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venerdì 30 aprile 2021

467) IL FUTURO DELL’AFRICA È IN AFRICA

L’AFRICA NON È SOLO QUEL CONTINENTE DISASTRATO, DOVE L’EMIGRAZIONE È L’UNICA VIA POSSIBILE. OGGI GRAZIE A DEMOCRAZIE E AD INVESTIMENTI STRANIERI (CINESI IN PRIMIS) SI INTRAVEDONO DEI SEGNALI DI DECOLLO, ANCHE SE LA STRADA DA PERCORRERE SARÀ LUNGA.

FUORI DAL CORO

Nella narrazione dominante l’Africa è un immenso disastro, dominato soltanto dai conflitti e dalle carestie, dove l’emigrazione è l’unica soluzione possibile. Generalmente le colpe vengono attribuite al colonialismo europeo, non importa che la parentesi coloniale sia durata solo 80 anni (dal Congresso di Berlino del 1884 agli anni 1960), e le migrazioni sono la logica e conseguente punizione per gli europei. Si dà la colpa all’uomo bianco per tutti i principali drammi del mondo, senza minimante approfondire e studiare per bene. L’Africa non è un continente omogeneo, vi sono molte afriche: al suo interno non sono importanti solo le materie prime, anche il capitale umano. Dopo la decolonizzazione ci furono delle guerre che provocarono milioni di morti, tra conflitti e carestie, i vecchi dittatori impedivano lo sviluppo perché tenevano per loro le ricchezze ricavate dalle risorse naturali; oggi gran parte delle nazioni africane sono dominate dalla democrazia, questo è stato un fondamentale passo in avanti.

Investitori cinesi stanno costruendo ferrovie, autostrade, importanti porti, impiantando industrie, diffondendo canali televisivi; è vero che gli stati africani si stanno indebitando molto coi cinesi, l’aspetto positivo è che attorno a questi poli attrattivi, che danno lavoro, si creano altre attività ad essi collegati. Stanno altresì sorgendo delle Silicon Valley africane, all’avanguardia nel campo informatico. Il governo cinese sarebbe intenzionato a far trasferire in Africa circa 400 milioni di suoi cittadini per sfruttare le molte terre ancora incolte e ciò sta mettendo in allarme il continente nero. Per contrastare l’avanzare del deserto del Sahara si stanno ripiantando molti alberi, al fine di restituire vita a delle terre aride e renderle anche coltivabili. La Russia e la Francia non sono da meno: entrambe non hanno mai abbandonato l’Africa e contrastano, con l’invio di forze militari, perfino il terrorismo di matrice islamico. L’Italia, a differenza degli altri paesi citati, si sta impegnando poco in terra africana, a parte qualche sporadico caso: dopo la caduta di Gheddafi ha perduto l’esclusiva degli accordi commerciali con la Libia; l’Eni è impegnato a costruire una grande diga in Namibia, dove si alternano periodi di siccità e di piogge abbondanti e non si riusciva a sfruttare qualche fiume, lago, per produrre energia, soppiantando definitivamente il carbone come combustibile energetico. Attorno a questa grande opera stanno sorgendo aziende legate alla ristorazione e sempre più africani apprendono i mestieri di tecnici manutentori.

Per ora tutti questi progressi sono solo delle piccole gocce che non formano un fiume, ma continuando così non è escluso che in futuro diverranno un mare. Sarà importante che l’Africa, per crescere, ampliando le basi che si stanno impiantando, non perda il proprio capitale umano. Molti governi, coadiuvati da illustri personalità africane, stanno lanciando delle campagne per fermare gli esodi di massa, invitando i propri abitanti a rimanere perché si stanno gettando le fondamenta per un futuro sviluppo e il da fare non manca. La faccia della medaglia negativa resta, ma è bene conoscere anche l’altra, quella positiva. 

venerdì 16 aprile 2021

466) UNA SVOLTA NEL SOLITO CAOS DA CORONAVIRUS?

DA UN ANNO A QUESTA PARTE NON SI PLACA IL DIFFONDERSI DEL COVID, TRA LE SOLITE CHIUSURE, RIAPERTURE, RICHIUSURE, TRA PROTESTE, CRISI ECONOMICHE E DEMOGRAFICHE. SI INTRAVEDE UNA LUCE IN FONDO AL TUNNEL GRAZIE AI NON SICURI VACCINI? CHIEDERANNO I DANNI ALLA CINA?


Ormai è più di un anno che questo coronavirus ci perseguita e tutti si sono abituati alle regole per tentare di evitarlo. A me mancano, oltre alle consuete letture dei giornali al bar, con qualche chiacchiera con i conoscenti, quegli svaghi che mi concedevo, pure se non spessissimo, come le visite alle città d’arte italiane, tra storia, cultura ed enogastronomia, le grandi partite di calcio allo stadio a Roma, quelle piccole a Cori, i viaggi lunghi in auto, mentre ascoltavo i dischi preferiti. Resisto, per far sì che si ritorni al più presto alla vita precedente per tutti noi. Ci stanno esasperando questi valzer: tra colori delle regioni, chiusure, riaperture e via dicendo. L’Italia, a differenza degli altri grandi paesi europei, per limitare i danni economici ha deciso di non effettuare più la chiusura totale, come avvenne nei due mesi primaverili dello scorso anno, ma seleziona il suo territorio ed impone chiusure, rigide e leggere, in base al numero degli infettati. I ristoratori, i baristi e gli altri commercianti non alimentari o non farmacisti, nonostante lavorino parzialmente e non siano più obbligati alla chiusura, sono le categorie più colpite dal crollo dell’economia; molti di loro sono stati costretti ad alzare bandiera bianca e nei loro vecchi negozi ora c’è il cartello “Affittasi”, quando un anno fa c’era l’augurale ed ottimistica scritta “andrà tutto bene”.  Probabilmente quei locali vuoti si riempiranno di attività cinesi (proprio loro che hanno devastato il mondo), bengalesi e altre straniere che, cambiando spesso ragione sociale, riusciranno ad evitare le salate tasse. Ci sono coloro tra i commercianti nostrani che non si arrendono e scendono in piazza con determinazione per protestare contro le restrizioni. È fin troppo facile per chi ha un’entrata economica sicura, indignarsi per queste proteste e dire che per il bene di tutto bisogna fare ancora dei sacrifici.  


Intanto l’Istat certifica il disastro economico (in primis il debito pubblico alle stelle), l’impoverimento delle famiglie e l’aggravarsi della crisi demografica italiana. Nel corso del 2020 sono stati stabiliti dei record negativi (tanto per cambiare) per quanto riguarda le nascite e positivi per i decessi. Lo scorso anno ci sono stati oltre 700.000 morti in Italia, superiori di 100.000 rispetto alla media dei trapassi degli anni scorsi. Il Coronavirus ha influito sicuramente: è un duro colpo per negazionisti che dicevano che i morti per covid, sarebbero deceduti comunque in futuro, poiché avevano altri problemi di salute. Tra le vittime di questa influenza cinese ci sono stati molti soggetti a rischio, ma anche qualcuno che non aveva nessun tipo di patologia. Le nascite italiane 2020 hanno toccato un nuovo minimo storico, ma il virus per me c’entra poco: esso esplose a marzo, quando i concepimenti per il 2020 erano ormai cosa fatta; anzi forse all’inizio di quest’anno c’è stata qualche nascita in più, frutto delle famiglie confinate in casa per lungo tempo. La nota positiva della crisi demografica italiana è che ora i politici iniziano a preoccuparsi e si stanno prodigando con politiche a favore della natalità: sta per essere approvato dal parlamento un decreto che dovrebbe fornire aiuti economici, che varieranno in base al reddito delle famiglie, ad ogni nuovo nato fino alla maggiore età. In questo provvedimento non mancano contraddizioni, come le tasse che colpiranno i redditi bassi, ma è già molto che hanno deciso di cominciare ad affrontare questo problema e in futuro ci saranno ancora dei provvedimenti al riguardo.

Da qualche mese a questa parte stanno effettuando delle vaccinazioni di massa per estirpare il famigerato virus: quegli antipodi sono stati trovati troppo presto, in fretta e furia, e non sono efficaci al 100%, potrebbero esserci degli effetti collaterali pericolosi; è proprio vero quel vecchio detto: “la gatta frettolosa fece i figli ciechi”. Tutto sommato, anche se ci sono delle controindicazioni in questi improvvisati rimedi, già è tanto che la luce in fondo al tunnel inizia a vedersi. La responsabile di questa tragedia mondiale, la Cina, se l’è cavata con poche vittime (poche confrontate con la popolazione totale) e da tempo è ripresa la vita normale; se essa non avesse tenuto nascosto il micidiale virus per mesi, si sarebbero potute attuare delle misure preventiva in tutto il mondo. Avranno tutti il coraggio di chiederle il risarcimento danni?