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sabato 30 novembre 2013

205) ASPETTASSERO A CANTAR VITTORIA

L’AVER ESTROMESSO IL CAVALIERE DAL PARLAMENTO FA CAMBIARE POCO O NULLA DAL PUNTO DI VISTA POLITICO.


Aver cacciato dal parlamento il rappresentante di circa 10 milioni di Italiani, colui che era a capo della coalizione di centrodestra lo scorso febbraio, non fa cambiare nulla politicamente. Silvio Berlusconi continuerà a fare politica, facendosi sentire più del solito, e sarà sempre a capo del suo partito. Hanno fatto gli straordinari e hanno stravolto tutte le regole: si sono affrettati a votare la legge di stabilità ponendo la fiducia, non hanno atteso le novità relative alla condanna, non hanno voluto cercare dei cavilli, delle scappatoie, nella “Legge Severino”, hanno introdotto il voto palese, quando in questi casi c’era sempre stato il voto segreto e addirittura si sono recati a votare alcuni senatori a vita (di parte, nominati dall’alto per mantenere in vita il governo e mantenuti dal contribuente), che da quando ricoprono questa carica non avevano mai votato. Per quali alti meriti essi avrebbero fatto il prestigio dell’Italia? La stima se la sono giocata.



Questi espedienti non pagheranno, faranno guadagnare consensi alla coalizione di destra: a conferma di ciò basta vedere la molta gente che ha manifestato per solidarizzare con Silvio Berlusconi e per protestare. Al contrario i manifestanti del cosiddetto “popolo viola” che festeggiavano erano una ventina di persone, quando i media volevano far credere che erano anch’essi numerosissimi. Non cambierà nulla anche per quanto concerne la tenuta del Governo Letta, il quale andrà avanti con una maggioranza più ristretta dopo l’uscita del Pdl – FI dal governo. Le poltrone ministeriali fanno gola, così la sinistra è riuscita a trovare quel giusto numero di parlamentari che le mancava lo scorso marzo per governare, grazie proprio a coloro che sono stati eletti sotto il simbolo “Pdl per Berlusconi presidente”. All’indomani delle elezioni riportati un articolo di Vittorio Feltri che profetizzò gli eventi accaduti nelle ultime settimane:
Idem Bettino Craxi, considerato dai comunisti una sottospecie fascista, salvo essere riabilitato al momento delle esequie. Silvio, sei ancora in tempo. Diventa un compagno. Togli dal tuo simbolo la sigla Pdl e mettici Bat (Bandiera rossa trionferà). Così te la potrai cavare. Anche i pidiellini che grazie a te sono stati rieletti il 25 febbraio, e che già meditano di scaricarti nell'imminenza delle sentenze di cui sai, anche loro, dicevo, si guarderanno dal voltarti le spalle come adesso hanno in animo di fare. Bastardi.
Deciditi, compagno Berlusconi: salta il fosso e ti salverai. Fraterni saluti.”
I dissidenti tentano di ripercorrere la strada di Gianfranco Fini, questa volta c’è però una sostanziale differenza: Fini era già molto noto prima di mettersi con Berlusconi, mentre Alfano e gli altri non erano nessuno, li ha creati il Cavaliere. Dopo solo sette mesi è finito lo storico compromesso delle larghe intese, che come si è visto è stato solo una trappola: ci siamo cascati tutti, io per primo, più che altro spinto dalla curiosità di questo anomalo evento. A destra furono tutti entusiasti di aver evitato il Governo Bersani – Vendola e l’elezione di Prodi alla Presidenza della Repubblica, mentre a sinistra c’era amarezza e malumore; oggi è tutto l’opposto. Mi auguro che si faccia la riforma elettorale e poi si torni al voto: sarebbe importante ripristinare le preferenze, onde evitare che riappaiano alcuni parlamentari nominati dall’alto dal Partito Democratico. Qualche riforma economica è stata varata, ora se proseguiranno senza FI (ex Pdl) è molto probabile che introdurranno tasse a più non posso, per accontentare la Germania e l’Ue.

domenica 28 aprile 2013

184) FINALMENTE CI SIAMO

A PIU’ DI DUE MESI DALLE ELEZIONI FINALMENTE SI E’ INSEDIATO IL NUOVO GOVERNO PRESIEDUTO DAL DEMOCRATICO ENRICO LETTA. E’ UN GOVERNISIMO FORMATO DA PD, PDL, SC (UNA SORTA DI GRANDISSIMA DC), IL QUALE SI OCCUPERA’ DEI PROVVEDIMENTI PIU’ URGENTI PER L’ITALIA E POI SI TORNERA’ AL VOTO.
 

In questo anno dagli eventi anomali e insoliti (il nuovo Papa col vecchio in vita, la rielezione del Presidente della Repubblica) è giunta l’ora anche per il governissimo Pd – Pdl che è stato da poco varato: la rielezione di Napolitano ha contribuito enormemente a questa circostanza curiosa. Il “grande vecchio” ha bacchettato tutti affermando: “mi avete rivoluto? Bene, ma ora vi adatterete alle mie condizioni!” Tutto sommato era l’unica soluzione possibile; Bersani per qualche settimana aveva provato ad inseguire Beppe Grillo e rifiutava a priori l’alleanza col Pdl. Grillo non voleva Bersani: l’unica soluzione rimasta era il ritorno al voto entro 50 giorni. Ciò sarebbe stato incredibilmente ridicolo. Tutti ancora non si riprendono dalla combattutissima contesa elettorale del febbraio scorso e non hanno più energie, quindi hanno sotterrato le asce di guerra, preferendo unirsi per affrontare i provvedimenti più urgenti per la nostra nazione: crescita economica, occupazione, riduzione delle misure di austerità e delle tasse per i cittadini, ridimensionamento dei costi della politica e dei parlamentari, nuova legge elettorale. Il nuovo governo guidato dal democratico Enrico Letta farà tesoro dell’esperienza fallimentare del governo dei tecnici, troppo germanocentrico, incentrato sulle misure austere che bloccano la crescita, e cambierà direzione. È stato un bene per l’Italia che Monti avesse deciso di schierarsi e scendere in campagna elettorale, così, dopo la bocciatura elettorale, tutti si sono resi conto dei suoi fallimenti, il Capo dello Stato compreso, che era stato il suo principale sponsor e protettore. Se il Capo del Governo uscente avesse deciso di rimanere fuori dalla contesa elettorale, probabilmente ce lo saremmo ritrovato ancora tra i piedi.



Quello di Enrico Letta è un nome azzeccato: vuoi perché è uno dei meno estremisti del Pd, vuoi perché è nipote di Gianni, stretto collaboratore di Berlusconi, e vuoi perché è un giovane promettente, senza grilli per la testa, ragionevole, non parla a vanvera e non dice parole vuote; ogni riferimento a Matteo Renzi (che farebbe meglio ad occuparsi a tempo pieno della città di cui è sindaco) è puramente casuale. Le frange più estreme del Pd e del Pdl sono ai margini di questo esecutivo e lo appoggiano malvolentieri; le fazioni più moderate, più centriste, dei due grandi partiti sono dentro insieme alla Scelta Civica di Monti: è tornata una grande ed improvvisata Democrazia Cristiana. Staremo in finestra e vedremo cosà accadrà: se si tratterà di un governo a temine, della durata di un anno, al massimo due, per affrontare i problemi più urgenti, nulla in contrario; se poi il Partito Democratico insisterà con le “sue priorità” allora sarà meglio far saltare tutto. Le vere urgenze, promesse dal Pdl in campagna elettorale sono: l’abolizione dell’Imu sulla prima casa e la restituzione di quelle pagata lo scorso anno; se gli altri faranno le orecchie da mercante la stabilità di questo strano esecutivo sarà messa a rischio. Tutto sommato è sempre meglio il governissimo col Pdl dentro, piuttosto che un governo PdSel o PdM5s. Alfano (Ministro dell’Interno e Vicepresidente del Consiglio), Quagliarello (Ministro delle Riforme Istituzionali), Lupi (Ministro delle infrastrutture e dei trasporti), Lorenzin (Ministro della Salute), De Girolamo (Ministro Agricoltura) sono i cinque esponenti del Partito del Popolo delle Libertà dentro l’esecutivo Letta: i loro elettori hanno la massima fiducia in loro e sperano che non li deluderanno. Per il resto il Partito Democratico ha 10 esponenti nel nuovo governo, Scelta Civica ne ha 2, Radicali e Udc hanno un rappresentante ciascuno e gli indipendenti sono 4. Buon lavoro a tutti ed attenzione a non fallire ancora, sennò la prossima volta il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo prenderà il 50% delle preferenze: allora si che saremo tutti rovinati; le sceneggiate di quel movimento e del suo buffo capo di ora, assieme alla paralisi che ha causato in queste settimane, è soltanto l’antipasto rispetto a ciò che ci attenderà. Gli altri grandi – medi partiti che faranno opposizione insieme al M5s saranno il Sel di Vendola, che ha rotto col Pd, e forse la Lega Nord, la quale ha detto ni al governo. Questa operazione della “grande coalizione” è un’ennesima vittoria del Popolo della Libertà e del suo “padre nobile”: speriamo che in futuro continueranno a darli entrambi per spacciati, per finiti.

domenica 21 aprile 2013

183) RICONFERMATO PRESIDENTE GIORGIO NAPOLITANO

GIORGIO NAPOLITANO, IL COMUNISTA AMATO E STIMATO DA TUTTI, E' STATO RICHIAMATO IN FRETTA E FURIA DAI PARTITI PER L’IMPOSSIBILITA’ DI ELEGGERE UN DEGNO SUCCESSORE. IN SETTE ANNI HA GUADAGNATO LA FIDUCIA  DEI VECCHI AVVERSARI: NON ERA MAI ACCADUTO A NESSUN SUO PREDECESSORE.



A quasi 88 anni Giorgio Napolitano ha accettato, vista l’insistenza dei partiti politici, ad essere rieletto Presidente della Repubblica: nessun suo predecessore era mai stato riconfermato dopo un settennato. Sono felice di questa decisione: l’unico neo è che per l’età avanzatissima difficilmente potrà resistere altri sette anni. L’elezione alla Presidenza della Repubblica è paragonabile al conclave per le elezioni dei pontefici, con una sola differenza: avviene tutto alla luce del sole. In entrambi i casi c’è bisogno di trovare delle personalità secondarie in grado di far convergere i voti delle fazioni rivali ed in lotta tra loro. Gli uomini dotati di carisma, capi e trascinatori, mai e poi mai potranno mettere d’accordo tutti. Ad esempio la proposta di far eleggere Prodi scatena grandi rivolte da parte degli avversari, lo stesso potrebbe avvenire per Berlusconi. Se poi a maggioranza si volesse insistere dal 4° scrutinio su un candidato politico forte del proprio schieramento c’è libertà di farlo, ma la cosa dividerà e non unirà: il Capo dello Stato dovrebbe essere il Presidente di tutti. Nel 1992 gli uomini forti della Dc per la più alta carica dello stato furono Forlani e Andreotti: il primo non passò per pochi voti, il secondo non fu più proponibile dopo gli attentati mortali mafiosi al giudice Falcone; gli strataggemmi cambiarono e si cercò un candidato democristiano istituzionale in grado di unire e dialogare con le opposizioni. In questi casi è la maggioranza a negoziare con l’opposizione, quest’ultima è costretta ad accettare un candidato “meno peggio” dell’altra parte.


È sempre la sinistra ad avere il coltello dalla parte del manico quando c’è l’elezione del Presidente della Repubblica. Nel 1999 il nome del tecnico indipendente Carlo Azeglio Ciampi raccolse grandi consensi, tanto che fece subito centro. Quest’anno al 1° scrutinio era stato scelto Franco Marini del Pd: un nome che avrebbe dovuto unire, ma è stato boicottato dalle ali più estreme della sinistra. Per la sinistra clamorosa è stata la bocciatura di Prodi, che avrebbe dovuto essere eletto a colpi di maggioranza: ci sono stati ben 100 parlamentari di sinistra franchi tiratori, o perché guardavano a Beppe Grillo (che vuole solo sfasciare e non li vuole) o perché qualche cattolico voleva vendicare Marini. La vicenda ha suscitato un terremoto politico all’interno del Partito Democratico con dimissioni di massa dei propri dirigenti. Anche le diverse anime, di diversa provenienza, nel Pd sono implose: sembrava che tutto filasse liscio e soltanto nel Popolo delle Libertà ci fossero dei conflitti tra ex An e ex FI. Così il Pdl torna in carreggiata, con i problemi dall’altra parte e anche con la riconferma di Napolitano. Sette anni fa Napolitano, il più a destra della sinistra, preoccupava gli avversari: si aspettava che fosse peggiore e più fazioso di Scalfaro e Ciampi. Così non è stato, perché egli è stato il migliore e il più imparziale dei tre, tanto da guadagnarsi la fiducia e la stima della destra, nonostante la forzatura per l’imposizione del Governo Monti. A larghe intese e a maggioranza non si è riusciti a trovare un successore, allora tutti sono stati costretti a supplicarlo di fare gli “straordinari”, ma alle sue condizioni. Mai nelle storia della Repubblica un presidente era mai stato rieletto: la rielezione in casi normali è impensabile ed irreale, se lui è riuscito nell’impresa ha dimostrato di avere delle doti superlative e straordinarie. E' divenuto un punto di riferimento, non solo per i politici anche per la gente comune. Per popolarità ha superato perfino Pertini, che fu il Presidente più amato. Re Giorgio (chiamato così per la somiglianza all’ultimo Re d’Italia: Umberto II di Savoia) continuerà a regnare sull’Italia.


ELENCO DEI PRESIDENTI E NUMERI DI SCRUTINI PER LA LORO ELEZIONE

ENRICO DE NICOLA (1946 1° scrutinio)
LUIGI EINAUDI (1948 4° scrutinio)
GIOVANNI GRONCHI (1955 4° scrutinio)
ANTONIO SEGNI (1962 9° scrutinio)
GIUSEPPE SARAGAT (1964 21° scrutinio )
GIOVANNI LEONE (1971 23° scrutinio)
SANDRO PERTINI (1978 16° scrutinio)
FRANCESCO COSSIGA (1985 1° scrutinio )
OSCAR L. SCALFARO (1992 16° scrutinio)
CARLO A. CIAMPI (1999 1° scrutinio)
GIORGIO NAPOLITANO (2006 4° scrutinio, 2013 6° scrutinio)

martedì 26 marzo 2013

180) LA MANIFESTAZIONE DEGLI IMPRESENTABILI


MENTRE E’ STATO DATO A BERSANI L’INCARICO ESPLORATIVO PER LA FORMAZIONE DEL NUOVO GOVERNO, HA AVUTO UN GRANDE SUCCESSO LA MANIFESTAZIONE DEL PDL A ROMA IN PIAZZA SAN GIOVANNI.



Quasi 300.000 persone, provenienti da tutta Italia, con autobus e treni speciali, hanno partecipato sabato 23 marzo alla manifestazione indetta dal partito del “Popolo della Libertà” in Piazza San Giovanni a Roma. Vedendo simili adunate di popolo, tornano l’energia, la carica e la passione in ognuno di noi, insieme all’orgoglio di votare un partito ed esserne militanti: è il Presidente Berlusconi che parlando dà potenza e rigenera. Con un bottino di 98 deputati e di 99 senatori il Popolo della Libertà rappresenterà oltre 7milioni e 300mila italiani nelle assemblee legislative d’Italia. Per ora gli obbiettivi della sopravvivenza e del mantenimento della propria identità di centrodestra sono stati raggiunti, facendo pulizia di disonesti e di dissidenti. Il partito ha riacquistato la dignità perduta, il rispetto e il timore degli avversari. Negli ultimi mesi del 2012, dopo i casi del Lazio e della Lombardia, sembrava che esso stesse affondando definitivamente, come faceva credere la grande stampa italiana, tutti erano in fuga: verso Fratelli d’Italia, verso Monti e i moderati, verso altre formazioni minori; tutti erano pronti a salire sul carro del vincitore, magnificando le primarie del centrosinistra e sbeffeggiando quelle eventuali del Pdl.



Poi la svolta: il ritorno di Berlusconi in campo, il grande assalto mediatico a seguito di ciò, dopodiché verso il Cav c’è stata la non considerazione di Bersani che pensava di avere già vinto: “al massimo Monti potrà darmi filo da torcere, ma non più  di tanto, per cui non ho avuto interesse a cambiare la legge elettorale che mi consentirà di governare con il 30 – 35%, ho buone possibilità di espugnare pure la Lombardia, regione chiave per il Senato e ho già pronta la lista dei ministri!”  In mezzo a tutto questo io, dal mio piccolo, continuavo a credere ancora a quella parolaccia (Pdl): quando era tutto contro non ho abbandonato la nave in mezzo alla bufera, la quale resistendo e non affondando ha attraccato trionfalmente in porto. Della gente normalissima è arrivata a Roma da tutta Italia per celebrare il suo presidente vittorioso, con fierezza e orgoglio ha potuto gioire alzando al cielo le bandiere e improvvisando slogan: dopo tutte le campagne di fango mediatiche sembrava che uno del Pdl dovesse vergognarsi, stando nascosto, ma non è stato così. Il Presidente della Repubblica a seguito del risultato elettorale, a seguito delle proteste dei parlamentari Pdl e vedendo il grande entusiasmo e attaccamento del popolo pidiellino, è intervenuto presso il Consiglio Superiore della Magistratura per invitare i magistrati a rispettare il ruolo che il Cavalier Berlusconi ricopre. È stata veramente bella quell’iniziativa, peccato che non abbia potuto parteciparvi; sarebbe stato splendido andarci con appuntata al petto la spilla del Popolo della Libertà che possiedo dal 2008, cioè quando feci il rappresentante di lista alle elezioni politiche e che conservo gelosamente, e sarebbe stato altrettanto magnifico farsi dare o comprare una grossa bandiera Pdl.

Avevo sentito parlare di uno sciopero dei mezzi pubblici a Roma; avevo altresì letto sui giornali provinciali la pubblicità di quella manifestazione e gli autobus che partivano dai molti paesi della Provincia di Latina, ma non dal nostro. Sono stato felice ugualmente, seguendo la diretta sul sito del Corriere della Sera: non è stata solo politica, all’inizio c’erano cantanti napoletani che, cambiando le parole delle note canzoni partenopee, inserivano spesso “Silvio” e un’Alessandra Mussolini scatenata, col fiocco tricolore in testa, cantava e ballava sotto il palco. Sono simpatici i parlamentari Pdl: bisogna scaldare la folla, facendola divertire, così da lasciarsi alle spalle la tensione e la pressione per le complesse trame politiche: anche questo fa brodo. In futuro si svolgeranno altre adunate di piazza in varie parti d’Italia, al Nord e al Sud, e quando ricapiterà a Roma? Ma non importa, l’importante è stare vicino al partito con il cuore. Dal mio cuore e senza nessun secondo fine, arriva il mio attaccamento: né a me, né alla mia famiglia nessuno ha mai regalato nulla con la politica.


Sono un berlusconiano dell’ultima ora, prima votavo sempre An e dintorni destrosi, pur riconoscendo a Berlusconi il ruolo di capo della coalizione, ma non ero molto entusiasta: lo sono divenuto con la creazione di questo grande partito nato dalla fusione delle diverse anime del centrodestra. Quest’anno ho votato ancora più convinto e di corsa Pdl, anche nella scheda regionale (di solito nelle elezioni regionali ed amministrative i grandi partiti si spacchettano in molte liste civiche e c’è più scelta), perché aveva fortemente corso il rischio di scomparire: il candidato che ho votato ha preso molti voti ma non ce l’ha fatta ad essere eletto. Certamente rinnoverò l’adesione al Pdl alla prossima campagna tesseramento, se a Cori non c’è nessuno che se ne occuperà proverò ad informarmi a Cisterna o a Latina. Tutti i militanti rubano, evadono le tasse, sono collusi con la criminalità, sono puttanieri: hanno i requisiti giusti o no? Naturalmente scherzo. Prospettive future? Ora si attendono gli sviluppi per la formazione del governo (o di larghe intese o di centrosinistra o tecnico), si valuterà provvedimento per provvedimento, dando priorità a quelli più urgenti, e poi si tornerà al voto (il Pdl cresce tra le intenzioni di voto) e potrebbe ripetersi l’esperienza del 2008 (Grillo permettendo): la vittoria dopo una breve opposizione a Prodi.

domenica 3 marzo 2013

177) ANALISI SULLE ELEZIONI POLITICHE 2013

SILVIO BERLUSCONI (COME AL SOLITO E IN STRAORDINARIA RIMONTA) CON IL MOVIMENTO ANTIPOLITICO DI PROTESTA DI BEPPE GRILLO (CHE DIVIENE IL PRIMO PARTITO PER CONSENSI) MUTILANO LA VITTORIA DEL CENTROSINISTRA, LA QUALE SARA’ COSTRETTA A GOVERNARE CON UNO DEI DUE, SE NON VORRA’ TORNARE IMMEDIATAMENTE ALLE URNE. IL CENTRO DI MARIO MONTI E LE SUE POLITICHE HANNO FATTO FIASCO. OBBIETTIVO RAGGIUNTO PER IL PDL CHE BLOCCA L’ICIUCIO CENTRO-SINISTRA.

 

RISULTATI ELEZIONI POLITICHE 2013 CAMERA DEI DEPUTATI

Elettori Italia: 46.906.341 - Votanti: 35.271.541  (75,19 %)

  • CENTROSINISTRA PIERLUIGI BERSANI: 29,54%, 10.047.603 voti, 340 seggi (Pd 8.644.187 voti, 25,42%, 292 seggi/ Sel 1.089.442 voti, 3,20%, 37 seggi/ altri partiti 11 seggi);
  • CENTRODESTRA SILVIO BERLUSCONI:  29,18%, 9.923.109 voti, 124 seggi (Pdl 7.332.667 voti, 21,56%, 97 seggi/ Lega Nord 1.390.156 voti, 4,08%, 18 seggi/ FdI 666.035 voti, 1,95%, 9 seggi);
  • MOVIMENTO 5 STELLE GIUSEPPE PIERO GRILLO: 25,55%, 8.689.168 voti, 108 seggi;
  • CENTRINO MARIO MONTI: 10,56% 3.591.629 voti, 45 seggi (Scelta Civica Monti 8,30%, 2.824.001 voti, 37 seggi/ Udc 1,78%, 608.199 voti, 8 seggi);
  • Seggi dall’estero: Pd 5, Monti 2, Pdl 1, Mov. Ass. italiani all’estero 2, M5s 1, Usei 1.


RISULTATI ELEZIONI POLITICHE 2013 SENATO DELLA REPUBBLICA (esclusi Val d’Aosta e Trentino Alto Adige)

Elettori Italia: 42.271.967 - Votanti: 31.751.350  75,11 %

  • CENTROSINISTRA PIERLUIGI BERSANI: 31,63%, 9.686.683 voti, 113 seggi (Pd 8.400.255 voti, 27,43%, 105 seggi/ Sel 912.374 voti, 2,97% 7 seggi/ altri 1 seggio);
  • CENTRODESTRA SILVIO BERLUSCONI: 30,71%, 9.405.679 voti, 116 seggi (Pdl 6.829.373 voti, 22,30%, 98 seggi/ Lega Nord 1.328.555 voti, 4,33%, 17seggi/ altri 1 seggio);
  • MOVIMENTO 5 STELLE GIUSEPPE PIERO GRILLO: 23,79%, 7.285.850 voti, 54 seggi;
  • CENTRINO MARIO MONTI: 9,13% 2.797.486 voti, 18 seggi;
  • Val d’Aosta e Trentino Alto Adige: centrosinistra 6 seggi, centrodestra 1 seggio, Val d’Aosta 1 seggio.
  • Seggi dall’estero: Pd 4, Monti 1, Mov. Ass. italiani all’estero 1.


RISULTATI ELEZIONI REGIONALI 2013

  • REGIONE LOMBARDIA: Roberto Maroni (centrodestra) 42,81%, Umberto Ambrosoli (centrosinistra) 38,24%, Silvana Carcano (M5s) 16,32%;
  • REGIONE LAZIO: Nicola Zingaretti (centrosinistra) 40,65%, Francesco Storace (centrodestra) 29,32%, Davide Barillari (M5s) 20,22%;
  • REGIONE MOLISE: Paolo Frattura Di Laura (centrosinistra) 44,70%, Michele Iorio (centrodestra) 25,80%, Antonio Federico (M5s) 16,76%).


In queste elezioni politiche 2013 il Pdl è riuscito nell’intento di bloccare l’inciucio tra la sinistra di Bersani e il centro di Monti: era quello l’obbiettivo che il partito si era prefissato. È stato aiutato dal Movimento 5 Stelle di Grillo, il quale era sì molto accreditato alla vigilia, ma nessuno immaginava che potesse arrivare a quelle proporzioni, a divenire il primo partito italiano. Quando le elezioni sono lontane i sondaggi contano ben poco, anche se alcuni orientamenti li forniscono, la maggior parte della gente decide all’ultimo minuto per chi votare e qualcuno si diverte a dichiarare il falso nelle interviste. I mezzi di informazione di centrosinistra tendono con quest’arma a sovrastimare la propria componente politica, scoraggiando gli elettori degli altri partiti, specie nel periodo invernale col freddo e la neve, le persone, sapendo che il partito preferito non ha possibilità, sono poco motivate a recarsi alle urne. Appunto le prime elezioni invernali hanno avuto minore successo rispetto alle altre, svolte nelle calde stagioni, ma le previsioni elettorali sono state smentite. Eppure bastava ricordare l’esperienza del 2006 per far notare l’inefficacia di quei rilevamenti. Ben la metà degli italiani in questa occasione si è espressa contro la politica: il 25% non ha votato, un altro 25% ha premiato il M5s. Siamo purtroppo in un periodo sfavorevole per l’economia mondiale: le aziende chiudono, la disoccupazione aumenta, insieme alla tasse, e i politici cosa fanno? Pensano ai loro interessi, non sono puliti (vedere le vicende che hanno portato alla fine anticipata dei consigli regionali nella Lombardia e nel Lazio, qualche altra vicenda minore di corruzione nelle amministrazioni locali, sia da parte di esponenti di destra, sia di sinistra e la vicenda della Banca Montepaschi di Siena) e si fanno servi dei poteri forti europei e mondiali, attuando misure impopolari. Il popolo spinto dall’esasperazione ha preferito punire la politica tradizionale e premiare l’antipolitica, facendo fare il botto a Grillo, cioè ad uno che non sa neanche come si dirige un’azienda e se dirigesse l’Italia potrebbe farla affondare del tutto.


Nel Pd, che si aspettava una prestazione migliore, non salvandosi neanche con l’appoggio di Monti come auspicava alla vigilia, per questa mezza vittoria è partita la caccia ai colpevoli e alle sue cause (Santoro, Bersani, l’aver ostacolato Renzi, i sondaggisti, la sottovalutazione di Grillo, le tematiche della campagna elettorale e le priorità); in ogni modo fungerà da perno e deciderà se allearsi col Pdl o con il M5s: è più propenso verso il secondo che, essendo un movimento antipolitico, non vuole saperne di allearsi con i partiti politici tradizionali. Un governissimo Pd – Pdl rischierebbe di rafforzare ulteriormente il movimento di Grillo, così come un altro governo di tecnici; l’auspicio del Pdl è di fare opposizione per riconquistare consensi, perché le previsioni per i prossimi mesi non lasciano presagire nulla di buono. Solo Casini e Fini santificavano eccessivamente Monti, mandando al rogo tutti coloro che lo criticavano, e abbiamo visto che fine hanno fatto: il primo ha bruciato totalmente i consensi del suo partito a vantaggio della Lista Civica Monti, con la quale è stato eletto al Senato, il secondo è stato spazzato via col suo Fli, pagando a caro prezzo le sue manovre disastrose e sfasciste. Chissà chi pensava di essere questo Casini: quelli del Pdl sono stati per mesi a rincorrerlo e lui, pretendendo che gli si inchinassero e gli leccassero i piedi, manco per niente. Il centrino ha ottenuto un 10%, ora dirà: tutto sommato, essendo la prima esperienza, è andata bene, il centro è stato rafforzato rispetto a prima. Bugiardi, le vostre ambizioni erano ben altre e siete arrivati ultimi tra i quattro principali schieramenti politici. Il Pdl ha fatto bene a non accantonare Berlusconi per seguire Monti e i suoi moderati: avrebbe rischiato di esserne succube, di essere risucchiato, così da perdere qualche consenso verso la forte e carismatica figura del Presidente del Consiglio, sarebbe stato travolto e la sinistra avrebbe stravinto, proprio come è accaduto a Cori lo scorso anno, anche perché gli elettori più duri non avrebbero perdonato il riavvicinamento verso i traditori di ieri e verso Monti. E avremmo sentito i seguenti ragionamenti: il Pdl ormai era alla frutta, se non ci fosse stato il centro a salvarlo…….



Il partito è stato salvato ed ha mantenuto fortemente  la propria identità di centrodestra, a dispetto di quanti, raffigurandolo come un’azienda fallita, ne vedevano la fine. Berlusconi è Berlusconi, fa la differenza: ha ottenuto tre vittorie nette nel 1994, nel 2001 e nel 2008; per ben tre volte (1996, 2006 e 2013) ha azzoppato alla grande le sicure vittorie della sinistra. Quando va in televisione c’è sempre il record di ascolti, suscita simpatia: ride, scherza, fa la battuta, pulisce la sedia di Travaglio; gli altri candidati invece sono sempre tesi, tetri, cupi, arrabbiati. La gente che stima, apprezza e vuol bene a Silvio Berlusconi è silenziosa; magari nelle discussioni nei caffè, nelle strade, nei luoghi di lavoro non ha il coraggio di difenderlo quando  parlano male di brutto di lui e accodandosi dice (senza pensarlo ovviamente): si, avete proprio ragione! Poi in cabina elettorale è tutta un’altra storia. Beh il risultato del Popolo delle Libertà è lontano anni luce da quello del 2008, ma è ugualmente sorprendente considerando quell’incubo del 14% nei sondaggi di novembre. Il Fratelli d’Italia, che non  ha ottenuto neanche un 2%, farebbe meglio a tacere: ha lasciato il Pdl perché non ha svolto le inutili e dannose primarie, attacca il Pdl, però fa comodo e si allea per ottenere una manciata di deputati: che incoerenza! Persino Fini stato più coerente. La Lega Nord dimezza i propri consensi ma raggiunge l’obbiettivo che si era prefissata: la conquista della Regione Lombardia con Maroni. Il terremoto Grillo ha travolto anche Vendola e Di Pietro: proprio loro che ebbero i loro momenti di gloria e di splendore; il Sel si salva grazie all’alleanza col Pd, l’Idv viene travolta all’interno del Movimento Arancione di Ingroia. L’alleanza di Bersani ha ottenuto un numero spropositato di seggi alla Camera con un misero 30%: è una delle tante anomalie di questa legge elettorale, sicuramente la riforma rientrerà tra le priorità del governo che si insedierà. La matassa non sarà facile da sbrogliare, alla fine qualcosa si inventeranno che consentirà di non tornare immediatamente alle urne.  

domenica 17 febbraio 2013

176) PERCHE’ SCELGO IL PDL

CON IL PDL NON VIVREMO IN PARADISO, MA SARA’ SEMPRE MEGLIO DELL’INFERNO DEGLI ALTRI.



Ora vi spiegherò i motivi per cui, secondo il mio punto di vista, il partito del “Popolo delle Libertà” offre migliori garanzie e sicurezze rispetto a tutti gli altri partiti e schieramenti politici. 
 



Secondo voi qual è la priorità del Partito Democratico? Il contrasto alla crisi economica forse? L’occupazione per i giovani? Nei primi cento giorni di governo quel partito ha intenzione di rendere più agevoli e facili le acquisizioni di cittadinanza per gli stranieri residenti in Italia, quando già esistono delle leggi al riguardo, equilibrate e frutto di un giusto e corretto cammino di integrazione. Se qualcuno osa opporsi hanno già i fucili puntati con il solito ritornello di “razzismo”. Non è una questione di essere razzisti o cattivi, la solidarietà umana non ha confini e non conosce distinzioni di nazionalità, di lingua e di religione, sono questioni di ragionevolezza e di saggezza. Lo ius soli possono permetterselo nazioni immense, grandi, come gli Stati Uniti, il Canada, il Brasile, l’Argentina, l’Australia. Basta che si diffonda la voce che per acquisire la cittadinanza italiana sia sufficiente far nascere un figlio, senza sapere nulla dell’Italia, dalla sua lingua e della sua identità culturale, per essere sommersi da una miriade di partorienti, non contando i ricongiungimenti familiari, e andranno a nozze coloro che cercano nell’occidente una terra di conquista per imporre la religione e le leggi islamiche. Tutti quanti come si manterranno? Dandosi alla delinquenza? Creeranno pericolose tensioni sociali con i disoccupati nostrani in costante aumento? Già ora siamo insicuri per via della libera ed incontrollata circolazione dall’Europa dell’Est, figuriamoci come lo saremo domani se quelle proposte si attueranno. Come si comporteranno i “cattolici adulti” con le leggi che smembreranno la tradizionale famiglia, introdurranno l’eutanasia e agevoleranno ancor di più l’aborto? Ormai il popolo italiano è destinato all’estinzione per la sinistra, una bella spinta la daranno sicuramente le politiche omofile e pro diffusione legale di stupefacenti; i “nuovi cittadini”  saranno invitati dall’alto del pulpito dei loro iman a finire quegli autoctoni simbolo di perdizione: sempre di più omosessuali, drogati, alcolizzati, atei, anziani e con le donne che circolano liberamente senza “lenzuolo” addosso. Una sana ironia non guasta mai, tornando a parlare concretamente, come faranno a sbrogliare la matassa economica con la Cgil di mezzo? Si piegheranno ai dettami della Germania e dell’Unione Europea? Con i loro sindacati dietro penso di no e potrebbero farli cadere per mettere al loro posto un altro Mario Monti servo.

Oppure Mario Monti potrebbe trovarsi al loro fianco per soccorrerli con la benedizione di Angela Merkel. La vicenda del “Montepaschi di Siena” dimostra che il Pd è affine a Monti, al mondo delle banche e dell’alta finanza (chissà che stillicidio ci sarebbe stato se, dietro quella banca, anziché il Pd, ci fosse stato il Pdl). Si faranno gli interesse dei macellai della Bce che distruggono le economie dei popoli: in questi giorni in Grecia la gente è disperata e in rivolta, i mezzi di informazione italiani tacciono alla grande perché ci sono le elezioni e si favorirebbe il centrodestra. La politica tedesca e Pro Ue di Monti non ha prodotto cose concrete: ha strangolato le famiglie con le tasse e la disoccupazione è aumentata. Casini e Fini finché faceva comodo stare con Berlusconi ci stavano, per ambizione se ne sono andati e speravano di portargli via i voti: hanno fallito e ora si attaccano a Monti e a Montezemolo per restare in auge e per mantenersi ancora dopo trent’anni la poltrona da parlamentare.

Sono in egual misura affamati di potere gli aspiranti parlamentari grillini, molti di loro hanno avuto esperienze politiche. Il ritornello tra la gente comune in queste elezioni è il seguente: “non andrò a votare, se ci andrò voterò Beppe Grillo!”  Ma chi mai sarà questo Beppe Grillo? Riempie le piazze solo perché ha delle qualità oratorie (da buffone), già sperimentate in televisione. E’ facile fare i sermoni in piazza o scrivere stupidaggini sul blog. Se questo comico andrà al potere non saprà dove mettere le mani e vi manderà in malora. Dove sono i miracoli con gli amministratori locali grillini? Basti vedere Parma: le cose sono peggiorate. Quando si è al dentro delle cose ci si rende conto che è tutto un altro mondo e che era facile dal’esterno aprire la bocca e darci fiato. Abbiamo il grande dittatore: se qualcuno gli va contro o lo critica è fuori dal “Movimento Cinque Stelle”, così come le donne incinte che vengono allontanate dai loro ruoli nelle amministrazioni locali. Lasciate che i tagli ai costi delle politica li applichino le persone serie e competenti e non gli sfaccendati incapaci. Idem a Grillo è Oscar Giannino.

Nel programma del Pdl è previsto il Patto del Parlamentare: l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, la riduzione del numero dei parlamentari, l’impegno a non tradire il mandato, la riduzione degli emolumenti, l’elezione per due legislature. L’abolizione dell’Imu sarà scontata, una scommessa rischiosa sarà il rimborso del 2012, per recuperare quel denaro si parla di un contenzioso con la Svizzera. Per star dietro al Pdl anche gli altri partiti, quello di Monti in primis, hanno promesso l’eliminazione progressiva dell’Imu sulla prima casa: il Professore dimentica la conferenza stampa di fine anno da lui tenuta, in cui dichiarò che era impossibile eliminare l’Imu, perché sarebbe tornato doppio. Confrontiamo i due terremoti, L'Aquila 2009 con Berlusconi e Emilia 2012 con Monti: nel primo caso fu preso a cuore il dramma dela gente e in pochi mesi furono costruite casette, le quali tolsero le persone dalle tende; nel secondo caso il miracolo non c'è stato. E ancora: per le imprese che assumeranno si attueranno la riduzione delle tasse. La sfida non sarà facile e potrete dire: perché tutte queste cose non sono state fatte prima? Nei precedenti governi Berlusconi molte importanti riforme sono state fatte, fu persino abolito l’Ici insieme ad altre tasse, ma tante cose insieme è stato impossibile fare, principalmente per la varietà di opinione tra i parlamentari di maggioranza, le scissioni e le maggioranze risicate che ne conseguirono (ecco perché vi consiglio di votare i grandi partiti e non i piccoli). Fu riformata la costituzione, con la riduzione del numero dei parlamentari e con l’introduzione della devoluzione (bocciata successivamente da un referendum), che avrebbe dato maggiore autonomia alle regioni e il debito pubblico rimase costante nel quinquennio 2001 – 2006, dopo il crescente aumento provocato dai governi precedenti. Nel 2011 quel debito accumulato in precedenza schizzò alle stelle a causa della crisi finanziaria internazionale, si dovette rinunciare ad altre cose in programma e ci fu il cambio di governo. Berlusconi non era ben visto dai tedeschi, principalmente perché, a differenza di Monti, non si piegava e aveva il coraggio di dire di no, così gli sono partiti in quinta gli speculatori finanziari. Se il problema è l’Euro e se le cose non miglioreranno, in futuro è probabile che si proponga di tornare alla lira.

Circola il luogo comune del “Popolo delle Libertà”, il partito dei ladri e delle mignotte: prima di tutto sono da verificare queste supposizioni e poi come si usa dire “chi è senza peccato scagli la prima pietra!” I magistrati che entrano in politica: quando lo dice uno di destra è un’amenità; oggi durante un comizio ho sentito un esponente del Partito Democratico che si lamentava di Ingroia, che da magistrato si è messo alla testa del Movimento Arancione. La sfida che si presenterà non sarà agevole, bisognerà impegnarsi a fondo per il bene del popolo, senza promettere mari e monti, e non mancheranno ferocissime critiche e quant’altro.

Non dire: “a votare non ci andrò, tanto sono tutti uguali, pensano solo al loro interesse e non cambierà nulla!” Sicuramente nell’immediato le cose non cambieranno in meglio, però potrebbero cambiare molto in peggio se non voterai Pdl. Vai a votare, anche in caso di pioggia, neve e bufera, perché tra qualche mese, tra qulche anno, sarà troppo tardi per affermare: "fossi andato a votare!"


martedì 5 febbraio 2013

173) IL CASO MONTEPASCHI DI SIENA


LO SCANDALO DELLA BANCA MONTEPASCHI DI SIENA DIMOSTRA CHE NON CI SI PUO’ FIDARE CIECAMENTE DELLE BANCHE CHE COMANDANO ATTRAVERSO LA POLITICA. BERSANI E MONTI (IN FUTURO POSSIBILI ALLEATI) PERDONO CONSENSI E IL POPOLO DELLE LIBERTA’ E’ IN RECUPERO. DUE PESI DUE MISURE SUL RIMBORSO AI PARTITI NELLE REGIONI E IL CONTRADDITTORIO.



Non rientra nel mio stile accusare o sentenziare quando le indagini della magistratura sono ancora in corso. Faccio notare solo che il Patito Democratico, come tutti gli altri partiti, ha la sua fetta di potere e di influenza nel mondo delle banche e della finanza, quando invece esso, che è discendente diretto del Partito Comunista, dovrebbe avere come priorità la tutela delle classi meno abbienti. Il Monte dei Paschi di Siena è una delle banche in cui il Partito Democratico fa da padrone. Quando “accusano” Berlusconi di essere miliardario, hanno parlato i poveracci. Nel mondo liberale chi ci sa fare arriva più in alto, è invidiato da chi non giunge al suo livello e succede come nelle chiacchiere di paese, facendosi le domande ricorrenti: “ ma perché proprio lui? Che cos’ha di più a me?”  Da lì partono le maldicenze e i “difetti”. È esattamente quello che accade se un grosso imprenditore si mette a capo di un influente schieramento politico: si scava nel suo passato in tutti i modi, tirando fuori e ingrossandolo a dismisura, quello che non sarebbe mai venuto alla luce, o la luce sarebbe stata molto più fioca, se egli si fosse tenuto fuori dalla contesa politica.

Come si usa dire in questi casi: il più pulito ha la rogna; vuol dire che il comportamento di quasi tutti i grandi uomini d’affari non sempre è impeccabile, ma coloro che non toccano gli interessi del “sistema” non vengono messi alla gogna in quel modo là. Ora però tocca ad alcune banche, le quali impongono il loro potere attraverso i politici che strangolano la gente, dimostrando i loro difetti e i loro malfunzionamenti e non ci si può fidare ciecamente, a ragion di ciò vanno in avaria nei consensi coloro che ne sono i rappresentanti. Recupera qualche punto in percentuale il Popolo delle Libertà, sperando sia sufficiente a mandare all’aria l’inciucio post elettorale tra Monti e Bersani: il Pdl è favorito dal fatto che si dimostra vicino agli italiani e non alle banche o ai tedeschi e ha escluso  dalle candidature gli indagati, mentre gli altri principali partiti qualcuno in lista lo hanno (senza dimenticare il "quoziente familiare" di Casini: inserire tra le candidature Udc i propri parenti). I giornali italiani sminuiscono il caso Mps, dando la colpa come al solito al “Grande Satana” dei problemi della Borsa Valori e degli speculatori finanziari tedeschi. E l’Europa per tutelare i propri egoistici interessi fa campagna elettorale pro Monti e pro Bersani. Gli stessi quotidiani italiani non hanno dato neppure grande risalto ai rimborsi dei partiti di sinistra nella Regione Lombardia, non sollevando lo stesso polverone che avevano alzato per i risarcimenti spese dei partiti del centrodestra.


In entrambi i casi dove sta lo scandalo, se abbiamo leggi schifosissime che consentono ciò? Nel Lazio se anziché prendersi i soldi Fiorito, egli li avesse lasciati al suo partito, non sarebbe stata sempre una ruberia? Non giustifico Franco Fiorito, non avrebbe mai dovuto fare quel che ha fatto, ma in che razza di paese viviamo se Il furto dei partiti alle regioni è legale e quello dei singoli agli stessi invece è perseguito penalmente?

martedì 22 gennaio 2013

170) INOPPORTUNO IL PARTITO "FRATELLI D’ITALIA"

FRANCESCO STORACE SFIDERA’ ZINGARETTI ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE LAZIO, MALGRADO IL NEOPARTITO "FRATELLI D’ITALIA" METTA I BASTONI TRA LE RUOTE. NON C’ERA RAGIONE PER SCINDERSI DAL PDL ED E’ STATO POCO CONVENIENTE FORMARE UN NUOVO PARTITO.



Francesco Storace sarà candidato per il centrodestra alla Presidenza della Regione Lazio e sfiderà il favorito candidato del centrosinistra Nicola Zingaretti. Terzo incomodo sarà il candidato di Monti, Bongiorno. Perché proprio Francesco Storace che già è stato Presidente del Lazio dal 2000 al 2005? Perché, appunto, essendo già stato presidente gode di molta popolarità (la sua positiva politica si fece sentire nei piccoli centri) ed essendo stato fatto fuori nel 2005 in modo poco ortodosso ha bisogno di un riscatto, ora che ha dimostrato la sua estraneità alle accuse che gli furono rivolte ed inoltre è l’unico candidato forte, con il più alto indice di gradimento, che potrebbe ribaltare i pronostici. Storace afferma che, nonostante i sondaggi lo diano indietro di dieci punti rispetto a Zingaretti, ci proverà ugualmente, aspirando a replicare la sua vittoria nel 2000 contro Piero Badaloni, allorquando i sondaggi lo davano indietro di diciotto punti percentuali. Sarà una dura battaglia. Si parte male se il neomovimento “Fratelli d’Italia” (l’Italia s’è desta!) mette i bastoni tra le ruote, presentando una propria lista indipendente. Questa Giorgia Meloni è un'altra che s’è montata la testa: avrebbe voluto candidarsi alla primarie del Pdl, andando contro gli esponenti ex An che erano pro–Alfano, e si sarebbe voluta candidare a Presidente della Regione Lazio, in entrambi i casi non avrebbe avuto nessuna possibilità di vincere. Per ripicca, a causa dell’annullamento delle primarie, ha fondato, insieme a Crosetto e La Russa, il partito “Fratelli d’Italia centrodestra nazionale”.



 E allora Alfano, il grandissimo favorito delle primarie, cosa avrebbe dovuto fare? Lui si che avrebbe dovuto sbattere i piedi, andarsene e fondare un nuovo partito, ma non l’ha fatto per una ragione di logica: ha capito che Berlusconi è l’unico in grado di salvare il Pdl, mentre con un altro candidato il risultato sarebbe stato pessimo ed egli si sarebbe bruciato subito. Berlusconi, se andrà male non ci rimetterà nulla perché ormai il suo tempo l’ha fatto, se andrà bene potrebbe proporre Alfano alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Non c’era necessità di fondare questo partito, in alternativa quei tre avrebbero potuto andare con Storace. Dove pescheranno gli elettori? Nel Pdl pochissimi sono disposti a votarli, mentre La Destra ha già il suo elettorato, seppur molto modesto, già consolidato, non disposto ad emigrare. Principalmente per ambizioni e personalismi c’è stata questa piccola scissione dal Pdl e, tornando indietro, si è  buttato via un progetto, un percorso e un cammino in cui si era lavorato duramente e in cui si credeva fermamente; si può comprendere Fini e la sua truppa che sono andati via perché avevano cambiato posizione, questo caso no, non si comprende. A questo punto quello che era il partito di Alleanza Nazionale è ora frammentato in quattro parti: La Destra (sorto gà prima dell'adesione di An nel Pdl), Fratelli d'Italia, Popolo delle Libertà e Futuro e Libertà per l'Italia. Per quanto riguarda me, il sogno del grande partito unitario del centrodestra, né troppo centrista e né troppo estremista, da contrapporre al grande partito unitario del centrosinistra Pd (stesso discorso: né troppo di centro e né troppo estremo), rimane intatto a distanza di quattro anni, cioè dalla vittoriose elezioni politiche del 2008. Se i dirigenti del Pdl fossero stati propensi a rimodernare il partito, optando per una riedizione di Forza Italia, oppure si fossero fissati troppo con Monti, allora a quel punto io sarei stato il primo ad aderire ad un nuovo soggetto politico ex An. Il nome “Popolo delle libertà” è stato mantenuto, l’alleanza con Monti e i centristi non c’è stata, per cui non vedo necessità di dirottare il mio voto verso un altro partito diverso dal Pdl.

martedì 15 gennaio 2013

169) IN VISTA DELLE ELEZIONI POLITICHE 2013


SI VANNO DELINIANDO I PRINCIPALI SCHIERAMENTI DELLE PROSSIME ELEZIONI POLITICHE IN PROGRAMMA IL 23 E 24 FEBBRAIO 2013:

·        CENTROSINISTRA (PD, SEL E ALTRI): BERSANI CANDIDATO PRESIDENTE;
·        CENTRODESTRA (PDL, LN, LA DESTRA, FDI E ALTRI): BERLUSCONI CAPO DELLA COALIZIONE;
·        CENTRO (ITALIA FUTURA, UDC, FLI): MONTI CANDIDATO PRESIDENTE;
·        SINISTRA (IDV, FDS, VERDI E ALTRI): INGROIA CANDIDATO PRESIDENTE;
·        MOVIMENTO CINQUE STELLE: GRILLO CANDIDATO PRESIDENTE.


I grandi partiti scaldano i motori in vista delle prossime elezioni politiche nazionali del febbraio prossimo. L’interesse dei cittadini va crescendo, così da lasciarsi alle spalle l’astensione delle elezioni amministrative e quell’antipolitica, cavallo di battaglia del “Movimento Cinque Stelle” di un Beppe Grillo in caduta libera; in autunno era dato al 20%. Se qualcuno potrà rovinare la festa al favorito Bersani, quel qualcuno sarà ancora una volta Berlusconi e non certo Mario Monti. Quest’ultimo schierandosi e scendendo direttamente in campo si è giocata la possibilità dell’elezione alla Presidenza della Repubblica o la conferma alla guida di un governo super-partes, nel caso che nessuna coalizione dovesse avere la maggioranza nei due rami del parlamento. L’informazione di sinistra italiana, dopo la luna di miele iniziale che ebbe con lui nonostante l’attuazione di scelte impopolari, sembra averlo scaricato, cosi come gli organi di stampa internazionale. Egli si era impegnato a non ripresentarsi: era il fondamento su cui il Pdl diede l’appoggio per la nascita del suo governo. È l’uomo delle banche, della Germania, delle tasse che strangolano la gente e Casini e Fini gioiscono per la sua “discesa in politica”: è l’unico modo per conservarsi i seggi parlamentari? La nascente “Italia Futura” di Montezemolo ridimensionerà di molto l’Udc; il Fli non ci sarebbe stato in ogni caso, perché i propri componenti sono nati in un’altra zona.


Molti tecnici di quell’area centrista poco più di un anno fa, prima che Napolitano li nominasse senza aver ricevuto il mandato popolare, erano anonimi, ora si sono montati la testa; invece tutti gli altri peccherebbero di immodestia. Il Vaticano ha smorzato gli entusiasmi per Monti in campo, per il crescente imbarazzo di molti di quella lista per i temi etici. E come potrebbero i centristi opporsi ai programmi di sinistra, se come da previsione si coalizzeranno con essa? Al momento l’ipotesi più accreditata è la seguente: Pd e Sel otterranno la maggioranza alla Camera ma non al Senato, così per via del bicameralismo perfetto in atto, il centro soccorrerà solo il Pd, formando con esso il futuro governo. Il Pd, da due elezioni politiche a questa parte, ha abbandonato le litigiose coalizioni, preferendo dare importanza ad un solo partito alla volta (2008 Idv, 2013 Sel) e lasciano tutti i piccoli movimenti di sinistra estrema soli per la loro strada, rischiando di non superare lo sbarramento in % previsto, come è già accaduto nel 2008.



Non si fanno i conti senza l’oste. All’inizio l’oste non era considerato, era irriso, ma dopo aver vinto i duelli nella tana dei lupi, contro Santoro e Travaglio, inizia a preoccupare. Nel Pdl dopo più di un anno di incertezze e di lotte tra fazioni, ora finalmente c’è certezza. Primarie si, primarie no, Alfano si, Berlusconi no, moderati si, moderati no, Forza Italia 2 e  nuova An si, Pdl no, Monti si, Monti no. Sono contento che abbiano mantenuto la denominazione “Popolo delle Libertà” al partito, anche perché tutti iniziano a stufarsi degli infiniti cambi di nomi (e delle scissioni) nei partiti negli ultimi venti anni. Il nome è rimasto invariato, per cui non si capisce perché una piccola componente ex An abbia dato vita al piccolo partito “Fratelli d’Italia”, alleato del Pdl: la scissione avrebbe avuto un senso se avessero fatto una Forza Italia 2. Neanche il capo del partito “La Destra” Storace sembra particolarmente entusiasta della nascita di questo movimento e non pensa minimamente alla fusione tra i due partiti.

Berlusconi, protagonista indiscusso della scena politica italiana degli ultimi due decenni, ha deciso di scendere nuovamente in campo per tre motivi:

1.      per la mancanza di un successore dotato di carisma, conosciuto dal popolo, in grado di trascinare e coinvolgere (Fini avrebbe potuto ambire a quel ruolo se non avesse cambiato opinioni politiche);
2.      per l’ennesima condanna in Primo Grado in un processo (ha pensato: “neanche adesso che mi sono ritirato mi lasciano in pace!”);
3.      per la vittoria di Bersani alle primarie: egli è convinto che il candidato del centrosinistra sia un avversario alla sua portata, se il candidato fosse stato il giovane Renzi, probabilmente avrebbe sfidato un altro giovane promettente, Alfano.



Il Cavaliere è stato altresì abile e saggio a bleffare, proponendo Monti alla guida di tutti i moderati, ben sapendo che il Professore e gli alleati si sarebbero tenuti alla larga dal Pdl: ha preso tempo quietando le ire di tutta l’Europa, ha giustificato con quel rifiuto il suo ritorno ed ha evitato la scissione dei montiani nel suo partito (c’è stata solo qualche piccola defezione). La partita a scacchi è proseguita con la Lega Nord, al quale interessa solo portarsi a casa la Presidenza della Regione Lombardia (se vi riuscirà tutte le presidenze delle grandi regioni del nord saranno nelle proprie mani) e non è interessata molto alle poltrone romane: ci credo, alcuni suoi rappresentati ci sono stati sopra per molti anni senza riuscire ad avere il federalismo (fiscale ed amministrativo), con  maggiore autonomia regionale rispetto allo stato centrale. I leghisti per riuscire nel loro intento hanno dovuto allearsi per l’ennesima volta con quelli del Pdl: essendo la Lombardia una delle regioni chiave al Senato, senza l’alleanza su scala nazionale, il partito berlusconiano non avrebbe mai appoggiato quella regionale lombarda. Così si è giunti ad un compromesso: Berlusconi capo della coalizione, in seguito ed in caso di vittoria sarà deciso il nome del Presidente del Consiglio ed alleanza Ln – Pdl, in Lombardia, alla Camera e al Senato.  Potrebbero ripetersi le sorprendenti esperienze del 1994 (vittoria del Polo delle Libertà e del Polo del Buongoverno contro un centro e una sinistra separati) e del 2006 (vittoria di strettissima misura, contro tutte le aspettative, del superfavorito centrosinistra e straordinario recupero del centrodestra). Anche se quelle prestazioni passate non si ripeteranno, sarà già un grosso successo arrivare ad un governo di compromesso e di larghe intese, mandando all’aria gli inciuci catto-comunisti a causa del Pdl, che per la sua prestazione elettorale dovrà essere coinvolto per forza. Berlusconi, protagonista della campagna elettorale, potrebbe fare la differenza ancora una volta, però, visto che inizia ad avanzare inesorabilmente negli anni, mi chiedo: che cosa sarà del suo partito quando non potrà scendere più in campo?