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domenica 31 gennaio 2021

461) LE MINORANZE PERSEGUITATE (IERI ED OGGI)

 

ANCORA OGGI (COME IERI) CI SONO MINORANZE ETNICHE O RELIGIOSE PERSEGUITATE, IN PRIMIS I CRISTIANI DEL MEDIO – ORIENTE E DELL’AFRICA, I QUALI CI METTONO IN GUARDIA DEI RISCHI CHE POTREMMO CORRERE ANCHE NOI IN FUTURO.

 


Ogni anno a fine gennaio si celebra giustamente la Giornata della Memoria, in cui si ricorda lo sterminio del popolo ebraico durante l’ultima guerra mondiale. Il 10 febbraio invece si ricordano i martiri italiani della Venezia Giulia, uccisi e gettati nelle cavità carsiche chiamate foibe. Nel corso dei secoli ci sono stati molti stermini di minoranze etniche e religiose che si distinguevano dalla maggioranza della popolazione del territorio in cui vivevano, seppur con modi e circostanze diverse dai due tragici eventi del ‘900 che ho citato: i popoli antichi, tra cui romani, barbari e altri uccidevano e schiavizzavano molti tra coloro che sottomettevano, i nativi americani subirono massacri, così come gli armeni. Negli anni 1990 abbiamo assistito alle guerre di Jugoslavia, le quali hanno dimostrato che non sempre si sta in fratellanza ed in armonia in una società multietnica. L’esodo degli italiani dall’Istria e dalla Dalmazia (che preferirono emigrare piuttosto che divenire jugoslavi) fece divenire slave delle terre da secoli italiane: oggi di italiano in quelle zone ci sono soltanto gli elementi architettonici. Fu un errore quell’esodo che cancellò ogni traccia d’italianità in quei luoghi.



Oggi, al contrario, ci sono delle campagne (con tanto di finanziamenti) per non far sparire alcuni popoli oppressi (minoranze nelle loro nazioni) di millenaria presenza nei territori mediorientali, culla delle civiltà. Si tratta principalmente delle minoranze cristiane che si riducono numericamente sempre di più, perché perseguitate o cacciate dalle loro terre, in cui nacque e crebbe il cristianesimo. Oltre al Medioriente i cristiani subiscono stermini in Nigeria, in altri parti dell’Africa, in Pakistan e un po’ ovunque. Nelle nazioni tradizionalmente cristiane più avanzate, dove si assiste ad un processo di secolarizzazione, aumentano, senza alcuna persecuzione in atto, le genti di fedi diverse, con l’assenso di una Chiesa Cattolica sempre più allineata, in questo campo, al progressismo politico. Ci sono però delle opinioni di alcuni prelati della Chiesa, alcuni dei quali provenienti dalle terre di emigrazione, che non rispecchiano quei pensieri: qualche papa del passato, tra cui Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, tutelava il cosiddetto “diritto a non emigrare”, cioè la necessità per i Paesi meno sviluppati di avere a disposizione le migliori risorse umane per un concreto sviluppo, specie quei giovani preparati che sono i più propensi ad emigrare”. Anche molti vescovi africani sono dello stesso avviso. Alcuni cristiani che hanno provato sulla loro pelle le violenze e la fuga dai loro luoghi natii, come quelli siriani e iracheni e che conoscono bene le realtà in cui vivono, ci ammoniscono, avvertendoci che le leggi, le mentalità e i modi di pensare del mondo che li circonda non sono come i nostri e un giorno potremmo trovarci anche noi nella loro stessa situazione se non porremo un freno all’immigrazione incontrollata di massa.


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