Cronaca di una breve vacanza in trentino – alto adige ad agosto 2019
Ad un secolo dalla fine
della Grande Guerra, che culminò con la redenzione di Trento e Trieste
principalmente, dopo aver visto la Venezia Giulia e Trieste la scorsa estate,
quest’agosto, ho visitato brevemente il Trentino -Alto Adige, concentrando la
vacanza nelle sue due maggiori città (Trento e Bolzano), situate lungo una
valle stretta tra le Alpi, dove passano i fiumi, poi spostandomi in altre
località minori. Tanta gente affolla la regione tutto l’anno: per le dolomiti,
per la natura, per la neve d’inverno e per il fresco l’estate, badando poco ai
suoi due maggiori agglomerati urbani che vale la pena di visitare, Trento in
particolare, il quale è ricca di monumenti, storia e cultura.
La citata regione è divisa
in due province autonome, riducendo l’istituzione regionale a pura formalità. Essa
è divisa in due, se non in tre, anche dal punto di vista delle etnie che la
popolano: gli italiani in Trentino e per 2/3 nella città di Bolzano, i tedeschi
e i ladini nel resto dell’Alto Adige o del Tirolo del Sud, in quest’area vige
il bilinguismo. Bolzano è la città di frontiera per eccellenza tra le genti
italiche ed alemanne, più su, fino al passo del Brennero, snobbano l’italiano o
lo parlano, per ragioni turistiche, con un forte accento germanico. Durante il fascismo
ci fu un tentativo di italianizzazione dell’Alto Adige, poi quando l’Italia si
alleò con la Germania, tra gli accordi, c’era la possibilità per i germanofoni
altoatesini di trasferirsi in Austria e Germania; terminata la Seconda
Guerra Mondiale e i regimi fascista e nazista molti espatriati tornarono
nel Sud – Tirolo e il governo italiano concesse l’autonomia e il riconoscimento
ufficiale della lingua tedesca. In questi decenni non sono mancati attentati di
gruppi separatisti filoaustriaci. Quella dell’Alto Adige è oggi l’unica
comunità tedesca sopravvissuta dopo l’ultima guerra al di fuori delle odierne
Austria, Germania, Svizzera. Il centro storico di Bolzano è carino, ben curato
e zeppo di locali caratteristici; non si può dire altrettanto di alcune altre
parti della città in degrado, dove stranieri bivaccano e ci sono i loro locali.
Un quartiere bolzanino, dove spicca il maestoso monumento della vittoria
nell’omonima piazza, ha lo stesso stile (razionalista) delle città di
fondazione nostrane del ventennio fascista e dell’Eur a Roma: infatti è
stato realizzato in quel periodo. Con un viaggio di una decina di minuti in
cabinovia si arriva negli elevati altipiani sopra Bolzano, dove ci sono molti
paesini collegati tra loro da un trenino tipico.
Trento è elegante, curata,
non solo nel centro storico; nei giardini vicini alla stazione c’è il divieto
di bivaccare. Dall’autostazione del capoluogo regionale si possono prendere
delle corriere e in un’ora, un’ora e qualcosa, percorrendo la Val di Non, ricca di meleti e vigneti, si giunge ai rinomati laghi,
affollatissimi di turisti, come quello di Molveno o di Garda. La statua di
Dante Alighieri di Trento fu una concessione degli austriaci come
riconoscimento dell’italianità della città. Il capoluogo trentino fu governato
per secoli dal vescovo principe, che era suddito degli imperatori del Sacro
Romano Impero, poi passò sotto il controllo diretto dell’Impero
d’Austria. C’è il maestoso duomo, realizzato in più secoli, ed attaccato ad
esso è presente il primo palazzo vescovile ornato da merli (oggi museo
diocesano) e spicca la grande torre civica. Sotto le fondamenta del duomo si
possono ammirare le rovine della prima basilica paleocristiana di Trento,
edificata dopo l’Editto di Costantino del IV secolo, e indossando degli
speciali occhiali si può vedere virtualmente com’era quell’edificio di culto
quando era attivo. Altri ruderi romani di Trento è possibile visitare nel
sottosuolo della città. Il Castello di Trento (detto del Buonconsiglio) nacque
come fortezza militare, in seguito vi fissarono la propria residenza i vescovi
governatori trentini: al proprio interno è presente il museo che parte dalla
preistoria e arriva ai giorni nostri, partendo dai reti e dalla fondazione
romana di Tridentum. Nel medesimo castello nel 1916, nel corso della Prima
Guerra Mondiale, furono passati per le armi dagli austriaci, mediante
impiccagione, gli irredentisti Cesare Battisti (trentino) e Fabio Filzi
(istriano), rei d’essere passati al Regio Esercito Italiano.
L’irredentismo si diffuse in Trentino nel corso della seconda metà
dell’Ottocento e fu duramente contrastato dalle autorità austriache. Cesare
Battisti era socialista, fu eletto legislatore nel parlamento di Vienna (come
Alcide De Gasperi) e fu più volte imprigionato per la sua propaganda
filoitaliana; nel 1914 andò in Italia al momento dello scoppio del conflitto e
fu tra i più accesi fautori dell’interventismo. C’è un grande mausoleo in sua memoria posto su
una collinetta sopra Trento, a cui ho voluto rendere omaggio (l’ultima cosa rilevante
che mi mancava da visitare), salendo di corsa una ripidissima scalinata e a
un’ora dalla partenza del mio treno di ritorno a casa.
Trento Memoriale di Cesare Battisti
Noi possiamo goderci
quest’Italia unita dal Brennero a Lampedusa e apprezzarne le varie bellezze
durante le vacanze, grazie al sacrificio di Battisti e di altri delle guerre
risorgimentali, i quali l’hanno fatto sì la nostra nazione ma non se la sono
potuta godere.
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