TROPPA LIBERTÀ SU INTERNET? SI, MA È UN MEZZO A
DISPOSIZIONE DI TUTTI. COSA DIRE ALLORA DEI PERIODICI CARTACEI DI INFORMAZIONE NEI
PAESI, AD ESCLUSIVO USO DI UNA RISTRETTA CERCHIA DI PERSONE, CHE SI ACCANISCONO
SENZA PIETÀ CONTRO CHI NON LI GARBA (COSTORO SENZA LA RETE VIRTUALE NON
POTREBBERO FAR NULLA PER DIFENDERSI) O SI AGGIUSTANO LE NOTIZIE A LORO MODO,
SPESSO NON DANDO LA
POSSIBILITÀ DI REPLICA?
Ormai su internet c’è di tutto e di
più: la quasi totale popolazione mondiale vi accede ed in assoluta libertà vi immette di tutto,
compreso ciò che è penalmente perseguibile. Per chi fa abuso di questo
strumento scatta la denuncia penale e la chiusura dei suoi vari siti. Bisogna
innanzitutto vedere il lato positivo: cioè descrivere il mondo dal proprio
punto di vista e non deformando l’informazione come i principali media di
regime. Esprimere il proprio parere in questi nuovi mezzi di comunicazione è un
fenomeno di massa globale, non è un’anomalia; semmai lo è farsi ossessionare da
uno solo in mezzo a miliardi, tirando fuori la collera che si porta dentro,
quando basterebbe ignorare o pensare agli affari propri, oppure contrastare le posizioni altrui,
direttamente o indirettamente, con i dovuti modi. Basta
usare questa tecnologia con moderazione, senza divenirne schiavi: sarebbe più opportuno per tutti noi preoccuparci di più delle faccende di casa
o d’altre cose prioritarie, anziché stare dalla mattina alla sera appiccicati
ad uno schermo o ad un telefono mobile a guardare i fatti degli altri. Tutti possono
accedere facilmente alle reti informatiche, a differenza degli altri mezzi di
informazione grandi e piccoli.
È nei paesi che coloro che riescono a
pubblicare dei fogli di informazione con continuità, godendo di un quasi
monopolio, si sentono onnipotenti, importanti. Come fanno coloro che non sono
di Roma e che per darsi un tono d’importanza si fissano col linguaggio popolare
della metropoli (con i tempi che corrono non mi sembra un gran vanto passare
per romano). Va bene la critica (oltre a quella, quali posizioni? Quali idee?) sui
fatti paesani, sui personaggi più in vista e sul loro pubblico operato, ma non
la cattiveria, la denigrazione e gli insulti (Che cosa manca loro? A me
sembra che stanno molto meglio rispetto agli altri). Perseguitare i vari
personaggi paesani che non garbano, per avversità politiche, personali, per gelosie,
da parte dei micro – media locali di oggi e di ieri, è più grave dell’uso
improprio della rete virtuale: vuoi perché questi fogli locali raggiungono tutti,
anche coloro che non hanno dimestichezza con i computer, sputtanando i
malcapitati nel luogo in cui vivono, e vuoi perché i perseguitati non
dispongono di mezzi altrettanto potenti per difendersi o per replicare (ad
esempio a me una volta non fu concessa la possibilità di rispondere ad un
articolo in cui si commentava una mia composizione personale, dove se ne
uscirono con argomenti che non c’entravano nulla). Oggi qualcuno in parte si
salva tutelandosi su internet (ma non avrà mai l’utenza globale di un giornale
paesano); venti o trent’anni fa cosa avrebbe fatto? Con un attacco diretto
avrebbe potuto rispondere dattiloscrivendo un manifestino, facendo delle
fotocopie ed affiggendole nei vari punti del suo paese; il guaio è che
coloro che hanno inveito da sempre, è raro che lo abbiano fatto direttamente, a
viso aperto e guardando in faccia. La pazienza della gente non è infinita: alla
lunga si stufa di essere pubblicamente denigrata sul piano personale, di essere
ferita, umiliata e quant’altro. Non è una questione del sentirsi di avere la
coda di paglia; il fattore più fastidioso è il divertimento di chi comprende. Uno
fa di tutto per essere superiore, per pensare ad altro, per non abbassarsi
anch’egli a quei miseri livelli e per non ripagare con la stessa moneta. Mi
capita di sentire le omelie domenicali cattoliche, in cui il sacerdote ci ripete con severità che il cristiano non giudica, non si vendica. Penso che è
meglio scaricarsi, liberarsi, rispondere a tono, piuttosto che tenersi tutto
dentro, far finta che vada tutto bene e poi sfogare il proprio malumore con chi
non c'entra nulla. Tempo fa ad un signore che era molto religioso venne
l’esaurimento a furia di essere superiore e di perdonare chi gli faceva contro qualcosa. Uno
in condizioni normali se ne guarderebbe bene di entrare nei fatti privati
altrui: ma se lo fa, avrà le sue buone ragioni, spinto dall’esasperazione, poiché
non si sono fatti scrupoli di entrare più volte nella sua sfera personale e di
sfregiarlo. Parlando per me, non mi sembra di essere mai entrato nella vita
privata delle singole persone, di qualcuno/a in particolare (se non rientrano
nella mia cerchia dei parenti o delle amicizie intime non mi importa nulla di
chi sono e di quello che fanno): ho sempre parlato a livello generico, totale.
Le
persone sconosciute, con cui non si ha
nulla a che fare, che non hanno i titoli per giudicare gli altri e spettegolando stampano delle sentenze indirette: che ne sanno chi sono i giudicati, cosa fanno, chi frequentano, se
sono fidanzati, sposati, divorziati, ri – fidanzati, zitelli; per caso
presentano loro settimanalmente delle relazioni dettagliate sui loro fatti
privati? La risposta più semplice e banale è quella più efficace: non sono
fatti loro.
Conservo i fogli mensili locali in cui
ho scritto qualcosa: tirandoli fuori dopo tanto tempo ho notato un fatto. Potrei
continuare parlando di una contraddizione nel giudicare diversamente, prima in
positivo e poi in negativo (quando preferii non rispondere, pure se fui
aggredito brutalmente), un mio testo pubblicato due volte (su carta ed in rete), ma mi fermo qui.
Nessun commento:
Posta un commento