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domenica 30 agosto 2015

282) INGHILTERRA 2015

QUANDO SI VISITANO GLI ALTRI PAESI DELL’EUROPA OCCIDENTALE CI SI RENDE CONTO DI QUANTO SIANO PIÙ ALL’AVANGUARDIA, PIÙ ORDINATI, RISPETTO AD UN’ITALIA CAOTICA, SENZA REGOLE, IN STATO DI ROVINA E DI DEGRADO. QUELL’ITALIA CHE NONOSTANTE TUTTO HA UN’ARTE, UNA CULTURA, UNA STORIA E UN’ENOGASTRONOMIA MOLTO APPREZZATE IN GRAN BRETAGNA.

Dopo la vacanza estiva dello scorso anno trascorsa in Spagna, quest’anno ho deciso di tornare in Gran Bretagna dopo molti anni: era infatti dagli anni ’80 che non vi mettevo piede. Ancora una volta ho potuto contare su un appoggio all'estero: quest’anno è toccato ad un mio zio che soggiorna lì. Però, a differenza dello scorso anno, nessuno mi ha accompagnato in giro per farmi da cicerone (il mio parente era molto impegnato nel suo lavoro ma in qualche modo mi ha aiutato), me la sono dovuta cavare quasi da solo in una nazione la cui lingua non è simile all'italiano come lo è lo spagnolo. Non ho mai avuto né la pazienza, né la volontà di apprendere in modo approfondito l’inglese o un’altra lingua straniera: conosco solamente le nozioni di base anglofone e leggendo riesco spesso a comprendere ma l’ascolto è tutta un’altra cosa. All'inizio mi spaventava molto l’idea di visitare una nazione da solo e senza conoscere la sua lingua, però alla fine non è stato difficile raggiungere tutti gli obbiettivi che mi ero prefissato, anche se vi confesso che qualche gaffe l’ho commessa. Il viaggio in automobile verso l’Inghilterra sarebbe stato troppo lungo, troppo faticoso e troppo costoso e per di più c’è l’anomalia inglese della giuda a sinistra, per cui la protagonista assoluta della vacanza dell’anno scorso si è limitata ad accompagnarmi all'aeroporto di Ciampino e poi ha riposato in uno dei suoi parcheggi. Con un filo di malinconia sembrava che essa volesse rimproverarmi che la stessi mettendo all'ospizio mentre io andavo a divertirmi; successivamente avrà capito che il riposo avrebbe giovato alla sua salute, onde evitare il ricovero da qualche meccanico – elettrauto e l’accorciamento della sua vita.

Ancora una volta viaggiando per l’Europa ho potuto constatare di quanto siano più all’avanguardia e più progredite rispetto a noi le altre nazioni  occidentali. Non a caso molti Italiani ultimamente si stanno recando in Gran Bretagna per cercare migliore sorte. In Inghilterra le strade non sono malridotte e non ci sono buche, le pensiline degli autobus e le panchine non sono sfasciate e nessuno vi scrive sopra col pennarello, sui muri non compaiono scritte spray, sui treni e sulle corriere (mai fuori orario) tutti pagano regolarmente il biglietto, essendo presenti dei rigidi controlli, non c’è nessun venditore abusivo, raramente si incontra qualche mendicante, la notte si può dormire tranquilli. Qualche piccolo rifiuto per strada è presente, ma non ai nostri livelli, le aree che da noi sarebbero sterpaglie e fratte vengono sfruttate con la creazione di percorsi pedonali e ciclabili, illuminati di notte e con tanto di ponticelli che attraversano i fiumi, con l’invenzione di campi da calcio o da rugby, in mezzo agli sterminati prati d’erbetta e con i tavolini per i picnic e le sdraie. Gli unici aspetti negativi sono: i negozi e i centri commerciali nei paesi medi – piccoli che chiudono alle sei del pomeriggio, il clima molto piovoso e i costi elevati dei viaggi nei mezzi pubblici. Da noi le strade sono perfette solo nelle autostrade a pagamento, se un controllore negli autobus o nei treni chiede i biglietti rischia di finire all’ospedale, nelle città sono presenti sterminati tappeti di venditori con merce contraffatta, se non paghi il pizzo per il parcheggio ti sfasciano l’auto, se mettono qualche pensilina nuova per le fermate degli autobus dopo poco tempo è in stato di degrado e di rovina (vetri spaccati, scritte, panchine rotte, affissione di manifesti), come succede spesso a Cori, la notte potresti essere svegliato da un fucile o da una pistola, i lavori di qualche percorso pedonale iniziano ma non terminano mai (è il caso della stradina che costeggia il fosso da Piazza della Croce a Piazza Ninfina a Cori Valle). In Gran Bretagna c’è maggiore sicurezza: ci sono milioni e milioni di telecamere disseminate in tutto il territorio nazionale, quel paese fa parte solo formalmente dell’Unione Europea (non ha aderito al trattato di Schengen, inerente alla libera circolazione, e continua a coniare la sua valuta nazionale, ben più forte dell’euro); ciò significa maggiore rigidità nel controllare chi che entra. La nazione britannica ha altresì maggiore risorse grazie a qualche piccolo possedimento nel mondo che le è rimasto e grazie ai legami con molte sue ex colonie tramite il Commonwealht. Il tessuto etnico inglese sarebbe simile a quello americano, con molta gente di colore proveniente dalle colonie trapiantata da decenni nel Regno Unito, se non fosse per i numerosi islamici ed indù presenti in tutto il territorio nazionale ed in particolare a Birmingham. La religione prevalente è quella anglicana ma è facile trovare anche le chiese cattoliche e di altre confessioni protestanti. Io sono entrato in una chiesa pentecostale poco prima dell’inizio della messa e sono stato trattato molto bene: molti stringendomi la mano mi auguravano il benvenuto, qualcun altro mi ha offerto qualcosa da bere. Qualche chiesa abbandonata è stata trasformata in bottega artigiana o in negozio. Le bellissime cattedrali ci sono; tuttavia la maggioranza degli edifici di culto sono quasi tutti uguali: grigi e spogli.

Se in Italia le cose non vanno bene, c’è qualche aspetto positivo da tenere presente: la grande considerazione che hanno per la storia, per la cultura e per l’enogastronomia italiana da quelle parti. Ci sono delle grandi catene britanniche di ristorazione italiana e i ristoranti italiani gestiti dagli italiani stessi (quelli si trovano in tutto il mondo), qualche insegna dei negozi è in italiano e molte parole italiane fanno parte del linguaggio comune inglese (caffè espresso, cappuccino, pasta, pizza e altre). Nel museo di Birmingham c’è anche una galleria d’arte in cui c’è una cartina dell’Italia preunitaria, dove si specifica che l’Italia non era uno stato unito come oggi e di come i vari principati, i papati e gli spagnoli nel sud abbiano influenzato l’arte, in particolare nei periodi della Riforma e della Controriforma. Poi se vuoi sfuggire dagli aspetti anglosassoni che non piacciono basta rifugiarti nei locali italiani, dislocati spesso nelle zone eleganti delle città e quando sei lontano da casa apprezzi maggiormente i prodotti della tua terra scritti sul menù e li gusti di più, soprattutto per quanto concerne i vini e le altre bevande: quando vedi scritto “Frascati”, “Montepulciano”, “Orvieto”, “Birra Peroni”, “Limoncello” e altro ti viene un pizzico di commozione per i sacrifici fatti dai nostri connazionali per far divenire questi prodotti famosi in tutto il mondo e un pizzico di malinconia per essere distante dalla tua patria. “Paisà, come vanno le cose in Italia?” Ti domanda un ristoratore del sud da molti anni presente in Inghilterra. “Benissimo” –  rispondo –  “una meraviglia!”  Anche questo è stato un bel viaggio; c’è stato solo un unico neo: non sono riuscito a rivedere il luogo dove io e la mia famiglia fummo ospitati a Londra, sempre dai nostri parenti, esattamente 30 anni fa, in occasione del mio primo viaggio in Inghilterra. Il tempo a disposizione era poco. 

lunedì 10 agosto 2015

281) NON ABBIAMO ABBASTANZA PAURA

“NON ABBIAMO ABBASTANZA PAURA” È L’ULTIMO LIBRO DEL GIORNALISTA VITTORIO FELTRI: SPRONATO DA ORIANA FALLACI A CONTINUARE LE SUE BATTAGLIE, EGLI CI PARLA DEGLI ASPETTI BRUTALI DI UN ISLAM CHE PENETRA SEMPRE DI PIÙ NEL MONDO OCCIDENTALE.




Negli ultimi mesi della sua vita la scrittrice fiorentina Oriana Fallaci indicò in Vittorio Feltri (allora alla direzione del quotidiano “Libero”, che aveva anche fondato) la persona ideale per continuare le sue battaglie contro l’estremismo islamico in rapida ascesa nel mondo intero, inclusa la nostra società occidentale. Feltri, nonostante non creda nell’aldilà, ha detto che lo spirito di Oriana lo tormentava perché non si era dato abbastanza da fare. Lo stesso giornalista temeva di più la Fallaci morta che le possibili ritorsioni dei terroristi islamici vivi. Il titolo di questo libro (Non abbiamo abbastanza paura edito da Mondadori) ci vuol esortare a non essere indifferenti di fronte ai problemi del terrorismo islamico, presumendo che quelle violenze riguarderanno sempre gli altri ed a noi non ci toccheranno. O al massimo facendoci quasi tutti musulmani, perché pensiamo che una religione valga l’altra, ci illudiamo erroneamente che potremo continuare le nostre solite vite e non immaginiamo che se usciremo dai dettami coranici verremo puniti esemplarmente, come avviene nei territori occupati dallo Stato Islamico. 

Nel libro viene analizzato il Corano, il libro sacro dell’Islam, soprattutto le parti che invitano ad ammazzare gli autori delle apostasie e delle blasfemie. E non bisogna scordarsi che in molte nazioni la legge coranica è legge dello stato: non c’è distinzione come nelle grandi democrazie mondiali tra stato e religione. Anche Gesù è presente nel Corano, però non è riconosciuto come il Cristo, il figlio di Dio, morto e resuscitato. I cristiani sottomessi non necessariamente dovranno convertirsi all’islam, ma dovranno pagare dei pesantissimi tributi e non avranno mai tutti i privilegi degli islamici. I musulmani che non vogliono la violenza e attingono dal Corano quel poco che basta per una corretta e personale fede vengono spesso isolati e snobbati. È il caso del Presidente Egiziano Al Sisi, che ha allontanato gli estremisti “Fratelli Musulmani” dal potere” e il quale ha invitato i teologi dell’islam ad una riforma della dottrina, a far interpretare in modo diverso il libro sacro, col risultato di essere divenuto uno degli uomini più detestati nell’universo islamico. Secondo me sono da questi piccoli segnali che si intravede un cammino che potrebbe portare con i decenni o con i secoli la moderazione della religione mussulmana e la distinzione tra essa e lo stato; i cristiani hanno impiegato più di mille anni per arrivare a ciò, perché non dovrebbero riuscirci anche gli altri culti? 

Gli americani nel tentativo di importare democrazia, rovesciando i vecchi regimi militari, hanno preso dei granchi colossali ed hanno aizzato ancor di più gli estremisti islamici, lasciando caos ed anarchia: in Libia, in Iraq Gheddafi e Saddam Hussein erano gli unici che tenevano uniti i loro paesi; fortunatamente lo stesso errore non è stato commesso in Siria: Hassad infatti hanno deciso di non spodestarlo più. Anche in Afghanistan l’ordine non è stato completamente ristabilito. Vengono descritte le uccisioni degli stranieri in Iraq nel periodo successivo alla caduta di Saddam: nel quotidiano “Libero”  Feltri con l’aiuto di Oriana Fallaci diede ampio risalto all’eccidio degli italiani Quattrocchi e Baldoni e successivamente di dodici nepalesi, entrambi, molto sconvolti da quell'episodio, cercarono i loro nomi per pubblicarli (nessun altro quotidiano lo fece). La grande stampa nazionale si attiene ai dettai del centrosinistra, al politicamente corretto: nei casi dei sequestri di italiani in Medio Oriente ed in Nord Africa ci si preoccupa solo delle due Simone e recentemente di Greta e Vanessa, ma non degli altri prigionieri che non sono di sinistra e considerati mercenari. È citato l’esempio del settimanale a fumetti “Topolino” che non ha avuto il coraggio di dedicare la sua copertina ai vignettisti satirici francesi sterminati dai fondamentalisti islamici, dopo che aveva  fatto una bozza di copertina su quel tema. Si portano in tribunale e vengono ridotti sul lastrico i giornalisti che osano parlare, con le dovute prove, dei legami degli iman presenti in Italia (e successivamente allontanati per motivi di ordine pubblico) col terrorismo internazionale. 

Si agevola l’immigrazione di massa e la concessione delle cittadinanze facili perché spesso si dice che i musulmani nati e cresciuti in occidente si integrino con i valori della nostra società, ma non sempre va così: un giorno frequentando la moschea essi potrebbero trovare nei fanatici motivo di fascino e potrebbero altresì farsi convincere nel compiere il martirio. A dimostrazione di ciò c’è la strage compiuta a Parigi nel giornale satirico: gli autori erano normalissime persone che studiavano e lavoravano senza avere grilli per la testa, finché un giorno, frequentando i loro luoghi di culto, non hanno sentito il “magico richiamo”, unitamente alla promessa delle dodici vergini ciascuno nel loro fantomatico paradiso . Feltri da ateo ha sentito dentro di sé un colpo tremendo quando ha visto le immagini dell’abbattimento di una chiesa a Mosul in Iraq ad opera dell’Isis: è in quei momenti secondo lui che dobbiamo sentirci tutti cristiani anche se non lo siamo ed abbiamo fatto i mangiapreti e criticato la Chiesa. È quella Chiesa Cattolica che fa parte della nostra storia, del nostro dna, della nostra cultura, del nostro tessuto sociale e della nostra vita anche se noi diciamo di no. Cito un episodio descritto nel libro per concludere e che penso sia un valido deterrente per la violenza e la prepotenza islamica. Nel reparto oncologico di un ospedale c’erano dei ricoverati, di cui uno di fede islamica che leggeva i versi sacri del suo credo. Alla parete c’era appeso un crocifisso ed era l’unica consolazione di quel brutto luogo per un signore che era alla fine della sua vita. L’islamico ha detto ad un infermiere di essere turbato dal crocifisso e ha chiesto che venisse rimosso. L’infermiere stava per accontentarlo quando all’improvviso l’altro ricoverato si è alzato dalla sua branda, si è staccato tutti gli aghi e urlando in un dialetto lombardo ha minacciato entrambi. Tutti sono rimasti zitti e il crocifisso è rimasto al suo posto. Per Feltri quando gli islamici vedono i deboli fanno i forti, mentre quando vedono i forti sono innocui.