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domenica 17 febbraio 2013

176) PERCHE’ SCELGO IL PDL

CON IL PDL NON VIVREMO IN PARADISO, MA SARA’ SEMPRE MEGLIO DELL’INFERNO DEGLI ALTRI.



Ora vi spiegherò i motivi per cui, secondo il mio punto di vista, il partito del “Popolo delle Libertà” offre migliori garanzie e sicurezze rispetto a tutti gli altri partiti e schieramenti politici. 
 



Secondo voi qual è la priorità del Partito Democratico? Il contrasto alla crisi economica forse? L’occupazione per i giovani? Nei primi cento giorni di governo quel partito ha intenzione di rendere più agevoli e facili le acquisizioni di cittadinanza per gli stranieri residenti in Italia, quando già esistono delle leggi al riguardo, equilibrate e frutto di un giusto e corretto cammino di integrazione. Se qualcuno osa opporsi hanno già i fucili puntati con il solito ritornello di “razzismo”. Non è una questione di essere razzisti o cattivi, la solidarietà umana non ha confini e non conosce distinzioni di nazionalità, di lingua e di religione, sono questioni di ragionevolezza e di saggezza. Lo ius soli possono permetterselo nazioni immense, grandi, come gli Stati Uniti, il Canada, il Brasile, l’Argentina, l’Australia. Basta che si diffonda la voce che per acquisire la cittadinanza italiana sia sufficiente far nascere un figlio, senza sapere nulla dell’Italia, dalla sua lingua e della sua identità culturale, per essere sommersi da una miriade di partorienti, non contando i ricongiungimenti familiari, e andranno a nozze coloro che cercano nell’occidente una terra di conquista per imporre la religione e le leggi islamiche. Tutti quanti come si manterranno? Dandosi alla delinquenza? Creeranno pericolose tensioni sociali con i disoccupati nostrani in costante aumento? Già ora siamo insicuri per via della libera ed incontrollata circolazione dall’Europa dell’Est, figuriamoci come lo saremo domani se quelle proposte si attueranno. Come si comporteranno i “cattolici adulti” con le leggi che smembreranno la tradizionale famiglia, introdurranno l’eutanasia e agevoleranno ancor di più l’aborto? Ormai il popolo italiano è destinato all’estinzione per la sinistra, una bella spinta la daranno sicuramente le politiche omofile e pro diffusione legale di stupefacenti; i “nuovi cittadini”  saranno invitati dall’alto del pulpito dei loro iman a finire quegli autoctoni simbolo di perdizione: sempre di più omosessuali, drogati, alcolizzati, atei, anziani e con le donne che circolano liberamente senza “lenzuolo” addosso. Una sana ironia non guasta mai, tornando a parlare concretamente, come faranno a sbrogliare la matassa economica con la Cgil di mezzo? Si piegheranno ai dettami della Germania e dell’Unione Europea? Con i loro sindacati dietro penso di no e potrebbero farli cadere per mettere al loro posto un altro Mario Monti servo.

Oppure Mario Monti potrebbe trovarsi al loro fianco per soccorrerli con la benedizione di Angela Merkel. La vicenda del “Montepaschi di Siena” dimostra che il Pd è affine a Monti, al mondo delle banche e dell’alta finanza (chissà che stillicidio ci sarebbe stato se, dietro quella banca, anziché il Pd, ci fosse stato il Pdl). Si faranno gli interesse dei macellai della Bce che distruggono le economie dei popoli: in questi giorni in Grecia la gente è disperata e in rivolta, i mezzi di informazione italiani tacciono alla grande perché ci sono le elezioni e si favorirebbe il centrodestra. La politica tedesca e Pro Ue di Monti non ha prodotto cose concrete: ha strangolato le famiglie con le tasse e la disoccupazione è aumentata. Casini e Fini finché faceva comodo stare con Berlusconi ci stavano, per ambizione se ne sono andati e speravano di portargli via i voti: hanno fallito e ora si attaccano a Monti e a Montezemolo per restare in auge e per mantenersi ancora dopo trent’anni la poltrona da parlamentare.

Sono in egual misura affamati di potere gli aspiranti parlamentari grillini, molti di loro hanno avuto esperienze politiche. Il ritornello tra la gente comune in queste elezioni è il seguente: “non andrò a votare, se ci andrò voterò Beppe Grillo!”  Ma chi mai sarà questo Beppe Grillo? Riempie le piazze solo perché ha delle qualità oratorie (da buffone), già sperimentate in televisione. E’ facile fare i sermoni in piazza o scrivere stupidaggini sul blog. Se questo comico andrà al potere non saprà dove mettere le mani e vi manderà in malora. Dove sono i miracoli con gli amministratori locali grillini? Basti vedere Parma: le cose sono peggiorate. Quando si è al dentro delle cose ci si rende conto che è tutto un altro mondo e che era facile dal’esterno aprire la bocca e darci fiato. Abbiamo il grande dittatore: se qualcuno gli va contro o lo critica è fuori dal “Movimento Cinque Stelle”, così come le donne incinte che vengono allontanate dai loro ruoli nelle amministrazioni locali. Lasciate che i tagli ai costi delle politica li applichino le persone serie e competenti e non gli sfaccendati incapaci. Idem a Grillo è Oscar Giannino.

Nel programma del Pdl è previsto il Patto del Parlamentare: l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, la riduzione del numero dei parlamentari, l’impegno a non tradire il mandato, la riduzione degli emolumenti, l’elezione per due legislature. L’abolizione dell’Imu sarà scontata, una scommessa rischiosa sarà il rimborso del 2012, per recuperare quel denaro si parla di un contenzioso con la Svizzera. Per star dietro al Pdl anche gli altri partiti, quello di Monti in primis, hanno promesso l’eliminazione progressiva dell’Imu sulla prima casa: il Professore dimentica la conferenza stampa di fine anno da lui tenuta, in cui dichiarò che era impossibile eliminare l’Imu, perché sarebbe tornato doppio. Confrontiamo i due terremoti, L'Aquila 2009 con Berlusconi e Emilia 2012 con Monti: nel primo caso fu preso a cuore il dramma dela gente e in pochi mesi furono costruite casette, le quali tolsero le persone dalle tende; nel secondo caso il miracolo non c'è stato. E ancora: per le imprese che assumeranno si attueranno la riduzione delle tasse. La sfida non sarà facile e potrete dire: perché tutte queste cose non sono state fatte prima? Nei precedenti governi Berlusconi molte importanti riforme sono state fatte, fu persino abolito l’Ici insieme ad altre tasse, ma tante cose insieme è stato impossibile fare, principalmente per la varietà di opinione tra i parlamentari di maggioranza, le scissioni e le maggioranze risicate che ne conseguirono (ecco perché vi consiglio di votare i grandi partiti e non i piccoli). Fu riformata la costituzione, con la riduzione del numero dei parlamentari e con l’introduzione della devoluzione (bocciata successivamente da un referendum), che avrebbe dato maggiore autonomia alle regioni e il debito pubblico rimase costante nel quinquennio 2001 – 2006, dopo il crescente aumento provocato dai governi precedenti. Nel 2011 quel debito accumulato in precedenza schizzò alle stelle a causa della crisi finanziaria internazionale, si dovette rinunciare ad altre cose in programma e ci fu il cambio di governo. Berlusconi non era ben visto dai tedeschi, principalmente perché, a differenza di Monti, non si piegava e aveva il coraggio di dire di no, così gli sono partiti in quinta gli speculatori finanziari. Se il problema è l’Euro e se le cose non miglioreranno, in futuro è probabile che si proponga di tornare alla lira.

Circola il luogo comune del “Popolo delle Libertà”, il partito dei ladri e delle mignotte: prima di tutto sono da verificare queste supposizioni e poi come si usa dire “chi è senza peccato scagli la prima pietra!” I magistrati che entrano in politica: quando lo dice uno di destra è un’amenità; oggi durante un comizio ho sentito un esponente del Partito Democratico che si lamentava di Ingroia, che da magistrato si è messo alla testa del Movimento Arancione. La sfida che si presenterà non sarà agevole, bisognerà impegnarsi a fondo per il bene del popolo, senza promettere mari e monti, e non mancheranno ferocissime critiche e quant’altro.

Non dire: “a votare non ci andrò, tanto sono tutti uguali, pensano solo al loro interesse e non cambierà nulla!” Sicuramente nell’immediato le cose non cambieranno in meglio, però potrebbero cambiare molto in peggio se non voterai Pdl. Vai a votare, anche in caso di pioggia, neve e bufera, perché tra qualche mese, tra qulche anno, sarà troppo tardi per affermare: "fossi andato a votare!"


giovedì 14 febbraio 2013

175) IL PAPA BENEDETTO XVI ABDICHERA’


IL PAPA BENEDETTO XVI HA DECISO CHE DAL PROSSIMO 28 FEBBRAIO LASCERA' LA GUIDA DELLA SANTA ROMANA CHIESA CATTOLICA, A CAUSA DEL VENIR MENO DELLE FORZE E PER FAR SI' CHE IL SUO ENERGICO SUCCESSORE GUARISCA UN OCCIDENTE IN CRISI DI VALORI.

19 aprile 2005 (elezione)


La dichiarazione del Papa Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, relativa alla sua rinuncia a guidare la Chiesa Cattolica, ha suscitato clamore in tutto il mondo, perché nel corso della storia solo 6 papi su 264 hanno lasciato il Soglio di Pietro per cause diverse dalla morte: Egli sarà il 7° su 265 pontefici. Addirittura erano quasi 800 anni che non si verificava un evento simile. Questa notizia ha rattristato la maggior parte dei fedeli, alcuni sperano in un miracolo, cioè in un clamoroso ripensamento dell’ultimo minuto, rispettando però pienamente la decisione del Sommo Pontefice. Dopo il ciclopico pontificato di Giovanni Paolo II, che ha segnato la storia, Egli era la persona più adatta, col più alto spessore, con il Suo carisma e la Sua cultura teologica che non ha eguali, per succederGli, ora dopo quasi 8 anni, con gesto di grande coraggio e di grande umiltà, non se la sente più di ricoprire questo ruolo, principalmente per il sopravanzare dell’età. Ognuno è libero di fare la sua scelta: Giovanni Paolo II è rimasto sino alla fine, nonostante non ce la facesse più nel corpo e nell’anima, Benedetto XVI ha deciso di andarsene per dare nuova linfa e nuova energia alla Chiesa Cattolica.

Purtroppo solo ora ci rendiamo conto che perderemo un grande Papa, un grande Uomo, negli anni del Suo pontificato non ce lo siamo goduto appieno e non l’abbiamo apprezzato sino in fondo. Il Suo è stato un Pontificato duro, difficile: ha reagito con rigore e fermezza ad alcuni casi di pedofilia nel clero e allo spionaggio all’interno della Città del Vaticano. Scommettete che qualcuno tirerà fuori profezie e predizioni per questo storico evento? Qualche mese fa due giornalisti che conoscono bene il carattere del Papa, Antonio Socci e Giuliano Ferrara, ipotizzarono queste dimissioni: allora quella notizia sembrò campata in aria, come molte altre di quelle che si sentono prive di fondamento. Gli esperti vaticanisti sono a conoscenza di tutti i retroscena, delle lotte tra fazioni di cardiali dentro i sacri palazzi; il Papa Stesso ha invitato a superare tutte le divisioni e a rimanere uniti. Lui, che è a capo della Chiesa Cattolica Romana, è la guida spirituale suprema per circa un miliardo e 200 milioni di fedeli sparsi in tutto il mondo e i cattolici costituiscono la metà tra tutti i cristiani e il 17,3% della popolazione mondiale. 

11 febbraio 2013 (annuncio dimissioni)

L’Europa mediterranea occidentale, antica culla del Cattolicesimo, è preda ad un processo di secolarizzazione e scristianizzazione crescente, mentre questa nostra religione è in continua ascesa nelle realtà più povere del mondo, come Africa, Asia, America Latina. E qui sorge un dubbio per la scelta del nuovo pontefice: essere l’espressione del Sud del mondo, o dell’occidente, continuando così la tradizione, per arginare la perdita dei valori spirituali? Io credo che opteranno per la seconda ipotesi, in modo tale da avviare un nuovo processo di evangelizzazione. Uno delle tante cause  determinanti all’allontanamento della gente dalla Chiesa e dai suoi princìpil è il troppo affiatamento di alcune associazioni cattoliche alla sinistra politica (e la loro presunzione). Molti tra costoro amano definirsi “cattolici adulti”. La visione multi religiosa di Riccardi, favorisce nella coscienza la consapevolezza che essere Cattolico equivale alla stessa misura ad essere buddista, islamico, induista: poi perché stupirsi se qualcuno abbraccia quelle religioni?

Quando non si è forti nella fede e non si è orgogliosi nel senso dell’appartenenza alla religione della propria nazione, è ovvio che ciò avvenga. Come è altrettanto ovvio, se si perdono alcuni sacri e determinati valori, che non ci si facciano più troppi scrupoli quando si decide di sopprimere una vita, frutto di calcoli sbagliati, oppure le convivenze che aumentando sovrastano i matrimoni dal sacro vincolo, o i bambini che non vengono più battezzati. Il nuovo pontefice che arriverà si troverà di fronte delle sfide titaniche nella nostra società ed avrà bisogno di tutta l’energia possibile per far sì che la Chiesa torni ad evangelizzare, facendo recuperare alle famiglie quelle virtù e quelle tradizioni perdute da trasmettere alle nuove generazioni.

domenica 10 febbraio 2013

174) I MARTIRI DI SERIE B

Gli italiani nelle fosse della memoria

In quasi 30mila vennero giustiziati dalle truppe titine

Per non dimenticare le vittime della pulizia etnica perpetrata dai partigiani comunisti, italiani e jugoslavi, tra il 1943 e il 1945 in Istria, Dalmazia e Venezia Giulia. 
Ma c'è ancora chi nega questo massacro. La vergognosa nota dell'Anpi di Torino: "Quelli morti nelle foibe erano tutti criminali fascisti e si sono meritati quella fine!". E nessuno s'indigna

“Tito, Tito, maresciallo assassino, quanti fratelli hai infoibato? Quanti innocenti hai assassinato?”
Era questo il ritornello di una canzone della “Compagnia dell’anello”, che tanti ragazzi ha fatto commuovere. 
Ma non tutti la pensano così, non a tutti ha fatto lo stesso effetto. C’è chi, ancora oggi, ha il coraggio di schierarsi dalla parte dell’ex Presidente jugoslavo. Ma, cosa ancor più grave, contro quelle vittime innocenti che hanno perso la vita in maniera assurda. 
“In fondo se la sono meritata. Le vittime delle foibe sono solo dei criminali di guerra e non meritano il riconoscimento dello Stato italiano”. Questa è la nota vergognosa apparsa sul sito dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani italiani) di Torino,  la scorsa settimana. E non basta. Non più tardi di due giorni fa, sempre nel capoluogo piemontese, è stata distrutta la targa che ricordava l’eccidio degli italiani trucidati in Istria e Dalmazia. 
Chiamatela provocazione, chiamatelo negazionismo, chiamatela pure “strategia” o “manovra” pre-elettorale. La cosa certa è che al peggio non c’è mai fine. Viene voglia di gridare allo scandalo. Gettare fango su quei martiri è un oltraggio troppo grande. Eppure, quella delle Foibe, non è una storiella inventata dai “fascisti” per giustificare le loro azioni. E non è nemmeno retorica. Ma una storia vera, purtroppo, una tragedia a causa della quale persero la vita migliaia di persone, con l’unica, vera, insensata colpa di essere italiani. Una vergogna probabilmente “inconfessabile”.
E a distanza di sette giorni, nessuna smentita, nessuna condanna, nessuna nota di scuse apparsa sui giornali. Siamo in democrazia d’altronde.  
Tutto questo alla vigilia della “Giornata del ricordo”, istituita nel 2004 per non dimenticare lo scempio delle foibe titine. 
E se qualcuno avesse osato fare dichiarazioni simile nel “Giorno della Memoria”? Cosa sarebbe successo? Tutte le prime pagine dei quotidiani avrebbero gridato allo scandalo.
Il problema, però, non è questo. La cosa che deve far riflettere è il tentativo  di far dimenticare, ogni volta che se ne ha l’occasione, le vittime di una follia. Non importa quale sia il “colore” o la “razza”. Si perde ogni volta, l’occasione per stare zitti, per far riposare in pace chi ha già sofferto. Questo è stato un salto all’indietro, l’ennesimo. Per tutti gli italiani e per il concetto di “recupero dell’identità nazionale”.
Addirittura, proprio per il 10 febbraio, a Torino, è stato organizzato “l’immancabile” presidio antifascista, con tanto di  mostra fotografica con immagini che giustificano le violenze di Tito.
Quando questo Paese avrà la capacità di rispettare i martiri, indipendentemente dal colore politico, e senza strumentalizzazioni, forse diventerà, finalmente, un popolo. Ma siamo ancora molto lontani da questo traguardo..
Dalla parte dell’Italia e delle innocenti vittime dei partigiani comunisti? No, meglio Tito, per alcuni. Vergogna. Vergogna. Vergogna!
“Han ballato sui loro corpi, han sputato sul loro nome, han nascosto le loro tombe, ma non li possono cancellare”

La memoria storica d’Italia è, da sempre, una memoria a metà. Come se qualche cosa che aleggia nell’aria impedisse di ricordare i fatti, o meglio, alcuni fatti, per quello che sono: una tragedia umana.
C’è un pezzo di storia di questo nostro Paese che i libri non sembrano voler raccontare, forse perché troppo scomoda. È il dramma, quasi sconosciuto, dei martiri delle foibe. Un vero e proprio sterminio perpetrato dai partigiani comunisti senza alcuna ragione. Una cieca violenza che si è riversata su uomini, donne, giovani e bambini, la cui unica colpa era quella di essere nati italiani.
Le stime ufficiali parlano di un numero di vittime compreso fra le 6.000 e le 7.000, cui vanno aggiunti le oltre 3.000 persone morte nei gulag, i campi di concentramento del Maresciallo Tito. Ma questo calcolo, è da considerarsi del tutto inattendibile. Sarebbero non meno di 30.000 le esecuzioni effettuate dai partigiani comunisti fra il ’43 ed il ’45. Eppure, fare un calcolo esatto è pressoché impossibile. Molte delle foibe sono, ancora oggi, irraggiungibili e di altrettante se ne scopre l’esistenza solamente ora, a distanza di quasi sessant’anni.
Le esecuzioni e gli infoibamenti: I tedeschi, dal giorno successivo all’armistizio, assumono il controllo della zona di Trieste e, poco dopo, anche di Pola e Fiume. Il resto della Venezia Giulia, rimane in balia dei partigiani italiani che occupano la regione con l’aiuto delle truppe titine. La situazione precipita il 13 settembre quando, unilateralmente, l’Istria viene dichiarata territorio croato.  È a questo punto che iniziano le assurde rappresaglie dei comunisti nei confronti della popolazione locale. I partigiani istituiscono improvvisati tribunali di guerra, utilizzati esclusivamente per emettere condanne a morte nei confronti di fantomatici oppositori politici. Ad essere giustiziati dovrebbero essere i gerarchi fascisti rimasti fedeli a Mussolini e alla RSI. In realtà, i “Comitati popolari di liberazione” a cui i tribunali facevano capo, dispongono l’uccisione di centinaia e centinaia di civili, la cui unica colpa era quella di essere italiani.  Lo scopo delle truppe titine era quello di eliminare chiunque potesse rappresentare un ostacolo per il nascente “Grande Stato comunista jugoslavo”. E, si sa, gli avversari più temibili sono sempre rappresentati dalla gente comune. 
Ma ciò che resta, ancora oggi, inspiegabile è l’efferatezza con la quale i partigiani comunisti perpetravano le esecuzioni. Le vittime , prima di essere uccise, subivano maltrattamenti indicibili. Gli uomini venivano torturati per giorni, le donne stuprate e seviziate senza alcuna pietà. Sfiniti dalle violenze, i condannati venivano trasportati su degli enormi furgoni, stipati come animali e portati nelle vicinanze delle foibe, delle profondissime gole di roccia, tipiche della zona della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia. Gli italiani erano legati insieme con il fil di ferro, in gruppi di due o tre. I partigiani, per non “sprecare” le pallottole giustiziavano con un colpo secco in testa solo una delle vittime che, cadendo nella foiba, si trascinava dietro anche chi era legato con lei.
In moltissimi, quindi, morirono per le fratture riportate nella caduta, di fame o di stenti in quelle che si trasformarono in pochissimo tempo in vere e proprie fosse comuni naturali.
Si stima che in appena un mese, fra il settembre e l’ottobre del ’43, vennero giustiziati e gettati nelle gole carsiche dai comunisti più di 600 italiani. Non solo. È impressionate ciò che è emerso dallo studio della Foiba di Basovizza, dove venivano portati i condannati a morte della zona di Trieste. In soli tre anni (dal 1943 al 1945) la profondità di quello che nasceva come un pozzo minerario, diminuì di quasi un terzo. Dopo la fine della guerra, vennero ritrovate un numero di salme che occupava più di 500 metri cubi di spessore. Sarebbero oltre 2000 i corpi estratti solamente a Bassovizza. Quasi tutti gettati nella foiba da vivi e deceduti in un’indicibile agonia dopo un volo di duecento metri.
La storia di Norma Cossetto: Se ne potrebbero raccontare centinaia di storie di italiani, civili, innocenti, trucidati e uccisi dal cieco odio comunista, eppure ce ne sono alcune che meglio spiegano l’insensatezza di quell’assurdo sterminio.
Aveva 23 anni, Norma Cossetto. Era bella. Una bella ragazza italiana. Viveva a Visignagno, un paesino dell’Istria, e studiava all’Università. Suo padre, membro del PNF, era un uomo molto conosciuto. In seguito all’armistizio dell’8 settembre, la famiglia Cossetto iniziò ad essere minacciata. Dopo appena due settimane, un partigiano comunista di nome Giorgio si presentò a casa di Norma per arrestarla. Un uomo che abitava nei pressi della vecchia caserma in cui la ragazza venne portata raccontò, solo molto tempo più tardi, di aver sentito le urla di Norma mentre veniva stuprata, ripetutamente, da un gruppo di partigiani, legata mani e piedi ad un tavolo. Il giorno dopo la Cossetto, insieme agli altri italiani arrestati venne obbligata ad arrivare a piedi presso la vicina foiba di Villa Surani, dove fu gettata, ancora viva non prima di essere nuovamente violentata. Quando il suo corpo venne ritrovato, i vigili del fuoco di Pola che estrassero la salma si trovarono difronte ad un corpo martoriato, che aveva subito l’ennesimo sfregio. Norma era caduta supina nella foiba, profonda oltre 136 metri, nuda, con le braccia legate con il filo di ferro, su un cumulo di altri cadaveri. Entrambi i seni riportavano i segni di alcune pugnalate. E non basta, i partigiani l’avevano spinta nel vuoto non prima di averle conficcato fra le gambe un pezzo di legno.
Dal 2004, il 10 febbraio è il “Giorno del ricordo”, dedicato alla memoria di chi, come Norma Cossetto, ha dovuto subire dai partigiani comunisti una vera e propria pulizia etnica.
Eppure c’è chi, a distanza di sessant’anni, ancora cerca di impedire che questa tragedia venga raccontata. Perché, si sa, la storia viene scritta dai vincitori e per le vittime innocenti di un eccidio vergognoso rischia di non esserci spazio. Ecco, la risposta più forte al negazionismo strisciante è continuare a ricordare. Perché la memoria è l’unica arma che si possa opporre al silenzio.
"Ora non sarà più consentito alla Storia di smarrire l’altra metà della Memoria. I nostri deportati, infoibati, fucilati, annegati o lasciati morire di stenti e malattie nei campi di concentramento jugoslavi, non sono più morti di serie B." Annamaria Muiesan, sopravvissuta al massacro delle truppe titine.
E dopo 60 anni l'odio comunista non è cessato

“Tito, Tito, maresciallo assassino, quanti fratelli hai infoibato? Quanti innocenti hai assassinato?
Era questo il ritornello di una canzone della “Compagnia dell’anello”, che tanti ragazzi ha fatto commuovere. Ma non tutti la pensano così, non a tutti ha fatto lo stesso effetto. C’è chi, ancora oggi, ha il coraggio di schierarsi dalla parte dell’ex Presidente jugoslavo. Ma, cosa ancor più grave, contro quelle vittime innocenti che hanno perso la vita in maniera assurda. “In fondo se la sono meritata. Le vittime delle foibe sono solo dei criminali di guerra e non meritano il riconoscimento dello Stato italiano”. Questa è la nota vergognosa apparsa sul sito dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani italiani) di Torino,  la scorsa settimana. E non basta. Non più tardi di due giorni fa, sempre nel capoluogo piemontese, è stata distrutta la targa che ricordava l’eccidio degli italiani trucidati in Istria e Dalmazia. Chiamatela provocazione, chiamatelo negazionismo, chiamatela pure “strategia” o “manovra” pre-elettorale. La cosa certa è che al peggio non c’è mai fine. Viene voglia di gridare allo scandalo. Gettare fango su quei martiri è un oltraggio troppo grande. Eppure, quella delle Foibe, non è una storiella inventata dai “fascisti” per giustificare le loro azioni. E non è nemmeno retorica. Ma una storia vera, purtroppo, una tragedia a causa della quale persero la vita migliaia di persone, con l’unica, vera, insensata colpa di essere italiani. Una vergogna probabilmente “inconfessabile”.E a distanza di sette giorni, nessuna smentita, nessuna condanna, nessuna nota di scuse apparsa sui giornali. Siamo in democrazia d’altronde.  Tutto questo alla vigilia della “Giornata del ricordo”, istituita nel 2004 per non dimenticare lo scempio delle foibe titine. E se qualcuno avesse osato fare dichiarazioni simili nel “Giorno della Memoria”? Cosa sarebbe successo? Tutte le prime pagine dei quotidiani avrebbero gridato allo scandalo.Il problema, però, non è questo. La cosa che deve far riflettere è il tentativo  di far dimenticare, ogni volta che se ne ha l’occasione, le vittime di una follia. Non importa quale sia il “colore” o la “razza”. Si perde ogni volta, l’occasione per stare zitti, per far riposare in pace chi ha già sofferto. Questo è stato un salto all’indietro, l’ennesimo. Per tutti gli italiani e per il concetto di “recupero dell’identità nazionale”.Addirittura, proprio per il 10 febbraio, a Torino, è stato organizzato “l’immancabile” presidio antifascista, con tanto di  mostra fotografica con immagini che giustificano le violenze di Tito.Quando questo Paese avrà la capacità di rispettare i martiri, indipendentemente dal colore politico, e senza strumentalizzazioni, forse diventerà, finalmente, un popolo. Ma siamo ancora molto lontani da questo traguardo. Dalla parte dell’Italia e delle innocenti vittime dei partigiani comunisti? No, meglio Tito, per alcuni. Vergogna! Vergogna! Vergogna!
“Han ballato sui loro corpi, han sputato sul loro nome, han nascosto le loro tombe, ma non li possono cancellare”
Micol Paglia e Paolo Signorelli (Il Giornale d'Italia)

martedì 5 febbraio 2013

173) IL CASO MONTEPASCHI DI SIENA


LO SCANDALO DELLA BANCA MONTEPASCHI DI SIENA DIMOSTRA CHE NON CI SI PUO’ FIDARE CIECAMENTE DELLE BANCHE CHE COMANDANO ATTRAVERSO LA POLITICA. BERSANI E MONTI (IN FUTURO POSSIBILI ALLEATI) PERDONO CONSENSI E IL POPOLO DELLE LIBERTA’ E’ IN RECUPERO. DUE PESI DUE MISURE SUL RIMBORSO AI PARTITI NELLE REGIONI E IL CONTRADDITTORIO.



Non rientra nel mio stile accusare o sentenziare quando le indagini della magistratura sono ancora in corso. Faccio notare solo che il Patito Democratico, come tutti gli altri partiti, ha la sua fetta di potere e di influenza nel mondo delle banche e della finanza, quando invece esso, che è discendente diretto del Partito Comunista, dovrebbe avere come priorità la tutela delle classi meno abbienti. Il Monte dei Paschi di Siena è una delle banche in cui il Partito Democratico fa da padrone. Quando “accusano” Berlusconi di essere miliardario, hanno parlato i poveracci. Nel mondo liberale chi ci sa fare arriva più in alto, è invidiato da chi non giunge al suo livello e succede come nelle chiacchiere di paese, facendosi le domande ricorrenti: “ ma perché proprio lui? Che cos’ha di più a me?”  Da lì partono le maldicenze e i “difetti”. È esattamente quello che accade se un grosso imprenditore si mette a capo di un influente schieramento politico: si scava nel suo passato in tutti i modi, tirando fuori e ingrossandolo a dismisura, quello che non sarebbe mai venuto alla luce, o la luce sarebbe stata molto più fioca, se egli si fosse tenuto fuori dalla contesa politica.

Come si usa dire in questi casi: il più pulito ha la rogna; vuol dire che il comportamento di quasi tutti i grandi uomini d’affari non sempre è impeccabile, ma coloro che non toccano gli interessi del “sistema” non vengono messi alla gogna in quel modo là. Ora però tocca ad alcune banche, le quali impongono il loro potere attraverso i politici che strangolano la gente, dimostrando i loro difetti e i loro malfunzionamenti e non ci si può fidare ciecamente, a ragion di ciò vanno in avaria nei consensi coloro che ne sono i rappresentanti. Recupera qualche punto in percentuale il Popolo delle Libertà, sperando sia sufficiente a mandare all’aria l’inciucio post elettorale tra Monti e Bersani: il Pdl è favorito dal fatto che si dimostra vicino agli italiani e non alle banche o ai tedeschi e ha escluso  dalle candidature gli indagati, mentre gli altri principali partiti qualcuno in lista lo hanno (senza dimenticare il "quoziente familiare" di Casini: inserire tra le candidature Udc i propri parenti). I giornali italiani sminuiscono il caso Mps, dando la colpa come al solito al “Grande Satana” dei problemi della Borsa Valori e degli speculatori finanziari tedeschi. E l’Europa per tutelare i propri egoistici interessi fa campagna elettorale pro Monti e pro Bersani. Gli stessi quotidiani italiani non hanno dato neppure grande risalto ai rimborsi dei partiti di sinistra nella Regione Lombardia, non sollevando lo stesso polverone che avevano alzato per i risarcimenti spese dei partiti del centrodestra.


In entrambi i casi dove sta lo scandalo, se abbiamo leggi schifosissime che consentono ciò? Nel Lazio se anziché prendersi i soldi Fiorito, egli li avesse lasciati al suo partito, non sarebbe stata sempre una ruberia? Non giustifico Franco Fiorito, non avrebbe mai dovuto fare quel che ha fatto, ma in che razza di paese viviamo se Il furto dei partiti alle regioni è legale e quello dei singoli agli stessi invece è perseguito penalmente?

domenica 3 febbraio 2013

172) CAMBIANO LE INTENZIONI DI VOTO

La sinistra perde pure i figli degli operai

Cade un altro luogo comune: sono i giovani 'figli di papà' a scegliere il Pd e dintorni

Indagine rivela: i ragazzi appartenenti a famiglie di ceto basso preferiscono votare a destra.
La sinistra perde per strada, e soprattutto nelle fabbriche, la classe operaia. E i figli degli operai, quelli che ogni sera vedono i padri rincasare con la schiena spezzata e le madri fare i salti mortali con stipendi sempre più ridotti all’osso, votano a destra. Mentre i ragazzi che preferiscono la sinistra sono soprattutto quelli del ceto medio-alto, evidentemente coccolati da genitori che a 18 anni facevano i rivoluzionari con l’eskimo e ora sono ancora intabarrati sì, ma con la giacca e cravatta di una banca o di qualcuna delle odiate (a parole, escluso ovviamente il 27 del mese) multinazionali.

I dati emergono da una interessante ricerca dell’Istituto Toniolo, condotta da un gruppo di docenti dell’Università Cattolica e realizzata dall’Ipsos con il sostegno della Fondazione Cariplo. Una analisi dettagliata delle preferenze politiche dei giovani dai 18 ai 29 anni e il dato più eclatante, che smonta molti luoghi comuni – avvalorati dalla solita informazione basata sul ‘politicamente corretto’ – è proprio quella dell’appartenenza sociale dei ragazzi che votano a destra piuttosto che dall’altra parte.

Il centrodestra nell’urna viene scelto soprattutto dai ragazzi provenienti da famiglie di ceto basso residenti nel Nord, mentre all’opposto – politicamente e socialmente – stanno in particolare i giovani elettori residenti nelle regioni del Centro.

Un altro luogo comune sfatato da questa ricerca è quello che vuole i giovani disinteressati rispetto al tema della politica (mentre per l’andare a votare il discorso è diverso, come diremo tra poco): solo il 13% ammette di non parlarne mai, mentre tutti gli altri amano comunque confrontarsi con i coetanei e gli adulti, nelle chiacchierate tra amici, nelle assemblee scolastiche o anche attraverso quelle moderne agorà che sono oramai diventati i social network.

03/02/2013 12:37