CENT’ANNI FA A FIUME CI FU LO SCONTRO A FUOCO TRA REGIO ESERCITO E VOLONTARI DI GABRIELE D’ANNUNZIO CHE POSE FINE ALLA REGGENZA DEL CARNARO ITALIANA NELLA MEDESIMA CITTÀ.
Nel Natale del 1920 avvenne lo scontro decisivo tra Regio Esercito italiano e volontari di Gabriele D’Annunzio, al fine di liberare la città di Fiume e restituirla alla piena indipendenza, come fu stabilito nei trattati internazionali. Fiume fu occupata dal patriota e letterato Gabriele D’Annunzio, con delle proprie truppe al seguito, nel settembre 1919, per protesta contro le decisioni della conferenza di Versailles, che non assegnavano all’Italia una parte della Dalmazia, come era stabilito dal Patto di Londra del 1915. Nel 1915 fecero grandi promesse al Regno d’Italia per farlo intervenire in guerra a fianco dell’Intesa; il successivo intervento degli Stati Uniti, decisivi per la vittoria degli stati dell’Intesa, cambiava tutti i precedenti trattati. L’Italia ottenne il Trentino fino al passo del Brennero, Trieste, l’Istria e in Dalmazia solo la città di Zara. La città di Fiume, popolata in maggioranza da italiani, nel Patto di Londra del 1915 non era stata promessa all’Italia ed era destinata a divenire una città stato indipendente. In tutto il Regno si diffuse un pesante malcontento per la vittoria che fu definita mutilata. Una volta stabilitosi a Fiume D’Annunzio inaugurò un proprio governo che fu definito “Reggenza del Carnaro” (il Carnaro era il territorio di Fiume): reggenza perché doveva trattarsi di una sistemazione temporanea, in attesa di unire la città all’Italia.
Fu preparata uno statuto avveniristico per l’epoca, che tra l’altro
stabiliva il diritto di voto per le donne e parità di diritti senza distinzioni
di razze, sesso, religioni, condizioni sociali. Il Regno d’Italia alla fine
però accettò i trattati internazionali e ne stipulò anche un altro con il
neonato Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (che diverrà Regno di Jugoslavia) che
stabiliva i confini tra i due stati, riconoscendo la piena indipendenza di
Fiume. Il Governo italiano lanciò così un ultimatum al Governo d’occupazione
fiumano per lo sgombero della città; al rifiuto degli uomini dannunziani partì
la guerra nel periodo del Natale 1920 (il 25 dicembre ci fu una breve tregua)
che culminò con il ritiro degli occupanti. Nel 1924 dopo l’avvento del Fascismo
il territorio della libera città di Fiume fu spartito tra Italia e futura
Jugoslavia: la città andò all’Italia, i sobborghi ai Serbi/Croati/Sloveni. Dopo
la Seconda Guerra Mondiale, con quello che ne conseguì (invasione italiana
della Jugoslavia, successive vendette slave con le foibe), gli italiani di
Fiume, della Venezia Giulia e della Dalmazia abbandonarono le loro terre per
non divenire Jugoslavi e oggi gli italiani nei litorali di quelle terre si
contano sulle dite, quando un tempo erano la maggioranza. Ci manco poco che
anche Gorizia e Trieste passassero agli slavi.
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