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martedì 30 dicembre 2014

252) BURLE CON LE TESSERE FANTASMA PD

Così abbiamo iscritto Benito Mussolini al Pd

L'iscrizione è valida per tutto il 2014 e probabilmente non la rinnoveremo. Il tutto ci è costato 15 euro. Cinque euro al giorno per la Renzi-experience. La password? Faccettanera

Andrea Cuomo - Mar, 30/12/2014 - 09:46 (http://www.ilgiornale.it/)

Roma - Abbiamo iscritto Benito Mussolini al Pd. A sua insaputa, ovviamente. Come pare accada spesso, almeno a Roma. Ai rom e ad altri malcapitati dem per forza.
Gli eredi del Duce inorridiranno, ma per poco: è questione di tre giorni. L'iscrizione è valida per tutto il 2014 e probabilmente non la rinnoveremo. Il tutto ci è costato 15 euro. Cinque euro al giorno per la Renzi-experience . Ma che volete: la provocazione intellettuale non ha prezzo. Per tutto il resto c'è la carta di credito.
È quella - infatti - l'unica cosa vera della nostra iscrizione, che perfezioniamo in quattro minuti quattro sul sito del Pd, trovandoci alla fine democratici per interposta persona e sbigottiti perché inizialmente convinti che l'intelligenza digitale del più grande partito italiano prima o poi ci avrebbe posto davanti a qualche ostacolo insormontabile per noi burloni nemmeno troppo smanettoni. E invece niente. Tutto liscio. Al massimo un paio di captcha , quei codici alfanumerici leggermente distorti da ridigitare che servono semplicemente a dimostrare che alla tastiera c'è un essere in carne e ossa e non un «bot», ovvero un computer. E la moral suasion di un avvertenza: «Dichiaro che i dati inseriti sono autentici, completi (...) di non aver compiuto altre iscrizioni al Pd e sono consapevole che il conferimento di dati non conformi al vero o l'effettuazione di plurime iscrizioni verranno considerati alla stregua del rilascio di false dichiarazioni in scrittura privata, dando luogo alle relative responsabilità anche di natura penale». Ma i nostri dati sono autentici e completi, in fondo. E certo Mussolini non era già socio del Nazareno.
Per il resto, la procedura elettronica di iscrizione al Pd richiede poche informazioni: l'indicazione di una sezione (per il nostro scegliamo quella di Predappio, selezionandola da un menu a tendina che indica tutti i circoli sul territorio) e l'indicazione di un nome utente, di un nome e cognome, del sesso, di una data e di un comune di nascita. Digitiamo tutti i dati veri di Mussolini (Predappio, 29 luglio 1883) e da questi estraiamo con un semplice programma disponibile a tutti online un codice fiscale, che si limita a postdatare l'anno di nascita al 1983. Quindi ecco MSSBNT83L29H017H. Poi alcuni agili passaggi sulla residenza (piazza Venezia 1, Roma), l'indicazione di una carta d'identità per la quale mischiamo a caso i numeri della nostra, un paio di numeri di telefono inventati, la nostra mail (vera) per ricevere l'autenticazione. Che arriva rapidamente e, dopo un paio di passaggi, tra cui la modifica della password temporanea in una a nostra scelta (optiamo per: faccettanera ) ci consente di ultimare l'iscrizione con la scelta della cifra da versare (il minimo è 15 euro se non si vuole la tessera Gold), i dati della carta di credito e quelli per la fatturazione. Il sistema approva, ci invia una mail di conferma («Gentile Benito Mussolini, questa email ti viene inviata a seguito del completamento del tuo tesseramento online al Partito Democratico») e la tessera digitale temporanea che vedete riprodotta a fianco, con tanto di numero di serie (99982014|15605173) e in alto a destra la firma del segretario nazionale. Cioè Matteo Renzi.
Finito? Finito. Così facile? Così facile. Iscriversi alla «più grande forza riformista del Paese», come recita il sito, è più o meno come acquistare un paio di mocassini in saldo su Zalando . L'unica differenza è che in questo caso le scarpe si fanno al Pd.

lunedì 22 dicembre 2014

251) DEI NUOVI SCENARI PER LA DESTRA ITALIANA

NELLA DESTRA ITALIANA SPICCA LA FORTE FIGURA DI MATTEO SALVINI DELLA LEGA NORD CHE SBARCA ANCHE AL SUD E POTREBBE UNIRE LE MOLTE PARTICELLE DI QUELLE TENDENZE.



Nella destra italiana sta emergendo la figura di Matteo Salvini, segretario della Lega Nord Padania, il quale ha rilanciato alla grande quel partito politico dopo la caduta libera a seguito di qualche scandalo che riguardava la vecchia dirigenza. La differenza con il vecchio corso è che lo stesso sta cercando un progetto nazionale che non riguardi soltanto il Nord. Nel centrodestra tolto Berlusconi regnava il vuoto (c’era un’altra figura forte, che rispondeva al nome di Fini, ma si è rovinato con le proprie mani sparendo così dalla scena politica); prima o poi si sarebbe dovuto pensare al dopo Cavaliere: vuoi per l’età, vuoi perché alleati e avversari (tranne Renzi) vogliono eliminarlo a tutti i costi dalla scena politica, vuoi perché nella rinata Forza Italia ora regna la confusione e l’incertezza sulla linea da tenere.


Nello scenario odierno Salvini senza tentennare sa perfettamente quali posizioni tenere ed è l’unico che fa una dura opposizione a Renzi (insieme alla minoranza del Partito Democratico). Se Salvini si sta espandendo nel Sud Italia significa che ha rinunciato alla strategia secessionista del Nord (sarà….): si accontenta di programmi che prevedono una sempre maggiore autonomia delle regioni e degli altri enti locali a discapito dello stato centrale ed è quello che pretendono anche al Sud. La dure prese di posizione della Lega nei confronti delle politiche economiche affamatrici dell’Unione Europea e nei riguardi del governo nazionale che favorisce l’immigrazione illegale di massa, il tutto a svantaggio dei cittadini italiani che si impoveriscono sempre di più, sta attirando le simpatie in tutta Italia verso Salvini: da parte dei cittadini comuni e da parte di altri partiti e movimenti di destra patriottica e nazionalista, quali Fratelli d’Italia, Casa Pound, La Destra ed altri ancora. In altri tempi la Lega non si sarebbe mai occupata delle vicende romane come sta facendo ora e alleata con gli altri partiti di destra proporranno una candidatura comune, per quella che rimane sempre, nonostante il malaffare politico, la difficile conquista del Campidoglio romano. Sarà dura la battaglia contro l’Europa, contro la liberà di circolazione, per il ripristino dei controlli alle frontiere, contro l’Euro e contro i media nostrani e internazionali. Nel 2008 il Governo Berlusconi promise cambiamenti radicali per contrastare la criminalità proveniente dall’Est Europa e quella dall’estero in generale (i suddetti delinquenti vengono in massa in Italia perché la considerano la patria del permissivismo e dell'impunità), però non ebbe il coraggio di opporsi totalmente a Bruxelles (chissà se avesse immaginato quello che gli avrebbe combinato poi, lo avrebbe fatto sin da subito). Nello stesso campo l’allora Ministro dell’Interno Maroni fu fautore di molte iniziative che sono state abolite dai governi successivi.


Non si sa se Forza Italia sarà coinvolta nella futura coalizione: dipenderà dai programmi che intenderà proporre, che si spera non differiscano troppo da quelli degli altri e i probabili alleati imporranno sin da subito la cessazione definitiva di ogni collaborazione col Governo Renzi. Si sta partendo col piede sbagliato: Berlusconi vorrebbe imbarcare tutti, anche colui che l’ha rinnegato, vale a dire Alfano, il cui nome non è affatto gradito agli altri perché considerato il “Ministro dell’Invasione”. La caduta dei consensi di Forza Italia è dovuta all’incertezza che regna, non si sa se faccia opposizione o governi, e alla fuga degli elettori e militanti di destra, me compreso, dopo la chiusura del Pdl e il ritorno a FI. È stato creato un effetto contrario a quello desiderato: gli elettori moderati non sono tornati, sono andati in massa da Renzi, sdoganato proprio dallo stesso Berlusconi, e quelli di An in gran parte se ne sono andati. Ora lasciamo perdere le Europee e le amministrative dove votano poche persone, c’è poca attenzione dei media e scarso impegno dei politici. Alle elezioni  politiche potrebbe essere tutta un’altra storia: ricordo il Pdl in calo di consensi dopo il momentaneo ritiro di Berlusconi, l’appoggio esterno a Monti e il successivo ribaltamento delle previsioni nelle successive politiche, quando il Cavaliere tornò in campo contro Monti e contro gli altri. Il Partito Democratico apparentemente è forte, ma non bisogna dimenticare che stravince sempre perché, a causa della crisi economica che si espande e la corruzione che dilaga, il disinteresse verso la politica è in aumento e i cittadini disertano sempre di più le votazioni. Quindi è sbagliato dire che il 40% degli italiani è del Pd, bisogna aggiungere un altro 40% che non vota. Una mano potrebbero darla anche i dissidenti di sinistra che non vedono di buon occhio Renzi e la moderazione del partito. Uno dei nei di Salvini è che dovrebbe curare di più la sua immagine: indossare degli abbigliamenti adeguati, radersi, togliersi l'orecchino, non posare ignudo sulle riviste. 

lunedì 15 dicembre 2014

250) PER FORTUNA CHE IL MARCIO STA A DESTRA

A ROMA È VENUTO A GALLA IL MALAFFARE TRA CRIMINALITÀ E POLITICA CHE RIGUARDA ANCHE LE AMMINISTRAZIONI DI SINISTRA. GLI AFFARI MILIONARI CON L’IMMIGRAZIONE ILLEGALE SMASCHERANO LE FINTE RETORICHE BUONISTE.


A Roma sono venute alla luce le malefatte di alcuni amministratori comunali di tutti i colori politici degli ultimi decenni collusi con la criminalità organizzata. In un primo momento si è cercato di addossare le colpe unicamente all’unica amministrazione di destra che ha governato la capitale, successivamente l’inchiesta si è allargata ed è stato accurato che anche qualche governante di sinistra è coinvolto in queste losche storie. Per far credere che i fatti fossero roba di destra hanno provato a coniare nuovi termini, come ad esempio fascio – mafia e sarà pure vero che qualche amministratore proveniente da destra sia colluso con la criminalità; però non bisogna dimenticare che la mafia sparì dall’Italia e proliferò oltreoceano proprio durante il fascismo e ritornò in concomitanza con lo sbarco americano in Sicilia. A prescindere dal marcio che fa tutto schifo, sia quello di destra, sia quello di sinistra e sia quello di centro, sarebbe stato assurdo credere che l’unica amministrazione colpevole di vicende che hanno radici remote fosse stata soltanto quella guidata da Alemanno, il quale ha governato cinque anni, mentre le altre con a capo Rutelli, Veltroni e adesso Marino, che hanno guidato Roma per sedici anni, fossero immuni da colpe (qualche esponente non tutti). Ed in più l’emergenza sbarchi di immigrati, che è in mezzo a questo magna – magna, è iniziata da quando governa Ignazio Marino. Alcuni politici che hanno dichiarato di non conoscere i malavitosi che hanno ricevuto favori sono stati smentiti da delle prove concrete.

Sembra che sia stata scoperta l’acqua calda quando si afferma che l’immigrazione illegale rende più dei traffici di droga: da mesi prima che venissero alla luce le sporche rivelazioni, la gente indignata non fa altro che ripetere il grande giro d’affari miliardario, non solo per i trafficanti, che ruota intorno all’emergenza sbarchi, istigata anche dall’Operazione Mare Nostrum. Infatti sembrava strano il fatto che facessero divenire lecita l’illegalità col pretesto di salvare le vite, quando rispetto agli altri anni le morti per mare sono aumentate insieme agli approdi sulle nostre coste. Di fronte a questo tutti i perbenisti che si indignavano quando non c’era “Mare Nostrum” ora tacciono. Coloro che hanno interesse ad arricchirsi se ne fregano della perdita dell’identità di un popolo e delle instabilità che si creeranno. Sarebbe stato più normale attuare un blocco navale lungo le coste libiche, onde evitare il redditizio traffico umano, e favorire l’afflusso dei veri rifugiati verso l’Europa con altri mezzi.

È una vera vergogna che in un momento difficile per gli italiani i politici, indifferentemente dalla provenienza, si dimostrino dei corrotti, pensando ai loro profitto e se ne freghino delle necessità dei cittadini. Il sindaco Marino non vuol saperne di dimettersi, si è limitato ad allontanare qualche responsabile delle malefatte. La Presidente della Regione Lazio Polverini si dimise per molto meno: solo perché un esponente della sua maggioranza mangiò da solo i fondi regionali, anziché farli mangiare al suo partito. Quello fu solo l’inizio; poi si scoprì che il sistema del rimborso spese alle regioni era una normale prassi dal nord al sud e che riguardava tutti i partiti. La rinnovata Lega Nord del nuovo corso, che aumenta i consensi non solo al nord e si lascia alle spalle le vecchie mal vicende, vorrebbe tentare lo sbarco a Roma coadiuvata da Fratelli d’Italia, presentandosi con le sembianze del cambiamento radicale, ma le pecore nere ci saranno anche nelle migliori famiglie; persino nel “Movimento 5 Stelle”, dove regna la confusione e l’autorità di uno solo: difatti la gente si è resa conto che i miracoli non li fa. E la “superiorità morale” della sinistra non esiste.

lunedì 8 dicembre 2014

249) LE ILLUSORIE SERIE TELEVISIVE

LA GENTE SI EMOZIONA, SI COMMUOVE, SOGNA, CON LE SERIE TELEVISIVE DELLA RAI (O DI MEDIASET), SPESSO DIMENTICANDOSI CHE È TUTTA FINZIONE E I PROTAGONISTI SONO DEGLI ATTORI CHE STUDIANO UN COPIONE SCRITTO DA UNO SCENEGGIATORE. LA VITA REALE È DIVERSA DAL CINEMA.



Ogni anno la Rai e Mediaset, le quali detengono quasi un duopolio delle reti televisivi in chiaro presenti in Italia, ci inondano di serie televisive, comunemente dette (anglicizzandole) fiction. Molto spesso gli ambienti che vanno per la maggiore riguardano gli ospedali e la polizia (o i carabinieri), anche gli ambienti religiosi iniziano ad essere gettonati: frequentemente le trame di questi sceneggiati si diramano tra operazioni e indagini, tutto condensato alle vite private (e amorose) dei protagonisti. Ci sono le persone, specialmente le donne adulte e anziane, che seguono questi film televisivi con particolare interesse. Una volta andavano di moda le soap-opera americane tipo Capitol, Quando si ama, Beautiful, Santa Barbara, Sentieri, col gentil sesso che si invaghiva degli attori protagonisti, oggi invece hanno preso il sopravvento queste miniserie. Si commentano le scene trasmesse con frasi tipo:”Hai visto quello cosa ha fatto? Se avesse fatto diversamente sarebbe andata così!”;Se ritornasse il marito e pescasse la moglie con l’amante!”; “Avrebbe potuto vivere se avesse agito diversamente”; “Che magnifico ricevimento con mille invitati!”; eccetera. Tutto si conclude quasi sempre, una volta superati gli intrighi, gli ostacoli, le macchinazioni, con il classico “e vissero felici e contenti”, spesso scappandoci anche la lacrimuccia per gli spettatori d’animo più tenero. Gli attori che recitano con molta intensità, fino a piangere perché lo prevede il copione, hanno appunto il compito di rendere partecipi gli spettatori fino a commuovere anch’essi. A dire la verità i finali sono molto spesso prevedibili e scontati, qualche volta questi sceneggiatori potrebbero inventarsi qualcosa di meglio per rendere le storie più simili al mondo reale, dove non sono sempre rose e fiori. Delle volte se uno ci pensa bene si rende conto delle assurdità trasmesse a ripetizione: ad esempio in Don Matteo, il prete che dà involontariamente una mano agli imbranati carabinieri a risolvere i casi, è impensabile che avvengano tutti quegli omicidi in dei tranquillissimi paesi umbri e sempre dove è presente quel prete; avrebbero potuto ambientarlo in una grande città, oppure in Sicilia, in Calabria, in Campania. Una delle serie poliziesche più azzeccate secondo me è L’Ispettore Derrick: ambientato in una metropoli come Monaco di Baviera, giova un ruolo determinante il fattore psicologico nel risolvere le indagini da parte dell’ispettore, il quale arriva riflettendo alle soluzioni più improbabili ma veritiere, riesce a capire se i testimoni mentono o dicono la verità, li persuade con metodi cordiali nel farli ravvedere o nel far loro provare rimorso.  


Guardando queste serie per la Tv si pensa solo alle storie narrate e quasi mai al dietro le quinte che non vediamo e che al teatro invece si vede: luci, telecamere, registi, truccatori, costumisti e chi più né ha più né metta. Il particolare delle volte è importante: il sottofondo musicale appropriato, oppure il dettaglio dell’inquadratura. Chissà quante volte i registi fermeranno gli attori mentre girano le scene per dire che non va bene perché bisogna arrabbiarsi, disperarsi, stupirsi maggiormente. I protagonisti non hanno neanche bisogno di studiare le battute, metteranno loro davanti una lavagna con tutte le frasi da dire; al teatro è diverso: bisogna studiare in anticipo, comprese le espressioni e i diversi stati d’animo. Gli attori hanno frequentato le scuole di recitazione e di dizione, sono preparati a tutto: al teatro, alla televisione, ai diversi stati d’animo, alla lingua italiana pulita, alle cadenze, agli accenti di molte zone d’Italia e stranieri (non sempre sono convincenti: basta vedere Celentano che interpreta Rugantino o altri film ambientati a Roma e non bisogna essere degli esperti per capire che il suo romanesco non è puro). Non conta solo il talento che fa la differenza nel fare carriera per un attore/per un’attrice, la fanno anche degli altri elementi che preferisco non elencare. La maggioranza della gente comune vede questi attori come sono nella finzione dei film, con altri nomi, con altre vite e non pensa che nella realtà non hanno nessuna caratteristica dei personaggi a cui prestano il loro corpo; essi si godranno la loro bella vita negli esclusivi salotti e circoli, commentando le loro recitazioni e il mondo del cinema, nell’attesa che un importante produttore televisivo o cinematografico li contatti al più presto. Nei lungometraggi storici o sulle narrazioni di vicende realmente accadute è diverso: uno si rende perfettamente conto della differenza tra attori e personaggi dei film; è difficile stabilire solo se gli avvenimenti siano andati effettivamente nella maniera ricostruita. In generale il messaggio lanciato dalle opere cinematografiche è conforme al pensare comune del momento, raramente gli sceneggiatori, i registi e i produttori, che non sempre condividono la morale espressa, vanno controcorrente. Difatti Edoardo De Filippo diceva che gli attori possono recitare bene sul palcoscenico ma nella vita reale si comportano male.

domenica 30 novembre 2014

248) STOZA, FRANCIONI E OLIMPICO

STADIO STOZA (CORI), STADIO D. FRANCIONI (LATINA) E STADIO OLIMPICO (ROMA): I TRE IMPIANTI DOVE GIOCANO IL CORI CALCIO, IL LATINA CALCIO E LA S.S. LAZIO 1900. IL CONFRONTO, I VANTAGGI, GLI SVANTAGGI, LE DIFFERENZE PER IL PUBBLICO CHE SEGUE LE TRE SQUADRE: NEL PAESE, NELLA CITTÀ E NELLA METROPOLI.

Qualche volta, non molto spesso, vedo le partite calcistiche del Cori al campo sportivo di Stoza, del Latina al piccolo Stadio Domenico Francioni e della Società Sportiva Lazio 1900 nell’impianto mondiale Olimpico di Roma, già teatro delle olimpiadi nel 1960 e dei mondiali di calcio nel 1990. Cori è il comune di appartenenza, Latina è la provincia di appartenenza e Roma il capoluogo della regione, nonché la capitale di tutta la nazione italiana: la filiera comune – provincia – regione (e nazione), attraverso il calcio, tiene alta la bandiera del nostro territorio nei vari campionati calcistici, professionistici e dilettantistici. C’è una bella differenza nel recarsi ad assistere gli incontri in casa rispettivamente del Cori, del Latina e della Lazio.

Per vedere il Cori bastano un paio di minuti di automobile per giungere da Cori Monte allo Stoza, percorrendo “la tangenziale” Via Ospedale, veloce collegamento Monte – Valle. Il costo di entrata è unico, né troppo alto e né troppo basso per degli incontri di quel livello, e uno, visto che gli spalti dell’impianto sono spropositati per un paese come il nostro, può piazzarsi dove vuole: curva, tribuna più lunga, tribuna più corta; ovviamente condiziona molto il fattore temperatura: quando è troppo caldo tutti si mettono nella parte dove non batte il sole, quando è troppo freddo accade l’opposto, ci sono anche dei periodi in cui all’ombra è troppo umido e al sole si suda. La grande mole degli spalti fanno si che il calore del pubblico, sparpagliato ovunque, verso la squadra non sia uniforme e compatto. Vorrei anche soffermarmi su tutto il complesso sportivo di Stoza, che comprende, oltre al campo di calcio, il palazzetto dello sport, le defunte piscine e il casale, dove da poco è rinato l’agriturismo e l’albergo. Oggi quasi tutte le strutture sono tornate in attività, dopo che per alcuni anni tutto era in stato d’abbandono. All’inizio degli anni ‘2000 il comune intendeva vendere ai privati gli impianti sportivi comunali per far cassa (la vendita fallì per mancanza di acquirenti); quelli che oggi governano Cori ed allora erano all’opposizione si opposero, dicendo che una volta privatizzate le strutture e ristrutturate, nessun cittadino ci sarebbe potuto entrare, se non pagando fior di quattrini. Perché oggi, con la gestione delle varie associazioni che hanno il complesso in affidamento, si entra gratis per gli eventi sportivi ed extrasportivi? Addirittura da poco hanno interdetto la libera circolazione nella pista di atletica leggera. Fra un po’ faranno pagare anche il parcheggio. Nel palazzetto si organizzano pure degli eventi che nulla hanno a che fare con lo sport. È normale che si cerchino di appianare le spese per la gestione, però che cosa sarebbe cambiato per le tasche dei cittadini con la proprietà privata?



Non sembra vero di avere la squadra calcistica del Latina in Serie B, il secondo livello professionistico del calcio italiano, e con solo mezzora di auto si può assistere al grande calcio. I biglietti per gli incontri del Latina li vendono pure a Cori ed è una fortuna: l’anno scorso negli incontri di cartello, come Latina – Palermo, a Latina si faceva la fila per i biglietti, mentre a Cori con un attimo li facevi. Parcheggiare, al contrario di quanto si dica, non rappresenta un problema: nei pressi della Torre di Latina, ci sono degli ampi parcheggi gratuiti e con circa cinque minuti di cammino a piedi si arriva allo stadio. Poi se si vuol camminare di meno basta andare nei posti auto a pagamento nel nucleo originario della giovane città. Prima di partire per recarsi all’incontro di calcio non c’è nessuna fretta si può fare quello che si fa gli altri giorni e ai soliti orari: ad esempio non c’è bisogno di anticipare il pranzo. Durante le partite la circolazione dei veicoli nelle strade adiacenti allo stadio è interdetta: chi abita nei pressi subisce dei disagi, mentre gli spettatori possono camminare spensierati. Il Latina Calcio non era mai arrivato a questi alti livelli prima di due anni fa, di logica lo stadio è quello che è: l’anno scorso andava stretto perché la squadra era nelle prime posizioni, quest’anno gli spettatori sono fuggiti perché si rischia la retrocessione. Nelle tribune il sole picchia nei giorni sereni e quando piove ci si bagna, se si vuole evitare ciò basta pagare di più ed andare nella tribuna coperta; si notano sempre le stesse facce, soprattutto dei più facinorosi che sono appoggiati alle recinzioni. Le piccole dimensioni dell’impianto per la Serie B producono un effetto di compattezza e di grande calore dei tifosi verso i propri beniamini. Al termine degli incontri nel deflusso ci sono dei mini ingorghi dei mezzi a motore che vengono smaltiti in breve tempo. Un’altra compagine del basso Lazio che è presente in Serie B è il Frosinone, però a noi importa poco: nonostante quella cittadina per dialetto e per cultura assomiglia molto ai paesi dei Monti Lepini, essendo molto distante non ci abbiamo mai avuto a che fare.




Negli anni ’90 andavo spesso allo Stadio Olimpico di Roma per assistere agli incontri della S.S. Lazio: con il treno e i mezzi pubblici di Roma, oppure con degli amici in macchina. Per alcuni anni è esistito anche il Lazio Club Cori: i suoi aderenti, due per volta, avevano diritto di andare gratuitamente allo stadio per appendere lo striscione del club. Allora tutto era più facile: non c’era la tessera del tifoso, nemmeno i tornelli, i biglietti e gli abbonamenti per lo stadio non erano personalizzati, volendo si potevano pure cedere a terzi e c’era il fenomeno del bagarinaggio. Col diffondersi del calcio televisivo a pagamento è calato il desiderio di recarsi allo stadio per assistere dal vivo alle partite. A me improvvisamente è tornata la voglia di tornare all’Olimpico da quando vedo le partite del Latina. Ricordo che quando mi portavano allo stadio con la macchina mi dicevano di ricordarmi l’uscita autostradale Roma Est, quando un giorno presa la patente sarei venuto allo stadio con la mia auto. Negli incontri serali è più comoda l’automobile rispetto ai mezzi pubblici. Bisogna partire da casa oltre due ore prima dell’inizio della sfida (con la speranza di non trovare troppo traffico), di conseguenza bisogna stravolgere tutti gli impegni abituali. I biglietti per le partite dell’Olimpico di Roma li fanno pure a Latina. La mezzora sufficiente per arrivare allo stadio di Latina in questo caso basta a malapena per arrivare al casello autostradale di Valmontone. Una volta arrivati alla citata uscita occorre imboccare la tangenziale est che arriva direttamente all’ex Foro Mussolini, oggi Foro Italico. Nei pressi dello stadio si parcheggia dove capita: in seconda, terza fila, sopra i marciapiedi, i parcheggiatori improvvisati indicano il posto in cambio di qualche spiccio. Al parcheggio del Palazzo della Farnesina non fanno parcheggiare. Chissà che esasperazione per i residenti delle eleganti palazzine della zona ad ogni partita, in cui rischiano di ritrovarsi sbarrati anche i passi carrabili. Per arrivare all’interno dell’impianto occorre camminare molto dal parcheggio, anche mezzora. Gli addetti alla sicurezza a Roma, a differenza di Latina, non chiedono i documenti per verificare l’intestatario del biglietto. Non occorre che dica nulla sui tifosi, si sa già tutto su questi “professionisti”. All’Olimpico di Roma non c’è nessuna preoccupazione per quanto concerne il sole e la pioggia; una pecca è rappresentata dalla grande distanza tra campo e spalti: se uno capita nelle file più alte vede ben poco; non a caso le maggiori squadre di Serie A stanno facendo di tutto per costruirsi dei nuovi impianti di proprietà privi di piste per l’atletica e con le tribune attaccate al campo. Al deflusso l’unico problema è rappresentato dall’enorme quantità di persone che ti travolgono perché vanno nella parte opposta alla tua e ci sono pochi varchi tra le recinzioni, ma non c’è più nessuna preoccupazione per gli ingorghi automobilistici, ormai si può fare tutto con calma.

lunedì 24 novembre 2014

247) NOTIZIE DA "IL GIORNALE D'ITALIA"

Gli italiani dormono in stazione,
i rifugiati in alloggi di lusso

Ecco quello che succede, ad esempio, a Siena: reportage agghiacciante da quella che era l'isola felice della sinistra

Non se ne può più. Ha dell’incredibile quanto sta accadendo negli ultimi mesi in Italia. Con il rischio che dopo le tensioni registrate a Corcolle, Tor Sapienza e Infernetto a Roma e nelle zone periferiche di Milano possano sfociare in ogni città di quel che resta del Bel paese.

A lanciare un altro allarme è il Corriere di Siena che ha effettuato un agghiacciante reportage. Aumentano di giorno in giorno i senesi che dormono nei pressi della stazione: dietro i cespugli di viale Cavour o ancora dietro il punto Telecom di Pantaneto.



Ma Siena non era l’isola felice del centrosinistra? Intanto anche nel capoluogo senese, oltre a vitto e l’alloggio, ai clandestini spettano anche 40 € di diaria.

La crisi morde, è vero. Bisogna essere caritatevoli, questo è altrettanto vero. Ma i vari governi che si sono succeduti in questi anni hanno sempre dato priorità agli altri, non certo agli italiani in difficoltà: a cominciare dall’asfissiante pressione fiscale (in aumento anche con il governo Pd-Ncd-Sc) e da Equitalia. Nel frattempo la disoccupazione – di mese in mese – continua a salire, soprattutto tra i giovani.
Gli ipotecano la casa.

Mentre gli italiani - compresi gli alluvionati e i terremotati, nonostante le rassicurazioni di Renzi - sono costretti non solo a pagare le tasse, ma a campare anche i rifugiati e gli extracomunitari. A chi non ce la fa? Gli ipotecano la casa.

 

Ha vinto l'astensione

L'Emilia rossa non c'è più: il Pd Bonaccini si afferma ma vota solo il 37% degli elettori. Schiaffo a Renzi anche in Calabria: passa Oliverio, candidato che il premier non voleva


Elezioni regionali per pochi intimi in Calabria ed Emilia Romagna e desta sensazione proprio il dato dell’affluenza alle urne di questa regione, una volta ‘la rossa’ per eccellenza, dove comunisti e post-comunisti andavano a votare anche se c’era da farlo per il classico asino che volava.

Ieri in Emilia-Romagna ha invece votato il 37,7% degli elettori, poco più in Calabria, con il 44,1%. Numeri impressionati, se paragonati alle Regionali del 2010 (68% in Emilia Romagna) e alle Europee di 6 mesi fa (addirittura il 70% in Emilia-Romagna). 

A Bologna e dintorni molto ha influito sull’elettorato la vicenda delle spese pazze in Regione che ha travolto proprio il maggiore partito della sinistra.

Stefano Bonaccini del Partito Democratico, comunque, è come scontato il nuovo presidente della Regione Emilia-Romagna. Buono anche il risultato del leghista Alan Fabbri, secondo; male tutti gli altri partiti.

In Calabria vince Mario Oliverio, pd ma anti-renziani. Wanda ferro, candidata di un centrodestra diviso, si ferma attorno al 25%.. Anche qui male i partiti tradizionali e i 5 stelle.

Alla fine, l’ulteriore allontanamento della gente dalla politica si è rivelato un flop per le politiche governative, anche se un po’ tutti, ad iniziare dalla Boschi mandata in avanscoperta da Renzi, ci tenevano a far sapere che non poteva trattarsi di un test per il governo stesso.

Dal canto suo, Matteo Renzi si è espresso con il solito tweet: "Male affluenza, bene risultati: 2-0 netto”. Contento lui…

Igor Traboni

domenica 16 novembre 2014

246) LA SVOLTA PROGRESSISTA DEL PAPA

GLI ATEI ED I MANGIAPRETI DI SINISTRA GONGOLANO (FINO AD UN CERTO PUNTO) PER LA SVOLTA PROGRESSISTA DELLA CHIESA CATTOLICA, AVVIATA COL PONTIFICATO DI PAPA FRANCESCO.

Coll’avvento al soglio pontificio di Papa Francesco la Chiesa Cattolica pare si stia avviando verso una netta tendenza progressista. La si può notare dalle omelie del Pontefice e dalle varie iniziative tendenti ad impostare in tutta la Chiesa le aperture verso l’odierna società laica: non opporre resistenza e non condannare le unioni al di fuori del matrimonio, comprese quelle omosessuali, benedire l’avanzata islamica in occidente e indignarsi poco per le persecuzioni e le uccisioni dei cristiani nel mondo, ospitare gli attivisti dei centri sociali in Vaticano, eccetera. Gli alti prelati conservatori, per cui io parteggio, con tutte le loro forze hanno cercato invano di impedire l’introduzione di queste rivoluzioni, che a quanto dicono i favorevoli non sono dei veri e propri stravolgimenti nella dottrina ecclesiale. Sarà pure vero ma all’apparenza sembra che tutti gli insegnamenti del Papa Giovanni Paolo II siano andati perduti ed anche la Chiesa si sia laicizzata: non essendo più l’unico punto fermo dei valori tradizionali e familiari.

Allora perché fare tutto quel chiasso, così da dare l’impressione di sconvolgere tutto? Secondo il nuovo corso avviato la famiglia tradizionale resta sempre al centro di tutto, rimane la contrarietà ufficiale ai matrimoni omosessuali e alle unioni al di fuor del matrimonio; soltanto che non si faranno più molte pressioni allo stato per impedire quelle attuazioni, come avvenne nel 2007 con “la giornata della famiglia”. La misericordia per chi non viveva e non vive secondo gli insegnamenti ecclesiali c’era già e avrebbe potuto essere ribadita in altri modi. Perché aizzare ancor di più “l’educazione omosessuale”? (nella Bibbia la perversione è bandita.) Quelli, per quanto uno cerchi di comprendere la loro condizione, sono consapevoli che tutto il mondo è ai loro piedi: allora non tenendo nascosto il loro orientamento, ne approfittano per indottrinare gli altri secondo i loro punti di vista, rischiando di far estinguere l’umanità.


Parliamo dei rapporti con l’Islam: il Papa viene dall’altra parte del’oceano, dove questo scontro di civiltà non è sentito per niente; solo ora con l’avvento dell’Isis in Medio Oriente e le persecuzioni dei cristiani inizia a rendersi conto. Invitare a porgere l’altra guancia o essere troppo indulgenti e permissivi sono dei chiari messaggi per le frangi più radicali islamiche ad essere ancor più aggressivi e violenti e che l’occidente cristiano (ed ateo) sarà terra di facile conquista: “come sono fessi e stupidi questi, ci potremo scatenare come vogliamo!”  Ci sono altri modi per accogliere i rifugiati (quelli veri), non come avviene ora: facendo aumentare il degrado, la delinquenza nelle città, aizzando il razzismo e le guerre urbane tra poveri.

Ci sarà anche qualche motivo per cui i cattolici in America Latina (il continente cattolico per eccellenza) sono in diminuzione ed aumentano sempre di più gli aderenti alle chiese protestanti? Al contrario gli atei di sinistra ora guardano con simpatia questa Chiesa, come gli aderenti dei centri sociali, delle volte violenti e contro la Religione Cattolica, che sono stati ospitati in Vaticano: non perché si siano convertiti, perché vedono il Papa come un loro potenziale alleato e militante dei loro partiti. C’è però un ultimo ostacolo da rimuovere per far divenire la Chiesa Cattolica completamente di sinistra: cioè che essa non opponga più ostacoli alle pratiche dell’aborto e del’eutanasia; però su questi temi il Vaticano non intende transigere, ne venire a compromessi.

domenica 9 novembre 2014

245) TRIESTE È ITALIANISSIMA

SESSANT’ANNI FA LA CITTÀ DI TRIESTE DOPO MOLTE SOFFERENZE TORNAVA ALL’ITALIA. NELLE ZONE DI FRONTIERA, DOVE CI SI SENTE MINACCIATI, IL SENTIMENTO PATRIOTTICO ITALIANO È PIÙ FORTE.




La campana di San Giusto

Per le spiagge, per le rive di Trieste
Suona e chiama di San Giusto la campana,
l'ora suona l'ora suona non lontana
che più schiava non sarà!

Le ragazze di Trieste
Cantan tutte con ardore:
"O Italia, o Italia del mio cuore
Tu ci vieni a liberar!"

Avrà baci, fiori e rose la marina,
la campana perderà la nota mesta,
su San Giusto sventolar vedremo a festa
il vessillo tricolor!

Le ragazze...

La Campana di San Giusto” (San Giusto è il santo patrono triestino a cui è dedicata una cattedrale) fu scritta nel 1915 per incitare il passaggio di Trieste all’Italia, che ci fu nel 1918. Quel canto patriottico venne successivamente riutilizzato in occasione della seconda unione italiana di Trieste, avvenuta nel 1954. Quell’anno la sovranità italiana sulla città giuliana venne completata in maniera definitiva dopo undici anni di assenza. Nel 1943 Trieste fu annessa direttamente al Terzo Reich Tedesco e non fece parte (almeno formalmente) della Repubblica Sociale Italiana, nel 1945 fu occupata dagli jugoslavi, successivamente gli accordi internazionali stabilirono la creazione di un territorio libero sotto la tutela anglo – americana. Il suddetto territorio era a sua volta diviso in “Zona A” e “Zona B”: nel 1954 si decise che la “Zona A”, di cui Trieste faceva parte, sarebbe tornata all’Italia, mentre la “Zona B” sarebbe passata alla Jugoslavia, la quale già si era presa gran parte della regione Venezia Giulia. Gli undici anni a cavallo tra il 1943 ed il 1954 furono anni di terrore, distruzione e morte per i triestini e per i giuliani: bombardamenti, morte, terrore con le rappresaglie tedesche e slave.



Nell’ottobre 1954 finalmente gli incubi terminarono: i triestini con giubilo riabbracciarono la Madre Italia e scongiurarono il pericolo della slavizzazione della città, come era avvenuto a Pola, a Fiume e a Zara. L’unione di Trieste alla Patria Italiana fu visto in entrambe le occasioni (nel 1918 e nel 1954) come una liberazione, un momento di riscatto e di orgoglio che significò la fine delle persecuzioni: basti pensare che ai tempi dell’Impero Austro – Ungarico comandavano gli slavi e ci fu qualche episodio di eroismo, come quello di Guglielmo Oberdan, a cui sono intitolate molte strade nelle città e nei paesi di tutto il nostro territorio nazionale. È sempre rischioso avventurarsi nelle guerre: la Prima Guerra Mondiale per l’Italia finì bene ed essa acquisì nuovi territori, mentre la Seconda Guerra Mondiale è finita male e la nostra nazione ha perso alcune terre guadagnate in precedenza con un grande tributo di sangue. Dopo le drammatiche esperienze l’attaccamento alla patria italiana per i triestini divenne molto più forte, visto che erano divenuti terra di frontiera e l’incubo jugoslavo era sempre in agguato: accrebbe ulteriormente con la contrapposizione tra i due blocchi (occidentale e comunista). Ancora oggi gli sloveni rivendicano Trieste per la loro piccola nazione: si ficchino in testa che essa è una città italianissima (come lo erano Pola, Fiume ed altre cittadine della costa dalmata) e non si tocca. È una caratteristica tipica delle zone di frontiera, dove a volte ci si rende conto di essere stranieri da italiani e si ha la sensazione che un giorno potrebbero invaderti e cacciarti, sentirsi più italiani che altrove: vale anche per i nostri connazionali dell’Alto Adige e della Val d’Aosta. Chi sta nel cuore d’Italia non potrà mai capire e neppure noi che siamo vicino la degna capitale d’Italia e che nell’antichità creò un grande impero. Il nostro è un altro tipo di amor patrio.

venerdì 31 ottobre 2014

244) I GRANDI AFFARI CON I DEFUNTI

NEL MESE DI NOVEMBRE SI RICORDANO I DEFUNTI: IL GRANDE GIRO D’AFFARI LEGATO AD ESSI CALPESTA LE PIÙ ELEMENTARI NORME DI RISPETTO PER I MORTI E PER I LORO FAMILIARI VIVI.




Il mese di novembre tradizionalmente è dedicato a tutti i defunti. Le visite nei cimiteri di tutti i paesi e di tutte le città, tirati a lucido per l’occasione, aumenta vistosamente rispetto agli altri mesi dell’anno e i commercianti fanno grandi affari con le vendite dei fiori e dei lumi. La morte fa parte del ciclo della vita: se non ci fosse, non ci sarebbe nemmeno la nostra esistenza. Essa non desterebbe nessuno scandalo se arrivasse in età molto avanzata, quando uno è lacerato dai molti acciacchi e non ce la fa più a far niente; purtroppo non sempre va così. Si aggiungano pure gli elevatissimi costi legati alle sepolture, il cosiddetto “caro estinto”, che apportano la beffa, oltre naturalmente al danno del trapasso. Il posto al cimitero, i lavori di muratura, i rivestimenti in marmo, la cassa, la vestizione, il carro, le luci, spesso i fiori, l’offerta per la chiesa e le altre cose ancora sono degli elementi che rendono un lusso la morte.

E se uno non ha i soldi non muore? Magari. O provvederà il comune di appartenenza o provvederanno tutti i parenti o si pagherà un po’ per volta. Le frequenti costruzioni dei nuovi loculi e delle cappelle familiari nei camposanti, che per legge devono sorgere fuori dai centri abitati, rendono gli stessi in continua espansione come le città: eppure basterebbe recuperare molti posti eliminando le tombe di coloro che sono morti da molti decenni e oramai dimenticati, così da limitare i nuovi fabbricati. Secondo me è sbagliato scegliersi il posto nelle moderne necropoli con largo anticipo, magari ritenendolo migliore degli altri: sempre al cimitero finirai e il “posto buono” non te lo godrai mai.

Insomma oggi è divenuto un bel mercato quello legato alle sepolture che fa fare affari d’oro e dietro iniziano ad intravedersi dei fenomeni mafiosi; siamo ben lontani dai tempi degli antichi e temuti “beccamorti” o “becchini”. Ogni tanto ci sono delle notizie relative ad arresti di alcuni titolari delle agenzie funebri, che negli ospedali della grandi città scorrettamente si aggiudicano la gestione dei funerali attraverso le soffiate dei compiacenti infermieri. Addirittura si fa a botte tra “cassamortari” per l’aggiudicazione delle esequie. Qualcuno di questi approfitta del dolore e della poca lucidità dei familiari del morto, in quei frangenti, per imbrogliare  per spillare più denaro possibile. Mi rendiamo conto che anche le onoranze funebri hanno le loro spese ed i loro dipendenti devono pur campare guadagnandoci su, soltanto ci vorrebbe un maggiore ritegno. Non bisogna dimenticare lo strazio e la sofferenza dei congiunti per una loro persona cara che non c’è più. È un mestiere controverso quello legato alle sepolture.

domenica 26 ottobre 2014

243) MANIFESTI INVITANTI ALLA PRUDENZA ALLA GUIDA

FORTI MESSAGGI PUBBLICITARI E PER PREVENIRE GLI INCIDENTI STRADALI DA PARTE DI UN’AGENZIA DI POMPE FUNEBRI DI LATINA AFFISSI PRINCIPALMENTE LUNGO LA S.S. 148, O VIA PONTINA, UNA DELLE ARTERIE PIÙ PERICOLOSE D’ITALIA.




domenica 19 ottobre 2014

242) BASTA CON GLI ANGLICISMI

SEMPRE PIÙ PAROLE STRANIERE, IN PARTICOLARE INGLESI, INVADONO LA LINGUA ITALIANA: DA NOI LA MODA E IL GLOBALISMO PREVALGONO SULL’ORGOGLIO NAZIONALE. ALLORA SI ABOLISCA L’ITALIANO E SI ADOTTI L’INGLESE COME LINGUA UFFICIALE!


Negli ultimi tempi c’è stata una massiccia immissione di anglicismi nella nostra lingua. Purtroppo nessuno si preoccupa di tutelare e salvaguardare il nostro idioma nazionale, come avviene in altre nazioni: ad esempio in Francia ed in Spagna per ogni parola inglese che entra in uso comune trovano dei termini corrispondenti nelle loro lingue. L’unico popolo di rammolliti siamo noi. L’alto giorno la televisione reclamizzava l’incontro di calcio della nazionale italiana valevole per le qualificazioni al Campionato Europeo e dicevano: “european qualifiers”, anziché “qualificazione per l’Europeo”; con uno scatto d’ira ho cambiato canale. Restando in ambito calcistico Champions League e Confederation Cup sono facilmente traducibili, ma evidentemente non si vuole andare controtendenza e addirittura la Coppa Italia Tim (chiamata Tim per ragioni di sponsor) per essere più fichi sempre di più viene chiamata Tim Cup. Stanno tornando le parole team, coach o trainer, volley, basket, al posto di squadra, allenatore, pallavolo, pallacanestro. I titoli dei film (pellicole o lungometraggi in italiano) americani non li traducono più nella nostra lingua. Invece di dire “facciamo una spuntino durante una pausa” si dice  sempre di più: “mangiamo uno snack durante il break”. I saloni di esposizione divengono gli showroom, le sale conferenze o i centri congressi mutano in room conference o al massimo in sale meeting. Il Welfare sono gli affari sociali, il jobs act sono gli investimenti per il rilancio economico. Non parliamo poi della televisione, dove i termini più ricorrenti anglofoni sono: talk show (trasmissioni o dibattiti politici ed economici), reality show (varietà), fiction (film televisivi), talent show (ricerca dei talenti). Club e weekend fanno parte del comune lessico ed hanno definitivamente soppiantato le parole circolo e fine settimana. In futuro potrebbero fare la stessa fine le parole notizie e nuovo, visto che sempre più spesso si sostituiscono con news e con new.

Ai bambini che nascono, specie ai figli dei personaggi del mondo dello spettacolo, si danno sempre di più i nomi inglesi: sicuramente i genitori pensano che così facendo sono modaioli, più moderni e aperti, avendo dei figli coi nomi esotici. Recentemente a Rocca Massima hanno inaugurato quell’affare che permette di lanciarsi nel vuoto appeso ad un cavo d’acciaio e l’hanno chiamato “Flying in the Sky”: per poter attirare maggiore attenzione e per non essere considerati retrogradi e antiquati, non è convenuto scegliere un nome italiano, come ad esempio “Volo dell’Angelo”; ma questa è una tendenza comune del momento. Nelle scuole questo problema viene affrontato a seconda dei docenti, conservatori o progressisti, che si incontrano: in passato mi è capitato di sentire dei pareri differenti sull’uso dei termini esteri; ad esempio in ambito letterario i primi erano contro il termine flash back e a favore di analessi, mentre i secondi no. Lo tsunami è una specie di maremoto, un fenomeno tipico del sudest asiatico di cui si è sentito parlare per la prima volta dieci anni fa: da allora i maremoti che ci sono in ogni parte del mondo sono gli tsunami; addirittura si sente dire: “lo tsunami che nel 1908 distrusse Messina”, quando per un secolo si è detto: “il maremoto che nel 1908 devastò Messina”. Non solo le parole inglesi entrano nella nostra lingua anche le francesi: chef, clochard, chicane stanno per cuoco (o cuciniere), barbone, tornante (o variante).

Negli anni del Fascismo nessun vocabolo estero riusciva a penetrare nel nostro lessico, inventavano delle alternativa in italiano e qualcuno di quei nomi istituiti ancora si usa: sciacquone (wc), tramezzino (sandwich), mescita (bouvette), acquavite (whisky), malfattore (gangster), rinfresco o tavola fredda (buffet), cornetto (croissant), corriera (autobus), maglione (pullover), autorimessa (garage), autocarro e autoarticolato (camion e tir), termini sportivi, ecc. Altre parole non fanno più parte del nostro linguaggio, come: pallacorda (tennis), tuttochesivede (panorama), spirito d’avena (whisky), sciampagna (champagne), arzente (cognac), alcole (alcol), bevanda arlecchina (cocktail), giovanottiera (garconniere), cesare e cesarina (zar e zarina), giovane esploratore (boys scout), fioreggiare (avere un flirt), vitaiolo (playboy), disco su ghiaccio (hockey su ghiaggio), torpedone (pullman), Buonaria (Buenos Aires), Vosintone (Washington), Luigi Fortebraccio (Louis Amstrong) e molti altri ancora. I toponimi delle località dell’Alto Adige italianizzati in quel periodo ancora oggi sono in uso nell’odierno ambito del bilinguismo: Bressanone (Brixem), Vipiteno (Sterzing), Merano (Meran); in Val d’Aosta invece molti comuni sono tornati ai nomi originali francesi: Courmayeur al posto dell’italiano Cormagliore. I francesi non sono stati da meno nel francesizzare i cognomi italiani e i toponimi delle località del nizzardo. Oggi in ambito informatico ci sarebbero anche dei termini corrispondenti italiani in alternativa a quelli tradizionali, ad esempio: elaboratore elettronico o terminale (computer), cursore (mouse), elaborazione testi (word), foglio elettronico (excel), presentazioni (power point), base di dati (database), reti informatiche (internet) e via dicendo. Alcuni si mettono a ridere se si inventano delle parole italianissime in alternativa agli anglicismi; allora, dando retta a questi, conviene adottare sin da subito l’inglese come lingua ufficiale?

Purtroppo solo in Italia e dintorni è conosciuto l’italiano: questa è la ragione per cui non si sente il desiderio di tutelarlo. Qualche segnale di interesse dall’estero c’è: sempre più stranieri affascinati dalla nostra cultura decidono di apprendere il nostro idioma, così come quelle milioni di persone d’origine italiana sparse per il mondo ed anche i preti stranieri della Santa Romana Chiesa devono impararlo per forza, in previsione di una possibile carriera. La lingua italiana fa parte del concetto di nazione e di orgoglio patriottico (valori che ormai non esistono quasi più) per cui andrebbe salvaguardata e protetta dal soffocamento della terminologia estera. Il nostro linguaggio non è altro che un dialetto come molti altri (il fiorentino o il toscano dei grandi letterati) che ha fatto carriera, unificando linguisticamente l’Italia dalle Alpi alla Sicilia: l’uniformità linguistica avvenne in forma completa dopo la diffusione dei televisori e la scolarizzazione di massa.

domenica 12 ottobre 2014

241) IL CINQUANTENARIO DELL’AUTOSOLE

CINQUANT’ANNI FA VENNE INAUGURATA L’AUTOSTRADA DEL SOLE: COSÌ IL NORD E IL SUD DIVENNERO PIÙ VICINI. OGGI LE AUTOSTRADE (VERA DELIZIA PER CHI È APPASIONATO DI MOTORI) CHE CI SONO, SONO INSUFFICIENTI PER L’ODIERNO TRAFFICO, MA LA BUROCRAZIA E I GUASTAFESTE NE RITARDANO L’AMMODERNAMENTO E LA CREAZIONE DI NUOVI TRATTI.



Il 4 ottobre 1964 venne inaugurata in maniera completa l’Autostrada del Sole da Milano a Napoli: furono realizzati quasi 760 chilometri in soli otto anni. Con tecniche ingegneristiche, commutate in ponti, gallerie, viadotti, cavalcavia, furono superati gli ostacoli di madre natura. Cinquant’anni fa il nord e il sud divennero più vicini: prima di allora per andare da Milano a Napoli occorrevano due giorni di viaggio. Allora si era in pieno boom economico, per cui gli industriali, in primis i produttori delle automobili, vollero fortemente l’Autosole: per far decollare in maniera definitiva l’economia e per incrementare il mercato dell’auto, il quale iniziava a ritagliarsi i suoi spazi nella classe media. Le aree di sosta e gli autogrill, specialmente quelli a ponte, divennero delle nuove attrattive per le gite domenicali delle famiglie. Dopo l’Autostrada del Sole vennero realizzate delle nuove grandi arterie simili, molte delle quali nel ricco Nord, dove ce n’era già qualcuna dai tempi del Fascismo, ma anche degli altri rapidi collegamenti Sud – Nord: l’Autostrada Adriatica, la “Napoli – Canosa di Puglia”, i collegamenti tra Roma e l’Abruzzo e la "Salerno – Reggio Calabria" per rompere l’isolomento della regione calabrese, considerata la “terza isola” d’Italia a causa del suo territorio montuoso che rendeva difficile gli spostamenti. Se la creazione dell’Autosole fu un vanto per l’Italia, non si poté dire altrettanto per la "Salerno – Reggio", che ancor oggi rappresenta un grande scandalo: furono sperperati dei fondi pubblici per un’arteria che risultò molto pericolosa e ancor oggi se ne spendono degli altri, una vera gola per le mafie, per degli infiniti ed interminabili lavori di messa in sicurezza.
 
Il traffico di oggi è molto maggiore rispetto al passato per cui le autostrade non sono più sufficienti per contenerlo e quasi ovunque sono presenti dei lavori di ampliamento, che però vanno molto a rilento. Se nel 1960 dopo tre anni venne inaugurato il tratto più spettacolare e difficile da costruire tra Firenze e Bologna, costituito totalmente da viadotti e da gallerie, il suo ampliamento completo avverrà nel 2015, ovvero dopo quindici anni dall’inizio dei lavori. Si cerca dopo più quarant’anni di completare l’Autostrada Tirrenica e per soli quattordici chilometri, la distanza tra Civitavecchia e Tarquinia, da oltre tre anni ancora si è a “carissimo amico”. C’è maggiore burocrazia rispetto al passato, si sono allungati i tempi per reperire i fondi necessari, si impiega minore manodopera e gli oppositori, che mettono sempre di più, i bastoni tra le ruote si sono moltiplicati. Una vecchia legge stabilì negli anni ’70 il divieto di realizzare nuove autostrade, dopo molti anni si riuscì ad abolirla tra l’opposizione di alcuni progressisti in campo politico ma allo stesso tempo regressisti di fatto. Delle grandi vie di comunicazione a scorrimento veloce, senza incroci, semafori, attraversamenti interni dei paesi e delle città, una parte dell’Italia ne è priva o al massimo ci sono le superstrade, con caratteristiche autostradali, senza pedaggi e con aree di soste spartane: vedi la Pontina, la Superstrada Umbra, la Variante Aurelia, le superstrade della Sardegna, ecc. Sono in fase di esecuzione dei progetti fondamentali per renderle più sicure, adatte all’enorme mole dei veicoli che le percorrono e quindi velocizzare i trasporti delle merci: così saranno mutate in delle vere e proprie autostrade. Anche la bretella “Cisterna – Valmontone – Campoverde” gioverà un ruolo indispensabile: sia per facilitare i trasporti del nord industriale della nostra provincia e sia per agevolare gli spostamenti tra l’Autosole e l’Autostrada Tirrenica, evitando così il traffico di Roma che finalmente respirerà. Di strade ce ne sono tante, per una in più cosa cambierà? I danni all’ambiente e all’agricoltura saranno contenuti. Il nord industriale è pieno di bretelle e bretelline, specie il nordovest, che uniscono le principali vie autostradali, creando una vera e propria ragnatela: se hanno ritenuto opportuno realizzarle serviranno.
  


Ancora non mi riprendo dalla mia vacanza estiva, ne sono ancora esaltato: non tanto per i luoghi visitati, comunque bellissimi, principalmente per il viaggio in automobile lungo le autostrade. Con la scusa che bisogna prenotarsi con largo anticipo per avere dei voli aerei a prezzi stracciati, ho scelto felicemente di viaggiare in auto e non mi è parso vero quando mi è stato proposto di non prendere il traghetto per il viaggio di ritorno. Dal momento dell’acquisto dell’automobile avevo sempre desiderato farci un bel viaggio, provarla su dei lunghi percorsi e in delle strade dove si può andare più veloci. Se nell’agosto dello scorso anno mi sono accontentato di unirmi per pochi giorni, insieme a dei miei parenti, ad Ovindoli, Ascoli Piceno, Campo Imperatore ed ero impacciato e timoroso nel percorrere le autostrade d’Abruzzo, quest’anno, nel lunghissimo percorso da me effettuato, tutto era svanito ed ero molto più sicuro e più deciso. Nelle zone interne aride della Spagna c’erano pochi veicoli e si poteva abbassare l’acceleratore, senza esagerare, anche perche i lunghi rettilinei erano rari. Nel percorrere le autostrade della Francia del Sud invece c’era moltissimo traffico e si doveva essere prudenti ed erano lunghe le code dovute a degli incidenti, specialmente all’imbocco dei caselli. Impegnativo e gravoso è stato superare i lunghi autoarticolati sugli altissimi ponti curvi che sovrastano Genova: sembrava che lo spazio della tua corsia fosse stato insufficiente e che quei bestioni avessero potuto stritolarti da un istante all’altro. Fantasticando immaginavo la voce di Gianfranco Mazzoni che commentava la mia corsa e la telecamera che riprendeva l’interno del mio abitacolo: “eccolo che si accinge ad effettuare un doppiaggio, superando facilmente la chicane…” e al momento dei rifornimenti: “escono dal muretto gli uomini Ferrari….”  Peccato che in Formula Uno durante le soste non si possa andare nei servizi igienici, o a mangiare e a bere qualcosa, come fanno i comuni automobilisti. Lasciando stare le metafore e ritornando sulla terra, molti potranno dire leggendo: “come se lo avesse fatto solo lui un lungo viaggio guidando un veicolo!” Per molti altri è la normalità guidare per migliaia e migliaia di chilometri, in particolare per gli autisti, i camionisti e per gli abituali vacanzieri, mentre per me non lo è. Questa mia avventura estiva è stata un importante passo della mia completa maturità, crescita e formazione come uomo: questo esame può essere superato anche guidando per un vastissimo percorso su strada.