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mercoledì 3 luglio 2013

191) CHE SCANDALI!

SOLIDARIETÀ A BERLUSCONI PER L’ASSALTO GIUDIZIARIO, MA NO ALLA TRASFORMAZIONE DEL “POPOLO DELLA LIBERTÀ” IN “FORZA ITALIA”, SOPRATTUTTO PER RISPETTO PER GLI ORIGINARI DI “ALLEANZA NAZIONALE”. 


La sentenza di Primo Grado del processo Ruby è stata vergognosa: senza prove e con più di trenta testimoni che hanno smontato le accuse rivolte a Silvio Berlusconi, compreso un questore di Polizia, l’imputato ha avuto una condanna a 7 anni di reclusione, oltre ovviamente all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. È stata una vera stangata che neanche gli assassini più incalliti ricevono! Ma in che razza di paese viviamo??? La giustizia italiana (una parte, non tutta) anziché occuparsi dei crimini veri, delle cose serie, perde tempo con queste cretinate: soltanto se riguardano alcuni però. Quando ci sarà per il caso Monte dei Paschi di Siena un simile assalto mediatico – giudiziario???

Una parte politica non riesce a piegare il suo solito avversario con le elezioni, non lo abbatte mai, neanche quando sembra destinato al tramonto, e tenta di farlo in altre maniere: sono dei metodi leninisti – stalinisti e quando si raggiunge lo scopo di intona “Bella Ciao”. Ora coloro che si erigono a puritani, a palatini della moralità, dimenticano quando prendevano in giro il Papa e la Chiesa che parlavano di ferree regole per la sessualità? Tutto sommato il proprio tempo l’ha fatto Berlusconi: ha quasi 77 anni, ha vinto per 3 volte le elezioni, ha governato, sommando i vari periodi, 9 anni e 2 mesi; nessuno nella storia della repubblica ha fatto meglio di lui. Per cui se dovesse essere costretto con forza a lasciare la politica non avrà nulla da recriminare dal punto di vista della carriera, considerando anche l’età avanzata, sarà il metodo vergognoso che non andrà. Gli converrà governare ancora con chi lo sta “uccidendo”? Staccherà la spina all’esecutivo prima che arrivi una condanna definitiva? Penso che non lo farà nell’immediato, soprattutto per timore che si formino altre maggioranze di governo per evitare il voto anticipato. Le nuove elezioni politiche generali non sembrano un miraggio, il clima da campagna elettorale non si è mai arrestato dallo scorso febbraio.




In questo contesto corrono delle voci, sempre più insistenti, della risurrezione di “Forza Italia” e dell’accantonamento del “Popolo della Libertà”. Gli ex forzisti sono entusiasti di quest’idea, gli ex An non lo sono affatto. Non mi sembra una buona iniziativa: significherebbe ammettere un fallimento. Non si può stare a fondare o a resuscitare partiti ogni 3 – 4 anni. Servono idee, proposte, non nomi. Siamo giunti a questo grande partito Pdl, il frutto delle molte anime del centrodestra italiano, ora torniamo indietro e buttiamo tutto all’aria? Dai, non siamo ridicoli. Negli Stati Uniti sono secoli che ci sono gli stessi grandi partiti, in Italia se ne fondano o si rifondano ogni anno. Se il partito si chiamerà Pdl o FI i potenziali elettori saranno sempre gli stessi, non cambierà nulla; i fautori di questo progetto dicono che così facendo si tornerà allo spirito del 1994, magari lanciando in campo la figlia del grande capo e riproponendo il celebre inno, ma visto che i tempi sono cambiati e le esperienze di governo non sono mancate, tutto potrebbe ritorcersi contro, così da puzzare di stantio.

Per questo sarà meglio proseguire con il Popolo della Libertà, non ammettendo recriminazioni per questa fusione, guardando avanti senza più voltarsi, in questo modo si rispetterà l’ex partito Alleanza Nazionale, diverso da Forza Italia, che vi ha aderito. Io, come molti altri, da sempre ci siamo impegnati per portare dentro il Pdl i valori ed i principi di quella che era An, in modo da non far sembrare il partito troppo forzista, troppo di centro. Il mio blog è nato nel 2009, lo stesso anno del Pdl: è una bella coincidenza. Se rifonderanno Forza Italia sarà una grande delusione per me: la fine del sogno di questo grande partito. Il mio entusiasmante impegno di 4 anni e ½ non sarà servito a nulla!

5 commenti:

  1. «Contrordine Azzurri! La frase pubblicata sul Giornale: “Berlusconi rifarà Forza Italia” contiene un refuso, per cui va letta: “Berlusconi rifarà forse l’Italia”. A questo punto, tutte le bandiere con il nuovo-vecchio simbolo già esposte su sedi e balconi vanno immediatamente ritirate, tutte le entusiastiche dichiarazioni vanno decisamente smentite mentre il prolungato applauso che ne aveva accolto l’annuncio va convintamente negato». Giovannino Guareschi non è più con noi, purtroppo, ma non v’è dubbio che da irriducibile anticonformista qual era non avrebbe esitato un solo attimo a sbertucciare l’obbedienza, cieca, pronta ed assoluta imposta dal centralismo carismatico ai dirigenti dell’ultimo partito simil-leninista rimasto sul suolo italico: il Pdl.
    Ironie a parte, a leggere la stampa solitamente bene informata circa le intenzioni del Cavaliere, pare infatti che il ritorno a Forza Italia, dato per realizzato entro luglio, subirà uno slittamento a settembre. «Tempi tecnici necessari», minimizzano da Arcore, ma in politica, si sa, il calendario non è mai una variabile indipendente e a dispetto degli unanimismi di facciata l’incertezza sulla prospettiva è destinata a mettere ancor a più dura prova la problematica coesistenza interna tra falchi e colombe, oggi già divisi dalla posizione sul governo, dalla legge elettorale e dal voto sulla Santanché. L’infuocata riunione del gruppo alla Camera, cui ha partecipato anche Alfano, è stata in tal senso emblematica. Nulla di strano, quindi, se il termine di settembre rischierà di slittare a sua volta.
    L’impressione che se ne ricava è perciò quella di un partito che sta navigando a vista, il cui gruppo dirigente è pronto ad assecondare risposte organizzative pur di eludere il problema politico. Non gli sfugge, infatti, che il Pdl attuale è un gigante incatenato alla leadership berlusconiana, che ne rappresenta la forza insostituibile e nello stesso tempo il limite invalicabile. È un nodo che non può essere sciolto senza compromettere il futuro dell’intero centrodestra e dell’assetto bipolare del nostro sistema politico. Il primo a capirlo, più e meglio degli altri, è proprio il Cavaliere. Il “fuoco amico” sul ministro Quagliariello a copertura dell’attuale Porcellum elettorale ne è la prova più evidente. Il solo discuterne innesca il festival delle ipotesi alternative al vigente meccanismo di nomina dei parlamentari. E, di fatto, oggi questo equivale a un attentato alla leadership di Berlusconi.
    Se, come pare, le cose stanno così, è fin troppo evidente che al Pdl non manca una strategia purchessia ma manca, soprattutto, l’exit strategy nella malaugurata ipotesi di condanna definitiva di Berlusconi in autunno. Ove mai dovesse accadere, tutti i ragionamenti sullo spacchettamento del partito, sulla sua riorganizzazione in chiave giovanilistica e imprenditoriale ed il suo organigramma non avrebbero più senso. A quel punto l’unico elemento da valutare è capire se ed in che misura al Pdl (o Forza Italia) sarà adattabile lo schema in uso nel movimento grillino, cioè del leader esterno al Parlamento. È uno schema che non sta dando buoni frutti e non è escluso che, nel caso di specie, possa darne addirittura di avvelenati.
    Va da sé che uno scenario del genere non è auspicabile in nessun caso. L’espulsione per via giudiziaria del leader che piaccia o meno ha segnato vent’anni della nostra vicenda nazionale, non potrebbe mai essere seguito da una ripresa ordinata e serena della vita politica ed istituzionale. Sarebbe l’ennesimo trauma della storia italiana. E questo non è solo un affare del Pdl o di quel che (forse) ne prenderà il posto.

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  2. Ci sono sentenze che appaiono spropositate, esagerate, motivate da criteri politici che poco hanno a che fare con la giustizia. E che riaprono ferite difficili da rimarginare, evidenziando i due pesi e le due misure della magistratura italiana. E’ il caso di Angela Raso, madre di Luca, ragazzo romano che all’età di vent’anni è precipitato dai bastioni del Forte Belvedere di Firenze. Era il 2 settembre 2006, 21 mesi dopo la stessa sorte toccherà a Veronica Locatelli. Due giovani ragazzi morti per la superficialità e le carenza delle misure di sicurezza. Per questo motivo, dopo 7 anni sono stati riconosciuti colpevoli di omicidio colposo prima il diringente dell’associazione “Teatro Puccini” che gestiva il complesso architettonico, Lorenzo Luzzetti, condannato a otto mesi di reclusione in primo grado e in Appello, poi in un altro processo il direttore della direzione Cultura del Comune di Firenze, Giuseppe Gherpelli, e l’ex assessore alla cultura Simone Siliani, condannati in primo grado rispettivamente a 10 mesi e un anno, mentre la pubblica accusa aveva chiesto dai due anni ai due anni e mezzo. Condanne blande, inaccettabili. E una ferita che si riapre dopo la condanna a 7 anni a Berlusconi per reati non certo paragonabili ad un omicidio colposo.

    Angela Raso, le condanne per omicidio colposo per la morte di suo figlio non superano l’anno di reclusione. Cosa si sente di dire?
    Sono state condanne per omicidio colposo, un reato che dovrebbe essere considerato grave. Dopo aver appreso la notizia dei 7 anni comminati a Berlusconi non ci ho più visto. Non voglio difendere Berlusconi, quello che fa lui in privato non è un problema mio. Ma non credo che questo sia il modo di fare giustizia.
    La morte di suo figlio poteva essere evitata. Quali sono state le negligenze?
    Innanzitutto è bene ribadire che né da parte di mio figlio né da parte di Veronica Locatelli ci sono stati imprudenze. Quel posto non era sicuro, l’aveva già rilevato il consigliere comunale Giovanni Donzelli, l’unico ad aver portato la questione in Comune. Prima che accadesse a mio figlio, erano già caduti dei cani, alcuni sono morti altri no: ci sono stati 5 o 6 episodi di questo tipo nell’arco di 3-4 anni. Poi è toccato a mio figlio, 21 mesi dopo a Veronica. Sul sito di Veronica Locatelli sono elencate tutte le segnalazioni rimaste inascoltate. Quel posto non era sicuro, il buio ha fatto il resto. Ma nessuno ha fatto mai nulla per evitare queste morti inutili.

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  3. E poi, la giustizia che non ha fatto giustizia…
    Giustizia non è vendetta, sia ben chiaro. Perché in ogni caso ormai è impossibile fare giustizia sulla morte di mio figlio. Anche se mi dessero il via libera per decapitare i responsabili della morte di mio figlio, non otterrei nulla. Non servirebbe a riportarmelo indietro. Ma quello che fa più male è vedere come funziona in Italia. Per un omicidio colposo, viene ridotta la pena rispetto alla richiesta della pubblica accusa. Per il caso Ruby, invece, la pena è addirittura aumentata. E un ubriaco o drogato che uccide mettendosi alla guida finisce agli arresti domiciliari. Questa non è giustizia, vorrei urlarlo ai quattro venti.
    Osservando le tempistiche, nel vostro caso stupisce anche la lentezza del processo…
    Anche in questo caso, quando c’è la politica di mezzo i giudici bruciano le tappe, fissano udienze una dietro l’altra, anche nel week-end. Così è stato per Berlusconi. Per me, invece, la media era di un’udienza ogni 40 giorni circa. Sono passati 7 anni, abbiamo solo una condanna in primo grado e una in Appello. C’è tempo fino ad inizio 2015 per evitare la prescrizione, non vorrei che stiano rallentando apposta.
    Insomma, se c’è da incastrare i nemici politici i processi corrono. Ma se c’è da difendere i semplici cittadini, se la prendono comoda…
    In realtà anche il nostro processo è stato politico. La giunta coinvolta era di centro-sinistra. E il pm voleva addirittura archiviare il caso, tanto che all’epoca l’onorevole Gramazio presentò un’interrogazione parlamentare all’allora ministro della Giustizia, Clemente Mastella. E alla fine la richiesta di archiviazione fu respinta. Ogni tanto vado a vedere le udienze del processo per la morte di Veronica, che attende ancora una sentenza di primo grado. Gli imputati sono quasi gli stessi del processo per la morte di mio figlio, c’è anche l’ex sindaco di Firenze Leonardo Domenici. Ecco perché dico che, purtroppo, anche questi processi sono politici. Ma nel senso opposto di quelli di Berlusconi.
    La sperequazione tra le due sentenze ha aumentato la rabbia?
    Sicuramente sì. Devo dire che senza la sentenza di ieri contro Berlusconi mi sarei anche tenuta l’anno di condanna a Siliani e i 10 mesi a Gherpelli. Ma vedere come funziona la giustizia in Italia e come viene strumentalizzata politicamente fa male. Molto male.

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  4. Pdl primo partito nelle intenzioni di voto. E il suo fondatore lo vuole rottamare?
    di Marcello de Angelis/mer 4 settembre 2013/19:07

    Non per fare il Pierino, ma vale la pena di concedersi un supplemento di riflessione sull’annoso “ritorno a Forza Italia”. Potrebbe certo sembrare tardivo visto che la nostra estate è già stata turbata da manifesti o addirittura banner aviotrasportati che annunciavano il “ritorno” come cosa fatta. Forse, inoltre, come dicono i più intelligenti, le ragioni per cui si dovrebbe archiviare il Pdl e rilanciare un partito di venti anni fa non sono quelle ufficiali o note e allora lì uno alza le mani. Fatto sta che, spogliandosi delle passioni dei tifosi, il dato che il Pdl – in seguito alla condanna di Berlusconi oltreché ovviamente all’ottenuta abolizione dell’Imu – sia ritornato in testa al gradimento dell’elettorato italiano, fa un po’ a cazzotti con qualunque progetto di cancellazione o di stupro di questo grande cartello. Se il senso è prendere più voti, meglio un partito diffuso che è in testa nei sondaggi (quello Ipr ne è una prova) che il rilancio di una esperienza parziale ancora tutta da testare. Altra cosa ovviamente sarebbe una Forza Italia componente del Pdl come per capirci altre formazioni già esistenti, ma solo se Berlusconi è il leader di tutti e non solo di Forza Italia. Ma allora a quel punto avrebbe senso questo ritorno indietro? Non sarebbe più logico continuare con il Pdl con tutti dentro senza scatenare faide sui territori tra figli e figliastri, senza consegnare mandati in bianco a cavalli senatorii che, come e peggio di quanto accaduto, gestirebbero il nuovo-vecchio partito come una catena di franchising, impennandosi sul nome di Berlusconi (ma vieppiù nascondendocisi dietro)?. Pare che ci siano anche dei sondaggi che sostengono che l’82 per cento degli attuali elettori del Pdl vedrebbe con favore un ritorno al vecchio conio. Ma allora perché scontentare il restante 18 per cento? Tanto quell’82 ti vota sia che ti chiami Pdl che Forza Italia. Meglio 100 moderatamente soddisfatti che 82 entusiasti e 18 delusi. O no? E forse magari il senso della politica sarebbe quello di andare a recuperare quegli altri milioncini di elettori che votavano il Pdl e a hanno disertato le urne. Non è che quelli ci tornano se gli riproponi Forza Italia. Senza volersi sostituire agli esperti di marketing – che ormai sembra abbiano preso il posto dei politici – facendo i conti della serva sarebbe meglio tenersi il consenso che il Pdl ha già e correre dietro ai suoi ex elettori: 100 più uno fa 101, 100 meno 18 fa 82. Con quale delle soluzioni si vince di più?

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  5. Il Cav., il video e l’unico senso possibile del ritorno di Forza Italia

    E’ facile immaginare il sarcasmo che sarà dedicato dai numerosi antipatizzanti all’annuncio della rifondazione di Forza Italia da parte di Silvio Berlusconi, in un momento drammatico della sua vicenda umana e politica. In effetti raramente i tentativi di rilancio di formazioni politiche del passato sono riusciti. Dal caso tragico del fascismo repubblicano, a quello quasi comico della rifondazione comunista, senza dimenticare il ritorno tutto sommato poco esaltante dei cattolici democratici alla sigla sturziana del Partito popolare, le riesumazioni delle sigle “originarie” dopo una sconfitta o una crisi bruciante non hanno dato quasi mai gli esiti sperati.

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