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venerdì 9 dicembre 2016

337) NO AL REFERENDUM, NO A RENZI




LA SCHIACCIANTE VITTORIA DEL NO AL REFERENDUM COSTITUZIONALE HA PROVOCATO LA FINE DEL GOVERNO RENZI.

Votanti: 33.243.845 (65,47%)
Si: 13.432.208 (40,89%)
No: 19.419.507 (59,11%)



La prevedibile e scontata vittoria del no al referendum costituzionale ha determinato la caduta dell’esecutivo a guida Renzi. Gli italiani che sono andati a votare non hanno bocciato propriamente la riforma proposta; il no è stato rivolto soprattutto a Matteo Renzi e alle sue politiche. Gli italiani dall’estero hanno votato si in maggioranza: proprio perché risiedono lontano dalla loro terra non subiscono quelle politiche. Ci saranno dei motivi validi se ad esempio in Sardegna e in Sicilia, come in altre regioni del sud con povertà e disoccupazione in aumento e che subiscono le conseguenze di un’immigrazione clandestina massiccia, incoraggiata dal Governo, la percentuale del no è arrivata al 70%? (a Lampedusa il no ha raggiunto addirittura l’88%)

C’erano coloro che dicevano di pensare solo a quello che proponeva questo referendum, cioè la riduzione dei costi della politica, a non guardare alle altre politiche renziane che non c’entravano nulla o all’appartenenza politica avversa: perciò invitavano a votare positivamente. In pochi li hanno ascoltati, anche perché il fronte del no è stato molto agguerrito. È la seconda volta che una proposta di  riforma costituzionale viene bocciata: gli italiani sono troppo attaccati alla Costituzione cosi com’è, con i conseguenti alti costi della politica, oppure non va giù che qualcuno si prenda i meriti dei miglioramenti? Più la seconda risposta: nel 2006 aizzarono una campagna negativa contro Berlusconi e la Lega, autori di una riforma costituzionale, oggi la stessa sorte è toccata a Renzi. 



Egli, assieme ai suoi più stretti collaboratori, sono stati giudicati troppo arroganti e presuntuosi, in particolar modo il Presidente del Consiglio che si autoproclamò senza passare per le elezioni e pretese di mettere mano da solo alla riforma della Costituzione. Se avesse vinto il si il Presidente del Consiglio uscente avrebbe avuto un potere assoluto e gli avversari non avrebbero potuto governare in caso di vittoria. Sembra passato molto tempo dal giugno 2014, allorquando egli stravinse le elezioni europee, portando il Pd ad un 40%: in quel momento sembrava imbattibile. Quel 40% l’ha mantenuto pure stavolta, ma non è servito a niente perché gli schieramenti erano due e l’altro l’ha superato. Quella percentuale Renzi la vorrà sfruttare finché sarà calda, mentre il restante 60% si frammenterà: ragion per cui vorrà andare alle elezioni politiche al più presto possibile.

Saranno stati decisivi nel risultato referendario i dissidenti di sinistra contrari a questa riforma? Secondo me no: avranno influito al massimo per un 5 – 6%. Anche a destra ci saranno stati coloro che, infischiandosene delle indicazioni di voto dei partiti che tradizionalmente votano, sono andati in controtendenza. Il voler imporsi a tutti i costi, senza passare per le votazioni, potrebbe aver bruciato il presuntuoso fiorentino: avrebbe fatto meglio a lasciar Letta al suo posto per qualche mese, a sbrigare le principale urgenze, per poi presentarsi alle elezioni politiche come candidato Primo Ministro del centrosinistra.

Ora un governo di un paio di mesi per fare le leggi elettorali e poi tutti dritti al voto! Non bisogna dire “non voterò o voterò 5 Stelle”: attenzione a quelli, vi porteranno alla rovina. La soluzione per uscire da questo caos e da questo pantano in cui ci hanno condotto si chiama: Salvini – Meloni – Berlusconi.

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