UN’EUROPA
UNITA (COMPRESA L’ITALIA), CHE QUINDI DOVREBBE ESSERE FORTISSIMA, VIENE
AZZITTITA E MESSA IN RIGA DALLA LIBIA E DALLA TURCHIA. DECENNI ADDIETRO GLI
STATI DELL’EUROPA FRAMMENTATA ERANO I PADRONI DEL MONDO E LOTTAVANO TRA LORO
PER ESSERNE I DOMINATORI ASSOLUTI.
La scorsa settimana il Governo Italiano non ha avuto il coraggio di rispondere duramente a quello libico, che accusava il nostro paese far sconfinare le navi militari nelle loro acque territoriali. Successivamente le autorità libiche hanno detto di essersi sbagliate ma non si sono scusate. Nella fattispecie si tratta della missione navale europea per contrastare i trafficanti di uomini che si sta rivelando l’ennesima farsa che incrementerà quel traffico illegale e i loschi giri miliardari di denaro. Anchela Turchia fa lo voce grossa
con l’Europa: da adesso in poi la alzerà ancora di più, dopo la riconferma di
Erdogan. Sia la Libia ,
sia la Turchia
credono di avere il coltello dalla parte del manico nei confronti dell’Europa:
entrambe la ricattano con l’arma dell’immigrazione illegale. La maggioranza
delle isole greche sono posizionate in prossimità della costa turca, per cui
alla Grecia basterebbe pattugliare le proprie isole, compresa la costa
turca e senza chiedere l’autorizzazione;
ma evidentemente il Governo Greco, anch’esso di sinistra, è a favore di quell’esodo
biblico e non si cura delle tragedie marine che ne conseguono. Il Primo
Ministro turco pretenderà che tutti si inchinino a lui, la Signora Merkel in testa, che
non usa lo stesso pugno duro usato nei confronti dell’Italia, della Grecia e della
Spagna per ragioni economiche. La
Turchia pretenderà l’entrata nell’Unione Europea come moneta di scambio, anche se quella nazione per
posizione geografica, per cultura, per religione è fuori dall’Europa; manca
anche dei requisiti giuridici di base necessari per farne parte. Così circa 80
milioni di turchi potranno andare a spasso per l’Europa, sconvolgerne le radici
e destabilizzarla con i terroristi islamici. Le popolazioni della Penisola
Balcanica, che per secoli subirono l’oppressione turca e tanto lottarono,
versando sangue per le loro
indipendenze, per le loro libertà, si troveranno al punto di partenza. Sembra
strano che
le nazioni d’Europa, un tempo padrone del mondo ed in perenne conflitto tra loro per uscirne ancora di più dominatrici assolute, oggi, alleate tra loro, quasi unite tramite l’Unione Europea, quindi ancor più forti e potenti rispetto al passato, si facciano mettere i piedi in testa da modesti stati; magarila Turchia non sarà un
piccolo stato, ma la Libia ……
Non indento dire che bisogna dichiarare la guerra per farsi valere e
rispettare, basterebbe soltanto rispondere a tono, alzare la voce contro i
ricatti, dimostrando di essere una potenza mondiale non indifferente, così da uscirne in modo più decoroso. Poi naturalmente difendere i
propri confini a qualsiasi costo.
La scorsa settimana il Governo Italiano non ha avuto il coraggio di rispondere duramente a quello libico, che accusava il nostro paese far sconfinare le navi militari nelle loro acque territoriali. Successivamente le autorità libiche hanno detto di essersi sbagliate ma non si sono scusate. Nella fattispecie si tratta della missione navale europea per contrastare i trafficanti di uomini che si sta rivelando l’ennesima farsa che incrementerà quel traffico illegale e i loschi giri miliardari di denaro. Anche
le nazioni d’Europa, un tempo padrone del mondo ed in perenne conflitto tra loro per uscirne ancora di più dominatrici assolute, oggi, alleate tra loro, quasi unite tramite l’Unione Europea, quindi ancor più forti e potenti rispetto al passato, si facciano mettere i piedi in testa da modesti stati; magari
Quando iniziammo l'avanzata/sentivamo la vittoria,/ci ritrovammo all'adunata,/sul
cammino della storia/In questa terra
liberata/non ritorneranno più/ogni violenza è vendicata/la Libia è consacrata/dal
sangue e dal valor.
E sul mio carro ardito/innalzo il
tricolor/O mia Libia, o mia Libia/è giunto il Duce vincitor.
Con una marcia travolgente/avanzammo nell'Egitto/era il nemico assai potente/ma l'abbiamo ormai sconfitto/e nella marcia fatalmente/trascinammo il mondo inter/E' la virtù di nostra gente/che vittoriosamente/rivendica l'imper.
Con una marcia travolgente/avanzammo nell'Egitto/era il nemico assai potente/ma l'abbiamo ormai sconfitto/e nella marcia fatalmente/trascinammo il mondo inter/E' la virtù di nostra gente/che vittoriosamente/rivendica l'imper.
E sul mio carro ardito/innalzo il
tricolor/Alessandria, Alessandria/il Duce il tuo liberator.
Per riallacciarmi al discorso di prima, su come le nazioni
europee lottavano tra loro per il dominio globale tiro fuori la mia solita
pagina di storia per far comprendere i sostanziali stravolgimenti che ci sono stati nel giro di pochi
decenni. Tanti canali televisivi dedicati alla storia quotidianamente ci inondano
di pagine storiche recenti e lontane e delle grandi battaglie dell’umanità, il
tutto per far conoscere una materia sconosciuta: è lo stesso mio scopo. La Libia a suo tempo era un
possedimento italiano, l’Egitto, che oggi è un gigante demografico e i suoi
integralisti islamici minacciano il mondo, era un protettorato inglese. Nel
corso della Seconda Guerra Mondiale
Italia e Gran Bretagna, nazioni europee, si fronteggiavano in quelle terre per
imporre le loro egemonie sul globo. In passato ho già parlato dell’eroica resistenza italiana a Giarabub, quando gli inglesi occuparono la Cirenaica , della canzone
“La sagra di Giarabub” e del film
dedicato; successivamente ho descritto anche la battaglia di El Alamein in
Egitto, che ci fu dopo la riconquista delle forze dell’Asse di Bengasi e la
loro avanzata in terra egiziana, grazie al fondamentale aiuto germanico di
Rommel. Il raro canto militare “Africa
Nostra” fu scritto nel periodo intermedio tra Giarabub ed El Alamein: si
celebrò la sicurezza della vittoria e si diede per scontato l’entrata delle
truppe italiane ad Alessandria d’Egitto con a capo lo stesso Mussolini, su un
cavallo bianco e alzando la spada dell’Islam, donata al Duce dai libici. Ma ci
fu la sconfitta di El Alamein, che secondo le cronache arrivate fino a noi, fu
dovuta alla sfortuna e non alla mancanza di valore.
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