IN
UN’ITALIA CHE AFFONDA (DISOCCUPAZIONE, ATTIVITÀ CHE CHIUDONO, POVERTÀ IN
AUMENTO, FUGHE, IMMIGRAZIONE IRREGOLARE, PERICOLO TERRORISMO) LA PRIORITÀ PER IL
GOVERNO È LO IUS SOLI E IL PROBLEMA SI CHIAMA FASCISMO.
Molti problemi affliggono l’Italia di questi tempi, l’Istat ha
dichiarato che i poveri sono quasi cinque milioni, ma il governo per distrarre
le masse dalle preoccupazioni reali si getta a capofitto su delle questioni
assurde.
Una di queste è la legge sullo ius soli, cioè l’agevolare di molto
l’acquisizione della cittadinanza italiana per gli stranieri che nascono in
Italia. Le norme che regolano l’acquisizione della cittadinanza italiana da
parte degli stranieri già ci sono e sono molto agevoli (anche troppo), basta
dire che lo scorso anno in circa 300.000 sono riusciti ad ottenerla; chissà quanti la otterranno quest'anno e gli anni venturi. La legge
sullo ius soli possono permettersela gli sconfinati stati americani: essi sono nati
con l’immigrazione, sono ancora scarsamente popolati rispetto alle loro
superfici, si sono formati da pochi secoli e sono ancora in evoluzione. Gli
stati europei sono piccoli, ben definiti e con le loro identità precise formate
da millenni di storia: le loro popolazioni, che ne hanno fatto la storia e la
cultura, rischieranno di essere cancellate.
Ad onor del vero: alcune nazioni
europee che avevano lo ius soli l’hanno abolito quando hanno constatato che
moltissime partorienti straniere si recavano appositamente da loro per far
nascere i loro figli, così da ottenere immediatamente la cittadinanza. Per
divenire cittadini di una nazione occorre il giusto tempo per integrarsi, per
apprezzarne la cultura, per condividerne i valori. Se uno straniero nasce in
Italia da genitori appena arrivati, gli stessi gli trasmetteranno i loro
costumi e le loro usanze, spesso in contrasto con i nostri: se gli concederanno
subito la cittadinanza egli non sentirà più il desiderio di integrarsi per
ottenerla. Degli altri punti dolenti sono la delinquenza e il terrorismo:
quando uno è straniero, se si dimostrerà un pericolo per l’ordine pubblico sarà
facile rimpatriarlo, con la cittadinanza italiana diverrà tutto più complicato.
È tutta una propaganda a scopo di incrementare il bacino dei voti di alcune
frange politiche, ma in un periodo in cui gli italiani si sentono assediati da
una crescente massiccia immigrazione irregolare, l’obbiettivo prefissato
potrebbe fungere da autorete. Il centrosinistra ha numeri incerti per portare
in porto quel disegno di legge, ma se dovesse essere approvato ci sarà un
ricorso alla Consulta Costituzionale ed eventualmente un referendum abrogativo.
Dopo oltre settant’anni ancora incute timore lo spauracchio del
fascismo e non dell’Europa che brucia a causa del fondamentalismo e del
terrorismo islamico. Ora vorrebbero abolire per legge la vendita dei cimeli e
dell’oggettistica di quel ventennio politico. Se non ci pensarono negli anni
successivi alla fine dell’ultima guerra mondiale, quando il ricordo fascista
era ancora freschissimo, perché si dovrebbe provvedere ora? Le leggi che vietano la ricostituzione del Partito Fascista ci sono già da circa
sette decenni; ma non si capisce cosa ci sia di male nel vendere o
nell’acquistare ricordi di un periodo storico (io, come molti altri di voi,
possiedo cartoline, francobolli e monete originali di quegli anni). Nel corso
dei millenni ci sono state delle epoche più guerrafondaie e più violente di
quella in precedenza citata: allora i reperti conservati nei musei andrebbero
distrutti o nascosti? E come bisognerà comportarsi nei confronti dell’oggettistica
di era staliniana in commercio? Premesso che io condanno ogni elemento negativo
del fascismo, bisogna ricordare che le violenze, sia nella parte iniziale
fascista (1919 – 1921, il biennio rosso), sia nella parte finale (1944 – 1945,
la guerra civile italiana), furono commesse da tutte le fazioni politiche e di
lotta, non soltanto dai fascisti. Se si volesse veramente rimuovere ogni
traccia del fascismo in ogni campo, bisognerà distruggere buona parte d’Italia:
intere città e grandi quartieri principalmente in stile razionalista (come
Asmara, la capitale dell’Eritrea, dichiarata patrimonio Unesco), terreni
fertili strappati alle paludi, strade, autostrade, Inps, Inail, pensioni,
settimana lavorativa corta, codici civile e penale, eccetera, eccetera.
In quegli anni i piani regolatori
venivano approvati ed attuati in quattro e quattr’otto, non come oggi, quando
ci vogliono anni ed anni per approvare un progetto; in vent’anni il fascismo
realizzò di più di quello che era stato realizzato nei precedenti sessant’anni,
cioè da quando era stata unita l’Italia. Ad un certo punto quel regime, dopo aver incassato il consenso dei grandi proprietari e degli ecclesiali per aver scongiurato i pericolo rosso, riuscì a
conquistare il consenso del popolo, per quanto aveva fatto per le classi meno
abbienti (ad esempio le colonie marine, i treni domenicali a prezzi popolari, il dopolavoro, le nuove terre ai contadini); tant’è vero che quasi tutti reagirono con indifferenza quando furono
approvate le leggi discriminatorie nei confronti della piccola minoranza
ebraica. Il tenore di vita rimase modesto per la maggioranza della popolazione, ma si gettarono le basi per il futuro decollo economico dei successivi anni 1960. Poi arrivò la guerra (che ci sarebbe stata anche senza fascismo)
e le cose si misero male (le voci di disfatta, con le ristrettezze economiche che
iniziarono, le sofferenze, i bombardamenti), così tutti preferirono rivoltarsi
e salire sui carri dei vincitori.
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