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martedì 11 dicembre 2018

409) TRAGEDIE SCONOSCIUTE



Ucraina, Stalin fece 7 milioni di morti. Più di Hitler. Ma nessuno ne parla

mercoledì 28 novembre 17:37 - dI Antonio Pannullo




Tutta l’Ucraina celebra in questi giorni uno dei più grandi, forse il più grande, olocausto del Novecento, l’Holodomor, che letteralmente significa “morte per fame”. Di che si tratta? In Europa, e ancora meno in Italia, non si è mai parlato di quello che è uno dei più grandi crimini del comunismo, che al pari di altri, continua a essere sistematicamente oscurato dalla storiografia e dai media. La strage avvenne dal 1929 al 1933, governante Stalin, e ancora oggi è incerto il numero delle vittime: le fonti più attendibili fanno variare il numero dei morti da 7 a 10 milioni, anche se altre fonti riducono la cifra a 4/5. L’Unione Sovietica ha sempre messo la sordina alla vicenda, e anche dopo la guerra Onu, Ue, Nato e le altre organizzazioni sovranazionali non hanno mai ricordato la vicenda. Solo in Ucraina la ricorrenza è annualmente ricordata, proprio negli ultimi giorni di novembre. Purtroppo, ad oggi, solo 23 Paesi e il parlamento europeo hanno riconosciuto l’Holodomor come genocidio. Molti Paesi, tra cui l’Italia, non lo hanno ancora fatto.
Così Stalin pianificò l’Holodomor
Tutto iniziò quando Stalin si mise in testa di razionalizzare tutto il Paese, sia dal punto di vista agricolo sia da quello industriale. L’Ucraina, come è noto, forniva all’Urss il 50 per cento della produzione agricola. Il comunismo, come si sa, portò sotto il controllo dello Stato terre e produzione. In Ucraina invece, tradizionalmente, le terre erano frammentate in piccole proprietà agricole appartenenti ai Kulaki. L’Urss non poteva tollerare questa suddivisione e con la forza avviò il processo chiamato di “dekulakizzazione”, per mettere i Kolchoz (cooperative agricole) al loro posto. Tutti i milioni di kulaki che rifiutavano la collettivizzazione comunista vennero uccisi o deportati in Siberia e nelle regioni artiche. I pochi sopravvissuti vennero vessati in maniera tale da rendere loro impossibile la sopravvivenza: le quote da consegnare allo Stato divennero altissime, e spesso le guardie rosse sequestravano tutti i generi alimentari posseduti dai contadini. Tutto veniva requisito, dal grano alla farina al pane alle verdure, le bestie venivano uccise perché i contadini non dovevano possedere nulla. Il risultato fu che milioni di persone morirono, la produzione agricola crollò, ma Stalin la ebbe vinta. Il suo intento infatti non era tanto aumentare la produzione agricola, quanto piegare i kulaki e con loro tutti gli oppositori alla dittatura comunista.
L’Holodomor fu un esempio per gli oppositori al comunismo
Stalin, insomma, ci si mise d’impegno per dare un esempio: e lo diede. Fino al 1989 nessuno osò più ribellarsi alla feroce dittatura comunista, pena la morte o il gulag. I comunisti infatti non si limitarono – si fa per dire – a uccidere fisicamente gli oppositori, ma intesero privarli di tutte le forme di sostentamento, fargli terra bruciata. Per aiutare il processo di collettivizzazione, il Pcus inviò in Ucraina decine di migliaia di commissari governativi e circa 25mila operai delle imndustrie per far funzionare i kolchoz. Vi furono ovviamente incidenti, che furono represso nella maniera più brutale possibile. Il termine kulaki servì presto a definire tutti quelli che si opponevano al regime. Furono messi sotto inchiesta dieci milioni di contadini, di cui la maggior parte – come disse Stalin – furono annientati. Quando, nel 1932, Mosca ricevette solo il 39 per cento della produzione richiesta, Stalin dette la colpa ai kulaki e al loro presunto sabotaggio, con le conseguenze che si possono immaginare. Esecuzioni sommarie, fucilazioni, incarcerazioni, deportazioni, si susseguirono a milioni, nell’ignoranza e nell’impotenza dei Paesi occidentali. La repressione si intensificò: tutto veniva confiscato, e il Commissariato del popolo per gli affari interni, il famigerato Nkvd, proibì il commercio dell’Ucraina all’esterno e i viaggi. Per fare questo l’esercito circondò i confini isolando di fatto l’Ucraina dal resto dell’Urss e causando appunto la morte per fame. Un po’ come avvenne, in tempi più recenti, per il Biafra nigeriano, isolato e piegato con la carestia dal regime nigeriano. Tutta l’Ucraina a quel punto divenne un enorme campo di sterminio e il governo sovietico impedì i viaggi in Ucraina, soprattutto agli stranieri. Negli anni seguenti le cose peggiorarono: il granaio dell’Urss divenne un’area depressa, e altre persone morirono negli anni seguenti a causi di quel deliberato atto genocida teso a piegare la resistenza dei contadini ucraini.
L’Urss nascose l’Holodomor per anni
L’Urss nascose la vicenda per anni, e dell’Holodomor si iniziò a parlare soltanto durante la perestroika di gorbacioviana memoria, ma nelle scuole di tutto il mondo, ad eccezione di quelle ucraine. dell’Holodomor non si parla, così come per decenni non si è parlato dei massacri delle foibe, delle fosse di Katyn, inizialmente attribuite dai comunisti ai tedeschi, o di altre atrocità “scomode”. La cifra delle vittime è ancora molto dibattuta, e oggettivamente è difficile quantificarla, ma la cifra dei 7/10 milioni di morti fu fatta alla 61ma assemblea delle Nazioni Unite. La vicenda dell’Holodomor ucraino è paradigmatica di come siano trattati alcuni massacri rispetto ad altri. Così il genocidio armeno, ancora oggi negato per ragioni politiche e geopolitiche, le atrocità dei partigiani italiani, negato per opportunità politica, il citato genocidio del Biafra, e soprattutto l’Holodomor, il massacro più grande, o tra i più grandi, del Novecento, negato per non dispiacere prima all’Urss e poi a tutta la sinistra internazionale, per non disturbarla nella sua corsa al potere in tutto l’Occidente.



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