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mercoledì 24 febbraio 2016

302) I SOLITI DEPRIMENTI DATI ISTAT

LE STATISTICHE SULLA POPLAZIONE ITALIANA NON CAMBIANO MAI DI ANNO IN ANNO: SEMPRE MENO NASCITE, SEMPRE PIÙ ITALIANI IN FUGA, SEMPRE PIÙ ANZIANI E SEMPRE PIÙ STRANIERI. PER LA POLITICA È TUTTO NELLA NORMA: NON PRENDE PROVVEDIMENTI PER LA SALVAGUARDIA DELLA NOSTRA IDENTITÀ, DELLA NOSTRA CIVILTÀ, PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI.


Indicatori demografici

Al 1° gennaio 2016 la popolazione in Italia è di 60 milioni 656 mila residenti (-139 mila unità). Gli stranieri sono 5 milioni 54 mila e rappresentano l'8,3% della popolazione totale (+39 mila unità). La popolazione di cittadinanza italiana scende a 55,6 milioni, conseguendo una perdita di 179 mila residenti.

I morti sono stati 653 mila nel 2015 (+54 mila). Il tasso di mortalità, pari al 10,7 per mille, è il più alto tra quelli misurati dal secondo dopoguerra in poi. L'aumento di mortalità risulta concentrato nelle classi di età molto anziane (75-95 anni). Il picco è in parte dovuto a effetti strutturali connessi all’invecchiamento e in parte al posticipo delle morti non avvenute nel biennio 2013-2014, più favorevole per la sopravvivenza.

Nel 2015 le nascite sono state 488 mila (-15 mila), nuovo minimo storico dall’Unità d'Italia. Il 2015 è il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna. L'età media delle madri al parto sale a 31,6 anni.

Il saldo migratorio netto con l'estero è di 128 mila unità, corrispondenti a un tasso del 2,1 per mille. Tale risultato, frutto di 273 mila iscrizioni e 145 mila cancellazioni, rappresenta un quarto di quello conseguito nel 2007 nel momento di massimo storico per i flussi migratori internazionali. Le iscrizioni dall’estero di stranieri sono state 245 mila e 28 mila i rientri in patria degli italiani. Le cancellazioni per l'estero riguardano 45 mila stranieri e 100 mila italiani.

Gli ultrasessantacinquenni sono 13,4 milioni, il 22% del totale. In diminuzione risultano sia la popolazione in età attiva di 15-64 anni (39 milioni, il 64,3% del totale) sia quella fino a 14 anni di età (8,3 milioni, il 13,7%). L’indice di dipendenza strutturale sale al 55,5%, quello di dipendenza degli anziani al 34,2%.

Diminuisce la speranza di vita alla nascita. Per gli uomini si attesta a 80,1 anni (da 80,3 del 2014), per le donne a 84,7 anni (da 85). L'età media della popolazione aumenta di due decimi e arriva a 44,6 anni.




È monotono ascoltare o leggere ogni volta i dati che elabora l'Istat: anziani e stranieri in aumento, italiani e natalità in diminuzione; non si verifica mai una controtendenza. La denatalità in sé farebbe pure bene al paese, perché eviterebbe il sovraffollamento in un territorio con un'alta densità di popolazione, se non fosse per la vita media che si allunga sempre di più, di conseguenza c'è una massiccia fascia di pensionati da mantenere, e se non fosse che fuori dell'Europa la popolazione cresce a ritmi vertiginosi: in futuro ci sarà il rischio di venire schiacciati e cancellati. L'Asia sta registrando una lieve frenata alla natalità, l'Africa no. La Cina ha abolito l'obbligo del figlio unico: nasceranno altri centinaia e centinaia di milioni di cinesi, molti dei quali saranno stivati nei sottoscala per venti ore al giorno a produrre robaccia. La politica in Italia, in Europa, anziché mettere al centro della propria agenda la famiglia, l'incitamento alla procreazione, mettendo nelle condizioni necessarie i giovani nell'operare in tal senso (più lavoro, meno sgravi fiscali, più asili nido, aiuti economici, ecc.), la salvaguardia della nostra civiltà, cultura ed italianità, dà priorità all'immigrazione e all'omosessualità. I politici antinazionali vanno fieri delle loro scelte e non si rendono conto che quelle loro decisioni sono alcune delle molteplici cause per cui nascono sempre meno bambini: alcuni non vedono un buon futuro per una nuova vita in mezzo a tutta questa immigrazione e nell'incremento della propaganda omosessuale, perché da adulto il neonato di oggi potrebbe rimanere vittima di violenze di matrice integralista islamica o di violenza criminale comune, oppure potrebbe legarsi sentimentalmente a un islamico/a e convertirsi all'Islam, o ci saranno maggiori probabilità rispetto al passato che diventi sodomita (molti commenti in rete denotano queste paure). Così si preferisce fuggire dall'Italia in paesi tranquilli, dove regna la quiete e la disciplina: i giovani  per cercare fortuna, gli anziani per godersi le pensioni senza costi della vita e tasse eccessive, tutti per vivere in pace e serenità. L'immigrazione non cessa nonostante la crisi, anche se ci sono meno ingressi rispetto al recente passato. Abbiamo un tasso di disoccupazione che è al 13%, quindi come si manterranno i milioni e milioni di stranieri che vorrebbero far entrare per incrementare la forza lavoro, mantenere i servizi, le pensioni e per sostituire la popolazione italiana che non figlia quasi più? Se si creerà nuovo lavoro non dovrebbero dare la priorità agli italiani? Ci vorrebbero dei cambiamenti politici radicali per far tornare il buonsenso, ma ci saranno sempre i paletti della Consulta e dell'Europa che lo impediranno, per questo sarà molto difficile (ma non impossibile) che i futuri dati statistici ci faranno sorridere.

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