglio e anche oggi continua a stare vicino a quei piccoli con un aiuto concreto. Anche il quartiere non si dimentica di Isabella: la colletta all’edicola in via Nocera Umbra organizzata dalla signora Ada prosegue. Sono stati raccolti circa 4mila euro: 2mila sono stati spesi per i funerali, soldi che il Campidoglio ha poi donato. Ada si commuove quando racconta di quella signora partita da via Trionfale con una missione: «Vengo da parte di mia madre che abita a Torino - ha detto la signora - mi ha chiamata chiedendomi di venire qui e fare un’offerta per i figli di Isabella».

Aiuti anche dal Canada. «Sono padre di 3 bimbi e posso solo immaginare l'incredibile tragedia e il dolore della famiglia di Isabella, vivo in Canada, a Toronto, e vorrei contribuire alla colletta» scrive Fabio. E-mail anche dalla Germania con Daniele che definisce Isabella una «piccola grande donna». «Il comitato Presepe Vivente di Morlupo vuole dedicare l’edizione di quest’anno a Isabella» propone Mariasole Garacci che sta organizzando una colletta.


Alessandro ha attivato un conto corrente Banco Posta «per dare seguito alle centinaia di richieste arrivate: Iban IT32W0760103200001009910611 intestato ad Alessandro Rossi».

Ma il marito di Isabella non si dà pace: «Stava male, non doveva lavorare, ogni giorno affrontava un viaggio di oltre due ore e spesso il pullman non si fermava a Torvaianica perché troppo pieno. Ma Isabella - dice Alessandro - faceva di tutto pur di lavorare». Anche morire.

domenica 23 dicembre 2012

166) I MARO' A CASA PER NATALE


PER NATALE SONO TORNATI A CASA, RIABBRACCIANDO LE RISPETTIVE FAMIGLIE, I DUE MARO' DEL REGGIMENTO SAN MARCO DAL FEBBRAIO SCORSO PRIGIONIERI IN INDIA. GLI SFORZI DI TANTE PERSONE CHE ATTRAVERSO LA RETE NON LI HANNO DIMENTICATI SONO SERVITI.


Salvatore Girone e Masimiliano Latorre, i due marò liberati per natale.



UN PICCOLO OMAGGIO A LORO, COME A MOLTI ALTRI CHE, A COSTO DI PERIRE, HANNO SERVITO IL SAN MARCO PER LA DIFESA DELLA PATRIA




INNO DEL REGGIMENTO SAN MARCO


martedì 18 dicembre 2012

165) L’80ESIMO ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI LITTORIA


IL 18 DICEMBRE 1932 NACQUE LITTORIA



Il nostro capoluogo di provincia oggi compie 80 anni: il primo nucleo di abitazioni a ridosso dell’odierna “Piazza del Popolo”, in località “quadrato”, nacque infatti ufficialmente il 18 dicembre 1932 alla presenza del Duce e dopo sei mesi di lavoro dalla posa della prima pietra, avvenuta il 30 giugno del medesimo anno. I primi edifici, in stile razionalistico e futurista, furono progettati da Oriolo Frezzotti. La bonifica delle Paludi Pontine, malsane e infestate dalle zanzare anofele, portatrici della malaria, e che si estendevano da Cisterna a Terracina, fu diretta dal commissario governativo Valentino Orsolini Cencelli: fu un’operazione molto imponente e dal punto di vista ingegneristico grandiosa, perfino per i nostri tempi. Nell’epoca dell’antica Roma la palude era stata in parte bonificata ed erano presenti lungo la Via Appia degli agglomerati urbani di modeste entità, poi con le invasioni barbariche tornò l’acquitrino, così i pochi abitanti del luogo si rifugiarono sui paesi arroccati nei monti: erano ritenuti più sicuri per sfuggire alle scorribande dei barbari prima e dei saraceni dopo. Nel Medio Evo e nel Rinascimento alcuni papi tentarono nuovamente la bonifica senza successo. Il luogo era selvaggio e suggestivo, per cui divenne rifugio sicuro di briganti ricercati, oltre che zona di caccia per i nobili romani, ospiti della famiglia Caetani, proprietaria del feudo dove era presente la palude. Il poeta tedesco Goethe definì le Paludi Pontine il luogo più selvaggio e affascinante d’Europa.



Il Regime fascista si mise in testa di mutare la malsana, mortifica ed inospitale palude in terra fertile da destinare all’agricoltura e come disse Mussolini: “quello che per venticinque secoli tentarono invano ora è realtà!; Prima per trovare un po’ di terra da coltivare dovevamo attraversare un oceano, ora è qui, a mezzora da Roma!” Furono scelti i coloni veneti, friulani ed emiliani dell’Opera Nazionale Combattenti per popolare e coltivare quelle nuove terre. Per conservare una parte dell’antica palude venne creato il Parco Nazionale del Circeo. Dopo Littoria nacquero, in sequenza, le città di Sabaudia, Pontinia, Aprilia e Pomezia, oltre ai piccoli borghi chiamati con le denominazioni geografiche (monti e fiumi) dove si erano combattute le grandi battaglie della Prima Guerra Mondiale: Piave, Isonzo, Carso, Bainsizza, Montello, Sabotino, Grappa, Faiti, Podgorica, Flora, San Michele, Santa Maria, San Donato, Vodice, Ermada. La nuova provincia di Littoria fu istituita nel 1934, a spese di quella di Roma, comprese, oltre ai nuovi paesi, a nord quelli antichissimi dei Monti Lepini e a sud quelli di ascendenza campana. I centri dell'Agro Pontino erano stati concepiti come agricoli, rurali, dopo la Seconda Guerra Mondiale conobbero un notevole sviluppo industriale, cambiando i connotati delle giovani cittadine, le quali divennero poli attrattivi dal Sud Italia. All’inizio Littoria aveva circa 10.000 abitanti, oggi Latina ne ha quasi 120.000: è la seconda città del Lazio per popolazione.


Quella che per millenni fu terra inospitale e malsana, oggi è una terra florida e prosperosa in tutti e tre i settori produttivi (primario, secondario e terziario) che dà molte opportunità d’impiego, anche se in tempi recenti le occasioni iniziano a restringersi. Latina è un centro ideale, non lontanissimo, a poche decine di minuti per noi, dove c’è tutto: non è né immenso e né caotico come Roma, né troppo modesto; tant’è vero che alcuni romani, stanchi della vita eccessivamente stressante della metropoli, vi si stabiliscono, trovando la città perfetta per i loro gusti. Vi si stabiliscono altresì, nei quartieri residenziali, molti abitanti originari dei piccoli paesi dei monti limitrofi, che hanno raggiunto delle elevate posizioni sociali. È stata quindi una buona cosa per l’intera collettività la creazione di Littoria (Latina), capoluogo dell’odierna provincia che recentemente ha rischiato la soppressione, o meglio l’accorpamento con la Provincia di Frosinone. Quello che negli anni ’30 del ‘900 fu realizzato, non credo che oggi sarebbe possibile realizzare, con tutti questi movimenti di opposizione che ci sono ora, coadiuvati dai mezzi d’informazione che danno loro manforte, a qualunque opera pubblica si proponga.


mercoledì 12 dicembre 2012

164) SE LE SUONANO E SE LE CANTANO


BASTA CHE IL PDL SI ASTENGA SULL’APPROVAZIONE DI UNA LEGGE PER SCATENARE IL PUTIFERIO, DOVUTO ALLE PROBABILI DIMISSIONI DI UN GOVERNO MONTI, GIUNTO COMUNQUE AL TERMINE DEL SUO MANDATO (E DELLA LEGISLATURA). BASTA CHE LE VOCI DI UNA POSSIBILE RIDISCESA IN CAMPO DI UN “VECCHIACCIO, FINITO E ALL’EPILOGO, LADRO, MAFIOSO, MALATO, PUTTANIERE, PEDOFILO (E CHI PIU’ NE HA, PIU’ NE METTA), CHE HA CONDOTTO L’ITALIA ALLA ROVINA E IL CUI PARTITO DA MESI E’ A PICCO NEI SONDAGGI, SI FACCIANO PIU’ INSISTENTI, PER FAR SALTARE LE VALVOLE A TUTTI, ANDANDO IN ESCANDESCENZA.



Dove sta la stranezza nel fatto che Monti ha annunciato che si dimetterà dopo l’approvazione della legge finanziaria? La legislatura è finita e avrebbe dovuto sloggiare comunque, anche perché i grandi partiti che si sfideranno alle prossime elezioni politiche hanno annunciato che non intenderanno proseguire con Monti Presidente del Consiglio dei Ministri. Legittimo che il Pdl abbia espresso delle perplessità: fecero fuori un governo legittimamente eletto, addossandogli tutti i drammi del paese, con un anno di tecnici le cose sono peggiorate (disoccupazione, debito crescente, nuove stangate per i cittadini) e allora perché non si possono formulare critiche? Controvoglia e con responsabilità Alfano e gli altri hanno mandato avanti l’espressione dei grandi finanzieri europei, della Germania, del Presidente della Repubblica, e un ministro si permette di esternare disappunto sulla possibile ridiscesa in campo di un fondatore di un partito, grazie al quale per più di un anno lo stesso ha potuto rivestire quel ruolo. Altro fatto grave: questi governanti parlano tanto di risparmi nella politica e non hanno mosso un dito per evitare che nella Regione Lazio si voti poche settimane prima di tutte le altre elezioni in programma (ci sarebbe voluto un decreto legge) e erano già stati minacciati su questa cosa. Per cui il partito del “Popolo delle Libertà ha ritenuto giusto dare un segnale forte all’esecutivo, astenendosi sull’approvazione di alcune leggi.

Tutto il resto lo hanno fatto gli altri, in Italia e in Europa: voci di dimissioni del governo, pericoli per l’Italia, speculatori finanziari che tornano all’assalto, l’ombra del mostro Berlusconi che si aggira, ecc. In Italia anziché indignarsi che la sovranità nazionale è minacciata, posta sotto ricatto dai mercati, dagli speculatori finanziari e siamo stretti nella morsa Ue, Germania, Merkel, facendo ingrassare tutti sempre di più, mentre noi tiriamo la cinghia, si esulta perché per un giorno è salito il cosiddetto spread e si è fatta una pubblicità negativa a Berlusconi con i quotidiani europei omologhi di Repubblica, Unità, Corriere della Sera, La Stampa. Dunque signori, non pensate che le sorti dell’Italia devono essere decise solo ed esclusivamente dal popolo italiano? Ancora tutta questa paura fa un settantasettenne che tuttora non ha preso nessuna posizione ufficiale sulla ridiscesa in campo, rovinato nella dignità e nella moralità, che è la causa di tutti i guai italiani e il cui partito è super-sfavorito nella contesa elettorale? È terminata la strafottenza di Bersani: lui che ha voluto ostacolare Renzi, un giovane promettente che avrebbe sfidato Alfano, ora si ritrova a dover fronteggiare un cadavere che cammina. Perché averne timore? E che ci vuole è tutto facile!




È ancor di più fuori luogo il clamore degli ex alleati di centro sul ritorno di Berlusconi e sulla fine di Monti. Loro (Fini e Casini) che siedono in Parlamento dal 1983 e hanno intenzione di ricandidarsi, danno del dinosauro a Berlusconi perché non vuol sapere di ritirarsi. Da tempo  i due politicanti "di mestiere" non fanno più parte dell’alleanza di centrodestra, per cui il Pdl può presentare chi vuole e senza che interferiscano. Anzi per tutto il 2012 i “moderati” del partito hanno fatto di tutto per ricucire i rapporti con l’Udc senza successo, perché i centristi volevano a tutti i costi l’alleanza con i progressisti e avrebbero impostato la campagna elettorale sparando a zero sul Pdl e sul suo mentore. Addirittura il Cavaliere aveva dichiarato che sarebbe stato disposto a farsi da parte per ricreare l’area politica che guidò l’Italia dal 2001 al 2006, proponendo addirittura di candidare Mario Monti. Le suddette voci destarono un po’ di malumori tra i militanti e nell’ala destra del Popolo della Libertà, tuttavia le buone intenzioni c’erano. Ora Fini e Casini sono isolati, abbandonati anche dall’altro  voltagabbana per convenienza, Rutelli, e la loro speranza è riposta o in Montezemolo o in Monti che fanno campagna elettorale con loro, garantendosi qualche seggio al parlamento. I problemi italiani vengono da lontano, non sono dipesi da Berlusconi: la crisi internazionale e il debito pubblico ereditato dai governi di centrosinistra (Dc – Psi); l’unica pecca che si può attribuire ad egli è il non aver attuato le riforme necessarie, o meglio non ha avuto il coraggio di fare scelte impopolari. Mario Monti quelle misure le ha adottate e le cose non sono migliorate: lo ha scritto perfino quel Financial Times antiberlusconiano 

martedì 4 dicembre 2012

163) LE PRIMARIE DEL CENTROSINISTRA 2012

VITTORIA PER BERSANI NELLE PRIMARIE FARSA DEL CENTROSINISTRA, IN CUI ERA GIA’ TUTTO STABILITO, CON L’ECCESSIVO SPAZIO E RISALTO NEL SERVIZIO PUBBLICO TELEVISIVO. LE CONTRADDIZIONI DELLA SINISTRA NELLA LEGGE ELETTORALE E NEL VOTO ANTICIPATO DELLA REGIONE LAZIO.



Le elezioni primarie del centrosinistra hanno sancito, com’era prevedibile, la vittoria di Pierluigi Bersani sugli sfidanti; i più temibili sono stati Nicola Vendola e Matteo Renzi. Vendola e Di Pietro erano fino a pochi mesi fa l’espressione della politica innovativa, anomala ed alternativa della sinistra, rispetto al solito Pd: erano molto accreditati, specialmente dai sondaggi, finché non è esploso Beppe Grillo e così entrambi si sono sgonfiati. Il ciclone Renzi piacerà sicuramente ai giovani di centrodestra e ai tanti ex berlusconiani delle classi sociali alte, a sinistra non è ben visto, si preferisce portare avanti il vecchio (D’Alema, Bindi, Rutelli, ecc.), attraverso la persona di Bersani, non scombussolando i classici schemi e stabilendo ferree regole. A me non sono mai piaciuti i tipi con la chiacchiera facile: grazie alle loro parlantine riescono a scalare tutte le vette più inespugnabili, anche se spesso non hanno i titoli di vario genere per poter ambire ai ruoli che ricoprono. E in più i pensieri di Renzi sono lontani dai concetti politici di destra. I mezzi di informazione italiani, compreso il servizio pubblico televisivo, hanno fatto una pubblicità esagerata a queste primarie, in contemporanea facendo una pubblicità negativa alla destra, e hanno gonfiato eccessivamente i dati sulla partecipazione: hanno votato circa 3.100.000 persone. Analizziamo ora i risultati di tutte le precedenti primarie del centrosinistra:

  1. primarie “Unione” ottobre 2005, votanti 4.311.149 (Prodi 75%);
  2. primarie “Partito Democratico” ottobre 2007, votanti 3.500.000 (Veltroni 75%);
  3. primarie “Partito Democratico” ottobre 2009, votanti 3.102.709 (Bersani 53%).

Ebbene, signori giornalisti, faziosi e antidestra, l’affluenza è stata inferiore rispetto alle precedenti consultazioni interne alla sinistra, allora mi chiedo: dove sta questo straordinario successo di cui parlate? Aggiungo che coloro che votano sono militanti e simpatizzanti dei partiti di sinistra, nelle politiche del 2008 quei partiti presero circa 15 milioni di voti, per cui i 3 milioni di votanti di queste primarie è facile dedurre da dove provengano. Neanche sono rigidi nei controlli dei votanti: spesso accade che uno voti più volte in luoghi diversi. Se ci saranno le primarie del Pdl auspico che la Rai dia la stessa importanza che ha dato a queste consultazioni, concedendo prime serate. I cronisti di Sky hanno cercato di immischiare la politica col calcio: una domenica hanno chiesto ai presidenti delle squadre di Serie A per chi avrebbero votato, nessuno ha risposto; l’unico che si è indignato è il presidente della SSLazio Claudio Lotito (uguale a Renzi per la parlata agevole), rispondendo: “non accostatemi ad ideologie ed uomini lontani da me, teniamo la politica fuori dal calcio!” Grande Lotito! Certo ce ne vuole per domandare ad un presidente di una società, la cui tifoseria è tra le più schierate d’Italia a destra (estrema), per quale candidato di centrosinistra voterà!



Per le elezioni politiche probabilmente rimarrà questa legge elettorale, vorrebbero porre un limite del 42% per l’attribuzione del premio di maggioranza alla Camera dei Deputati: non è possibile che una coalizione di partiti ottenga 340 deputati con il 30 – 35% dei consensi. Cito gli esempi delle precedenti consultazioni con l’odierna legge: nel 2006 l’Unione, con candidato Presidente Prodi, ottenne il 49% dei voti, nel 2008 l’alleanza Pdl – Lega – Mpa, con Berlusconi candidato, ottenne il 47%; in quelle consultazioni sì che era legittimo il premio. Al Senato della Repubblica la situazione è diversa: al momento si prevede che nessuno riuscirà ad ottenere una robusta prevalenza numerica. Fu l’allora Presidente della Repubblica Ciampi a non volere il premio di maggioranza su base nazionale al Senato, preferendo dare indicazione di valutare regione per regione, pertanto della caduta di Prodi nel 2008 ne fu artefice Ciampi. Tutti i partiti fingono di accordarsi per modificare la legge elettorale, ma nessuno ha interesse a farlo, tranne quelli di centro. È strano: i centristi che vollero (e votarono) questa legge vorrebbero cambiarla, mentre la sinistra che si oppose ambisce a mantenerla. Le preferenze è meglio non inserirle per evitare infiltrazioni mafiose – camorristiche, al fine di portare avanti questo o quel candidato.

Per far fuori la destra in due turni, cioè col risultato delle regionali vorrebbero influenzare quello delle votazioni politiche, fanno di tutto per non accorpare il voto regionale con quello politico: sarebbe ridicolo votare a distanza di poche settimane prima per le regionali, poi per le politiche. Tutta questa fretta che ha avuto la sinistra per andare al voto al più presto possibile nella Regione Lazio, non la ebbe la destra quando si dimise Marrazzo nell’ottobre 2009: infatti si attese l’ultima domenica di Marzo 2010, votando con il resto delle altre regioni chiamate alle urne. Se la Presidente Polverini si è dimessa è chiaro che si dovrà votare di nuovo (allora cosa dire dei consigli comunali e provinciali sciolti anzitempo in primavera, estate e autunno e si deve attendere la primavera successiva per votare?): prima di quel momento si sta cercando di tagliare i consiglieri regionali e gli altri privilegi politici. Se la sinistra chiedeva con insistenza il voto era intenzionata a mantenere tutto; essa e quel ridicolo comitato per i diritti del cittadino che ha fatto gli inutili ricorsi. E le spese legali chi le paga?