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venerdì 9 febbraio 2018

379) PER GRAZIA RICEVUTA



“PER GRAZIA RICEVUTA” È UNA PELLICOLA DEL 1971, DIRETTA E INTERPRETATA DA NINO MANFREDI, CHE TRATTA I TEMI DEL DIBATTITO TRA RELIGIOSITÀ E INTEGRALISMO, TRA CONFORMISMO E TRADIZIONE, TRA IL CREDERE AI MIRACOLI O CONSIDERARLI FRUTTO DEL CASO. 


Navigando in rete si possono trovare e visionare integralmente dei film interessanti, dei veri capolavori della cinematografia italiana. Solitamente quando uno carica su internet un’opera cinematografica completa dopo qualche tempo viene fatta rimuovere da coloro che ne detengono i diritti e per vederla bisogna andare nei siti cinematografici a pagamento; qualcuno conosce dei trucchi per evitare la rimozione: l’inserimento dei sottotitoli in qualche lingua estera, oppure l’inserzione di un’introduzione prima dell’inizio dello spettacolo vero e proprio. Talvolta accade che sono gli stessi autori dei film che caricano le loro rappresentazioni cinematografiche e le lasciano visionare gratuitamente a tutti. Il film “Per grazia ricevuta” lo hanno caricato da diversi mesi ed è stato visualizzato quasi 40.000 volte. Espongo una breve trama, avvalendomi di varie recensioni.

Benedetto Parisi è un bambino orfano che vive con una zia in Ciociaria, dove inspiegabilmente parlano romano (probabilmente per far capire in tutta Italia). Egli vive la vigilia della prima comunione in un clima di religiosità esasperata; non ha il coraggio di confessare al prete che ha visto sua zia ignuda, per cui, colpito dai sensi di colpa, non riesce ad ingoiare l’ostia consacrata e scappa via, mentre corre scivola da un muro alto molti metri, rimanendo illeso. Tutti gridano al miracolo e il bimbo viene fatto entrare in un convento nell’attesa che arrivi la vocazione. Gli anni passano e Benedetto, ormai adulto, ancora non ha scelto, vivendo un conflitto: è attirato dal mondo esterno ed ha desideri sessuali ma allo stesso tempo ha quegli scrupoli religiosi su cui è stato educato sin dall’infanzia. Quando egli pensa che sia arrivato il segno per consacrarsi, i frati, da cui è ospitato, lo interpretano in maniera opposta e, vedendo che è tormentato ancora di più, lo staccano da loro, mandandolo nel mondo. Benedetto fa la conoscenza di un farmacista ateo, il quale col tempo, senza fretta, lo allontana dai suoi conflitti e scrupoli interiori e si fidanza con sua figlia. Per non offendere il farmacista i due, in procinto di sposarsi, dicono di no al prete che li sta unendo in matrimonio, vivendo da concubini, e facendo come egli fece anni prima, mettendo incinta la madre della ragazza e rifiutando di sposarla, e l’anziana signora, ancora dopo tanti anni, minaccia di denunciarlo per stupro. Seconda la sua teoria l’avrebbe fatta diventare una combattiva ed aggressiva, invece se l’avesse sposata sarebbe divenuta una vecchietta mogia – mogia. Dopo alcuni anni il farmacista si sente male e sta per morire, la madre di sua figlia chiama il prete per impartire l’estrema unzione ed egli, poco lucido, bacia il crocifisso. Benedetto assiste alla scena, interpretandola come una conversione, come un tradimento, del suocero suo mito, e sconvolto tenta di suicidarsi. Benedetto è sotto i ferri in clinica, mentre la mancata moglie incinta e sua madre attendono: la prima spera che si salvi, la seconda che muoia, così da far sposare la figlia con un avvocato per coprire lo scandalo della gravidanza. Alla fine il moribondo si salva e il professore che l’ha operato esclama che è stato (ironia della sorte) un vero miracolo.

Il racconto è il frutto dello scetticismo religioso di Nino Manfredi, ma allo spettatore è lasciata libertà di giudizio e di valutazione.

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