LA REGIONE LAZIO DECIDE DI CONCENTRARE LE
STRUTTURE SANITARIE NEI MEDI – GRANDI CENTRI, CHIUDENDO QUELLE DEI PICCOLI
PAESI. POCHI OSPEDALI NON BASTANO PER IL SEMPRE MAGGIORE BACINO D’UTENZA CHE
HANNO E I TEMPI PER ESSERE CURATI ADEGUATAMENTE SI ALLUNGANO DANNATAMENTE. MENO
SPASSI, PIÙ SERVIZI PER I CITTADINI.
Quando la Regione
Lazio decide di tagliare le strutture sanitarie dei
piccoli centri della regione (come ad esempio quelle di Cori, Sezze, Priverno) non
si rende conto del danno che arreca ai cittadini. Bisogna recarsi negli
ospedali delle città di degna rilevanza e mettersi in lista di attesa,
aspettando settimane, mesi, anni per effettuare una visita. Nel nostro caso
particolare a Velletri, ad Aprilia, a Latina soprattutto, nei pronto soccorsi
del Santa Maria Goretti, dell’Icot o di altri ospedali, se i casi non
sono urgentissimi bisogna attendere ore ed ore per essere medicati o curati,
addirittura certe volte non basta una giornata d’attesa. E se uno è in una
situazione grave senza saperlo? Adesso se vai nel (presunto) punto di primo intervento corese ti
dicono in molti casi di recarti altrove, dicendoti: ci vai da solo o ti portiamo noi?
Eppure a Cori avevamo un ospedale che
era un piccolo gioiello: c’era un pronto soccorso efficiente, un reparto
maternità, le grandi e complesse operazioni non le effettuano, ma i piccoli
interventi si. Ricordo i tanti amichetti di scuola che venivano operati di
appendicite nel nostro ospedale. Esso fu aperto nel 1880 col nome di “Santa Maria salute degli infermi”,
allorquando i Conti Cataldi adibirono
parte del loro antico palazzo a punto di ricovero per gli ammalati. Negli anni
1970, quando l’antica residenza signorile destinata ad ospedale fu ampliata, la
struttura sanitaria corese conobbe il massimo splendore; negli anni 1980 la
vecchia mulattiera che congiungeva Cori Alto a Cori Basso fu allargata
notevolmente e trasformata in strada carrozzabile (con l’antico ponte romano
della Catena che venne coinvolto nei
lavori che in parte lo stravolsero),
anche per facilitare il compito delle autoambulanze. L’ospedale di Cori era già destinato alla
chiusura all’alba del nuovo millennio, ma si riuscì a salvarlo convertendolo in
ospedale di comunità, grazie ala particolare sensibilità delle amministrazioni
comunali e regionali di quel momento. Addirittura un privato cittadino donò col
suo patrimonio personale un’apparecchiatura, che ora dicono sia stata portata
altrove (non so se è vera questa notizia).
Sono passati degli anni ed hanno
ricominciato coi tagli alla sanità. Nella passata campagna elettorale regionale
il riconfermato presidente venne a Cori, (oggi possiamo aggiungere con la
faccia di bronzo) rassicurando i
politici locali della sua fazione che il nostro punto di primo intervento non
sarebbe stato toccato; poi “passata la
festa gabbato lo santo”. Hanno ricominciato a circolare delle voci negative
sulla sopravvivenza di quel che rimane del nostro ospedale di comunità. All’amministrazione comunale corese si sono
uniti i sindaci di Cisterna, Norma, Roccamassima per far pressione alla Regione al fine di scongiurare questa
nefasta eventualità. Perché la regione non taglia le spese superflue, come le
ricchissime prebende per i suoi consiglieri, i rimborsi per i gruppi politici,
i sostanziosi vitalizi per gli ex consiglieri ed assessori e i contributi al
cinema, invece di ridurre un diritto fondamentale per i cittadini, come quello alla salute?
Durante la campagna elettorale
regionale si erano stretti fortemente al presidente uscente una cricca di
personaggi sfarzosi, capeggiati dal fratello attore di Nicola Zingaretti:
speravano nella continuità della precedente amministrazione, cioè
nell’erogazione di fondi per le rappresentazioni cinematografiche? Il cinema
si, gli ospedali no! Non si rendono conto che la Regione Lazio è popolata
anche da quei “paesanotti”, “burinotti”, “contadini”, “pastori” e
non soltanto dalla ristretta loggia dei salotti sontuosi del suo capoluogo. Non
tutti hanno i soldi necessari per delle visite specialistiche e per delle cure
private. Confidando nella saggezza di chi di dovere e se ci fosse il lieto
fine, non riavremo mai l’efficiente ospedale e pronto soccorso di qualche
decennio fa.
A tal proposito voglio concludere con
una bella poesia dialettale corese presa
da un libro di Cesare Chiominto, dedicata allo storico primario del vecchio
ospedale di Cori, vale a dire il dottor
Bertrando Fochi, la quale ci illustra come
era operativo, efficiente, professionale, il nostro presidio sanitario una
volta.
Aglio
dottóre Fòchi, ghierurgo Al
dottor Fochi, chirurgo
Eviva
Fochi, Evviva Fochi
ggènte ghierurga, stirpe di chirurghi,
che
ttàglia e ccóse, che taglia e cuce,
nn’aùsa
purga! non usa purganti!
Peréntro
ai létti Nei letti
déglio
Spedàle dell’Ospedale
fa a
tutti bbène fa a tutti bene
facènno
male. facendo male
Se a ttì
te zzìchia Se ti pizzica
l’appendicite l’appendicite
o
puramente oppure
l’interculite, hai l’enterocolite,
se tte se
smòve se ti si muove
jo
carcolétto il calcoletto
o nno’
sfocóna o non funziona bene
bbè jo
cellètto, il pisello
se glio
‘ngennóre se il dolore
te mantè
sveglio, ti tiene sveglio,
se tte
castìa se ti castiga
torcibbudéglio, il mal di pancia,
se tté lo
fegato, se hai mal di fegato
se ppisci
fino se urini poco
se tte
sse’ ntùrbita se ti si intorbida
sempre
l’urino, sempre l’urina,
se ppó le
nàlisi se poi le analisi
palrlano
stórto non sono buone
ca, pe’
‘nna pòtise, perché, per ipotesi,
te sta a
dda’ ‘n córbo, stai per avere un colpo,
e sse a
tti l’ùrgera e se la tua ulcera
male se
mette, peggiora
e nnon
c’è bbóno e non ti fa effetto
lo
Tagamètte, il Tagamet,
se vidi
móglieta se vedi tua moglie
fasse
ciccióna diventare grassa
ca ci
ss’è fatto perché si è formato
quache
fibblòma, un fibroma,
se lle
moròiche se le emorroidi
te fao
chicì ti bruciano
e colle
càppuse e con le capsule
n’te pó
guarì, non puoi guarire,
se glio
sturòlogo se l’urologo
t’è ggià
spacciato ti ha già spacciato
e fosse
méglio e sarebbe meglio
che ti èo
tagliato, che te lo avessero tagliato,
se a ttì
la cònica se la colica
non te dà
pósa, non ti dà tregua,
se tte
ss’accóglie se ti si infetta
l’antivenósa: l’endovenosa:
non perde
témpo, non perdere tempo,
curi da
Fòchi corri da Fochi
ca cómme
isso perché come lui
ci ne
stao póchi; ce ne sono pochi;
do’
cortellate due coltellate
ar punto
ggiusto al punto giusto
e ttu
recampi, e torni a vivere,
ma co’
ppiù ggusto. ma con più gusto.
Nessun commento:
Posta un commento