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lunedì 15 marzo 2021

464) CORSICA, ISOLA ITALIANA (PER GEOGRAFIA E CULTURA)


L’ITALIA FESTEGGIA I 160 ANNI DI UNITÀ POLITICA, MA ANCORA MANCANO DEI TASSELLI PER COMPLETARLA. IN CORSICA LA COSTITUITA ASSOCIAZIONE “PASQUALE PAOLI” HA LO SCOPO DI FAR RISCOPRIRE LE RADICI E LA CULTURA ITALIANA SULL’ISOLA, COME PRIMO PASSO VERSO LA DIFFICILE INDIPENDENZA DALLA FRANCIA.


IL 17 marzo 1861 a Torino fu proclamato il Regno d’Italia, dopo che c’erano stati vari conflitti per arrivarci. Per arrivare alla completa unità 160 anni fa mancavano ancora ampie porzioni di territorio italiano che furono redente negli anni, nei decenni successivi: 1866 Veneto, 1870 Roma, 1918 Trento, Trieste, Istria, Zara. L’Istria e Zara andarono perdute dopo l’ultima guerra mondiale, spopolandosi quasi interamente di italiani; oggi con la libera circolazione, nell’ambito dell’Unione Europea, alcune zone delle terre italiane che passarono alla Jugoslavia, potrebbero tornare a ripopolarsi dei discendenti italici dei giuliani – dalmati che scapparono per sfuggire alla pulizia etnica. In altri territori per geografia e per cultura italiani, come Nizza e Corsica, la scomparsa dell’italianità è avvenuta per altre ragioni. Soltanto la Savoia delle terre italiane passate alla Francia è sempre stata francofona. A Nizza, che diede i natali a Giuseppe Garibaldi e che appartenne a Casa Savoia per secoli, di italiano non c’è più nulla perché fu francesizzata completamente: i suoi abitanti dovettero cambiare i nomi e i cognomi dall’italiano al francese.

In Corsica invece solo in parte riuscì quell’operazione, poiché la lingua e la cultura corsa non riuscirono a cancellarla completamente. Oggi nell’isola la gente ha solo i nomi francesi, i cognomi sono molto simili a quelli italiani. La lingua corsa, parlata nella sua isola e anche a nord della Sardegna, deriva dal toscano (quindi dall’italiano); in molte parole (non in tutte) si differenzia dall’italiano solo per la u finale. Recentemente su quell’isola si stanno affermando dei movimenti politici autonomisti ed indipendentisti, i quali chiedono alla Francia il riconoscimento ufficiale dell’idioma isolano. Un tempo in Corsica anche l’italiano era lingua ufficiale, ma fu abolito a vantaggio del francese. Sono bene informato perché seguo attentamente un gruppo social della costituita “Associazione Pasquale Paoli” italo – corsa, il quale ha lo scopo di far riscoprire le radici e la cultura italiana sull’isola appartenente politicamente alla Francia. Questa associazione, fondata in parte da corsi trapiantati in Italia, ha come scopo finale l’indipendenza dell’isola e poi un’unione confederale con la Repubblica Italiana. Essa prende il nome dall’eroe corso Pasquale Paoli, che nei pochi anni di indipendenza dell’isola a metà ‘700, redasse una costituzione in italiano, nella lingua colta.

Statua al Pincio, Roma

"Siamo còrsi per nascita e sentimento ma prima di tutto ci sentiamo italiani per lingua, origini, costumi, tradizioni e gli italiani sono tutti fratelli e solidali di fronte alla storia e di fronte a Dio… Come còrsi non vogliamo essere né schiavi né "ribelli" e come italiani abbiamo il diritto di trattare da pari con gli altri fratelli d’Italia… O saremo liberi o non saremo niente… O vinceremo con l’onore o soccomberemo con le armi in mano... La guerra con la Francia è giusta e santa come santo e giusto è il nome di Dio, e qui sui nostri monti spunterà per l’Italia il sole della libertà." Pasquale Paoli

Il trattato di Versailles del 1769 (quando nacque il corso Napoleone Bonaparte che con la Francia sottomise l’Europa) stabilì il passaggio della Corsica dalla Repubblica di Genova (che la possedeva da cinque secoli circa) alla Francia, per i debiti contratti dai genovesi con i francesi, quando li invocarono per aiutarli a reprimere la rivolta corsa. In quel trattato c’era anche una clausola che stabiliva il ritorno della Corsica a Genova, se questa avesse pagato i debiti: su questo puntano gli indipendentisti odierni. Poiché la Repubblica ligure non esiste più, dovrebbe essere l’Italia a muoversi, ma al momento solo pochi parlamentari italiani si sono interessati a questa vicenda e non è neanche nell’attenzione mediatica. In un ipotetico referendum sull’indipendenza corsa vincerebbe sicuramente il no, per via dei molti francesi trapiantati sull’isola e a causa della paura di non disporre dei mezzi economici per essere un piccolo stato autosufficiente. Gli indipendentisti corsi puntano a far riprendere la residenza sulla loro isola ai loro corregionali emigrati in Francia e in Italia per affrontare senza paure l’eventuale referendum sul distacco dalla Francia e se raggiungeranno il loro obbiettivo, essi proporranno di stringere dei legami economici (e non) con l’Italia.

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