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domenica 29 settembre 2013

197) NO ALLO SCIOGLIMENTO DEL PDL

Sarà improduttivo ed inconveniente sciogliere il partito “Popolo della Libertà” per tornare a “Forza Italia”. Allora a cosa è servita la fusione di più partiti se poi si tornerà indietro? Sarà come ammettere un errore e non farà una buona pubblicità. Magari “Forza Italia” potrà essere un movimento interno, una corrente del Pdl, perché non tutti i suoi militanti e votanti hanno origine forzista, per cui non è giusto rinominare i gruppi parlamentari. Di seguito riportiamo le perplessità espresse in degli articoli giornalistici. Qualunque cosa accadrà non rinnegheremo tutto quello dichiarato finora in campo politico e giudiziario; come hanno fatto degli ex berlusconiani che, cambiato parere, si attaccano alla stampa di sinistra, in precedenza tanto detestata.



 

L'allarme dei sondaggi: "Forza Italia non ha più voti del Pdl"

Sui social il brand e il videomessaggio non spaccano: pochi commenti e la maggior parte negativi

 

All'indomani del video messaggio di Silvio Berlusconi, in concomitanza con l'apertura della sfarzosa sede del nuovo partito a piazza San Lorenzo in Lucina, la domanda è una: che appeal avrà Forza Italia sugli elettori? Riuscirà a stracciare il Pd alle prossime elezioni? I sondaggisti nei prossimi giorni saranno impegnati a intervistare ammiratori e detrattori nel tentativo di posizionare la creatura del Cav negli scenari prossimi venturi delle urne. Nicola Piepoli in realtà, rivela a La Stampa, ha già testato il vecchio brand: "E non vale né un punto di più, né un punto di meno del Pdl". Stessa valutazione da parte di Pietro Vento, direttore di Demopolis, secondo cui il marchio oggi dovrebbe aggirarsi sul 27%, quanto il Pdl nelle sue rilevazioni. Da parte sua Alessandra Ghilseri di Euromedia Research, le cui ricerche sono tenute in grande considerazione da Berlusconi stesso, è molto più possibilista: "Dipende da come si propone il marchio. C'è il rischio che sia vintage? Nel mondo della moda ci sono brand che, dopo aver vissuto un periodo di declino, ritrovando la propria storia degli inizi scoprono il futuro".
Floop sui social - Di certo c'è che il tanto atteso videomessaggio agli italiani non ha prodotto risultati eclatanti sui social media. Secondo la misurazione effettuata da Blogmeter su Facebook il post che lo ha annunciato ha registrato poco più di 11.000 interazioni, ben lontane dalle 46.000 registrate dal post dello scorso 2 agosto che annunciava il primo video messaggio del Cavaliere trasmesso due giorni dopo la sentenza di condanna per frode fiscale. Su Twitter sono state complessivamente 51.685 le citazioni. Blogmeter ha rilevato anche un picco di 17.363 citazioni tra le ore 18 e le 19 e un picco di 600 tweet al minuto alle ore 18.15. Anche in questo caso siamo ben lontani dal risultato ottenuto dal Cavaliere durante l'ultima campagna elettorale, quando ospite di Santoro a Servizio Pubblico, riuscì a stimolare una cascata di oltre 200.000 tweet in 5 ore di messa in onda con un picco di 1.885 tweet al minuto. Tra l'altro, ieri il mood degli utenti di Twitter è stato tendenzialmente a sfavore del Leader di Forza Italia con il 74% dei tweet negativi e il 26% positivi.



Pdl primo partito nelle intenzioni di voto. E il suo fondatore lo vuole rottamare? di Marcello de Angelis

Non per fare il Pierino, ma vale la pena di concedersi un supplemento di riflessione sull’annoso “ritorno a Forza Italia”. Potrebbe certo sembrare tardivo visto che la nostra estate è già stata turbata da manifesti o addirittura banner aviotrasportati che annunciavano il “ritorno” come cosa fatta. Forse, inoltre, come dicono i più intelligenti, le ragioni per cui si dovrebbe archiviare il Pdl e rilanciare un partito di venti anni fa non sono quelle ufficiali o note e allora lì uno alza le mani. Fatto sta che, spogliandosi delle passioni dei tifosi, il dato che il Pdl – in seguito alla condanna di Berlusconi oltreché ovviamente all’ottenuta abolizione dell’Imu – sia ritornato in testa al gradimento dell’elettorato italiano, fa un po’ a cazzotti con qualunque progetto di cancellazione o di stupro di questo grande cartello. Se il senso è prendere più voti, meglio un partito diffuso che è in testa nei sondaggi (quello Ipr ne è una prova) che il rilancio di una esperienza parziale ancora tutta da testare. Altra cosa ovviamente sarebbe una Forza Italia componente del Pdl come per capirci altre formazioni già esistenti, ma solo se Berlusconi è il leader di tutti e non solo di Forza Italia. Ma allora a quel punto avrebbe senso questo ritorno indietro? Non sarebbe più logico continuare con il Pdl con tutti dentro senza scatenare faide sui territori tra figli e figliastri, senza consegnare mandati in bianco a cavalli senatorii che, come e peggio di quanto accaduto, gestirebbero il nuovo-vecchio partito come una catena di franchising, impennandosi sul nome di Berlusconi (ma vieppiù nascondendocisi dietro)?. Pare che ci siano anche dei sondaggi che sostengono che l’82 per cento degli attuali elettori del Pdl vedrebbe con favore un ritorno al vecchio conio. Ma allora perché scontentare il restante 18 per cento? Tanto quell’82 ti vota sia che ti chiami Pdl che Forza Italia. Meglio 100 moderatamente soddisfatti che 82 entusiasti e 18 delusi. O no? E forse magari il senso della politica sarebbe quello di andare a recuperare quegli altri milioncini di elettori che votavano il Pdl e a hanno disertato le urne. Non è che quelli ci tornano se gli riproponi Forza Italia. Senza volersi sostituire agli esperti di marketing – che ormai sembra abbiano preso il posto dei politici – facendo i conti della serva sarebbe meglio tenersi il consenso che il Pdl ha già e correre dietro ai suoi ex elettori: 100 più uno fa 101, 100 meno 18 fa 82. Con quale delle soluzioni si vince di più?




 
Il Cav., il video e l’unico senso possibile del ritorno di Forza Italia

E’ facile immaginare il sarcasmo che sarà dedicato dai numerosi antipatizzanti all’annuncio della rifondazione di Forza Italia da parte di Silvio Berlusconi, in un momento drammatico della sua vicenda umana e politica. In effetti raramente i tentativi di rilancio di formazioni politiche del passato sono riusciti. Dal caso tragico del fascismo repubblicano, a quello quasi comico della rifondazione comunista, senza dimenticare il ritorno tutto sommato poco esaltante dei cattolici democratici alla sigla sturziana del Partito popolare, le riesumazioni delle sigle “originarie” dopo una sconfitta o una crisi bruciante non hanno dato quasi mai gli esiti sperati

1 commento:

  1. Se questa è la nuova Forza Italia, non è meglio tenersi il buon vecchio Pdl?
    di Marcello de Angelis/mar 1 ottobre 2013/16:37

    Editoriale
    Non si tratta di nostalgismo. D’altronde, malgrado le accelerazioni, mi sembra di poter dire che il Pdl esiste ancora e Forza Italia no. Quando Forza Italia e Alleanza nazionale si sciolsero per dare vita a una formazione che voleva esserne la sintesi e nel contempo qualcosa di nuovo che dava strutturazione ad un senso di appartenenza diffuso a livello popolare ma non ancora fatto proprio dai politici, ci furono perplessità e forse qualche mugugno, ma non il bailamme che sta investendo la non-nata formazione berlusconiana in questi giorni. Se si pensa che Antonio Martino – che già in piena ascesa del Pdl predicava il ritorno allo “spirito del ’94″ e a Forza Italia – oggi esprime anche lui perplessità, non sembra proprio che l’operazione nasca sotto buoni auspici. Il senso della nuova Forza Italia – l’hanno capito tutti – è di tornare a una formazione che sia “berlusconiana e basta”, eliminando qualunque velleità di identità composita o gestione plurale. Ma se la prima mossa è fare fuori la nidiata di Berlusconi che è cresciuta nel Pdl sa un po’ di tragedia greca. C’è la scelta: Kronos che divora i suoi figli o la Medea… Tutto sommato, checché ne dicano i sondaggisti che, con tutto il rispetto, stanno a metà tra quelli che fanno gli oroscopi e quelli che fanno le quotazioni in borsa (le quali però sono reali e trattano di patrimoni concreti che possono esser riallocati se le quotazioni scendono, mentre i voti no), il Pdl sembra un partito più affidabile, con una migliore performance e più adatto a rappresentare le sensibilità diffuse dell’elettorato. Che poi, al di là delle tifoserie, non vota solo pro o contro Berlusconi, ma anche su un programma di governo e sulle possibilità e capacità di realizzarlo. Quindi su una squadra. Tutto sommato, a Berlusconi non converrebbe di più essere l’elemento simbolico di sintesi di un cartello ampio in cui vari soggetti portano il proprio consenso anziché fare l’eremita su una montagna, ostaggio di un gruppo ristretto di cari amici che forse tutti insieme non sposterebbero diecimila voti? In politica si dovrebbe calcolare anche questo. O no?

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