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venerdì 28 luglio 2017

360) I SEGNI DEL FASCISMO APPREZZATI A CORI



QUEST’ANNO RICORRE L’80° ANNIVERSARIO DELLA CREAZIONE DEL CAROSELLO STORICO DEI RIONI. QUELLA RIEVOCAZIONE STORICA, ASSIEME AL PARCO DELL’IMPERO, SONO DUE SEGNI PERMANENTI IMPRESSI SULLE TRADIZIONI, SUL TESSUTO SOCIALE ED URBANO DI CORI: FURONO CREATI DAL FASCISMO ED OGGI SONO APPREZZATI ED AMATI DALLA POPOLAZIONE, IN PARTICOLARE DA QUELLA TENDENTE POLITICAMENTE A SINISTRA. 



Di recente ho parlato delle cose positive che il Regime Fascista creò in Italia e che ancora oggi sono più vive che mai. Anche a Cori arrivarono le modernizzazioni e le innovazioni del fascismo. Basta vedere l’edificio scolastico delle scuole elementari: fu edificato a forma di E, fu adornato da due fasci littori, fu intitolato a Costanzo Ciano, padre di Galeazzo e consuocero di Mussolini, e fu rispettato lo stile razionalista tanto in voga in quegli anni. Un edificio scolastico serviva, considerando che il Chiostro di Sant’Oliva, fino ad allora utilizzato per l’insegnamento primario, iniziava ad essere inadeguato per le nuove esigenze scolastiche, ma oggi, quando si guarda Cori a chilometri e chilometri di distanza, si nota che l’impatto di quell’enorme mole, in pieno centro storico, è in contrasto con le antiche e piccole abitazioni coresi. Esso avrebbe potuto essere costruito in un’altra zona; la scelta dell’ubicazione rispecchiò il criterio della via di mezzo tra Cori Monte e Cori Valle. Quell’edificio scolastico ancora oggi è utilizzato, ma non è un’impronta memorabile lasciata dal fascismo a Cori: qualunque corrente politica lo avrebbe costruito ed altri edifici scolastici sarebbero stati successivamente innalzati. (Anche il Monumento dei Caduti, affascinante per la sua particolare posizione, fu eretto tra le due guerre.)



Non si può affermare altrettanto sul Bosco dell’Impero (creato assieme ai giardini pubblici del Monte e della Valle e chiamato così in onore dell’Impero d’Etiopia che in quegli anni fu annesso al Regno d’Italia) e sul Carosello Storico dei Rioni: se non fosse stato per il Regime Fascista oggi non esisterebbero entrambi. Un po’ in tutta Italia nel “ventennio”, oltre alle maestose opere pubbliche, si pensava anche alla salvaguardia dell’ambiente, creando degli autentici polmoni verdi all’interno delle cittadine; in più si rilanciavano gli usi e i costumi perduti dei secoli precedenti, legati alle tradizioni religiose dei paesi d’Italia. 

 L'Impero ai bei tempi

Attualmente “L’Impero” (quel toponimo ormai fa parte del linguaggio popolare corese, nonostante al parco sia stato cambiato appellativo più volte, e senza nessuna allusione al fascismo) versa in uno stato di abbandono e rovina: bisognerebbe riqualificarlo, salvando gli alberi malati di di specie rara. Poco più di dieci anni fa una giunta comunale iniziò degli interventi di riqualificazione di quell’area naturale e c’erano anche dei progetti per allargare il suddetto parco sino a Piazza della Croce. Molti tra coloro che militano nei partiti di sinistra fanno dell’ambientalismo, dell’ecologismo, la loro bandiera; anche a Cori: molte volte li abbiam sentiti affermare, parlando dell’Impero, che è il nostro polmone verde. 

 16 maggio 1937

Oggi gli appassionati, i patiti, del Carosello Storico dei Rioni, parlando politicamente, anche in questo caso moltissimi sono collocati a sinistra. Per essi quella manifestazione storica deve restare così com’è, sono tutti sordi a proposte di miglioramenti o di cambiamenti: gode delle grazie ed è protetta dall’alto dal politburo. (per iniziare basterebbe migliorare la sfilata, facendo tenere ai costumanti un atteggiamento serio e decoroso, evitando che nelle soste fumino, maneggino il telefono intelligente, ecc.) Bisogna ricordare che la suddetta rievocazione storica fu istituita, ispirandosi all’antica processione che nel XVI secolo rendeva omaggio alla Madonna del Soccorso, che apparve a Cori in quel periodo. Non credo che lo stesso giorno si corresse il palio. Le giostre equestri erano due, una per i paesani, l’altra per i forestieri: una era intitolata alla Madonna, l’altra a Sant’Oliva, patrona del paese, ed entrambe si correvano fuori Porta Ninfina. Il cronista  dell’istituto Luce, parlando del Palio di Cori del 1938, dichiara che anticamente il palio vero e proprio consisteva che i cavalieri colpissero un fantoccio raffigurante una strega detta “Sora Sciascia”; mentre nel 1937 fu istituita la staccia con all'interno l’anello. Senza Carosello Storico non sarebbero mai nati gli Sbandieratori di Cori e le feste folcloristiche internazionali, ormai parte integranti delle tradizioni paesane. C’erano degli agitatori di bandiere all’inizio della sfilata storica in ogni Porta: in un Carosello venne l’idea di coordinare il movimento delle bandiere, tutte in modo uniforme e a suon di musica, invece di agitarle a casaccio, e nacque la scuola corese della bandiera. Gli sbandieratori ebbero l'intuizione di organizzare un festival del folclore a Cori, dopo che ebbero partecipato a diverse di quelle rassegne in giro per l’Europa. È stata tutta una reazione a catena che riconduce a domenica 16 maggio 1937, Piazzale Vittorio Emanuele III (Piazza Signina) a Cori, quando in occasione dell’ottavario della Festa della Madonna del Soccorso, si tenne la prima edizione del Carosello Storico dei Rioni Coresi, ideato dal Commissario Prefettizio del Municipio di Cori, Stanislao Migliorini. Nell’agosto 1937 egli fu sostituito dal nuovo Podestà, Avv. Giovanni Vollaro, e, a conclusione del suo mandato, presentò al Prefetto di Littoria una dettagliata relazione sul suo operato a Cori, tra cui spicca anche il testo sull’istituzione del pallio. Riporto integralmente quel contenuto, copiato dal libro “Aspetti politici e sociali nella Cori del XIX e XX secolo” di Francesco Moroni. È interessante, anche perché parla delle iniziative correlate alla rassegna storica istituita (oggi quasi scomparse), tra cui la valorizzazione e il commercio dei prodotti locali.

TURISMO

LA FESTA DEL SOCCORSO
9 maggio 1937 – XV
Per la valorizzazione turistica di Cori, posta in posizione quanto mai pittoresca, su una collina a 400 m. sul livello del mare, ricca di monumenti preromani d’importanza mondiale e di tradizioni storiche eminenti – Fu Senato Romano e si fregia della sigla S.P.Q.C. – ho predisposto la stampa di un opuscolo – guida e propaganda – che sarà sovvenzionata dell’Ente Prov. Del Turismo, giusta ed esplicita promessa fatta dal presidente dell’Ente stesso, il quale ha incluso Cori fra i comuni che dovranno istituire l’Associazione pro loco.
Questa, infatti è in via di costituzione.
Quale richiamo ed attrazione turistica ho istituito il Pallio per la Madonna del Soccorso, in occasione d’una antica festa comunale.
A tal riguardo io stesso ho ideato un corteo-storico-folcloristico, dove appaiono le antiche Magistrature comunali, i Valletti, il popolo negli autentici e ricchi costumi conservati dal Comune e dai privati. Tale corteo immagina qual era nel 1500 la processione che accompagnava – come l’accompagna tuttora – il Podestà e le autorità comunali al compimento dell’antico voto dell’offerta dei ceri alla Madonna del Soccorso.
Al corteo è innestata la corsa, pure in costume per il Palio all’anello, che costituisce un carosello tradizionale a carattere storico anch’esso; quanto mai capace di suscitare l’istinto di competizione tra le varie partite o Porte in cui si divideva e si divide il Comune.
La festa, svoltasi quest’anno per la prima volta, ebbe un successo veramente lusinghiero, e suscitò un vero entusiasmo popolare, risoltosi in entusiastiche  dimostrazioni a S.E. il Prefetto ed al Segretario Federale che presenziavano al corteo e al palio da apposita tribuna d’onore.
Tale festa dovrà ripetersi ogni anno, e la ricchezza dei costumi, la passione di parte, l’orgoglio dei confocolieri, la coreografia del corteo e la riuscita della gara equestre compiuta con un pugnale in mano da infilarsi in un anello cadente da un apposito ordigno (staggia), formano un tutto armonico ed esaltante che è sicura garanzia e sicuro interesse di richiamo per la festa stessa.
Pure, in tale occasione, feci apprestare una rassegna agricola, industriale, artigiana di Cori, nel Chiostro di S. Oliva, il cui successo fu tale, da dare agli stessi Coresi la sensazione vera della possibilità delle forze produttrici del proprio paese, e da far dire al Segretario Federale e al Direttore dell’Unione Agricoltori, che la mostra doveva diventare provinciale.
Alla mostra fecero acquisti S.E. il Prefetto Giacone, il Segretario Federale, il Direttore dell’Unione Provinciale Agricoltori ed altri….
Si è così risvegliata l’anima di Cori, si è eccitato l’orgoglio dei cittadini, ed un soffio di attività fascista ha prevalso gli animi che, ho l’orgoglio di affermare, sicuro di dire il vero, si sono, durante la mia gestione, unanimamente stretti intorno al Comune, guardando fidenti verso il risorgere morale, igienico ed economico di questa terra, ricchissima per alcuni, assai povera per i più.

Questo, in breve compendio le maggiori attività della mia gestione Commissariale, svolta da me saltuariamente, tra le ordinarie mansioni d’ufficio.
Con osservanza
Cori 25 agosto 1937 – XV

IL COMMISSARIO PREFETTIZIO

domenica 16 luglio 2017

359) “I PROBLEMI REALI” ITALIANI

IN UN’ITALIA CHE AFFONDA (DISOCCUPAZIONE, ATTIVITÀ CHE CHIUDONO, POVERTÀ IN AUMENTO, FUGHE, IMMIGRAZIONE IRREGOLARE, PERICOLO TERRORISMO) LA PRIORITÀ PER IL GOVERNO È LO IUS SOLI E IL PROBLEMA SI CHIAMA FASCISMO.

Molti problemi affliggono l’Italia di questi tempi, l’Istat ha dichiarato che i poveri sono quasi cinque milioni, ma il governo per distrarre le masse dalle preoccupazioni reali si getta a capofitto su delle questioni assurde.

Una di queste è la legge sullo ius soli, cioè l’agevolare di molto l’acquisizione della cittadinanza italiana per gli stranieri che nascono in Italia. Le norme che regolano l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte degli stranieri già ci sono e sono molto agevoli (anche troppo), basta dire che lo scorso anno in circa 300.000 sono riusciti ad ottenerla; chissà quanti la otterranno quest'anno e gli anni venturi. La legge sullo ius soli possono permettersela gli sconfinati stati americani: essi sono nati con l’immigrazione, sono ancora scarsamente popolati rispetto alle loro superfici, si sono formati da pochi secoli e sono ancora in evoluzione. Gli stati europei sono piccoli, ben definiti e con le loro identità precise formate da millenni di storia: le loro popolazioni, che ne hanno fatto la storia e la cultura, rischieranno di essere cancellate. 



Ad onor del vero: alcune nazioni europee che avevano lo ius soli l’hanno abolito quando hanno constatato che moltissime partorienti straniere si recavano appositamente da loro per far nascere i loro figli, così da ottenere immediatamente la cittadinanza. Per divenire cittadini di una nazione occorre il giusto tempo per integrarsi, per apprezzarne la cultura, per condividerne i valori. Se uno straniero nasce in Italia da genitori appena arrivati, gli stessi gli trasmetteranno i loro costumi e le loro usanze, spesso in contrasto con i nostri: se gli concederanno subito la cittadinanza egli non sentirà più il desiderio di integrarsi per ottenerla. Degli altri punti dolenti sono la delinquenza e il terrorismo: quando uno è straniero, se si dimostrerà un pericolo per l’ordine pubblico sarà facile rimpatriarlo, con la cittadinanza italiana diverrà tutto più complicato. È tutta una propaganda a scopo di incrementare il bacino dei voti di alcune frange politiche, ma in un periodo in cui gli italiani si sentono assediati da una crescente massiccia immigrazione irregolare, l’obbiettivo prefissato potrebbe fungere da autorete. Il centrosinistra ha numeri incerti per portare in porto quel disegno di legge, ma se dovesse essere approvato ci sarà un ricorso alla Consulta Costituzionale ed eventualmente un referendum abrogativo.

Dopo oltre settant’anni ancora incute timore lo spauracchio del fascismo e non dell’Europa che brucia a causa del fondamentalismo e del terrorismo islamico. Ora vorrebbero abolire per legge la vendita dei cimeli e dell’oggettistica di quel ventennio politico. Se non ci pensarono negli anni successivi alla fine dell’ultima guerra mondiale, quando il ricordo fascista era ancora freschissimo, perché si dovrebbe provvedere ora?  Le leggi che vietano la ricostituzione del Partito Fascista ci sono già da circa sette decenni; ma non si capisce cosa ci sia di male nel vendere o nell’acquistare ricordi di un periodo storico (io, come molti altri di voi, possiedo cartoline, francobolli e monete originali di quegli anni). Nel corso dei millenni ci sono state delle epoche più guerrafondaie e più violente di quella in precedenza citata: allora i reperti conservati nei musei andrebbero distrutti o nascosti? E come bisognerà comportarsi nei confronti dell’oggettistica di era staliniana in commercio? Premesso che io condanno ogni elemento negativo del fascismo, bisogna ricordare che le violenze, sia nella parte iniziale fascista (1919 – 1921, il biennio rosso), sia nella parte finale (1944 – 1945, la guerra civile italiana), furono commesse da tutte le fazioni politiche e di lotta, non soltanto dai fascisti. Se si volesse veramente rimuovere ogni traccia del fascismo in ogni campo, bisognerà distruggere buona parte d’Italia: intere città e grandi quartieri principalmente in stile razionalista (come Asmara, la capitale dell’Eritrea, dichiarata patrimonio Unesco), terreni fertili strappati alle paludi, strade, autostrade, Inps, Inail, pensioni, settimana lavorativa corta, codici civile e penale, eccetera, eccetera.


In quegli anni i piani regolatori venivano approvati ed attuati in quattro e quattr’otto, non come oggi, quando ci vogliono anni ed anni per approvare un progetto; in vent’anni il fascismo realizzò di più di quello che era stato realizzato nei precedenti sessant’anni, cioè da quando era stata unita l’Italia. Ad un certo punto quel regime, dopo aver incassato il consenso dei grandi proprietari e degli ecclesiali per aver scongiurato i pericolo rosso, riuscì a conquistare il consenso del popolo, per quanto aveva fatto per le classi meno abbienti (ad esempio le colonie marine, i treni domenicali a prezzi popolari, il dopolavoro, le nuove terre ai contadini); tant’è vero che quasi tutti reagirono con indifferenza quando furono approvate le leggi discriminatorie nei confronti della piccola minoranza ebraica. Il tenore di vita rimase modesto per la maggioranza della popolazione, ma si gettarono le basi per il futuro decollo economico dei successivi anni 1960. Poi arrivò la guerra (che ci sarebbe stata anche senza fascismo) e le cose si misero male (le voci di disfatta, con le ristrettezze economiche che iniziarono, le sofferenze, i bombardamenti), così tutti preferirono rivoltarsi e salire sui carri dei vincitori.

sabato 1 luglio 2017

358) ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2017



RIVINCITA DEL CENTRODESTRA CHE SFRUTTA IL MALCONTENTO DELLE PESSIME POLITICHE DEL GOVERNO E VINCE QUASI OVUNQUE (ANCHE NELLE ROCCAFORTI ROSSE MAI ESPUGNATE), FACENDO LE PROVE GENERALI IN VISTA DELLE PROSSIME ELEZIONI POLITICHE. IL VENTO È CAMBIATO?





È tornato il centrodestra. E chi se lo sarebbe aspettato? Al massimo l’alternativa alla sinistra era rappresentato dal movimento atipico Cinque Stelle. In questa tornata elettorale la coalizione formata da Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia ha conquistato ben 47  comuni (più altri sette di destra pura) superiori ai 15.000 abitanti, quando in precedenza amministrava in 34 comuni; il centrosinistra è sceso da 88 a 55 comuni (più altri due di sinistra, sinistra); il M5s è passato da 20 ad 8. Ma la vera partita che ha sancita la netta affermazione del centrodestra si è giocata nei capoluoghi di provincia, si è conclusa: 16 centrodestra, 6 centrosinistra, 2 liste civiche, 0 M5s. Memorabili sono state le affermazioni di destra, oltre alla riconquistata L’Aquila, a Genova, a Sesto San Giovanni (la cosiddetta “Stalingrado d’Italia”), a Lucca: infatti prima d’ora in quelle città nessuna formazione non di sinistra era riuscita ad affermarsi.



Molte roccaforti rosse sono crollate, grazie all’aiuto del Movimento Cinque Stelle? Può darsi, ma alle elezioni politiche il suddetto movimento non potrà dare alcun aiuto e comunque basterà anche un 40% per vincere: quota che il centrodestra ha raggiunto in molte città. Per ora i sondaggi indicano poco più del 30% ai tre partiti di centrodestra uniti: ci sarà da lavorare per superare il 40%, così da governare in tranquillità. In caso contrario prevedo un ennesimo inciucio tra Pd e fuoriusciti di Forza Italia. Da un po’ d’anni nelle elezioni amministrative si registra una forte astensione, che non avvantaggia o non penalizza nessuno: infatti una volta vince uno schieramento, un’altra volta vince una coalizione alternativa, un’altra ancora il Cinque Stelle o la lista civica. Sarebbe opportuno ripristinare la doppia giornata elettorale (domenica e lunedì) per tentare di far aumentare il numero degli elettori, in particolare nelle prossime elezioni politiche. Il M5s per la prima volta dopo la sua fondazione ha registrato una brusca capitolazione: probabilmente ha pagato le disastrose politiche e l’inesperienza nelle due grandi città che amministra, Torino e Roma. Quando ci si rende conto di essere passati dalla padella alla brace, si preferisce tornare alla padella.

L’emorragia del centrosinistra sarà dovuta al malcontento generale per le politiche impopolari che attua, in particolare per quanto concerne il massiccio movimento migratorio incontrollato. L’effetto giovanile e fascinoso di Renzi sembra essere giunto all’epilogo. Due anni fa la destra raccolse poco nelle elezioni amministrative, ma col colpaccio della Liguria si accese una fiammella vitale che diede nuova linfa al recupero dei consensi: la carismatica ed innovativa figura di Giovanni Toti provocò un vero terremoto in quella rossa regione, che i suoi abitanti giudicarono mal amministrata, ed è proseguito col cappotto di quest’anno. Quando il centrodestra si presenta unito difficilmente ha rivali: la maggioranza degli italiani ha l’inclinazione ad essere moderata, liberale, tendente verso destra. Nel prossimo futuro l’importante sarà non dividersi e litigare, facendo il gioco degli avversari. È da dicembre che si attendono le riforme delle leggi elettorali che ancora non si vedono: sfido io, i parlamentari cercano di guadagnare tempo per non farci votare, tenersi le poltrone e accaparrarsi le pensioni d’oro. Napolitano ha dichiarato che non è una buona cosa andare ad elezioni anticipate: la sua parola è la bibbia.



Suona strano quando si è abituati a vivere nei centri medio – piccoli, dominati politicamente dalle forze progressiste, incluse le più estreme che sembrano chissà che cosa ma a livello generale italiano hanno numeri irrilevanti. Probabilmente quei paesi sono altri mondi.