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domenica 5 giugno 2016

315) QUALE FESTA REPUBBLICANA?


UNA VOLTA IN OCCASIONE DELLA PARATA MILITARE DEL 2 GIUGNO SI SENTIVA L’ORGOGLIO DI UN’APPARTENENZA PATRIOTTICA CHE OGGI NON SI PROVA PIÙ. 


In questo giugno 2016 la Repubblica Italiana sta festeggiando il suo 70° anniversario. Possibili brogli al referendum monarchia/repubblica portarono settant’anni fa alla nascita di questa forma istituzionale (c’erano gli americani che volevano la repubblica ad ogni costo). Non so se effettivamente quelle scorrettezze ci furono o no, in ogni caso non credo che la storia italiana degli ultimi settant’anni sarebbe cambiata molto con i re al posto dei presidenti della repubblica: i monarchi avrebbero svolto le stesse funzioni di arbitri imparziali, dando gli incarichi di governo ai rappresentanti dei partiti più votati e la Nato non avrebbe mai permesso delle svolte autoritarie antidemocratiche. I pochi movimenti monarchici che ci sono oggi in Italia puntano di più sul ramo Savoia Aosta, che sui discendenti diretti dei Savoia ultimi Re d’Italia: probabilmente perché Umberto II, il Re di maggio, preferì far interrare con la sua salma, sotto le sue ascelle, i sigilli reali, anziché consegnarli al figlio Vittorio Emanuele; dopo che quest’ultimo sposò una borghese i rapporti tra i due si incrinarono. 



Ricominciando a parlare delle  commemorazioni per il sette decenni della Repubblica d’Italia, con le solite parate militari che ci sono ogni 2 giugno, constato che ormai non provo più quell’orgoglio patriottico vedendo i vari reparti militari che sfilano e le istituzioni che assistono. Le forze armate italiane, capeggiate da quei governanti, dovrebbero difendere la patria, i suoi sacri confini, non essere le fautrici di un’infinita invasione che alla lunga distruggerà la nostra civiltà e tutto quello che con sacrificio abbiamo conquistato. Le stragi in mare continuano nonostante l’impegno delle molte marine europee per scongiurarle. Ogni tanto Renzi e Mattarella si fanno i loro giri in Africa: anziché dire che in Europa, in Italia specialmente, c’è crisi, la povertà e la disoccupazione aumentano, invece di spronare gli africani più colti, più benestanti, ad impegnarsi per lo sviluppo del loro continente con l’aiuto europeo ed invitarli a non consegnare i loro risparmi ai criminali che li porteranno alla morte, dicono, che non serve costruire muri, che loro vanno a prendere tutti e i molti media della loro parte danno manforte. Il messaggio che viene recepito è il seguente: è cosa buona e giusta affidarsi ai trafficanti di uomini ed ammucchiarsi al’inverosimile in delle piccole imbarcazioni fatiscenti. All’inizio dicevano che accoglievano solamente chi fuggiva dalle guerre (una piccola percentuale tra coloro che arrivano): a tutti sembra che nessuno viene identificato ed ognuno è libero di scorazzare senza né arte, né parte, per tutta Italia, in tutta Europa, finendo tra le grinfie della delinquenza e del terrorismo islamico. Anche lo status di rifugiato viene concesso con superficialità: alcuni basta che si dichiarano omosessuali (già, perché in molti stati africani l’omosessualità è un reato) ed è fatta. Tutta Europa si sta blindando, solo noi no. Recentemente il Dalai Lama, il capo della religione Buddista (il Buddismo è una religione tanto in voga tra gli intelletti di sinistra), ha dichiarato che l’Europa non può perdere la sua anima, il suo sangue, divenendo araba e musulmana; aggiungendo a quanto detto, che è meglio che gli immigrati si impegnino nei loro paesi. Quel poco di autorità che c’è in Libia si è detto disponibile a tornare agli accordi stipulati con Gheddafi (chissà i libici quanti soldi vorranno però), atti ad impedire le partenze illegali verso la Sicilia e così salvare veramente le vite: perché aspettare ancora e non approfittare di quella proposta? Un governo non di sinistra avrebbe colto al volo l’occasione, per cui dovrà insediarsi il prima possibile: il referendum di ottobre per provare a mandare a casa questo esecutivo è troppo lontano. Si stanno raccogliendo le firme per un altro quesito referendario, il quale tenterà di abrogare alcune norme della legge sulle unioni civili, così almeno, in caso di successo, si salverà la sacralità della famiglia, considerando che quelle patriottiche e religiose sono andate perdute. 


Concludo gioendo alla conclusione (si spera definitiva) della vicenda dei due marò tenuti prigionieri in India per alcuni anni: la loro mancata partecipazione alla parata militare del 2 giugno, anniversario della Repubblica, sono stati degli ennesimi motivi di non piacimento di quella sfilata e della perdita dell’orgoglio dell’appartenenza alla patria italiana.

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