LA POPOLAZIONE DI CORI DA QUALCHE ANNO È IN DIMINUZIONE, A CAUSA DEI NATI
CHE NON SUPERANO IN NUMERO I MORTI E PER L’EMIGRAZIONE IN ALTRI SITI. IL PAESE
È POCO VIVIBILE O SI SONO RIDOTTE LE OPPORTUNITÀ DI OCCUPAZIONE NEI DINTORNI?
PROPOSTE PER IL RILANCIO.
Dando un’occhiata alle statistiche ISTAT, pubblicate sul sito tuttitalia.it, riguardanti il Comune di
Cori (Cori+Giulianello), si può notare che la popolazione, dopo aver superato gli 11.000 abitanti,
da qualche anno ha iniziato a scendere sotto quella soglia. Tra i motivi della
citata diminuzione ovviamente c’è il numero dei morti che supera quello dei
nati, ma questo elemento già da tempo influiva nel declino della popolazione in
generale; ora un nuovo fattore si è aggiunto: l’emigrazione corese in altri
luoghi da un po’ di tempo si è impennata vertiginosamente. Il numero degli
stranieri residenti si è stabilizzato, non registra né cali, né aumenti: ci dà
prova che l’esodo riguarda solo i coresi. Dal 2001 il numero dei residenti è
andato costantemente aumentando, principalmente per i cittadini della Comunità Europea che arrivavano,
passando, in 10 anni, da 10.534 abitanti, al picco massimo di quasi 11.300 residenti nel 2010 – 2011. Al 1 gennaio 2018
Cori la popolazione ammonta a 10.893: ha perso all’incirca 400 abitanti in 7
anni.
Anche noi nel nostro piccolo rispecchiamo l’odierna tendenza
nazionale all’emigrazione all’estero o in altri luoghi d’Italia che danno
maggiori opportunità di farsi un futuro rispetto al nostro territorio, un tempo
fiore all’occhiello occupazionale. C’è anche chi potrebbe fare a meno di
trasferirsi altrove, invece preferisce andare a vivere in qualche ridente
cittadina non molto distante, ritenendola a misura d’uomo, ricca di servizi
essenziali e d’attività per lo svago ed il tempo libero e non località
dormitorio. A Cori abbiamo avuto di tutto e non c’è rimasto quasi nulla:
ferrovia, ufficio collocamento, dazio, banca autonoma, piscine, ospedale, ecc.;
sono rimasti gli sbandieratori, poche tradizioni/usanze ed alcuni rinomati
marchi vinicoli ed oleari.
Con la popolazione in diminuzione ritengo ingiustificato far
edificare nuovi immobili, bisognerebbe rivalutare e valorizzare il centro
abitato già esistente, per far sì che non venga abbandonato. Occorrerebbe
rendere il centro storico accogliente e vivibile, far ristrutturare le antiche
abitazioni con criteri antisismici, seguire dei piani per il colore, riportarci
il commercio (bar, negozietti, artigianato), spostando i grandi supermercati fuori dal centro abitato, valorizzare le aree archeologiche di pregio (Tempio d’Ercole, Via Colonne, mura ciclopiche)
per fare in modo che esso diventi attrattivo per i giovani locali e per i villeggianti, e non sia solo
una deteriorata maxienclave per immigrati e per anziani. Nelle periferie non
guasterebbero qualche parcheggio e qualche marciapiede in più, uniti al
miglioramento dei metodi di scolo delle acque.
Molte di queste proposte presumo che rientrino da tempo nei piani di
tutte le amministrazioni comunali che si sono avvicendate negli anni, ma il
nostro comune è povero: non ha potuto fare e non può fare tutto in autonomia
senza gli aiuti degli enti superiori. Qualche cosa minima si può iniziare a fare
per limitare la grande fuga: ad esempio battersi per evitare la chiusura del
punto di primo intervento, riaprire le piscine comunali, ridurre le tasse di
pertinenza municipale e, prendendo spunto dal governo nazionale, azzerare le
spese superflue, diminuire i costi della politica locale, e con i soldi risparmiati
iniziare ad effettuare qualche lavoretto per rendere più graziosi ed
accoglienti Cori e Giulianello.
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