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domenica 7 giugno 2015

273) ELEZIONI REGIONALI 2015

PRIMI CALI DI CONSENSI PER IL PD DI RENZI (PERÒ SE LA CAVA VINCENDO IN CINQUE REGIONI SU SETTE), SALVA LA FACCIA  BERLUSCONI GRAZIE AL SUO PUPILLO TOTI CHE ESPUGNA LA ROSSA LIGURIA, TRIONFO DELLA LEGA NORD, CHE DILAGA IN VENETO, RICONFERMANDO IL GOVERNATORE USCENTE, E CON LE SUE LISTE FA IL PIENO DI VOTI NELL’ITALIA CENTRO – SETTENTRIONALE, SFRUTTANDO ASTUTAMENTE IL MALCONTENTO PER L’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA.


Le elezioni regionali 2015 sono state tutt’altro che indolore per il centrosinistra italiano, nonostante il risultato favorevole di cinque regioni a due faccia credere l’opposto. Se il centrodestra oltre a Liguria e a Veneto avesse conquistato anche l’Umbria e non avesse perso la Campania (nonostante gli "impresentabili"), dove le partite se le è giocate sino in ultimo, sarebbe stato un trionfo assoluto e ci sarebbe stata la disfatta di Renzi. A dire la verità se ci fosse stata unità nel centrodestra in tutte le sette regioni, magari effettuando le primarie per stabilire i candidati, le sfide sarebbero state aperte ovunque, soprattutto nelle Puglie, dove la sinistra vince sempre grazie alle spaccature altrui e a Fitto soprattutto. Dopo il trionfo del Pd nelle elezioni europee dello scorso anno da queste elezioni regionali, in cui sono state chiamate alle urne sette regioni per le elezioni dei loro presidenti e dei loro consigli, molti si aspettavano la replica: addirittura si pronosticava nei primi mesi dell’anno che il Pd facesse capotto, vincendo per sette regioni a zero.


 Analizzando i dati delle singole liste regione per regione e facendo una media nazionale si denota: qualche milione di voti in meno per il Pd rispetto allo scorso anno, un’emorragia senza fine per Forza Italia, una tenuta del Movimento Cinque Stelle, una percentuale insignificante per Alfano ed un vero e proprio boom per la Lega Nord; non bisogna dimenticare però che il partito dell’astensione risulta sempre il primo. Riesce a salvare la faccia Berlusconi, il cui partito è in profonda crisi di consensi, grazie al suo nuovo delfino e portavoce Toti che si afferma nella rossissima Liguria: una novità, un volto nuovo giovanile che è stato visto in positivo dagli elettori e che si spera non faccia come i vari Fini, Alfano, Fitto. Il quadro politico delle regioni in generale è ben chiaro e sbilanciato nettamente a favore delle sinistre, che controllano sedici regioni contro la tre del centrodestra, ma la Liguria potrebbe essere un segnale di svolta. Dietro alla grande esplosione di consensi per la Lega Nord, non solo nella sua roccaforte del Veneto, c’è il malcontento popolare per il grande esodo biblico ed incontrollato dall’Africa verso l’Italia.

Non si cercano soluzioni vere, atte a bloccare questo mega affare per trafficanti, mafie, terroristi islamici (chissà quanti milioni ne porteranno da qui al 2018), ma ogni qualvolta si verificano dei naufragi si potenzia il pattugliamento del mare: così si incoraggiano sempre di più le partenze (e gli affogamenti) e siamo passati da circa mille arrivi al giorno a tremila – quattromila approdi giornalieri. I centri di accoglienza sono al collasso e non si sa più dove accogliere queste persone, di cui solo una piccola parte ha diritto allo status di rifugiato (Siriani, Somali ed Eritrei), le navi delle altre nazioni d’Europa partecipano sì ai soccorsi, ma portano tutti in Italia. La lieve ripresa tanto sbandierata dal governo e dai media di regime non si percepisce e la povertà tra gli italiani è in  costante aumento: giovani e meno giovani non sempre riescono a trovare degli espedienti per racimolare qualche soldo, come fanno questi immigrati, che arrivano in maniera sempre più massiccia, per pagarsi le traversate del mare. Coloro che non otterranno il diritto di rifugiato politico finiranno in tutta Europa a fare i barboni, in mano alla criminalità, agli schiavisti e ai terroristi islamici; allora non è meglio rimanere nei propri paesi e e rimboccarsi le maniche per la crescita? La Lega parla per ottenere consensi ma non ha soluzioni immediate per risolvere questo problema: ci vorranno mesi, addirittura anni, per stipulare degli accordi internazionali, soprattutto con la martoriata Libia, la quale pretenderà fiumi di denaro per bloccare le partenze illegali verso la fessa Italia. Questo le masse popolari lo sanno bene: se non lo sapessero non ci sarebbe tutta questa astensione, motivata dal fatto che ritengono che la politica sia tutto un magna – magna e la Lega otterrebbe la maggioranza assoluta dei consensi, almeno al nord. Morale della favole di queste regionali: un anno fa Renzi sembrava imbattibile, oggi non lo è più.   

1 commento:

  1. Immigrazione, Cacciari assolve Maroni: «I colpevoli sono la Ue e Renzi»
    di Redazione
    mercoledì 10 giugno - 09:49

    La lettera di Maroni ai prefetti contro l’accoglienza degli immigrati è “un’ altra miserabile strumentalizzazione del centrodestra. Ma il governatore della Lombardia è un falso bersaglio”, i veri responsabili sono “l’Europa. Quella dei Cameron. O quella della Spagna, che sui barconi direttamente spara. Gli inglesi nemmeno vogliono sapere dove sta il Mediterraneo”. Lo afferma Massimo Cacciari in un’ intervista a Repubblica. “Il fenomeno dell’immigrazione è totalmente non governato – sottolinea -. I centri di accoglienza scoppiano. Gli sbarchi invece di fermarsi si moltiplicano in modo vertiginoso. In quanti sono dall’ altra parte in attesa di salire sui barconi? Un milione, due, tre? La convivenza in certe zone delle nostre città diventa sempre più complicata. E per forza che la gente se ne lamenta, si sente sempre più insicura. E sappiamo che tipo di reazioni può innescare il sentirsi minacciati, le ronde e le spedizioni. L’ assenza di sicurezza può diventare letale per la democrazia. Il politico deve tenerne conto”.
    L’immigrazione e la demagogia

    «Quel che va dicendo Maroni lascia il tempo che trova – spiega ancora Cacciari -. Inapplicabile. Che coerenza e credibilità può avere del resto uno che da ministro dell’ Interno ha firmato e approvato la ripartizione degli immigrati fra le varie regioni, e oggi afferma il contrario». «La solidarietà è l’ ultimo anello – aggiunge -, viene in fondo, dopo una lunga catena di interventi fin qui tutti mancanti. Nessuna politica di partnership con i paesi dell’ altra sponda del Mediterraneo. Anzi, interventi militari e bombardamenti, appoggiati dal nostro paese, che hanno reso la situazione ancora più esplosiva. Nessun tentativo di stringere rapporti sul posto per tentare di sgonfiare le ondate dei profughi. Nessuna capacità di selezionare gli ingressi nel nostro paese, anche perché di nuova forza lavoro l’Italia ha bisogno, vista la natalità a tasso zero. Niente di niente».

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