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sabato 10 settembre 2022

500) LA MORTE DELLA REGINA ELISABETTA II DEL REGNO UNITO

DOPO SETTANT’ANNI DI REGNO LA REGINA ELISABETTA II DEL REGNO UNITO È PASSATA A MIGLIOR VITA. ONORE E RISPETTO PER LA SUA FIGURA, PERÒ NON POSSIAMO STARE GIORNO E NOTTE A SENTIRE LE CHIACCHIERE SULLA FAMIGLIA REALE BRITANNICA, COME SE FOSSERO QUESTIONI DI STATO ITALIANE.

 


Con la morte della sovrana del Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del nord Elisabetta II, avvenuta a settant’anni esatti dalla sua ascesa al trono, si chiude un’era che sembrava non dovesse terminare mai, non solo per i suoi reami, per il mondo intero. Prima o poi doveva succedere: ci arrivassero tutti a quella veneranda età. Le prime avvisaglie della fine si erano manifestate con la morte di suo marito, il Principe consorte Filippo, avvenuta un anno e mezzo fa. Il Principe ereditario (denominato del Galles) Carlo, primogenito di Elisabetta II, è divenuto il nuovo re, col nome di Carlo III e dopo una vita in attesa si metterà al lavora all’età della pensione. I suoi nuovi sudditi sembra che l’abbiano accettato subito con entusiasmo, nonostante sia stato molto chiacchierato per le sue vicende private e per aver fatto cambiare le norme costituzionali che regolano la salita al trono britannico, in modo da potervi egli giungere; con le vecchie normative suo zio, il Re Edoardo VIII, dovette abdicare dopo pochi mesi dalla salita al trono per sposare una divorziata. Tutto (o quasi) perdona un popolo che stravede per la sua famiglia reale e che per questo motivo sta manifestando scene di profonda commozione per la sua defunta e longeva sovrana.


Secoli addietro la monarchia, specie quella assoluta, era la forma di governo più gettonata, dopo varie rivoluzioni, avvenute ovunque nel mondo, la citata forma di governo è rimasta esistente solamente in pochi stati e molto spesso deve sottostare ai parlamenti nazionali e ai governi democraticamente eletti. Oggi è prassi che le donne regnino nelle monarchie europee (dipende dalla primogenitura); in passato accadeva solamente quando la famiglia regnante non aveva eredi maschi. Tra i pochi regni esistenti nel globo, quello britannico forse sarà il più importante e prestigioso: vuoi perché esso è ultramillenario, vuoi perché il suo sovrano non regna solo nelle isole britanniche, ma in molti paesi ex colonie del suo vecchio e sterminato impero (tra cui Australia, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Canada, Giamaica), che oggi pur essendo stati indipendenti, mantengono questo legame con l’ex madrepatria (Reame del Commonwealth) e vuoi perché essa detiene una religione cristiana (Chiesa Anglicana). La Regina Elisabetta per 70 anni è stata una figura importante mondiale, capo di stato di un’ampia fetta di mondo, attraversando due secoli di storia: quindi sono giusti e doverosi i tributi e le altre forme di cordoglio in forma solenne a lei rivolti.


Queste grandi attenzioni mediatiche sono legittime, quando poi le varie forme di chiacchiere e di pettegolezzi sui reali britannici ci sommergono notte giorno non va più bene. Se essi commettono atti ritenuti scandalosi e provati, s’indignasse la popolazione britannica a noi cosa importa? Non si possono fare delle questioni di stato italiane sui principi e sui duchi dei reali inglesi che litigano tra loro o che tradiscono i loro famigliari, a discapito dei nostri veri e gravi problemi.

mercoledì 17 agosto 2022

499) LA RIPRESA DELLE VACANZE

DOPO CIRCA DUE ANNI E MEZZO SONO RICOMINCIATE PER ME LE VACANZE (NON TROPPO LONTANE, COME NUOVO INIZIO BISOGNA ANDARCI LEGGERI): NAPOLI E DINTORNI E IL MOLISE.

 


Sono passati due anni e mezzo dal gennaio 2020, poche settimane prima della chiusura generale, in cui mi concessi l’ultima vacanza. Dopo tanto tempo ho deciso di andarci cauto nel ricominciare, scegliendo dei luoghi non eccessivamente lontani. L’ideale sono stati pochi giorni a Napoli e dintorni, andandoci in treno. Napoli città, se non fosse troppo sporca in alcune zone, sarebbe una splendida metropoli storica. Essa, essendo stata per secoli capitale del Regno di Napoli, ospita diversi palazzi reali e castelli, usati come forti militari: il Palazzo reale di Piazza Plebiscito, quello di Capodimonte, il Maschio Angioino, il Castello del Vomero. La città nel sottosuolo è divenuta una meta ambita: li ci vivevano a migliaia durante la guerra e nel dopoguerra. Caratteristici sono i vicoli del centro storico, con le rinomate botteghe di artigianato e di altro. Napoli è bella a tratti, come diceva qualche stesso napoletano, aggiungendo che i cumuli di pattumiera per le strade dovrebbero essere ritirati due volte al giorno. La città, essendo bene organizzata con metropolitane, ferrovie urbane, porto ed aeroporto, è inoltre un importante scalo di smistamento verso le rinomate località balneari del suo golfo, specie in questo periodo, e verso le isole di Capri e di Ischia. Ci sono degli autobus turistici che partono da Piazza Garibaldi, la piazza della stazione centrale, verso le mete turistiche importanti del territorio napoletano: gli scavi archeologici di Pompei, di Ercolano, il Vesuvio, Amalfi, Positano ed altre. Io ho scelto di andare a Pompei e sul Vesuvio, il vulcano che la seppellì nel 79 dc, insieme ad Ercolano. Già c’ero stato una volta nelle rovine di Pompei, tanti anni fa con la scuola media, ma è stato sempre interessante tornare in questo sito famoso e visitato da tutto il mondo. Napoli non gode di una buona fama di città tranquilla e un po’ di timore c’è sempre quando ti ci rechi; la criminalità è presente in tutte le città, perciò bisogna fare attenzione ed essere prudenti ovunque. I napoletani si arrabbiano con coloro che provengono del resto delle province campane e dicono di essere di Napoli: secondo essi sarebbero costoro che sputtanerebbero il nome della loro città, comportandosi male. A parte dei piccoli imbrogli subiti all’albero e al suo ristorante, su quello che prima dicevano faceva parte del pacchetto e poi è risultato extra da pagare in più, fortunatamente sono stati pochi giorni tranquilli e interessanti.  


La seconda parte delle vacanze ha riguardato la visita nella sola giornata di ferragosto dei due capoluoghi di provincia del Molise: Campobasso ed Isernia. Ci voleva anche una gita in automobile, ben revisionata e con gli adeguati lavori di manutenzione fatti eseguire, per concludere le ritrovate vacanze alla grande. Qualche località interessante nell’ambito dell’Italia centrale si può visitare anche nell’arco di una giornata particolare (come pasquetta e appunto ferragosto), principalmente per svagarsi e per testare l’autovettura su lunghe distanze e su strade adeguate, facendo bene attenzione ai limiti e ai cartelli nei centri abitati, per non ritrovarsi dopo pochi giorni nella cassetta delle lettere qualche spiacevole sorpresa. Campobasso ed Isernia qualche cosa di storico ed interessante da vedere ce l’hanno (vi dimorava l'antico popolo dei sanniti), tuttavia non c’erano molti turisti, per cui gran parte dei locali e dei ristoranti erano chiusi, i pochi aperti erano solo su prenotazione; alla fine qualche ristoro tipico l’ho trovato, in un piccolo centro, uscendo dalla strada extraurbana principale che partendo dall’A1 attraversa tutto il Molise. Insomma sono rimasto soddisfatto di questi ritrovati viaggi di riposo (?), con l’auspicio in futuro di farne degli altri.

domenica 7 agosto 2022

498) L'ESTATE CORESE 2022

COL COVID PASSATO IN SECONDO PIANO L’ESTATE CORESE VA AVANTI ALLA GRANDE: POSITIVI I RITORNI DEL CAROSELLO STORICO E DEL FESTIVAL FOLCLORISTICO; NEGATIVI GLI SCHIAMAZZI NOTTURNI (MUSICA AD ALTO VOLUME FUORI TEMPO MASSIMO, MOTORINI E GRIDA)

Piazza Signina, ovvero "Le piazze", durante un Carosello Storico

Il Covid c’è ancora, anche peggio di prima, ma non se ne parla più, poiché i mezzi d’informazione sono concentrati su tutt’altro; a dimostrazione che il “quarto potere” quando vuole sa terrorizzare le masse, influenzandole: ingrossando e sminuendo i problemi. La normalità sembra per il momento tornata: non si sa se rimarrà in modo permanente o in autunno ci saranno delle ennesime restrizioni.

In questo contesto d’incertezza, il ritorno alla vita precedente al 2020 sembra essere ripresa un po’ ovunque, anche nel nostro piccolo contesto paesano: dopo la ripresa delle tradizionali processioni religiose di primavera, quest’estate è tornato il tradizionale Carosello Storico dei Rioni e il Latium Festival (a dire la verità quest’ultimo non si era mai fermato nei due anni precedenti: veniva effettuato in modo riduttivo). Ritengo positivo il ritorno a queste manifestazioni storiche – folcloristiche, con l’auspicio che possano essere migliorate sempre di più: migliorare la sfilata storica nel Carosello, per far sì che essa possa richiamare sempre maggiori appassionati e visitatori dalle zone limitrofe, e auspicare che la corsa all’anello nel palio divenga competitiva per i due rioni poco vincenti, in modo da non far perdere interesse ai locali. Idem il Festival Latium, anche se in questo caso le migliorie dipendono dai singoli gruppi, gli organizzatori potranno perfezionare solo l’aspetto logistico. Queste manifestazioni, insieme ad altre iniziative private, sono, tra l’altro, occasioni per rendere vivo e attrattivo un paese, non solo per gli eventuali turisti, anche per i coresi stessi, che non dovranno recarsi occasionalmente fuori per trovare un po’ di feste e di vita.


Se non si fa nulla si dice: che mortorio di paese! Se si fa qualcosa: che baccano, nessuno riesce più a dormire! Per tutto ci vuole il giusto equilibrio. Basterebbe che i vari eventi festosi che si svolgono nottetempo non oltrepassino la mezzanotte e che la loro musica non sia a volume spropositato, per dar modo di riposare a coloro che devono alzarsi alle prime luci dell’alba o prima ancora, visto che non tutti hanno la fortuna di poter rimanere in giro fino a tardi. Spesso accade che i complessi, i gruppi, che suonano e cantano nei locali, e non, vadano un po’ oltre il tempo consentito. Con le varie urla e col rumore dei motorini che sfrecciano a tutta velocità il condimento risulta perfetto; vige un divieto di transito per i motocicli: ovviamente a notte fonda nessuno può controllare. Se uno risiede nelle zone più mondane e più frequentate di un centro abitato, tutto ciò può essere considerato normale; solo nel caso si rispettassero le più elementari regole e principi di buona educazione che sarebbe tollerante subire i normali frastuoni.

domenica 24 luglio 2022

497) FINE DELLA XVIII LEGISLATURA E NUOVE ELEZIONI POLITICHE

LA CADUTA DEL GOVERNO DRAGHI HA CAUSATO LA FINE ANTICIPATA DI UNA LEGISLATURA CARATTERIZZATA DAI MOLTI CAMBI DI PARTITO PER CONVENIENZA E CHE HA AVUTO COME PROTAGONISTA IL MOVIMENTO CINQUE STELLE: UN PARTITO CHE, NON ESSENDO DI PURA NATURA POLITICA E TRA CAMBI DI OPINIONI, S’È DISGREGATO POCO ALLA VOLTA ED HA RITROVATO LA SUA NATURA DETERMINANDO LA FINE DEL GOVERNO DI LARGHE INTESE.

 


Le dimissioni di Mario Draghi da Presidente del Consiglio dei ministri hanno determinato la fine anticipata della XVIII legislatura della Repubblica italiana. Infatti non c’erano più i presupposti per proseguire e per formare l’ennesimo governo. Si voterà il prossimo 25 settembre, in autunno: un evento inedito dall’istituzione della Repubblica. Mario Draghi avrebbe potuto proseguire per i restanti mesi della legislatura anche senza l’apporto del M5s (avrebbe avuto una larga maggioranza parlamentare ugualmente), ma ha preferito mollare, infischiandosene delle pressioni nazionali ed internazionali: evidentemente si era stancato. Egli, non essendo un politico di professione e avendo ricoperto in passato incarichi in ambito economico dirigenziali ed in piena autonomia, non è abituato alle bagarre politiche e alle sue liti: forse pensava di dare ordini e basta. Queste elezioni anticipate convengono principalmente allo stesso Movimento Cinque Stelle e alla Lega, che stavano precipitando nei consensi da quando sono entrati nel Governo Draghi, mentre rimangono stabili nei sondaggi i partiti, sia di centrodestra, sia di centrosinistra, dell’area più moderata. Secondo queste intenzioni di voto il partito che va per la maggiore adesso è Fratelli d’Italia, che soffierebbe il primato del 2018 ai grillini, ed è sempre stato all’opposizione in questa legislatura. I sondaggi un’idea approssimativa la danno, ma gli indecisi e gli astenuti rimangono il primo partito, i quali possono confermare le indicazioni o stravolgerle tutte.


Questa legislatura era iniziata nell’incertezza: nelle ultime politiche il centrodestra non aveva raggiunto la maggioranza assoluta, il Cinque Stelle arrivò primo con oltre il 30% e ci vollero tre mesi per far sì che due partiti avversari, i vincenti delle politiche 2018 (Il già citato M5s e la nuova Lega di Salvini), si accordassero tra loro per formare un governo guidato dall’indipendente Giuseppe Conte, simpatizzante Cinque Stelle, onde evitare lo scioglimento immediato delle camere. Il movimento di Grillo ha fatto la parte del leone in questa legislatura, spesso rinnegando e cambiando le sue teorie e idee per convenienza, specie quando si è passati dal Conte I al Conte II, con il relativo cambio di alleato (la Lega che aveva mollato è stata sostituita dal fino ad allora odiato Partito Democratico): i maggiori successi ottenuti sono stati l’introduzione del reddito di cittadinanza (di nullafacenza per gli approfittatori), la drastica riduzione del numero di parlamentari dalla prossima legislatura, la riduzione del compenso nelle pensioni dei parlamentari. Invece la quota cento sulle pensioni e i decreti sicurezza, cari alla Lega, sono stati rinnegati dai grillini in seguito all’arrivo del Pd al governo, dopo l’uscita dei leghisti. I cambi di casacca e di convenienza non hanno riguardato solamente i pentastellati, che hanno subito la recente scissione del loro vecchio capo Di Maio: Renzi e Calenda del Pd, Toti ed altri forzisti hanno formato i loro piccoli gruppi parlamentari, uscendo dai loro partiti d’origine. Infine, dopo le dimissioni del Conte II abbandonato da Renzi, è arrivato il governo dalle larghissime intese guidato dall’ex Presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, caduto esso, le camere sono state sciolte senza problemi: il vitalizio per i parlamentari, seppur ridotto, è stato assicurato e il mandato del Presidente della repubblica, a vantaggio del centrosinistra, è stato appena rinnovato. L’economia in questi anni è andata in pezzi a causa dell’imprevista Pandemia Covid 19 e della guerra Russo – Ucraina, cha ha dato il colpo di grazia all’ultimo esecutivo.


Questo Movimento che doveva aprire il palazzo del potere si è dimostrato un partito come tutti gli altri, anche peggiore; ai suoi albori Grillo diceva: basta con i partiti e la politica tradizionale, ora liste a Cinque Stelle. Queste liste Cinque Stelle sono dovute giungere a compromessi con tutti i partiti tradizionali per arrivare al potere e sono nelle mani di un paio di persone che dettano regole rigide: i molti che non le rispettano, perché, essendo nuovi e inesperti nel campo politico non riescono a rinunciare al richiamo del potere e dei privilegi, sono buttati fuori senza pietà. Ora però un po’ di coerenza e dignità costoro l’hanno ritrovata: determinando con la loro mano la caduta del Governo dei banchieri e dei tecnocrati, perché andavano contro i loro princìpi, e andando ad elezioni anticipate, ben sapendo che nel futuro prossimo difficilmente andranno al governo.

domenica 3 luglio 2022

496) IL GOVERNO DRAGHI TRABALLA

IL GOVERNO DRAGHI INIZIA A SCRICCHIOLARE, TRA CINQUE STELLE, GUERRA E CAROVITA.

 


Si intravedono le prime avvisaglie della crisi, nel Governo guidato da Mario Draghi. Questo esecutivo, in cui dentro ci sono praticamente tutti i partiti, è guidato da una figura istituzionale indipendente, fu creato al fine di mettere tutti d’accordo ed evitare le elezioni politiche anticipate. Alla lunga però i contrasti e le divisioni ideologiche tra i vari componenti di questo esecutivo sono iniziati a venire a galla.

C’è il caso del Movimento Cinque Stelle, il quale ha subìto una scissione ad opera del vecchio capo Luigi Di Maio, il quale, notando il dissenso del suo vecchio movimento nei confronti del governo, temendo così di perdere la poltrona da Ministro degli Esteri, ha creato un suo piccolo partito, strappando al M5s molti parlamentari. Proprio lui che non poteva vedere le banderuole lo è divenuto per necessità e per aspirare ad un terzo mandato da parlamentare, non previsto dal partito creato da Beppe Grillo. Oramai non sorprendono più le mille giravolte dei pentastellati ed ex, a cui abbiamo assistito in questi anni (spesso nate dall’interesse): ci abbiamo fatto l’abitudine. C’è tuttavia da apprezzare il fatto che il Cinque Stelle sta ritrovando la propria coerenza, a costo di rinunciare alle ambite cariche, nel contrastare il proprio governo contro le politiche di sostegno agli armamenti dell’Ucraina in guerra contro la Russia.

In un momento in cui tutti i prezzi dei vari beni di consumo volano alle stelle, lo Stato italiano impiega molte risorse finanziarie del proprio bilancio negli armamenti pro Ucraina e concede delle briciole per gli aiuti alle famiglie. Si sentono, eccome, gli effetti di un conflitto inaspettato, dall’esito incerto, che col tempo potrebbe allargarsi, coinvolgendo più nazioni, fino a divenire mondiale. In questo caos c’è chi gode di piccoli privilegi, come coloro che beneficiano del reddito di cittadinanza, il quale aiuta sì le famiglie in difficoltà, generando non poco mancanza di personale per i lavori stagionali, soprattutto estivi. Ci sono molti che ne approfittano, gongolandosi, rinunciando a quello che un tempo era l’agognato lavoro, per cui arriverà la giusta stretta a questo sussidio; è un controsenso effettuare mega-sanatorie per le regolarizzazioni dei lavoratori stranieri, quando ci sono tanti nostri connazionali disoccupati e col sussidio.


Anche alla Lega converrà lasciare questo esecutivo se non vorrà farsi portare via tutti i voti da Fratelli d’Italia, all’opposizione e in forte crescita (si parla di una possibile lista unica FILega per ostacolare Giorgia Meloni e non farla arrivare prima nei consensi nel centrodestra). Essendo dentro l’esecutivo, molti notano da parte leghista poche lotte (abbaia ma non morde) in quelle che erano le sue battaglie storiche, come il contrasto agli sbarchi illegali di immigrati che, nonostante non se ne parli più, non si sono mai fermati.

Il Pd e FI sono stabili nei consensi: essendo i due partiti più moderati dei due tradizionali schieramenti (centrosinistra e centrodestra) per essi Mario Draghi è la figura ideale. Non si sa se nelle prossime politiche questi due partiti torneranno ai loro originali schieramenti o faranno una grande ammucchiata centrista con i piccoli gruppi che si sono staccati da essi (capeggiati dai vari Renzi, Calenda, Toti, aggiungendo Di Maio), auspicando la continuazione dell’incarico di Presidente del consiglio a Mario Draghi.

Nelle ultime amministrative nelle città capoluogo e nei comuni superiori ai 15.000 abitanti si sono contrapposti come sempre centrodestra e centrosinistra (spesso alleata con i cinque stelle), finendo complessivamente in un pareggio; spesso accadeva che quando centrodestra e centrosinistra si presentavano divise nelle singole città, venivano penalizzate, perdendo.

Se cadrà questo governo non credo che si andrà ad elezioni anticipate in autunno: come al solito troveranno dei compromessi trasversali tra partiti e i soliti voltagabbana che non vorranno perdere i loro seggi.

mercoledì 15 giugno 2022

495) IL RESPONSO DELLE ELEZIONI COMUNALI DI CORI 2022

RISULTATO SCONTATO A FAVORE DI DE LILLIS, CON LA STESSA PERCENTUALE DELLE PRECEDENTI CONSULTAZIONI, MA CON UN ELETTORE SU DUE CHE HA VOTATO. DISCRETA PROVA DI SILVI E DELLA SUA COMPONENTE CHE, DECIDENDO DI PRESENTARSI E ALL’ULTIMO MOMENTO, SALVANO LA FACCIA, EVITANDO CHE L’INTERO CONSIGLIO COMUNALE FINISSE IN MANO AVVERSARIE.

 


Cori e Giulianello insieme

(Pd, socialisti, autonomie, indipendenti)

Mauro Primio De Lillis

3.545 (78,97%)

Ennio Afilani 709, Simonetta Imperia 648, Annamaria Tebaldi 430, Antonio Betti 414, Luca Zampi 411, Elisa Massotti 341, Aristide Proietti 323, Michele Todini 269, Chiara D’Elia 262, Erica Marchetti 222, Sabrina Pistilli 201, Vincenza Irene Callea 191, Andrea De Lillis 182, Paolo Fantini 145 Sonia Riposo 72, Alessandro Di Meo 26.

 

L’altra città

(FdI, Lega, indipendenti)

Evaristo Silvi

944 (21,03%)

Germana Silvi 191, David Mariani 183, Tommaso Cherubini 103, Francesco Ducci 89, Quintilio Carpineti 68, Angelo Palliccia 58, Velia Moroni 52, Luca Lancioli 40, Monica Retrosi 28, Iole Pecutari 23, Marco Ciuffa 18, Paolo Perrini 3.

 

Inscritti: 8.480

Votanti: 4.758 (56,11%)

Voti validi: 4.489 (94,34%)

Schede bianche: 95 (2%)

Schede nulle: 174 (3,66%)

 

Consiglio comunale

Maggioranza (Cori e Giulianello insieme): Mauro Primio De Lillis (sindaco), Ennio Afilani, Simonetta Imperia, Annamaria Tebaldi, Antonio Betti, Luca Zampi; Elisa Massotti, Aristide Proietti, Michele Todini, Chiara D’Elia, Erica Marchetti, Sabrina Pistilli.

Minoranza (L’altra città): Evaristo Silvi, Germana Silvi, David Mariani, Tommaso Cherubini, Francesco Ducci.

 

In queste elezioni comunali è stato raggiunto il minimo storico dei votanti: infatti circa un elettore su due ha votato. I due contendenti hanno mantenuto le percentuali delle precedenti consultazioni (79 e 21), mentre per numero di voti rispetto al 2017 Cori e Giulianello insieme ne ha persi oltre 700, L’altra città 200. C’è stato anche un evidente calo degli iscritti alle liste elettorali in confronto a 5 anni fa: 8.480 contro 8.765.

Visti questi dati, conveniva agli avversari del governo cittadino in carica provare a giocarsi la carta del boicottaggio, per fare in modo che l’affluenza non superasse il 50% e così invalidare le elezioni, facendo perdere la sola forza in campo? Qualcuno dice che sarebbe bastato il 40% dell’affluenza; anche se fosse stato necessario il 50% credo che sarebbe stata superata quella soglia di sbarramento: a gran parte degli elettori de L’altra città, di quelli che non seguono la politica e votano le singole persone, avrebbero chiesto i voti quelli dell’altra parte o comunque avrebbero scelto qualcuno di loro liberamente. Così, questi avrebbero avuto 16 consiglieri su 16 e all’ultimo eletto sarebbe bastato anche un solo voto. La scelta di scendere in campo da parte del centrodestra locale è stata saggia, corretta e necessaria, per avere una rappresentanza consistente di controllo degli atti della giunta paesana. Essendo partita tardi e presentandosi in numero inferiore rispetto ai rappresentanti dell’amministrazione comunale in carica, l’opposizione ha fatto una discreta figura. L’apporto di nuovi elementi di Giulianello (il quale ha eletto ben 7 consiglieri nei due schieramenti) ha portato buoni consensi alla lista di Silvi, facendoli però perdere a qualche consigliere uscente. Ora ci si aspetta un ruolo attivo, permanente, non solo ad inizio consiliatura. Oggi non è più come tempo addietro, quando alle spalle c’erano i vari partiti (FI, An e altri) che facevano politica localmente e si poteva contare sull’apporto di politici di peso che davano una mano alla vigilia delle varie elezioni.

Dall’altra parte le cose non sono diverse, ma oramai loro sono saldamente consolidati al vertice e non necessitano di aiuti per portare consenso. Fin quando essi potranno, conteranno sulla Regione del loro stesso colore politico per finanziare i progetti da “mille e una notte” (rifacimento delle piazze principali, della zona del Tempio, megaparcheggi, casa della salute, tangenziale, eccetera) che hanno promesso agli elettori. Io mi auguro per Cori che venga realizzato tutto. Il sindaco in carica non potrà ricandidarsi, perciò non avrà più lo stesso entusiasmo e la stessa voglia di fare e se le promesse non saranno mantenute il suo erede troverà qualche giustificazione: dicendo che la Regione Lazio non ha mantenuto gli impegni o che egli (Il futuro candidato) aveva un ruolo marginale, non decisionale, nella giunta comunale.

Ad ogni scadenza elettorale si sente sempre parlare dei gravi disavanzi nel bilancio comunale, nonostante gli assessori di competenza, che si sono susseguiti nel tempo, cerchino di sdrammatizzare la situazione. Allora i comuni indebitati sono la regola, non l’eccezione. Quelli di sinistra che gridavano per i debiti ai tempi della Giunta Bianchi, oggi ridono se dici la medesima cosa. Idem qualcuno, tra coloro che con quell’argomento fecero cadere il governo di centrodestra, e che oggi si è accasato in un’area politica che prima aveva combattuto con tutte le forze, dove gli hanno concesso un potere incontrastato, non precario, come quello dei tempi di Bianchi.

Il centrosinistra, talmente sicuro della vittoria, non si curava degli avversari, la guerra la facevano al suo interno tra loro i vari candidati e qualche bocciatura eccellente c’è stata (Le scorrettezze tra assessori e consiglieri, che facevano buon viso a cattivo gioco, ci sono state spesso in questi cinque anni). Non è la prima volta che accade, in tutte le consultazioni elettorali nel centrosinistra c’è sempre stato qualcuno, che aveva avuto dei ruoli di primo piano, e che poi non è stato riconfermato: nel passato era accaduto a Belliazzi, a Milanini, a Nuglio e ora anche a Paolo Fantini, di cui tutti ne parlano molto bene, come persona e come assessore alla cultura, concordo. Quando la politica è una passione, un qualcosa in più, non un lavoro, uno scopo per celebrarsi e la sola ragione di vita, le sconfitte vengono accettate con serenità e si è consapevoli che ci si può impegnare lo stesso, anche se si prendono pochi voti e non si è eletti: questo vale per tutti. E buon lavoro al nuovo consiglio comunale eletto.

domenica 5 giugno 2022

494) LA PRO CORI CALCIO VA IN PROMOZIONE REGIONALE

QUEST’ANNO, PER LA SECONDA VOLTA NELLA STORIA, UNA SQUADRA DI CALCIO A CORI È STATA PROMOSSA NEL CAMPIONATO REGIONALE DI PROMOZIONE LAZIALE: SI TRATTA DELLA PRO CORI. SE ESSA NON RIUSCIRÀ AD UNIRE LE FORZE CON L’ALTRA SOCIETÀ CALCISTICA CORESE, LA CORI MONTILEPINI, LE DUE REALTÀ POTRANNO TRANQUILLAMENTE COESISTERE.


A due anni dalla fondazione l’ASD Pro Cori Calcio è stata promossa dalla Prima Categoria alla Promozione regionale. È la seconda volta nella storia del calcio corese che si verifica un evento del genere: l’ultima volta fu nel 2014 con il vecchio Cori Calcio, da cui questa società calcistica ha ripreso lo stemma e i colori sociali giallo – rosso del nostro comune. È stato un campionato di Prima Categoria dominato all’inizio, a stagione in corso sembrava perso, in seguito è stato ripreso e solo all’ultima giornata è arrivata la vittoria finale. Personalmente l’evento mi rende felice e mi complimento con la società.

Questa squadra ha dovuto disputare gli incontri casalinghi a Norma, perché il campo di Cori, lo Stozza, ribattezzato da poco Romolo Palombelli, era sotto la gestione dell’altra società calcistica corese, la Cori Montilepini, attiva sia nel calcio a 5, sia in quello a 11, oltre a possedere l’intera filiera delle selezioni giovanili. Le dispute e le rivalità tra queste due realtà calcistiche non mi riguardano, vuoi perché non ci sono dentro, vuoi perché sono simpatizzante di entrambe le squadre. Però pare un po’ eccessivo che un comune di circa 10.000 abitanti si ritrovi ad avere ben 4 squadre di calcio: 2 a Cori e 2 a Giulianello con 2 campi a disposizione. Non c’è posto per tutti, anche perché nei terreni di gioco comunali non gareggiano soltanto le prime squadre, ci sono altresì le compagini giovanili. Sarebbero sufficienti due squadre: una a Cori e una a Giulianello. Se ciò non dovesse verificarsi, sarebbe auspicabile di trovare degli spazi e un accordo per fare in modo che la squadra esiliata possa disputare almeno gli incontri interni a Cori, per gli allenamenti si vedrà. Spetterà al Comune di Cori, si auspica da giudice imparziale, risolvere il contenzioso. 


Se una società calcistica possiede i mezzi e le risorse per poter gareggiare in un campionato dilettantistico che conta, nello sport più popolare, è un avvenimento più che positivo per il paese che si fa pubblicità e per i suoi abitanti è un orgoglio. Ma non bisogna sminuire il ruolo che ha avuto la Cori Montilepini in questi anni: ripartendo da zero ha praticamente rimesso su il calcio a Cori, ricostituendo pian piano l’intero settore delle giovanili e creando a Stozza dei campetti per il calcetto.

domenica 22 maggio 2022

493) VERSO LE COMUNALI CORESI 2022

L’APPUNTAMENTO ELETTORALE COMUNALE DI QUEST’ANNO È UNA PERFETTA REPLICA DI QUELLO DI CINQUE ANNI FA. IL PROGRAMMA DEGLI AVVERSARI ALLA GIUNTA IN CARICA SEMBRA PIÙ CONCRETO, REALISTA E MENO MASTODONTICO RISPETTO ALL’ALTRO. FORSE ERA MEGLIO PUNTARE SULL’INVALIDITÀ DELLE ELEZIONI? COMUNQUE ONORE A CHI S’IMPEGNA E HA IL CORAGGIO PER PROPORSI COME ALTERNATIVA.


Queste elezioni comunali 2022 sembrano una perfetta replica di quelle precedenti: stessi simboli elettorali, stesse componenti all’interno delle due liste, programmi grosso modo simili al 2017. Ci sono solo piccole differenze nel cartello de L’altra città: candidati ridotti di numero e cambio del candidato sindaco; Angelo Sorcecchi è purtroppo venuto a mancare ed è stato sostituito da Evaristo Silvi, il quale, come lui, ha avuto esperienze amministrative nella giunta Bianchi ed insieme hanno militato a lungo (e nello stesso periodo) negli stessi partiti di destra - centrodestra. Idem nella lista “Cori e Giulianello insieme” del sindaco in carica De Lillis: ci sono stati dei piccoli cambiamenti senza che l’organico effettivo venisse stravolto. Mauro De Lillis inizia ad essere un veterano della politica, avendo all’attivo 15 anni di attività ininterrotta di governo cittadino; in qualche occasione ho, però, notato che tende a prendere le distanze dalla precedente amministrazione comunale, come se lui non ci fosse stato dentro.

Leggendo attentamente i due programmi, ho osservato che essi sono nettamente differenti tra loro: il governo cittadino in carica punta di più sulle opere pubbliche, di arredo urbano, mentre i loro avversari danno ampio risalto a sicurezza, forze di polizia, sanità, traffico. Sono descritte troppe cose, specie sulle opere pubbliche, le quali non possono essere certo realizzate in un quinquennio. In questi anni qualche opera è stata realizzata o si sta realizzando, tra problemi, blocchi e vari ritardi, dovuti anche a cause di forze maggiori (covid, guerra), si cerca di far coincidere i tagli dei nastri con l’appuntamento elettorale. I vari ministeri e la regione finanziano un comune in deficit; bisognerà vedere se troveranno i fondi per l’acquisto di alcune aree private, dove vorrebbero realizzare dei parcheggi. Per questo scopo occorrerebbe poco, lasciando da parte i megaprogetti; ad esempio alcune parti a ridosso della circonvallazione sono ampliabili (sotto le pietre, sotto Sant’Oliva, dopo San Francesco), basterebbe sfruttarle per realizzare posti auto e allungare i marciapiedi esistenti, ormai distrutti dagli alberi che si allargano. Si parla di bellezza, di pulizia, che è spesso trascurata, di ambiente, di ringiovanimento del personale comunale, di iniziative culturali. Secondo me bastava inserire poche cose, essenziali, per coprire il programma del breve periodo. Come si potrà rilanciare il centro storico se continuano a far edificare nuovi fabbricati (tra abusi edilizi ed irregolarità), in un paese che perde poco per volta popolazione? Svuotare il nucleo storico della popolazione locale, facendolo perdere di valore, per attirare con prezzi di affitti bassi sempre più immigrati, quando dovrebbe essere il contrario: case antiche, restaurate a dovere, a ridosso dei monumenti millenari dovrebbero essere di alta qualità, così da richiamare compratori facoltosi che le utilizzeranno come seconde case. Oggi, specialmente nelle zone vecchie, regna il caos, i furti, l’insicurezza: avevano installato un sistema di videosorveglianza che non è sempre attivo. La pulizia e la prevenzione della criminalità (tra cui lo spaccio di droga) dovrebbero essere portate a compimento con la stessa passione e con lo stesso impegno con cui si attuano le iniziative culturali e si scoprono le targhe memoriali (con il dovuto rispetto verso coloro a cui sono intitolate). Avevamo un ospedale che era un piccolo gioiello, mentre oggi si deve lottare per tenere aperto il solo punto di primo soccorso. Nonostante le solite chiacchiere rassicuranti dai microfoni e sulla stampa, tutto rimane in sospeso e nell’incertezza tra un’elezione e l’altra, senza che lo stesso servizio torni a funzionare attivamente e senza che venga definitivamente soppresso. Per le tasse comunali ovviamente si attenderà la chiusura delle urne per inviarle ai cittadini.

Alcuni membri delle varie opposizioni, non solo quelle presenti in consiglio comunale, suggerivano l’astensione come arma per scalzare l’odierna maggioranza politica paesana: lasciarli correre da soli, non presentando alternative, per far in modo che l’elettorato non superasse il 50%, così da invalidare le elezioni, commissariando il comune e far ripartire tutti ad armi pari il prossimo anno. Sarebbe stato un’incognita: sono troppo radicalizzati nella popolazione e nei molti settori di attività coresi per far flop. Se fosse fallita questa iniziativa in consiglio comunale non ci sarebbe stato più alcun controllo. Una volta presentata una lista alternativa, a mio avviso, si sarebbe dovuta farla completa, non in numero ridotto rispetto all’altra, tentando di coinvolgere più forze politiche e più rappresentanti di enti e di varie associazioni. Comunque onore a chi ha avuto il coraggio di esporsi e metterci la faccia (pochi a Cori trovano il coraggio di sfidare il potere egemone di centrosinistra), gli altri che si proponevano come alternative (estrema sinistra, centro, Cinque Stelle che volevano stravolgere il sistema), nonostante i loro proclami, non hanno trovato modo, per svariati motivi, di proporsi come alternative.

lunedì 9 maggio 2022

492) IL RITORNO ALLA FESTA DELLA MADONNA DEL SOCCORSO

DOPO TRE ANNI È STATO SENZA DUBBIO POSITIVO RICOMINCIARE, SEPPUR IN TONI MODESTI, CON I TRADIZIONALI FESTEGGIAMENTI IN ONORE DI MARIA SANTISSIMA DEL SOCORSO, MA………….

 

L'accento sulla A?

Ricomincia la vita ovunque dopo due anni di pandemia Covid 19. Anche da noi a Cori: rifare la Processione in onore della Madonna del Soccorso e una piccola festicciola civile è un chiaro segno che il peggio è ormai alle spalle e si va verso un progressivo ritorno alla normalità. Questa è la cosa importante che fa passare in secondo piano qualche aspetto negativo di questi festeggiamenti ritrovati.

Quando per lunghissimo tempo tutti sono abituati a celebrare questa ricorrenza in “grande stile”, non si ritrovano a vederla ridotta e privata di molti aspetti tipici. Quella che era la lunghissima processione, che si apriva con le donne scalze, abbigliate di verde, con i canti popolari e si chiudeva con la musica religiosa della banda, quest’anno, che hanno deciso di celebrare la messa in Piazza Signina, si è dispersa, creando confusione, tra chi ha proseguito il cammino fino al Santuario della Madonna e chi ha invece seguito la messa del Vescovo, attendendone la fine per riprendere il cammino. Per motivi di sicurezza, a causa di una pandemia ai titoli di coda, hanno disposto la celebrazione della messa in Piazza Signina, anziché al solito Santuario come accade da cinque secoli. La gente era ammassata anche in Piazza, quindi se avessero scelto di celebrare la Santa Messa nel piazzale della citata chiesa non sarebbe cambiato nulla e avrebbero rispettato la tradizione del popolo di Cori che, offrendo i ceri, nel 1521 si recò in pellegrinaggio nel luogo del prodigio della Madonna e del ritrovamento del dipinto. Alla tradizionale mèta gli assembramenti ci sono stati ugualmente: quando la processione è ripresa e vi è giunta per la consegna dei ceri comunali.  I canti popolari delle donne miracolate, assieme ai “Viva Maria” (naturalmente accompagnate dalle consuete litanie), le grandissime candele, era quello che rendeva la processione caratteristica: purtroppo questo punto non è dipeso da nessuno, se non dalla natura che ha fatto il suo corso, portandosi via ad uno ad uno tutti i cantori e senza che ci fosse ricambio generazionale. Prima si criticavano quei personaggi, ora invece si rimpiangono. Le cose belle si apprezzano solo quando non si hanno più e mai quando si possiedono. Spero che la banda musicale torni in futuro: nella processione è un’antica tradizione che c’era ancor prima degli sbandieratori e del Carosello Storico, ormai presenze fisse, numerose ed irremovibili.


Siamo alla vigilia della scadenza elettorale comunale e non sono mancate le passerelle in grande stile dei governanti locali, con le foto sui giornali, con tanto di fasce comunali e provinciali; la fazione opposta non si è vista, forse perché rassegnata, rimembrando i suoi anni d’oro, quando spiccavano nei punti strategici del percorso della processione della Madonna, i manifesti con le immagini dei suoi principali lavori di arredo urbano.

Insomma, mi sono sentito triste che queste celebrazioni non siano state più le stesse di sempre, pensando che tutto evolve, tutto finisce. Neanche c’è la solita scia di cera lungo la strada (le candele erano introvabili quest’anno) che lasciava nei mesi successivi all’evento un segno permanente a ricordo della processione. La nota positiva è che penso che sia un piccolo passo verso un graduale ripristino di tutto ciò che era prima e che eravamo noi. Si spera che in futuro tutto vada a migliorare, compresa questa ricorrenza della Madonna del Soccorso.  

martedì 26 aprile 2022

491) COMBATTENTI ITALIANI IN UCRAINI

POCHI ITALIANI VANNO A COMBATTERE IN UCRAINA (DA AMBO LE PARTI): MOLTI DI ESSI VANNO PER FARE DELLE ESPERIENZE NUOVE, ESOTICHE, SENZA SAPERE NULLA DI COSA SIA UNA GUERRA.


In questi giorni è stata diffusa, da fonti russe, la notizia di alcuni mercenari combattenti italiani in Ucraina che sarebbero stati passati per le armi dai russi in quanto tali: difatti per i mercenari, in caso di cattura, non valgono le convenzioni internazionali per i prigionieri di guerra. In particolare si sta parlando del calciatore Ivan Luca Vavassori (di origini russe ma adottato da una famiglia italiana) che, partito per combattere con gli Ucraini, è sparito misteriosamente. Il Governo italiano ha confermato la scomparsa di alcuni nostri connazionali, smentendo seccamente la notizia delle esecuzioni.

Non ci saranno folle oceaniche di stranieri che partono volontari per l’Ucraina; quei pochi che ci sono, per svariate nazioni (in maggioranza ex militari nei paesi di provenienza), nel complesso formano un grande numero che fa molto comodo all’Esercito ucraino. Agli Ucraini non cambia nulla e, anzi, non potrà essere che positivo l’allargamento del conflitto e l’afflusso nei loro ranghi di volontari da tutto il mondo, mentre al resto d’Europa cambierebbe molto, eccome, ma in peggio. Idem per i familiari di quei volontari combattenti. Tra questi certamente ci saranno coloro che, rendendosi conto di un popolo che soccombe, prendono a cuore la causa, volendo dare una mano; ci sono altresì molti altri che vanno per fare delle esperienze insolite, particolari, pensando che la guerra sia una scampagnata, poi quando “si fanno male” piangono (magari piangere fosse l’unica avversità!). Bisogna considerare che le leggi italiane vietano gli arruolamenti mercenari nelle varie legioni straniere. I volontari nostrani cercano di imbucarsi, pensando di potersela cavare, rendendosi conto che sia tra i Russi, che tra gli Ucraini, ci sono, tra i soldati regolari, semplici ragazzini di leva, che fino a poco tempo fa non avevano mai impugnato un’arma, non ci sono solo i combattenti professionisti, che da anni hanno appreso una preparazione militare sofisticata, particolareggiata, e che sono ben addestrati, sia allo scontro in prima linea, sia alla guerriglia nelle retrovie.


Tutti si aspettavano che in pochi giorni i Russi chiudessero la partita, invece l’Ucraina, ben armata dagli occidentali, ha resistito tenacemente, perdendo poche porzioni di territorio e si percepisce che lo scontro bellico andrà per le lunghe. Qui si tratta di una guerra tradizionale, con due eserciti regolari che si fronteggiano tenacemente; nelle guerre recenti, che vedevano protagonista una grande potenza, di solito la nazione meno potente si lasciava occupare facilmente e poi fronteggiava gli occupanti tramite guerriglia, mettendoli in seria difficoltà e costringendoli, alla lunga, ad andarsene (vedasi Vietnam, Afghanistan varie volte, Iraq, Palestina).

Agli Ucraini non importa nulla delle guerre lampo, delle azioni di sabotaggio nelle retrovie, dei vari pericoli: molti di loro, anche se non hanno mai impugnato un’arma, vedono la loro gente che soccombe, la loro terra invasa, martoriata, e vogliono difenderla a tutti i costi, a sacrificio delle loro stesse vite. Si tratta della loro stessa esistenza e non è solo un gioco, un’esperienza esotica o televisione, come per il resto del mondo.

domenica 10 aprile 2022

490) NO ALLE OPERE PUBBLICHE DI SVILUPPO E SI ALL’IMMIGRAZIONE ILLEGALE

I SOLITI PROBLEMI ITALIANI: PER LA BUROCRAZIA E PER I RICORSI NON PARTONO MAI I LAVORI PUBBLICI FONDAMENTALI PER LO SVILUPPO DI UN TERRITORIO (STRADE, FERROVIE, RICERCA DI FONTI ENERGETICHE) E NON SI USA LO STESSO SCRUPOLOSO CRITERIO PER FERMARE L’IMMIGRAZIONE IRREGOLARE.


Sono anni ed anni che si presentano progetti per le infrastrutture fondamentali per lo sviluppo di un territorio e per mettere in sicurezza quelle esistenti, ormai obsolete e pericolose: col tempo tali disegni rimangono solo belle illustrazioni, vuoi per l’eccessiva burocrazia, vuoi per i molti ricorsi che fermano la loro attuazione. È il caso del collegamento stradale Roma – Latina, vale a dire la Strada Statale Pontina, che è stata declassata, da Superstrada che era, per l’eccessiva pericolosità e per la mancanza dei requisiti minimi di sicurezza. Sono anni, se non decenni, che si pala a vanvera, per far sì che i lavori, progettati da tempi lontani, si avviino ed escano dal libro dei sogni. Nella maggioranza dei casi è così pure per gli altri lavori previsti per strade, autostrade, ferrovie ad alta velocità in tutta Italia. I contenziosi giudiziari fanno passare tempo prezioso, facendo passare la volontà di realizzare le opere. Non si riesce a realizzare quel benedetto ponte sullo Stretto di Messina; la Turchia in pochi anni ha costruito ben quattro ponti che attraversano il Bosforo, unendo l'Europa e l'Asia. Negli altri paesi europei i progetti riguardanti strade e ferrovie, ideati nello stesso periodo in cui presentarono quelli relativi all’ammodernamento delle infrastrutture del nostro territorio, da molto tempo sono stati avviati e sono anche giunti al termine.

Oggi non è un buon periodo per i lavori pubblici e privati di qualsiasi genere (molti interventi col bonus del 110% si stanno fermando), a causa soprattutto dell’aumento dei prezzi dei materiali da costruzione per la crisi internazionale bellica in atto: è stato dato il colpo di grazia ad un settore che stentava a decollare per le ragioni già citate. Idem per il discorso riguardante le energie: siamo costretti ad importarle, quando potremmo evitarlo in buona parte. I soliti facinorosi bloccano, attraverso vie legali e manifestazioni, la ricerca e l’estrazione di gas naturale e petrolio presente nel sottosuolo italiano e siamo costretti ad acquistarlo a cifre astronomiche dagli stati che lo estraggono senza problemi: è il caso della Croazia che sfrutta il Mar Adriatico che gli abbiamo lasciato come fessi. Una nazione tra le più sviluppate ed avanzate del mondo non può permettersi ciò: ci sarà il rischio che venga superata da altre che realizzano senza problemi e che venga estromessa dal G7.

Solo dove fa comodo a “certa politica” si pretende che si rispettino le leggi in modo minuzioso, preciso e scrupoloso; non si applica lo stesso criterio con l’immigrazione irregolare. Anzi, in questo campo si permette ufficialmente la non applicazione delle norme. Poco se ne sta parlando: in questo periodo sono ripresi gli sbarchi di massa di immigrati irregolari, i quali provengono in maggioranza da paesi dove non ci sono guerre. Gli ucraini che arrivano sono soggetti allo stato di protezione temporanea, che terminerà quando cesserà il conflitto nel loro territorio: qui siamo nel rispetto delle regole. In generale, si dovrebbe entrare solo attraverso la legalità. Se si continuerà a permettere l’afflusso incontrollato lungo le nostre coste, oltre alle tensioni sociali che si creeranno, sempre più gente sarà invogliata a partire e le stragi del mare non si arresteranno. Con moltissimi paesi bagnati dal Mar Mediterraneo, questo cosiddetto “porto sicuro” per le Ong solo nei porti italiani si trova?

domenica 27 marzo 2022

489) LE GUERRE SPETTACOLI TELEVISIVI

DALLA GUERRA DEL GOLFO IN POI DEL 1991 (LA PRIMA IN DIRETTA TELEVISIVA), SUPERATA LA GRANDE PAURA, SIAMO ABITUATI A VEDERE I CONFLITTI BELLICI COME SPETTACOLI TELEVISIVI (JUGOSLAVIA, AFGHANISTAN, IRAQ, ISRAELE, LIBIA, UCRAINA) E PENSIAMO CHE MAI E POI MAI POTRANNO GIUNGERE SINO A NOI.

 


Quando sentiamo parlare di guerra, noi in Italia, pensiamo immediatamente ai racconti dei nostri nonni o in minima parte dei genitori che l’hanno vissuta in tenera età. Oggi, nonostante la generazione della Seconda Guerra Mondiale sia quasi estinta, conserviamo dentro di noi quelle drammatiche testimonianze, senza immedesimarci completamente in esse perché non le abbiamo vissute direttamente. Successivamente abbiamo avuto gli anni di piombo con la strategia della tensione, ma non possono essere paragonati a delle vere e proprie guerre. Le prime belligeranze successive al 1945 (Corea, Vietnam, Algeria, Israele varie volte e altre) erano per noi considerati eventi che accadevano molto lontano o sommosse locali che non ci coinvolgevano direttamente.

La prima guerra in cui tornò la grande paura fu quella del Golfo nel 1991: infatti l’Italia partecipò, in una coalizione promossa dall’Onu, con l’aereonautica militare per colpire degli obbiettivi ben definiti. Essa fu la prima guerra in diretta televisiva della storia: fu l’amplificazione mediatica che fece scaturire nelle masse un gran timore che potesse arrivare sino da noi o al massimo che avremmo potuto subire qualche attacco missilistico. Iniziarono tutti a fare gradi scorte di cibo, di acqua confezionata (per timore che i nemici infiltrati potessero avvelenare le sorgenti), le mogli e le madri erano preoccupate che potessero richiamare i loro mariti, i loro figli, alle armi, si parlava di confinare e di tenere sotto sorveglianza gli individui di etnia araba che erano allora presenti. Col passare delle settimane, la gente comodamente seduta in salotto e mentre assisteva via cavo all’evolversi degli eventi bellici (tra case distrutte, sangue, morti, feriti), si rese conto che quella guerra era uno dei tanti spettacoli televisivi, se non interessava bastava cambiar canale; che tutti quei timori erano infondati e che eravamo inattaccabili, essendo chiusi in una botte di ferro.

Fu così che non ci furono più preoccupazioni per i conflitti che seguirono, compresi quelli vicino casa nostra, come in Jugoslavia, dove l’Italia tornò in una coalizione internazionale nel 1999 per bombardare la Serbia, o in Libia (eravamo sotto protezione americana ci spaventarono  poco i missili su Lampedusa). Un po’ di preoccupazione tornò dopo l’11 settembre 2001, ma avevano colpito gli americani, i “cattivi del mondo”, “noi cosa abbiamo fatto di male?” si diceva. Trovavamo sempre delle giustificazioni anche quando altri attentati della stessa matrice colpivano le città europee, non preoccupandoci tanto per le città italiane. Mentre altre nazioni erano impegnate in prima linea nella lotta al terrorismo, diversi contingenti militari italiani parteciparono negli anni a delle missioni di pace, al fine di mantenere l’ordine pubblico in aree instabili (Congo, Bosnia, Kosovo, Somalia, Iraq, Libano, Afghanistan), sebbene ci fossero stati molti caduti, come in Afghanistan, in Iraq, in Somalia, in Congo nel 1961. Abbiamo avuto nel corso dei decenni dei caduti militari italiani sì, sempre lontano dalla patria. Conseguentemente gli italici sono abituati a vedere le guerre come eventi lontani di un'altra dimensione e non fanno parte delle loro realtà, tranne nei rari casi in cui si hanno dei familiari caduti all’estero in missione.

Oggi, con l’odierna guerra tra Russia e Ucraina, è tornato il grande evento mediatico, che ha il fine di terrorizzare, che occupa interamente gli spazi televisivi. Essendo la Russia la seconda potenza nucleare del mondo, c’era molta preoccupazione per un ipotetico intervento della Nato per contrastarla, col passare del tempo si è capito che nessuno interviene per non scatenare una Terza Guerra Mondiale devastante e tutti sono tornati a vedere il conflitto come un normale evento televisivo, uno spettacolo drammatico con le immagini scioccanti: la maggioranza dei telespettatori prova dispiacere, tristezza, compassione, angoscia, pensando che a loro non potrà mai succedere una cosa del genere. La preoccupazione che li coinvolge di più sembra quella per l’aumento dei prezzi. Fatta l’abitudine alla belligeranza, i media hanno ricominciato a dare qualche spazio ad altri fatti ed avvenimenti: hanno ripreso il Covid, hanno parlato della nazionale di calcio non qualificata ancora una volta per i mondiali. Dovrebbe finire come le altre volte, però non si sa mai, tutti i conflitti sono imprevedibili: a volte basta un niente per farli allargare, coinvolgendo altre nazioni. Speriamo di no.

sabato 12 marzo 2022

488) LA RIVOLTA CÒRSA NELL’INDIFFERENZA

NON C’È QUASI NESSUNA NOTIZIA SUI MEZZI D’INFORMAZIONE SULLA RIBELLIONE DEL POPOLO CÒRSO (A SEGUITO DELLA VIOLENTA AGGRESSIONE DI UN INDIPENDENTISTA IN CARCERE) CONTRO LE AUTORITÀ FRANCESI.

In questi giorni in Corsica è scoppiato il finimondo (degli scontri tra separatisti locali e forze militari francesi), ma pochissimi mezzi d’informazione italiani ne stanno parlando, poiché essi sono concentrati tutti sulla guerra in Ucraina. All’origine dei fatti ci sarebbe l’aggressione in carcere, da parte di un estremista islamico, su un noto esponente nazionalista còrso, Yvan Colonna, detenuto dal 1998 per l’uccisione del prefetto Claude Erignac. Ora l’aggredito è in coma e i rivoltosi non sono del tutto convinti sulla versione ufficiale, accusando il Governo francese di non aver fatto nulla per evitare il pestaggio del loro conterraneo. Nonostante i marinai còrsi abbiano cercato di impedirne lo sbarco, la Francia ha inviato le forze armate sull’isola per dare manforte alla gendarmeria nel contenere i dimostranti, formati da studenti, organizzazioni nazionaliste e sindacati. Gli scontri vanno avanti ormai da giorni. Nella notte tra mercoledì e giovedì fra Ajaccio, Bastia e Calvi, diverse barricate hanno preso fuoco. Si sono verificati anche moltissimi lanci di oggetti e di bombe molotov contro le forze dell’ordine. 

Manifestanti in Corsica

Nelle città italiane, tra il silenzio e l’indifferenza generale, si stanno organizzando delle manifestazioni di solidarietà e di vicinanza alla Corsica, da parte di coloro che sentono i còrsi come fratelli italiani. Non dimentichiamo che l’isola, pur appartenendo all’area geografica italiana, fa parte politicamente della Francia dal 1768, allorquando la Repubblica di Genova fu costretta a cederla ai transalpini, intervenuti per reprimere una rivoluzione, per i debiti contratti con essi, con la clausola che una volta saldati la Corsica sarebbe ritornata ai liguri. Gli indipendentisti Còrsi e gli irredentisti italiani puntano su questo punto, oltre che sul mancato plebiscito popolare per il passaggio di autorità (allora ancora non era prassi effettuare referendum e l’Organizzazione delle Nazioni Unite non esisteva). I nazionalisti còrsi, pur puntano sulla piena indipendenza e non intenzionati ad unirsi all’Italia, chiedono al nostro paese di far pressioni sulla Francia per far valere le clausole del Trattato di Versaglia del 1768, che sancì il passaggio della Corsica da Genova al Regno francese. Roma è troppo legata a Parigi per andare allo scontro (verbale) sulla Corsica. La soluzione finale, auspicata tra l’altro sia dai còrsi autonomisti, sia dagli italiani vicini alla loro causa, sarebbe quella di una Corsica indipendente: essendo un territorio povero, per non soccombere economicamente sarà costretta a legarsi all’Italia da qualche trattato, per giungere ad una sorta di Confederazione italo – còrsa. 


Bel dipinto a Pievepelago (Mo) con l'Italia includente la Corsica e non solo

Sarà molto difficile che questi raggiungeranno i loro obbiettivi e se ciò accadesse si aprirebbe un precedente pericoloso, incitando i separatisti di tutta Europa e anche d’Italia: ad esempio gli altoatesini potrebbero, dall’esempio della Corsica, staccarsi dalla Repubblica italiana ed unirsi all’Austria. Se così sarà probabilmente perderanno tutti i privilegi di regione autonoma italiana. Ma non andiamo troppo oltre, per ora seguiamo con attenzione l’evolversi degli eventi in Corsica.