CI SONO TROPPI INTERESSI ECONOMICI IN BALLO PER NON FAR
FERMARE DEFINITIVAMENTE IL CALCIO A CAUSA DEL VIRUS. IMPOSIZIONE FORZATA, A
DISCAPITO DI ALTRE PRIOTITÀ, O STRUMENTO PER RALLEGRARE LE MASSE
TANTO PROVATE? LE GRANDI EMOZIONI DEL PASSATO E LA DELUSIONE ITALIA 90, A TRENT’ANNI
DI DISTANZA.
Sta per ripartire il calcio italiano professionistico dopo
tre mesi di stop causato da questo famigerato Coronavirus. Mai nella storia una
stagione calcistica era stata sospesa così a lungo. Il calcio italiano rimase
fermo tra il 1915 e il 1920, tra il 1943 e il 1945, per le due guerre mondiali.
L’unica stagione che non fu portata a termine fu quella del 1915, il cui titolo
fu assegnato d’ufficio al Genoa, che neanche aveva conquistato il diritto a disputare
la finale scudetto, la Lazio, che invece quell'anno aveva guadagnato la finale
sul campo, non era considerata all'altezza dei genoani e delle altre squadre
del nord che vincevano titoli a raffica. Quest’anno sembra scongiurata
l’ipotesi di non assegnare il titolo di campione d’Italia e di bloccare le
retrocessioni. Ci sarebbero state lunghe battaglie legali nei tribunali se lo
scudetto fosse stato assegnato d’ufficio alla squadra in testa al momento della
sospensione, idem per le retrocessioni. Sponsor e diritti televisivi, vitali
per la linfa delle miliardarie società, hanno influito nella scelta di far
riprendere in extremis la Serie A e la Serie B italiane. Nei campionati
calcistici dilettantistici non ci sono tutti quegli interessi economici in
ballo e lo stop definitivo è stato decretato senza troppi patemi d’animo. Ci
sono delle teorie favorevoli e contrarie per la ripartenza del pallone. Ecco
gli aspetti positivi: sarà uno dei modi di far ripartire l’economia
(abbonamenti alle televisioni, gente nei locali che, con le dovute precauzioni,
consuma e quando verrà il momento, le masse torneranno allo stadio), si parlerà
di più di partite e si spettegolerà di meno sugli altri, sarà uno strumento di
distrazione di massa e gli individui dopo mesi di depressioni, privazioni, si
ravviveranno, insomma si potrà affermare che la vita ricomincerà ed il peggio sarà
alle spalle. Gli aspetti negativi: sarà un’imposizione forzata e sembrerà che
si viva solo di pallone e le vere priorità (lavoro, aiuti alle famiglie in
difficoltà) passeranno in secondo piano, surclasserà i contagiati e i decessi
di questo virus, specie in territori duramente colpiti, la calma e la
tranquillità dello stare senza calcio, senza violenze, liti e discussioni
accese, passeranno, il campionato sarà anomalo e falsato con le gare senza pubblico. Tante volte questo sport ha lasciato nei cuori dei milioni
e milioni di appassionati tracce indelebili, tra fortissime emozioni e gioie e tra
cocenti delusioni, sia per la squadra di società di cui si è tifosi, sia per la
rappresentativa nazionale. In queste settimane di fermo e di confinamento il
canale sportivo della Rai ha trasmesso intere telecronache della nazionale di
calcio che era impegnata nei vari mondiali e le finali delle coppe europee che
avevano per protagoniste le squadre italiane. Io le ho riviste fino a tarda
notte con la stessa trepidazione ed ansia di tanti anni fa, con forte nostalgia
pensavo agli anni d’infanzia, d’adolescenza, quando ero spensierato e non avevo
preoccupazioni, responsabilità. Hanno ritrasmesso, oltre ai mondiali finiti
male, i trionfi 1982 e 2006: del primo non ricordo molto, del secondo rammento tutto
a perfezione; ci fu la rivincita sui tiri di rigori che avevano dato molte amarezze
alla nazionale italiana nei mondiali 1990, 1994, 1998, soprattutto nel 1990, in
occasione del campionato del mondo disputato in casa.
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A TRENT'ANNI DA ITALIA 90
Sui quotidiani in questi giorni si sta parlando del
trentennale del campionato mondiale disputato in Italia, non solo sul piano
sportivo. Fu il punto di massimo splendore di quegli anni ’80: la nazione era
ricca, stimata, invidiata, giovane, tutti si aspettavano che sarebbe arrivata
al 2000 col vento in poppa. I regimi comunisti nell'est erano appena caduti, l’Urss
si dava per scontato che sarebbe implosa, mentre la Jugoslavia sarebbe esplosa, cose che puntualmente accaddero l’anno
dopo, ma nessuno immaginava tangentopoli, che coinvolse anche Italia 90, e le
azioni eclatanti della mafia. Per fare dell’Italia il gioiello, la vetrina del
mondo, in quei mesi estivi del 1990, negli anni precedenti c’erano stati grandi
sperperi per rinnovare gli stadi, per realizzare e rimodernare infrastrutture;
alcune delle opere in programma non furono mai realizzate, altre non portate a
termine, altre ancora abbandonate dopo i mondiali. Gli stadi realizzati allora nessuno
poteva prevedere che da lì a poco sarebbero stati superati, per le nuove esigenze
del calcio televisivo. Sul piano calcistico fu grande la sconforto per un terzo
posto in un’edizione mondiale che la Fifa aveva permesso all'Italia (dove 50
milioni di persone si sentivano e si sentono tecnici ed esperti calcistici) di
organizzare e di vincere. Ancora oggi c’è qualche polemica per la disputa della
semifinale contro l’Argentina a Napoli, nella tana di Maradona: si dice che se
la nazionale italiana fosse rimasta a Roma avrebbe avuto una spinta in più. Poi
non si sa se ce l’avrebbe fatta a battere una forte Germania Ovest (ancora per
pochi mesi) in finale. Effettivamente essa era più forte dell’Argentina e in
finale fece qualcosa in più, ma il rigore che decise la sfida glielo regalarono e Maradona parlò di complotti contro la sua compagine per aver rovinato la festa italiana.
Cerimonia inaugurale
Caro Andrea, penso che la soluzione ideale era chiudere direttamente a marzo, magari disputando solo lo scontro diretto Juve-Lazio che assegnava lo scudetto. Anche se purtroppo, come hai detto tu, l'ipotesi non era percorribile perché si rischiavano ricorsi. Il problema sarà la prossima stagione che inizierà pochi giorni dopo la fine di questa e che si concluderà con l'Europeo. Si rischia che i giocatori arrivino a giugno 2021 abbastanza scarichi con il serio rischio di infortuni. Per quanto riguarda Italia 90 io ancora non ero nato, ma ha causato molti sprechi, vedi Delle Alpi e Sant'Elia demoliti dopo appena 16 anni. Soprattutto il Delle Alpi, uno stadio abbastanza freddo, con visuale scomoda, pista atletica usata una sola volta e voluta per avere più finanziamenti dal CONI. Non è un caso se l'Italia non ha più ospitato eventi del genere, salvo le 4 partite di Euro 2020. Saluti
RispondiEliminaGrazie per l'intervento. Ottime considerazioni.
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