In Afghanistan, a
venti anni di distanza, sono tornati al potere i fondamentalisti islamici
denominati talebani, che furono cacciati nel 2001 in seguito all’intervento
militare americano, dopo i noti attentati dell’11 settembre. Il governo
democratico era sostenuto unicamente dalle forze militari della Nato, presenti
in questi 20 anni sul suolo afghano. Si pensava che le forze armate afghane,
ben addestrate ed equipaggiate dagli occidentali, avrebbero potuto tener testa
alla guerriglia nel paese, ma sono collassate subito: hanno preferito
arrendersi e consegnare tutto, anziché lottare per quelle libertà in cui una
generazione di afghani è stata allevata in un ventennio.
Mi chiedo allora perché
molti tra la popolazione di quella nazione, a cui non vanno a genio i talebani,
cercano la fuga anziché la lotta per cambiare le cose? Posso capire le donne e
i bambini, le categorie più deboli, ma per gli altri è un controsenso. Si parla
tanto della perdita dei diritti delle donne conquistati in Afghanistan senza
che si veda una dura e forte presa di posizione di quei movimenti femministi che,
spesso, in casa nostra scatenano dei polveroni per fatti da poco conto. Ci sono
esempi di donne che nei paesi islamici guerreggiano per non essere sopraffatte,
come molte tra quelle curde, che impugnando un’arma, hanno combattuto e
combattono tuttora contro lo Stato Islamico (Isis) nel Medio Oriente, al fine
di evitare di essere sottomesse. Qualcosa di simile sta per accadere in
Afghanistan: la resistenza e la guerriglia ai talebani comincia ad organizzarsi
sotta la guida del figlio del leggendario comandante Massoud (il Leone del Panjshir
che lottò contro sovietici prima e i talebani poi, venendo ucciso in un
attentato dagli ultimi) e molte donne decidono di aderirvi.
Per le grandi potenze
straniere non è mai stato un gioco da ragazzi sottomettere l’Afghanistan:
abbiamo visto con gli americani, che molti paragonano (sbagliando) la loro
ritirata e la caduta di Kabul a quella del Vietnam con la caduta di Saigon.
Mentre in Afghanistan la pace e l’ordine sotto gli Usa erano garantiti in
massima parte, con poca guerriglia esistente, nel Vietnam dovettero ritirarsi
perché non erano più in grado di supportarla. Essi prima o poi sarebbero dovuti
andare via non potevano rimanere all’infinito sul suolo afghano: la guerra ai
talebani era iniziata dopo l’attentato terroristico alle Torri Gemelle
di Nuova York: fu necessaria perché quegli integralisti islamici proteggevano
Bin Laden, l’ideatore dell’attentato, e molti terroristi. Una volta distrutta
l’organizzazione Al Qaeda gli obiettivi americani erano stati raggiunti, ma oggi
c’è il rischio concreto che tornino i terroristi più fanatici ad addestrarsi
nello straziato paese. Si parla di potenze straniere, come Cina e Russia, che
appoggerebbero i talebani, con l’intenzione di sostituirsi agli americani nei
piani economici, in particolari su quelli legati alla ricostruzione della nazione
martoriata da troppo tempo. Nonostante questi fanatici facciano di tutto per
dimostrare che sono cambiati e oggi con essi si può dialogare, a telecamere
spente mostrano la loro vera natura di sempre, come si dice: il lupo perde
il pelo ma non il vizio. Fu per i sovietici l’Afghanistan come il Vietnam
per gli americani. Essi, dopo avervi insediato un governo amico traballante,
per l’opposizione armata, l’invasero con lo scopo di cercare uno sbocco nel
Golfo Persico, ma dopo dieci anni dovettero ritirarsi per la resistenza dei
mujahidin, aiutata anche dagli Usa, che erano divisi in molte fazioni, tra cui
quelli che sarebbero divenuti i talebani, fortemente sponsorizzati dai
pakistani.
Quindi un popolo che è da sempre abituato a lottare, se vuole mantenere le conquiste di un ventennio che stavano portando prosperità, bisogna che non ceda così di schianto e sarà necessario che i paesi occidentali non abbandonino l’opposizione e la resistenza del paese asiatico, fornendo alcuni tipi di aiuto. Non bisogna trovare nell’immigrazione di massa verso l’occidente l’unica soluzione possibile: continuando ad ingrossare il numero degli islamici da qui agli anni, ai decenni a venire, ci sarà il rischio che la nostra identità nazionale legata al cristianesimo venga seriamente messa a rischio; potrebbero rischiare di non esserci più le festività natalizie, pasquali, patronali. Tra le decine di milioni di musulmani che saranno presenti da noi ci saranno moltissimi estremisti che potrebbero affermarsi come avviene oggi in Afghanistan. I paesi limitrofi all’Afghanistan, con la loro stessa cultura e religione e che sono in pace, potranno ospitare coloro che fuggono con l’aiuto dell’Onu. L’Occidente (Italia compresa) dovrà limitarsi ad accogliere coloro che hanno collaborato con le varie forze armate occidentali e che sono ricercati dai fondamentalisti afghani, finché non tornerà la democrazia. Stati Uniti e Canada, essendo sconfinate nazioni, potranno dare accoglienza ad un numero più consistente di rifugiati rispetto ai paesi europei.
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