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domenica 31 dicembre 2023

519) ALCUNI FATTI DEL 2023 (TRATTATI NEL BLOG)

QUESTI SONO I POCHI AVVENIMENTI DEL 2023 (TRA I TANTI) DESCRITTI NEL BLOG: GLI ADDÌI DI BENEDETTO XVI, BERLUSCONI, NAPOLITANO, IL SEMPRE MAGGIORE CONSENSO POLITICO PER “FRATELLI D’ITALIA”, AD UN ANNO DAL DEBUTTO AL GOVERNO NAZIONALE, CHE COL CENTRODESTRA VINCE LE REGIONALI IN LOMBARDIA, NEL LAZIO E LE AMMINISTRATIVE, LA PROPOSTA DI LEGGE PER LA SALVAGUARDIA DELLA LINGUA ITALIANA, LE MANIFESTAZIONI SENZA SENSO, UNA VACANZA IN LIGURIA E LE PROCESSIONI PAESANE IN CRISI.

Nel corso del 2023 ci hanno lasciato dei personaggi illustri di fama nazionale ed internazionale: il Papa emerito Benedetto XVI (le esequie ci sono state ad inizio gennaio, ma il decesso c’è stato a fine dicembre’22), l’imprenditore e più volte Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi, e l’ex Presidente della repubblica Giorgio Napolitano. Con l’età avanzatissima la morte diviene un avvenimento scontato, però quando la fama dei singoli personaggi è planetaria lo scalpore con il cordoglio sono immensi e i media per giorni e giorni non parlano d’altro.

In politica è proseguito il successo del centrodestra, in particolare del maggior partito per consensi “Fratelli d’Italia”, che ha vinto le regionali in Lombardia (riconfermando il presidente uscente) e nel Lazio (dove la coalizione ha ripreso le redini dell’ente a 10 anni di distanza dall'ultima volta), oltre ad affermarsi nella stragrande maggioranza dei comuni nelle elezioni amministrative. Nel Lazio l’auspicio dopo la vittoria del neopresidente Rocca era quello di una maggiore attenzione per le strutture sanitarie in decadenza nei piccoli comuni. Le vittorie elettorali del 2023 sono state la dimostrazione che il governo era ancora in “luna di miele” con gli elettori, nonostante ancora si sono visti pochi risultati con quanto seminato da un anno a questa parte, tranne che per gli eccellenti dati sull’occupazione, dopo il taglio del reddito di cittadinanza.

Grande attenzione è stata data alla proposta di legge sulla salvaguardia della lingua italiana contro il dilagare dei termini anglofoni, la quale fino ad oggi non ha avuto seguito. Qualche polemica c’è stata contro la manifestazione che c’è stata a Latina del movimento arcobaleno o come si suol dire lgbt: polemiche sull’eccessiva ostentazione, non sull’orientamento, anche perché non c’è nessuna legge che discrimina le diverse posizioni sulla sessualità. La parte dello svago e del rilassamento ha riguardato la descrizione di una vacanza estiva in Liguria. E dulcis in fundo c’è stata una cronaca della Processione di San Tommaso da Cori, fino a arrivare a parlare delle altre processioni paesane che attirano pochi fedeli, non paragonabili a quella solenne e maestosa della Madonna del Soccorso.

In conclusione sono doverose delle menzioni sugli altri grandi accadimenti dell’anno che si appresta a concludersi non trattati in questo blog: la guerra tra Russia ed Ucraina che non vede la fine, la ripresa delle ostilità tra Israele e Palestina, la morte di altri personaggi famosi dello spettacolo e dello sport (Costanzo, Cotugno, G. Lollobrigida, Vialli ed altri), la cattura e la morte del grande latitante di mafia Matteo Messina Denaro, la timida riapparizione del Coronavirus, le infinite tragedie del mare, altri incidenti, le calamità naturali, la cronaca nera, lo scudetto del Napoli, l’incoronazione di Carlo III di Gran Bretagna, eccetera.

domenica 26 novembre 2023

518) LA PROCESSIONE DI SAN TOMMASO DA CORI (E LE ALTRE)

CON LA PROCESSIONE DEL SANTO TOMMASO DA CORI, E L’ARRIVO DEL FREDDO, SI CONCLUDE LA RASSEGNA DELLE PROCESSIONI CORESI 2023, INIZIATA CON LA SOLENNE PROCESSIONE DELLA MADONNA DEL SOCCORSO, IN CONCOMITANZA CON LA PRIMAVERA.


Con la processione di San Tommaso da Cori è giunta al termine la stagione delle processioni religiose coresi. Come sempre, tutto ha avuto inizio a maggio con la solenne processione della Madonna del Soccorso, la commemorazione maggiormente sentita, proseguita con quella di Sant’Antonio, della Madonna del Rosario e infine con la cerimonia che ricorda l’anniversario della canonizzazione di San Tommaso da Cori.



Come dicevo, a parte la Madonna del Soccorso, nelle altre tre ricorrenze non c’è più una grande partecipazione di massa come un tempo e negli ultimi anni raramente esse sono state contornate da iniziative festose civili, non solo per colpa del Covid. Idem l’antica patrona di Cori, Sant’Oliva, la dimenticata più di tutti. Bisognerebbe far sì che altri eventi e manifestazioni di vario genere non coincidano tutti lo stesso giorno, così da fare in modo da non far sparpagliare le persone. 



Nei secoli passati ce n’erano anche di più di santi e madonne che si festeggiavano dentro il paese: a parte la spiritualità, quelle cerimonie religiose erano gli unici svaghi. Queste processioni che sono rimaste oggi ci accompagnano nella stagione calda, da primavera all’autunno, quando passano le consegne al clima freddo. Ma il calore che le stesse infondono, per i pochi che ancora ci credono, contrastano il “gelo” che segue.  

domenica 29 ottobre 2023

517) UN ANNO DI GOVERNO DI GIORGIA MELONI

DOPO UN ANNO DI GOVERNO GUIDATO DA GIORGIA MELONI È ANCORA PRESTO PER TIRARE LE SOMME DEFINITIVE: DEI PRIMI PASSI SONO STATI FATTI IN FUNZIONE DEL PROGRAMMA QUINQUENNALE (PENSIONI, GRANDI OPERE, SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE E ALLA NATALITÀ, CONTRASTO ALLA CRIMINALITÀ, AGLI SCAFISTI), IN UN CONTESTO INTERNAZIONALE NON ROSEO. 


È già passato un anno dall’insediamento del governo in cui per la prima volta nella storia dell’Italia unita c’è a capo una donna, rispondente al nome di Giorgia Meloni. Penso che sia ancora molto presto per tirare i bilanci definitivi, poiché è passato solo un quinto del tempo a disposizione per realizzare quanto era stato promesso. Anch’io fino a questo momento avrei qualcosa da ridire, ma rimango cauto ed attendo che è ancora presto; poi se al termine del mandato ci sarà qualche promessa non mantenuta sarò uno dei primi a farlo notare. Oggi tutti hanno da ridire sui prezzi dei carburanti dei veicoli che volano alle stelle, mentre un anno fa il problema erano le astronomiche bollette dell’energia per i consumi domestici e commerciali. Sull’ultimo punto nessuno esulta per la drastica riduzione dei costi. La chiave di svolta per questo governo è la famiglia e la natalità: infatti quasi tutto ruota intorno ad una popolazione giovane, che non fugge altrove, per far sì che i settori economici chiave vengano occupati, espandendo il lavoro e la ricchezza e mantenendo gli anziani che hanno fatto il loro tempo, godendo del meritato riposo. I sussidi che creano inoccupazione non sono più d’ostacolo, sono stati sostituiti da altre forme di aiuti per coloro che per problemi psico – fisici non sono in grado di lavorare e da piccoli sostegni per chi frequenta i corsi di formazione. Dopo questo provvedimento c’è stata una discesa della disoccupazione (7%) ed era da circa un quindicennio che non raggiungeva simili livelli. 

Per le pensioni minime l’obbiettivo sarà raggiungere i 1.000 € entro la fine della legislatura, come aveva promesso il compianto Silvio Berlusconi, sostenitore col suo partito di questo governo. Per andare in pensione questo esecutivo punta decisamente verso quota 103 (62 anni di età + 41 di contributi); quota 100 (età 62, contributi 38) è inammissibile con un basso tasso di natalità come il nostro. Si proseguirà sulla riduzione della pressione fiscale per imprese e lavoratori. Le grandi opere sono vitali per rimanere al passo delle altre grandi potenze economiche ed industriali e sembra che si sia partiti spediti e decisi verso la loro realizzazione, tutelando e salvaguardando gli ambienti naturali. La piaga dell’immigrazione illegale e dei trafficanti di uomini sembra non avere mai fine, divenendo terreno di attacchi spietati verso il governo, nonostante ciò si sta facendo molto: accordi con i paesi di partenza, aiuti economici per piani di sviluppo con il coinvolgimento del resto d’Europa, canali per l’immigrazione legale, al fine di proteggere le frontiere per garantire la sicurezza e di evitare le tragedie in mare. I venti di guerra soffiano ovunque e sono un ostacolo in più per il lavoro del governo che gode di poca simpatia da parte della grande stampa. Di quanto seminato ancora non si vedono i frutti all’orizzonte, il tempo a disposizione ancora ce n’è, anche per correggere qualche piccola pecca, come quella di cancellare gli sprechi e i privilegi della politica.

venerdì 22 settembre 2023

516) IL DECESSO DI GIORGIO NAPOLITANO

 È morto Giorgio Napolitano, un comunista al Quirinale

22 Settembre 2023 - 19:55

Napolitano, una vita dentro il Pci, fatta di luci e ombre, prima di salire al Colle e diventare 'Re Giorgio'

Francesco Curridori



È morto Giorgio Napolitano, un comunista al Quirinale

Giorgio Napolitano è morto. L'ex presidente della Repubblica se n’è andato all’età di 98 anni, compiuti lo scorso 29 giugno. Il sovrano senza corona che ha guidato il Quirinale dal 2006 al 2015, diventando il primo presidente della Repubblica ad essere eletto per ben due volte, è morto.

La storia politica di Giorgio Napolitano inizia nel 1945 quando, all’età di vent’anni, dopo una breve esperienza nel GUF (gioventù universitaria fascista) si iscrive al Pci e nel 1953 entra in Parlamento come deputato. Tre anni dopo, quando i carri armati russi intervengono per sedare la rivolta di Bupadest, afferma che l’Urss “ha non solo contribuito a impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, ma alla pace nel mondo”. Soltanto nel 2006 rivede questa sua posizione dichiarando che aveva ragione Pietro Nenni, l’allora segretario del Psi, nell’appoggiare la protesta ungherese. L’incontro che gli cambia la vita è senza dubbio quello con Giorgio Amendola, leader della corrente “migliorista”, chiamata così dagli avversari perché non si poneva l’obiettivo di sovvertire il capitalismo ma soltanto di migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Napolitano, insieme ad Emanuele Macaluso, Gerardo Chiaromonte e Luciano Lama, si pone dunque “alla destra del Pci” e ha guardato con favore ad un'alleanza con i socialisti ma, nonostante questo, è sempre riuscito a ricoprire ruoli di primo piano dentro il partito.

La carriera di Napolitano dentro il Pci

Dal 1966 ricopre, per due anni, il ruolo di vicesegretario del partito guidato all’epoca da Luigi Longo e fino al 1969 e, a partire dagli anni ’70, assume il ruolo di ‘ministro degli Esteri del Pci che gli consente di girare il mondo. Nel 1978 compie il suo primo viaggio negli Stati Uniti, a Harvard, dove viene presentato da Franco Modigliani all’intellighenzia americana che, come ricordava Edmondo Berselli, lo definì un comunista “pinker than red" per la sua vicinanza ai socialisti. Per Henry Kissinger, ex braccio destro di Nixon, Napolitano è sempre stato il “My favourite communist” anche se è proprio l'esponente 'migliorista' che cura i rapporti con l’Unione Sovietica per il Pci. Negli anni ’80 si fanno sempre intensi i rapporti tra i socialisti di Bettino Craxi e Napolitano che, nel 1981, rinuncia agli incarichi dentro la segreteria del partito esprimendo così il suo dissenso con i contenuti della famosa intervista sulla 'questione morale' rilasciata da Berlinguer a Repubblica. Questo, però, non impedisce a Craxi, durante il processo Tangentopoli, di tirare in ballo proprio Napolitano per quanto riguarda i finanziamenti che il Pci prendeva da Mosca. “Qualcuno può credere che il ravvennate Gardini che aveva grandi interessi in Emilia e in Unione Sovietica non abbia mai dato un contributo al Partito Comunista?”, si chiedeva l’allora leader del Psi. “Sarebbe come credere che – disse Craxi - il presidente della Camera, onorevole Giorgio Napolitano non si fosse mai accorto del grande traffico di denaro che avveniva sotto di lui tra i vari rappresentanti amministratori del Partito Comunista e i Paesi dell’Est. Cosa non credibile”.

Con la vittoria di Romano Prodi alle elezioni del ’96, per Napolitano, arriva l’incarico di ministro dell’Interno. Si tratta della prima volta di ex comunista al Viminale e lo si nota fin da subito con il varo di una nuova legge sull’immigrazione, la Turco-Napolitano. Sono loro a dar vita ai Cie, i Centri di identificazione ed espulsione, che ora sono nell’occhio del ciclone. Si trattava di una legge che spalancava le porte a un’immigrazione incontrollata con la motivazione che: “Le imprese del Nord hanno bisogno degli extracomunitari”, come spiegava Napolitano nel 1998. Dall’anno successivo fino al 2004 è stato europarlamentare a Bruxelles.

Gli anni da presidente della Repubblica

Nel 2005 diventa senatore a vita e nel 2006 viene eletto presidente della Repubblica. Anche qui Napolitano compie un nuovo record: è il primo (e finora l’unico) ex comunista a salire al Colle. La coabitazione con il premier Silvio Berlusconi si fa complicata nel 2011 quando le cancellerie europee (e non solo) si organizzano per ordire un complotto che prevede l’uscita di scena del Cavaliere. La maggioranza di centrodestra si sgretola, non solo per lo ‘spread’ alto, ma anche perché si vociferava che Napolitano avesse promesso all’allora presidente della Camera, Gianfranco Fini, di nominarlo premier qualora avesse fatto cadere il governo Berlusconi. Promessa non mantenuta.

A dicembre 2011 nasce il ‘governo del Presidente’ con la nomina del tecnico Mario Monti prima a senatore a vita e, il giorno successivo, a premier. Tutto sembra filare liscio per Napolitano ma il “suo governo” è un fallimento e le elezioni del 2013 presentano un Parlamento spaccato. La coalizione ‘Bene Comune’ di Pierluigi Bersani non ha i numeri per governare ed è impossibile formare un governo di coalizione con i Cinquestelle. Ancora più difficile è portare al Colle sia Franco Marini sia Romano Prodi, pugnalato da ‘101 franchi tiratori. Ecco che Napolitano segna un altro record: è lil primo presidente della Repubblica ad essere eletto per un secondo mandato. Ora deve gestire la nascita del governo di coalizione centrosinistra-centrodestra guidato da Enrico Letta, nato per fare le riforme. Tutto va bene finché l’esecutivo non perde rapidamente prima l’appoggio di Berlusconi e, poi, la fiducia degli italiani. Nel mezzo la procura di Palermo sale al Colle per interrogare il Capo dello Stato, come persona informata sui fatti, nell'ambito del processo sulla 'trattativa Stato-mafia". Anche in questo caso si tratta di una prima volta assoluta.

Poi arriva lo ‘tsunami’ Renzi che ‘rottama’ Letta e si fa promotore di una riforma costituzionale, che Napolitano sostiene anche dopo aver lasciato il Colle che, però, viene sonoramente bocciata dagli elettori col referendum del 4 dicembre 2016. "Non mi nascondo dietro un dito. Aver visto fallire, lo scorso 4 dicembre, il terzo o quarto tentativo di riforma è certamente stata una sconfitta anche per me", ammetterà Napolitano pochi giorni dopo l’esito del voto. Nel 2018, a seguito della complicata situazione di stallo politico determinato dai risultati delle Politiche del 4 marzo, si torna a parlare di 'governo del Presidente', volgendo lo sguardo verso l'esecutivo tecnico di Mario Monti. Napolitano, intervistato dal Corriere, precisa: "Gli scenari che leggo sul dopo voto sono spesso pure fantasticherie, formule senza fondamento costituzionale. Ho esperienza in materia, visto che mi è stato attribuito il merito o il demerito di aver fatto nascere un qualche 'governo del presidente', magari 'tecnico'; e posso dire che una simile fattispecie non esiste". E conclude: "Il presidente non può inventarsi un governo perché dominus è il Parlamento; tutti i governi sono espressione della nostra democrazia parlamentare". Nel maggio 2021, all'età di 97 anni, viene sottoposto a un intervento chirurgico all'ospedale Spallanzani di Roma. Il 13 ottobre 2022, in occasione della prima seduta della XIX legislatura, rinuncia al ruolo di presidente provvisorio del Senato della Repubblica, che spetta al senatore più anziano e che Napolitano aveva già ricoperto nel 2018. A presiedere la seduta che ha portato all'elezione di Ignazio La Russa è stata, dunque, la senatrice a vita Liliana Segre.

da ilGiornale.it - Ultime notizie su attualità, politica ed economia

domenica 27 agosto 2023

515) GENOVA E LA COSTA LIGURE

GENOVA È UN CAPOLUOGO INTRIGANTE, RICCO DI STORIA E DI CULTURA, MA LA RIVIERA LIGURE, STRETTA TRA I MONTI E IL MARE, È LA VERA MÈTA AMBITA DAI TURISTI IN LIGURIA.

Genova, il capoluogo ligure, antica sede dell’omonima Repubblica con simbolo la Croce di San Giorgio (in seguito adottata anche dagli inglesi), molto lunga e stretta tra i mare e i monti, come il resto della Liguria, è una città intrigante, misteriosa, ricca di storia e di cultura; non mancano però pochi aspetti negativi, come del resto nelle altre grandi città, come alcune zone degradate e snaturate (quella famosa “Via del Campo”, con annessa casa natale di Giuseppe Mazzini, non sembra più una strada di una città italiana). La sua attrazione principale è il porto antico, dove c’è il grande acquario: al suo interno vi sono le specie marine provenienti da tutto il mondo, con una perfetta ed artificiale ricostruzione dei loro habitat naturali. Autobus scoperti e battelli fanno vari giri per i turisti verso i monumenti e le principali attrazioni cittadine, di terra e di mare. I mezzi pubblici (metropolitana, autobus e ascensori panoramici) in alcune ore della giornata sono gratuiti.  In passato a Genova ci sono stati degli eventi di portata mondiale che l’hanno proiettata al centro del globo: Colombiadi nell’anniversario della scoperta dell’America (la città ha dato i natali al suo maggiore scopritore: Cristoforo Colombo), varie fiere ed esposizioni, il tragico G8 del 2001, ma è negli ultimi tempi che essa sta vivendo una vera e propria rivalutazione dal punto di vista turistico, con un’impennata delle visite, dovuta principalmente alla vicinanza della riviera ligure, la vera attrazione per i visitatori in Liguria. Infatti un conducente di un tassì all’arrivo a Genova mi diceva proprio quello scritto poc’anzi, oltre alle solite raccomandazioni di fare attenzione in alcune strade nelle ore notturne: “voi del Lazio avete l’arte, mentre la vera risorsa della Liguria sono le coste e ti suggerisco di visitare principalmente quelle, ben collegate al capoluogo con i treni che nel periodo estivo moltiplicano a dismisura le corse.”


C’è Portofino, la sede balneare delle classi altolocate, con i macchinoni di lusso, i grandi velieri e gli immensi motoscafi che circolano. Ci sono quelle famose “Cinque terre”, di cui si sente tanto parlare: se uno vi soggiorna appositamente le può visitare con calma, svagandosi tra mare e natura, mentre se uno (come me) deve visitare in fretta e furia le cinque cittadine in un giorno, la cosa diventa solo una sfacchinata inutile. Massicce folle si incrociano nelle strade e nelle stazioni ferroviarie, per salire su un paese dei cinque bisogna arrampicarsi su una ripidissima scalinata, il solleone nelle ore più calde manda in ebollizione il cervello, basterebbe allungare una mano per avere il necessario refrigerio con il mare ma non si è attrezzati e bisogna andare di fretta perché il tempo è limitato; mentre i visitatori giornalieri un po’ soffrono, notano i turisti stabili, felici e spensierati nelle acque o all’ombra dei locali con acqua ed altre bevande ghiacciate. Anche se si va di fretta il tempo per mangiare e bere (soprattutto) lo si deve trovare comunque, magari anticipando l’orario del pranzo e della cena per evitare il sovraffollamento nei vari ristori. I prezzi nei vari bar e ristoranti sono in genere medio – alti, tuttavia si riescono a trovare dei pubblici esercizi con prezzi più popolari. I visitatori stranieri sono più propensi degli italiani a pagare tutto con le carte bancarie e di credito e non ha importanza se si tratta di pochi spiccioli. Nonostante un po’ di fatica, è sempre interessante scoprire tante bellezze della nostra nazione, rompendo con il ritmo e con le solite monotonie di tutti i giorni.

sabato 8 luglio 2023

514) LA SALVAGUARDIA DELL’ETEROSESSUALITÀ

RISPETTO E NESSUNA DISCRIMINAZIONE PER GLI OMOSESSUALI, MA NO ALL’ECCESSIVA OSTENTAZIONE, TENDENTE AD AFFIEVOLIRE LE FILE DELL’ETEROSESSUALITÀ, IN UN PAESE GIÀ SEGNATO PESANTEMENTE DA UNA GRAVE CRISI DEMOGRAFICA (MOLTI VECCHI, POCHISSIME NASCITE).



Chi ha acquisito tendenze omosessuali fin da subito, nella fase della crescita, non va discriminato e va rispettato: su questo punto non ci piove. Nei tempi antichi, dai Greci ai Romani, era normalissimo per un individuo nel corso della vita cambiare il proprio orientamento sessuale, perfino andare con i bambini non era considerato scandalo e/o reato. (Non voglio essere frainteso: naturalmente condanno la pedofilia passata ed odierna.) In tempi più recenti l’omosessualità era considerata, oltre che un illecito, una malattia, per cui chi aveva quelle tendenze difficilmente usciva allo scoperto; ancor oggi è così al difuori del mondo occidentale. Nei paesi anglofoni per quel tipo di persona si usava, in senso ironico, il termine gay (gaio, allegro) che poi è entrato nel linguaggio comune ovunque. Nel nostro tempo, nel mondo più avanzato, in cui sono andati perduti tutti i sani principi ed i valori, tutto è stravolto: sembra quasi che sia cosa anomala essere “normali” individui eterosessuali e formare delle classiche famiglie di uomo, donna e bambini. 


Con tutta questa propaganda che c’è in giro sempre più ragazzi/e, nell’età dello sviluppo e dei cambiamenti ormonali, si lasciano prendere la mano, acquisendo tendenze attrattive per i membri dello stesso sesso. Uno dei messaggi è questo: uno può scegliere se essere omo o etero, in più oggi può sentirsi uomo, domani se vuole può diventare donna, poi può perfino ripensarci e tornare uomo. Rispetto sì, ma fino a quei livelli non va bene. Se non ci fosse tutta questa pubblicità pro – omosessualità, pro trans-genere, coloro che acquisirebbero quegli orientamenti, che nessuno condannerebbe, sarebbero molti di meno. Inoltre che senso ha scendere in piazza, spesso ostentando orge pubbliche, per sbandierare una tendenza sessuale a senso unico? L’altra sponda è mai scesa in piazza? Diversi mesi fa, all’ultimo Festival di Sanremo, c’era quello che ha “simulato” con un maschio davanti a tutta Italia e nessuno ha osato dire niente, è stato tutto normale; apriti cielo se lo stesso gesto fosse stato effettuato da un maschio e una femmina: si sarebbe gridato all’oltraggio al pubblico decoro e al pubblico pudore. In questi nuovi scenari e contesti, i politici che non benedicono alcune manifestazioni vengono scherniti dalla stampa, mentre quelli che offrono sostegno vengono trattati da eroi. Dovrebbe essere il contrario. 


Le unioni civili già sono presenti, sulle adozioni, sull’affitto dell’utero, ci sarebbe molto da dire. Se l’omosessualità aumentasse a dismisura tra gli individui saremmo condannati all’estinzione. Già rischiamo adesso con la preoccupante denatalità, tuttora in corso, che da qualche decennio opprime l’Italia. In una nazione con moltissimi anziani e con pochi giovani si creano molti squilibri, non soltanto ai fini della previdenza sociale e pensionistici. Io penso che un bambino sulla carta un domani potrà avere legalmente due madri o due padri, ma a livello naturale non si potrà cambiare il vero padre seminatore e la vera madre che la tenuto in grembo e l’ha “sfornato”. Servirsi di una madre vera o di un padre vero per poi dimenticarli non è conveniente per la sana crescita di un ragazzino. Egli un giorno quando studierà si renderà conto di come funziona la riproduzione umana e si chiederà perché è stato privato di un vero genitore o di entrambi. Qualche gay di buon senso è d'accordo su questo ultimo punto.

lunedì 12 giugno 2023

513) LA MORTE DI SILVIO BERLUSCONI

DOPO I SUCCESSI IMPRENDITORIALI, IN POLITICA BERLUSCONI EBBE LA VINCENTE INTUIZIONE DI BUTTARSI IN CAMPO, INTERCETTANDO I CONSENSI DI QUEL VUOTO CREATO DA TANGENTOPOLI NELL’AREA LIBERALE – MODERATA CHE NON SI RICONOSCEVA NEL CENTROSINISTRA, SDOGANANDO LA DESTRA NAZIONALISTA MISSINA, FACENDOLA VENIRE A PATTI CON I MOVIMENTI FEDERALISTI – AUTONOMISTI DEL NORD. UN ALTRO SUO PREGIO È QUELLO DI NON AVERE MAI MOLLATO DOPO LA DISCESA IN CAMPO, RESISTENDO A TUTTO E A TUTTI, INCLUSA LA FORTISSIMA ED AGGUERRITA PARTE A LUI OSTILE.

 


Silvio Berlusconi, l’imprenditore italiano di successo, lo sportivo, il politico, è venuto a mancare all’età di 86 anni. Se anche uno come lui se n’è andato vuol dire che alla morte non sfugge proprio nessuno; lo avevamo già visto qualche mese fa con la dipartita della Regina Elisabetta di Gran Bretagna, un’altra potente che sembrava immortale. Prima della politica egli era molto conosciuto attraverso il secondo polo televisivo nazionale (un settore in cui ebbe la geniale intuizione di buttarsi quando la Rai rinunciò al suo monopolio), dopo che come imprenditore edile aveva costruito Milano II. Personalmente ho tanti bei ricordi, in un periodo spensierato d’infanzia – adolescenza, con le trasmissioni delle sue televisioni, specialmente quelle a quiz condotte da Mike Bongiorno e da Corrado, e col suo Milan nel calcio, di cui era sempre stato tifoso e in quegli anni ne era divenuto il proprietario. 

In politica durante gli anni da imprenditore era legato al Psi di Bettino Craxi. Una volta finiti i partiti della cosiddetta Prima Repubblica, costatando che i movimenti politici avversi alla sinistra non riuscivano a convergere, trovando un punto di intesa, decise di scendere direttamente in campo, nonostante tutti i suoi più stretti collaboratori lo sconsigliassero per le prevedibili e nefaste conseguenze, per lui e per le sue aziende. Egli sapeva bene quello che faceva: difatti aveva effettuato dei sondaggi, i quali rilevarono che non tutti i vecchi elettori dei disciolti partiti socialista e democristiano sarebbero corsi a sinistra o verso quel poco centro che ancora c’era, inoltre constatò, sempre attraverso delle interviste certificate, che la pregiudiziale nei confronti del Msi era ormai del tutto superata. Fu così che diede pubblicamente il suo appoggio a Gianfranco Fini, segretario missino, impegnato nel ballottaggio a sindaco di Roma contro Rutelli. Tutti si misero a ridere, dicendo: “dove deve andare questo col suo partito, che chiama come i club dei tifosi di calcio, la politica è roba seria non è sport!” Ma tutti rimasero sbalorditi, quando sbaragliò la “gioiosa macchina da guerra” del Pds e soci guidata di Achille Occhetto, con una duplice alleanza: al settentrione con la Lega nord e al meridione con il Msi confluito nella lista Alleanza Nazionale (futuro partito); insomma due partiti agli antipodi (uno nazionalista e uno autonomista e un po’ separatista) stavano per venire a patti grazie a Silvio Berlusconi.

1994: musica di giovinezza, di sogni e di spensieratezza

Dopo la vittoria del 1994 iniziarono i guai per lui: l’ostilità delle istituzioni, l’assalto giudiziario, l’abbandono della Lega e il ribaltone. Sembrava l’inizio della fine per Berlusconi e negli anni successivi andò sempre peggio. Chiunque avrebbe mollato con tutti quei bastoni tra le ruote, crollando a livello fisico e psico, invece lui non si piegò ed andò avanti, tornando al governo per altre due volte e con i vecchi alleati, Lega compresa; dopo la rottura con Fini, gli attacchi dei mercati e le pressioni internazionali, finì la sua esperienza di governo. Nessuno nella storia repubblicana ha governato più a lungo di Silvio Berlusconi. Nelle elezioni politiche in cui ha partecipato con Forza Italia e col Popolo delle Libertà ha vinto tre volte e tre volte ha perso di misura, finché non ha passato la mano ai capifila dei partiti alleati: Matteo Salvini prima e Giorgia Meloni poi, rimanendo comunque in campo. 

I procedimenti giudiziari nel quale è stato imputato sono finiti tutti in assoluzioni e prescrizioni tranne uno. Le sue aziende hanno sempre pagato milioni e milioni di tasse; la sua condanna ha riguardato una piccola evasione. C’era molta falsità ed ipocrisia nei giudizi morali su di lui, specie quelli di natura sessuale. Gli armadi degli altri grandi imprenditori di fama nazionale non li hanno mai aperti, forse perché non sono entrati in politica. Idem sugli impicci degli altri partiti, specie alcuni intoccabili: prima e dopo tangentopoli. Un’unica sua pecca in politica è stata quella di non aver mai voluto trovare un valido successore per il suo partito, il quale ora ha un futuro incerto. Riposi in pace il fondatore del centrodestra che, per i suoi successi in politica, sarà da valido esempio per i suoi eredi.

I governi Berlusconi (cliccare sull'immagine)


lunedì 29 maggio 2023

512) LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2023

CONTINUA IL DOMINIO DEL CENTRODESTRA: DOPO LE POLITICHE E LE REGIONALI LA COALIZIONE TRIONFA ANCHE NELLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE, SOPRATTUTTO NEL LAZIO E NELLE VECCHIE ROCCAFORTI ROSSE. L’OPERATO DEL GOVERNO CENTRALE INFLUISCE POCO O PER NULLA NELLE SINGOLE AMMINISTRAZIONI DEI TERRITORI: PER FARE UN RAFFRONTO TRA POLITICHE E AMMINISTRATIVE, OCCORE VEDERE LE PERCENTUALI GENERALI DEI SINGOLI PARTITI AL PRIMO TURNO AMMINISTRATIVO.

 

COMUNI CAPOLUOGO AL CENTRODESTRA: Sondrio, Treviso, Imperia, Pisa, Massa, Siena, Ancona, Latina, Brindisi.

COMUNI CAPOLUOGO AL CENTROSINISTRA: Brescia, Vicenza, Udine, Teramo.

LISTE CIVICHE: Terni.


Continua il vento favorevole al centrodestra in politica: dopo il trionfo alle politiche e alle regionali dei mesi scorsi, ora è stata la volta delle elezioni amministrative. In questa tornata, tra primo turno e ballottaggi, il centrodestra ha conquistato e/o riconfermato ben 9 comuni capoluogo di provincia, contro i 4 del centrosinistra, Sicilia esclusa. Indubbiamente nelle prime fasi dei governi nazionali eletti c’è la classica “luna di miele” con gli elettori, che in parte (in minima parte) influirà sicuramente nelle varie elezioni al di fuori delle politiche. Nel passato il centrodestra andava bene nelle elezioni politiche, anche quelle volte che perdeva di misura, rimediando poco o nulla nelle elezioni amministrative e si dava la colpa all’astensionismo dal voto che è maggiore nelle votazioni locali. Da qualche anno a questa parte, nonostante la sempre crescente astensione, è iniziata una controtendenza nelle votazioni per le amministrazioni locali.

Secondo me, come accennavo poc’anzi, l’andamento del governo centrale influisce poco nella riconferma o nella sconfitta delle varie amministrazioni locali: gli elettori giudicano come sono amministrati le loro porzioni di territori, dai servizi, dalla sanità, dalle strade, dalle lottizzazioni, dall’occupazione, eccetera.  Ci saranno dei validi motivi per cui gli elettori hanno iniziato a voltare le spalle agli storici amministratori rossi dell’Italia centrale (Toscana, Umbria, Marche) e nel Lazio (regione politicamente variabile), dove la destra si sta riappropriando dei suoi vecchi feudi. Le testate nazionali ci dicono che per ora i rinnovamenti di Conte (M5s) e di Schlein (Pd) non hanno prodotto effetti loro favorevoli nelle varie amministrazioni locali. Se si vorrà fare un raffronto a livello nazionale tra queste ammnistrative e le precedenti politiche bisognerà confrontare i dati dei singoli partiti nelle città chiamate al voto, fare una media generale e vedere le differenze con le elezioni nazionali dell’ottobre scorso.

Questo governo, nonostante dica troppi signorsì ai suoi grandi alleati internazionali, ammorbidendosi dalle intenzioni iniziali, nelle intenzioni di voto generali continua a godere del consenso dei cittadini, i quali, non guardando gli altri problemi, lo bocceranno sicuramente se metterà mano nelle loro tasche in modo eccessivo. Un pericolo per il momento scongiurato dopo la risoluzione parziale della crisi energetica.

sabato 8 aprile 2023

511) FINALMENTE LA SALVAGUARDIA DELLA LINGUA ITALIANA

FINALMENTE SI PRENDERANNO DEI PROVVEDIMENTI PER EVITARE L’ECCESSIVA CONTAMINAZIONE DEI FORESTIERISMI NELLA LINGUA ITALIANA.

 


Mi dissocio dall’ondata di sdegno che sta suscitando la proposta di legge presentata dall’onorevole Fabio Rampelli riguardante la salvaguardia della lingua italiana, contro il dilagare eccessivo dei forestierismi. Nel mio piccolo sono anni che mi batto in questo mio spazio affinché si arrivasse a questo provvedimento. Ci sono dei termini esteri che sono ormai decenni che fanno parte del nostro lessico e nessuno si sognerebbe mai di proibire di farli pronunciare o scrivere, anche se, in molti casi, ci sono dei validi sinonimi italiani, ad esempio: sport (attività fisica, agonistica), computer (dispositivo, elaboratore), internet (rete informatica), bar (caffè, mescita), pullman o autobus (corriera, torpedone), gay (gaio, omosessuale), leader (capofila, trascinatore), garage (rimessa), roulotte, roulette, camper, camion (autocarro, autotreno), made in Italy (fabbricato in, prodotto in), eccetera. Recentemente però c’è stata una vera e propria esplosione di inglesismi senza precedenti, i quali sostituiscono le parole che fino a poco prima si dicevano tranquillamente in italiano, soprattutto nei mezzi di informazione di massa, nelle insegne pubblicitarie e commerciali, nelle istituzioni, insomma nel linguaggio comune di tutti i giorni. In questi ambiti fino a pochi anni fa andava bene l’italiano puro, ora non più, poiché va di moda questo nuovo idioma “italnglese”. Sfogli i giornali, vedi la televisione o ascolti la radio, si legge o si sente una parola straniera ogni cinque italiane. Un esempio: “tickets per il concerto sold aut in poche ore, molti pagati con le cards, inizia il countdown”; ovvero: “biglietti per il concerto esauriti in poche ore, molti pagati con le carte di credito, inizia il conto alla rovescia”.


Non si è mai visto un paese tanto autolesionista verso la propria lingua nazionale come l’Italia, nelle altre nazioni (Francia in testa) si potranno leggere o sentire parole estere una ogni mille o diecimila: hanno da tempo delle leggi che tutelano le loro lingue, tramite le loro accademie di lingue nazionali, e nessuno si è mai scandalizzato. Decenni addietro, dopo il fascismo, si italianizzavano senza problemi i nomi di qualche nuova tecnologia inventata altrove o quelli di battesimo dei personaggi famosi stranieri: televisione deriva da television, si diceva coppa, lega, non cup, league nei tornei internazionali di calcio, i reali britannici vecchi si traducevano in Elisabetta e Carlo; mentre quelli nuovi oggi, segno dei tempi, mantengono i nomi originali: William (Guglielmo), Henry (Enrico).  Con l’eccessivo uso dei forestierismi la nostra lingua si impoverisce, di neologismi non ne nascono più e in più bisogna tener presente che questi inglesismi, che vanno tanto di moda e spesso sono storpiati, divenendo d’inglese maccheronico (es: Maicol scritto ufficialmente in quel modo all’anagrafe), sono incompresi dalla maggioranza della popolazione, perché non tutti conoscono l’inglese alla perfezione. Usare l’italiano puro con pochissime parole estere, quelle che da tempo fanno parte del nostro lessico, non sono delle questioni di nazionalismo, d’autarchia o di fascismo, servirà principalmente a far comprendere perfettamente le frasi e i concetti senza ricorrere ai vocabolari di lingue. Questa proposta di legge non è del governo ma di un deputato di maggioranza e non si sa se verrà approvata a breve. Al momento nella Costituzione italiana non c’è un articolo che stabilisce quale sia la lingua nazionale, bisognerà provvedere anche in questo se si vorrà far divenire più efficace la legge sull’uso corretto dell’italiano. Io invito ad andare avanti, magari rivedendo la parte delle sanzioni, non lasciandosi suggestionare dai forti pareri contrari.

domenica 12 marzo 2023

510) IL NUOVO ASSETTO ISTITUZIONALE DEL LAZIO

AD UN MESE DALLE ELEZIONI È STATA PRESENTATA UFFICIALMENTE LA GIUNTA REGIONALE CHE GUIDERÀ IL LAZIO NEI PROSSIMI CINQUE ANNI.

 


·         PRESIDENTE DELLA REGIONE LAZIO (e delega alla sanità) Francesco Rocca (indipendente, prov. Roma);

·         VICEPRESIDENTE E ASSESSORE (sviluppo economico, commercio, artigianato, industria e internalizzazione ) Roberta Angelilli (FdI, prov. Roma);

·         ASSESSORE (politiche sociali) Massimiliano Maselli (FdI, prov. Roma);

·         ASSESSORE (bilancio, agricoltura, caccia e pesca) Giancarlo Righini (FdI prov. Roma);

·         ASSESSORE (trasporti, ciclo dei rifiuti, demanio e patrimonio) Fabrizio Ghera (FdI, prov. Roma);

·         ASSESSORE (ambiente, sport e turismo) Elena Palazzo (FdI, prov. Latina);

·         ASSESSORE (lavori pubblici e ricostruzione) Manuela Rinaldi (FdI, prov. Rieti);

·         ASSESSORE (cultura, pari opportunità, politiche giovanili e per le famiglie) Simona Baldassare (Lega, prov. Roma);

·         ASSESSORE (urbanistica, politiche abitative, mari e porti) Pasquale Ciacciarelli (Lega, prov. Frosinone);

·         ASSESSORE (scuola e lavoro) Giuseppe Schiboni (FI, prov. Latina)

·         ASSESSORE (personale, polizia locale, sicurezza urbana e enti locali) Luisa Regimenti (FI, prov. Roma).

 


CONSIGLIO REGIONALE

(Presidente Antonio Aurigemma)


Maggioranza (31): FdI 22, Lega 3, FI 3, lista civ. Francesco Rocca 2, Udc 1;

Opposizione (20): Pd 11, M5s 4, Az.-Iv 2, lista civ. D’Amato 1, Verdi e sinistra 1, Sinistra civica ecologista 1, Polo progressista 1.

lunedì 13 febbraio 2023

509) LE ELEZIONI REGIONALI 2023

CONTINUA IL VENTO A FAVORE DEL CENTRODESTRA, CON LE VITTORIE NETTE NEL LAZIO E IN LOMBARDIA. NEL LAZIO IN PARTICOLARE, COL NUOVO CORSO, SI AUSPICA CHE CI SIA UNA INVERSIONE DI TENDENZA PER SANITÀ E INFRASTRUTTURE.

 

Risultati Lazio: affluenza 37,20%; Francesco Rocca (centrodestra) 53,88%, Alessio D'Amato (centrosinistra) 33,50%, Donatella Bianchi (Movimento Cinque Stelle) 10,76%.

Risultati Lombardia: affluenza 41,67%.;Attilio Fontana (centrodestra) 54,67%, Francesco Majorino (centrosinistra) 33,93%, Letizia Moratti (Terzo Polo) 9,87%, Mara Ghidorzi (Unione Popolare) 1,53%.

 


Continua l’andamento positivo per il centrodestra iniziato con la vittoria delle elezioni politiche del settembre scorso. Le vittorie nel Lazio e in Lombardia sono una conferma che fino a questo momento l’operato del governo nazionale piace alla maggioranza degli elettori. L’affluenza alle urne, che scarseggia sempre di più, è diventata poco rilevante, perché ormai è una regola fissa e non è più un’eccezione. Per tentare di far aumentare gli elettori hanno allungato di una giornata l’apertura dei seggi elettorali, ripristinando dopo anni la giornata del lunedì, altre alla consueta domenica, ma non c’è stato un consistente aumento degli affluenti al voto. Nella scorsa tornata per le regionali, dove si votava in una sola giornata, i votanti furono molti di più perché si votava anche per le elezioni politiche (2018). Per quanto riguarda i risultati, in Lombardia come al solito non c’è stata partita: Attilio Fontana è stato riconfermato presidente, nonostante le campagne denigratorie e diffamatorie dei tempi del Covid, a dimostrazione che gestì egregiamente la grande emergenza internazionale sanitaria. La fuoriuscita del centrodestra, Letizia Moratti, ha provato invano a mettergli i bastoni tra le ruote. In questa regione l’alleanza Pd – M5s non ha funzionato. Non si sa se nel Lazio la medesima alleanza avesse funzionato: nella nostra regione la sinistra ha preferito rompere l’alleanza con i pentastellati per allearsi con Azione – Italia viva, una formazione inconciliabile con il Movimento 5 Stelle. In futuro secondo me faranno la grandissima ammucchiata (adesso è facile parlare, cinque anni sono lunghi per cambiare idea) per cercare di strappare il governo nazionale a Meloni e al centrodestra. Nel Lazio per la terza volta la destra ha trionfato (dopo i precedenti di Storace e di Polverini): questa vittoria era ampiamente annunciata, a differenza delle due precedenti. Nel 2018 Parisi del centrodestra perse principalmente a causa del sindaco di Amatrice Pirozzi che preferì uscire dalla coalizione e candidarsi anch’egli alla presidenza regionale. Si spera che il nuovo presidente Rocca, considerando che è stato un dirigente della Croce Rossa, abbia a cuore i problemi sanitari del territorio, non solo nella metropoli e nelle città medio – grandi, anche nei piccoli paesi. Questo è quanto ha promesso nei vari comizi: spero che la parola data verrà mantenuta. Di vitale importanza sarà la realizzazione delle infrastrutture stradali e ferroviarie necessarie al mantenimento e all’incremento dello sviluppo per agricoltura, industria, turismo dei vari circondari, dribblando i “partiti del no a tutto” che ci fanno regredire. Ad ogni elezione gli schieramenti più grossi e tradizionali promettono, promettono: poi tra burocrazia, blocchi, ed impicci vari, passano cinque anni senza che si realizzi nulla.

giovedì 5 gennaio 2023

508) LA MORTE DEL PAPA EMERITO BENEDETTO XVI

IL PONTEFICE IN CARICA FRANCESCO HA PRESIEDUTO, IN PIAZZA SAN PIETRO, I FUNERALI DEL SUO PREDECESSORE: IL PAPA EMERITO BENEDETTO XVI.

 


 

BIOGRAFIA JOSEPH RATZINGER (PAPA BENEDETTO XVI)


Joseph Aloisius Ratzinger era nato il 16 aprile 1927, Sabato Santo, a Marktl, in Baviera. Terzogenito di Maria Rieger e Joseph Ratzinger senior, fu battezzato lo stesso giorno. I due fratelli maggiori erano Maria (1921-1991) e Georg (1924-2020), a cui fu particolarmente legato fino alla fine, tanto che l’ultimo viaggio da Papa emerito fu per andare a trovare il fratello ormai in fin di vita.

Nel 1939 si iscrisse al seminario di Traunstein, chiuso nel 1942. Fu costretto a iscriversi alla Gioventù hitleriana per non ricevere sanzioni nelle tasse scolastiche ma grazie a un insegnante di matematica riuscì a non partecipare alle riunioni. A 16 anni fu arruolato nell’esercito tedesco, da cui disertò nelle ultime settimane di guerra, senza aver mai partecipato ad alcuna battaglia. Nel 1947 si iscrisse al seminario interdiocesano di Monaco. Il 29 giugno 1951, fu ordinato presbitero assieme al fratello Georg dal cardinale Michael von Faulhaber, arcivescovo di Monaco e Frisinga.

Professore universitario, partecipò al Concilio Vaticano II prima come consulente teologico del cardinale di Colonia Frings, poi come perito. La sua vasta produzione teologica è caratterizzata in particolare dalla ricerca di una nuova unione tra fede e ragione, con riferimento soprattutto all’incontro, considerato non casuale ma intrinsecamente necessario, tra il messaggio biblico e il pensiero greco. Il 24 marzo 1977 fu nominato arcivescovo di Monaco e Frisinga da papa Paolo VI. Fu consacrato il 28 maggio. Come motto episcopale scelse l’espressione Cooperatores veritatis.

Il 27 giugno 1977 Paolo VI lo creò cardinale, del titolo presbiterale di Santa Maria Consolatrice al Tiburtino. Nel 1978 partecipò ai due conclavi che elessero Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II. Quest’ultimo il 25 novembre 1981 lo nominò prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. In questo ruolo contribuì a ispirare i documenti dottrinali del suo predecessore, impegnandosi in particolare nell’attuazione e nella difesa del Concilio Vaticano II di fronte a interpretazioni ritenute forzate e contrastanti con gli stessi principi conciliari, e a tendenze quali l’appiattimento dell’esperienza religiosa su una dimensione prevalentemente politica, l’atteggiamento critico nei confronti delle istituzioni ecclesiastiche, l’oblio del patrimonio liturgico, la rinuncia alla missione pedagogica e la concezione relativistica della salvezza, e di conseguenza della stessa fede cristiana. Più in generale, negli oltre ventitré anni trascorsi alla guida della Congregazione per la dottrina della fede (presiedendo anche la Commissione per la preparazione del catechismo della Chiesa cattolica, 1986-92) il card. Ratzinger difese in modo rigoroso l’ortodossia cattolica, esprimendo una valutazione sostanzialmente negativa sulla teologia latinoamericana della liberazione, ritenuta per alcuni aspetti incompatibile con la dottrina sociale della Chiesa, e sostenendo la necessità di porre dei limiti all’ecumenismo e al dialogo interreligioso, alla luce dell’unicità e dell’universalità salvifica di Cristo e della Chiesa.  Il 27 novembre 2002 fu eletto decano del Sacro Collegio.

Fu eletto Pontefice il 19 aprile 2005. Con il nome assunto da pontefice (Benedetto XVI) intendeva richiamarsi sia a Benedetto XV, profeta di pace durante il primo conflitto mondiale, sia a San Benedetto, patriarca del monachesimo occidentale e compatrono d’Europa, scelto come fondamentale punto di riferimento per le radici cristiane della cultura e della civiltà europea. Le priorità del pontificato furono esposte da B. XVI in alcuni messaggi, omelie e discorsi programmatici pronunciati nel corso dei primi mesi successivi all’elezione: l’attuazione del Concilio Vaticano II in piena continuità con la tradizione della Chiesa, la valorizzazione della centralità dell’Eucaristia, la necessità di ravvivare nella comunità ecclesiastica la consapevolezza della propria vocazione apostolica, l’impegno per la ricostituzione dell’unità dei cristiani e il dialogo con i credenti delle altre religioni, in particolare con il mondo ebraico e con quello islamico, e con i non credenti. Anche in vista del dialogo interreligioso B. XVI richiamò l’attenzione sulla necessità e l’urgenza di una nuova unione tra fede e ragione, in particolare in una lectio magistralis tenuta all’università di Ratisbona il 12 settembre 2006, che fu oggetto di aspre critiche da parte di numerosi esponenti del mondo islamico per la citazione di una frase con la quale l’imperatore bizantino Manuele II Paleologo condannava la diffusione della fede mediante la violenza. Tra i testi del pontificato particolare importanza rivestono le tre encicliche: nella Deus caritas est (25 dicembre 2005) B. XVI distinse due diverse forme di amore, quella «ascendente» (eros), che cerca Dio, e quella «discendente» (agape), che trasmette il dono ricevuto, inscindibilmente legate l’una all’altra nella creazione e nella storia della salvezza, per poi soffermarsi sull’azione caritativa della Chiesa come «comunità d’amore». La Spe salvi (30 novembre 2007) fu dedicata al tema della speranza cristiana, considerata di nuovo prima dal punto di vista della riflessione teorica (dai fondamenti neotestamentari e patristici alle trasformazioni proprie dell’epoca moderna), poi da quello del suo concreto apprendimento ed esercizio. Nella Caritas in veritate (29 giugno 2009), la prima enciclica «sociale» di B. XVI, furono affrontati i grandi problemi legati alla globalizzazione, alla crisi economica e alle loro ricadute sulla vita dei popoli e degli individui, con particolare riferimento al tema dello sviluppo della persona e dell’umanità intera (che deve avvenire alla luce della «carità nella verità»). Di rilievo, tra gli interventi pastorali, anche la lettera ai fedeli irlandesi (19 marzo 2010), contenente una condanna esplicita non soltanto degli abusi sessuali commessi da esponenti della Chiesa locale, ma anche del modo in cui il problema era stato gestito dai loro superiori, preoccupati di «evitare gli scandali». Tra i numerosi libri pubblicati sia prima sia dopo l’elevazione al soglio pontificio si ricorda la trilogia dedicata alla figura di Gesù di Nazareth: Gesù di Nazareth (2007), Gesù di Nazareth. Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione (2011), L’infanzia di Gesù (2012), trilogia in cui il Gesù dei Vangeli viene presentato come una figura storicamente sensata e convincente, da non contrapporre quindi a quella di un presunto «Gesù storico». Il 15 settembre 2006 B. XVI ha nominato segretario di Stato il card. Tarcisio Bertone (n. 1934), arcivescovo di Genova e già segretario (1995-2002) della Congregazione per la dottrina della fede.


L’11 febbraio 2013, durante il concistoro per alcune canonizzazioni, annunciò la sua libera rinuncia al ministero petrino. Il 28 febbraio alle 20 si ritirò nel palazzo apostolico di Castelgandolfo, dando inizio alla sede vacante che portò all’elezione di Francesco ed Egli assunse la carica di papa emerito o Romano pontefice emerito. Pontefice il più longevo della storia, Benedetto XVI è deceduto il 31 dicembre 2022 alle ore 09.34, nel monastero Mater Ecclesiae in Vaticano, dove risiedeva dopo la rinuncia al pontificato.

https://www.treccani.it/enciclopedia/benedetto-xvi-papa/

https://www.diocesidiroma.it/benedetto-xvi-la-biografia/