NON CI SONO STATE
DELLE CONDANNE ESEMPLARI PER L’OMICIDIO DI ALDO MORO: I BRIGATISTI ROSSI HANNO
FATTO POCHI ANNI DI CARCERE E IN OCCASIONE DEL QUARANTENNALE VENGONO TRATTATI
DA STAR, RILASCIANDO INTERVISTE. SONO NECESSARIE LA CERTEZZA DELLA PENA
E DELLE DURE CONDANNE PER RIDURRE IL CRIMINE.
Quest’anno, in occasione del quarantesimo anniversario del rapimento
e dell’uccisione dello statista democristiano Aldo Moro, si sono ricordate un
sacco quelle dolorose vicende. Aldo Moro, quando venne rapito, era uno dei
politici più importanti d’Italia ed era protetto: ancora oggi non si capisce
come possa essere stato sequestrato così facilmente e le sue guardie del corpo
ben addestrate possano essere state trucidate da degli assassini principianti
(ad eccezione di uno). Ci sono tanti misteri nella storia d’Italia che ancora debbono
essere decifrati: il caso Moro è uno di questi, poiché ancora oggi presenta
ancora forti interrogativi e molte controversie, la verità la conoscono in
pochissimi.
Ora non voglio analizzare questi aspetti, ma prendere spunto da quel
clamoroso sequestro con uccisione, per far notare come i gravi crimini non vengano puniti adeguatamente; anzi i loro
autori vengono fatti passare sotto i riflettori per stelle del firmamento con
onori ed acclamazioni. Come detto nel corso di questo mese si è straparlato
di quell’eccellente delitto di quarant’anni fa e i brigatisti, ormai liberi,
con spudoratezza e faccia tosta, hanno rilasciato interviste ai mezzi
d’informazione, i quali facevano a gara per contenderseli. Molti dei componenti
delle Brigate Rosse ancora in vita, che
hanno finito di scontare le loro pene, non si sono mai pentiti delle loro
azioni, mentre alcuni di quelli condannati all’ergastolo, dichiarando un
ravvedimento di convenienza, sono stati graziati con troppa superficialità. Si può pertanto affermare che le gravissime
azioni delle Br non sono state punite esemplarmente, come è avvenuto ed
avviene per i delitti di Mafia. C’è
però una sostanziale differenza: i pentiti di Mafia non si ricredono per ottenere dei forti sconti delle loro
pene o addirittura la scarcerazione; sono essi consapevoli che dovranno vivere
nascosti e con nuove identità, per timore delle vendette di un’organizzazione
criminale ancora viva e vegeta. Così non avviene per i brigatisti rossi
dichiaratisi pentiti e che collaborano con la giustizia, poiché teoricamente
nessuno la farà loro pagare, essendo tutte le sigle terroristiche degli anni
’70 ormai dissolte e i loro vecchi membri sono ben inseriti nella società,
divenendone dei pilastri.
È un male non punire adeguatamente i gravi crimini, specialmente quelli
di natura terrorista e mafiosa: tutti continueranno imperterriti a delinquere,
contando sul buonismo della giustizia italiana, la quale all’inizio ti condanna
duramente e dopo poco tempo ti concede la semilibertà o la libertà, per
molteplici motivazioni. Ci vuole la certezza della pena e condanne ancora più
severe per far in modo che ci pensino bene prima di compiere azioni criminali
eclatanti (e non), come lo fu il rapimento e il delitto di Aldo Moro e non
bisogna dare rilievo agli autori delle medesime. Se si procederà in tal senso ci
potrebbe essere un’arma di prevenzione, al fine di ridurre il rischi del
terrorismo odierno, di natura integralista islamica.
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