bandiera

bandiera

martedì 10 luglio 2018

394) LA MALASANITÀ A CORI E NEL LAZIO



LA REGIONE LAZIO DECIDE DI CONCENTRARE LE STRUTTURE SANITARIE NEI MEDI – GRANDI CENTRI, CHIUDENDO QUELLE DEI PICCOLI PAESI. POCHI OSPEDALI NON BASTANO PER IL SEMPRE MAGGIORE BACINO D’UTENZA CHE HANNO E I TEMPI PER ESSERE CURATI ADEGUATAMENTE SI ALLUNGANO DANNATAMENTE. MENO SPASSI, PIÙ SERVIZI PER I CITTADINI.



Quando la Regione Lazio decide di tagliare le strutture sanitarie dei piccoli centri della regione (come ad esempio quelle di Cori, Sezze, Priverno) non si rende conto del danno che arreca ai cittadini. Bisogna recarsi negli ospedali delle città di degna rilevanza e mettersi in lista di attesa, aspettando settimane, mesi, anni per effettuare una visita. Nel nostro caso particolare a Velletri, ad Aprilia, a Latina soprattutto, nei pronto soccorsi del Santa Maria Goretti, dell’Icot o di altri ospedali, se i casi non sono urgentissimi bisogna attendere ore ed ore per essere medicati o curati, addirittura certe volte non basta una giornata d’attesa. E se uno è in una situazione grave senza saperlo? Adesso se vai nel (presunto) punto di primo intervento corese ti dicono in molti casi di recarti altrove, dicendoti: ci vai da solo o ti portiamo noi?

Eppure a Cori avevamo un ospedale che era un piccolo gioiello: c’era un pronto soccorso efficiente, un reparto maternità, le grandi e complesse operazioni non le effettuano, ma i piccoli interventi si. Ricordo i tanti amichetti di scuola che venivano operati di appendicite nel nostro ospedale. Esso fu aperto nel 1880 col nome di “Santa Maria salute degli infermi, allorquando i Conti Cataldi adibirono parte del loro antico palazzo a punto di ricovero per gli ammalati. Negli anni 1970, quando l’antica residenza signorile destinata ad ospedale fu ampliata, la struttura sanitaria corese conobbe il massimo splendore; negli anni 1980 la vecchia mulattiera che congiungeva Cori Alto a Cori Basso fu allargata notevolmente e trasformata in strada carrozzabile (con l’antico ponte romano della Catena che venne coinvolto nei lavori che  in parte lo stravolsero), anche per facilitare il compito delle autoambulanze.  L’ospedale di Cori era già destinato alla chiusura all’alba del nuovo millennio, ma si riuscì a salvarlo convertendolo in ospedale di comunità, grazie ala particolare sensibilità delle amministrazioni comunali e regionali di quel momento. Addirittura un privato cittadino donò col suo patrimonio personale un’apparecchiatura, che ora dicono sia stata portata altrove (non so se è vera questa notizia).

Sono passati degli anni ed hanno ricominciato coi tagli alla sanità. Nella passata campagna elettorale regionale il riconfermato presidente venne a Cori, (oggi possiamo aggiungere con la faccia di bronzo) rassicurando  i politici locali della sua fazione che il nostro punto di primo intervento non sarebbe stato toccato; poi “passata la festa gabbato lo santo”. Hanno ricominciato a circolare delle voci negative sulla sopravvivenza di quel che rimane del nostro ospedale di comunità. All’amministrazione comunale corese si sono uniti i sindaci di Cisterna, Norma, Roccamassima per far pressione alla Regione al fine di scongiurare questa nefasta eventualità. Perché la regione non taglia le spese superflue, come le ricchissime prebende per i suoi consiglieri, i rimborsi per i gruppi politici, i sostanziosi vitalizi per gli ex consiglieri ed assessori e i contributi al cinema, invece di ridurre un diritto fondamentale per i  cittadini, come quello alla salute?

Durante la campagna elettorale regionale si erano stretti fortemente al presidente uscente una cricca di personaggi sfarzosi, capeggiati dal fratello attore di Nicola Zingaretti: speravano nella continuità della precedente amministrazione, cioè nell’erogazione di fondi per le rappresentazioni cinematografiche? Il cinema si, gli ospedali no! Non si rendono conto che la Regione Lazio è popolata anche da quei “paesanotti”, “burinotti”, “contadini”, “pastori” e non soltanto dalla ristretta loggia dei salotti sontuosi del suo capoluogo. Non tutti hanno i soldi necessari per delle visite specialistiche e per delle cure private. Confidando nella saggezza di chi di dovere e se ci fosse il lieto fine, non riavremo mai l’efficiente ospedale e pronto soccorso di qualche decennio fa.

A tal proposito voglio concludere con una bella poesia dialettale corese presa da un libro di Cesare Chiominto, dedicata allo storico primario del vecchio ospedale di Cori, vale a dire il dottor Bertrando Fochi, la quale ci illustra come era operativo, efficiente, professionale, il nostro presidio sanitario una volta.


Aglio dottóre Fòchi, ghierurgo                Al dottor Fochi, chirurgo

Eviva Fochi,                                           Evviva Fochi
ggènte ghierurga,                                    stirpe di chirurghi,
che ttàglia e ccóse,                                 che taglia e cuce,
nn’aùsa purga!                                        non usa purganti!

Peréntro ai létti                                       Nei letti
déglio Spedàle                                        dell’Ospedale
fa a tutti bbène                                       fa a tutti bene
facènno male.                                         facendo male

Se a ttì te zzìchia                                    Se ti pizzica
l’appendicite                                           l’appendicite
o puramente                                           oppure
l’interculite,                                            hai l’enterocolite,

se tte se smòve                                       se ti si muove
jo carcolétto                                           il calcoletto
o nno’ sfocóna                                        o non funziona bene
bbè jo cellètto,                                        il pisello

se glio ‘ngennóre                                     se il dolore
te mantè sveglio,                                    ti tiene sveglio,
se tte castìa                                             se ti castiga
torcibbudéglio,                                       il mal di pancia,

se tté lo fegato,                                       se hai mal di fegato
se ppisci fino                                          se urini poco
se tte sse’ ntùrbita                                  se ti si intorbida
sempre l’urino,                                        sempre l’urina,

se ppó le nàlisi                                        se poi le analisi
palrlano stórto                                        non sono buone
ca, pe’ ‘nna pòtise,                                   perché, per ipotesi,
te sta a dda’ ‘n córbo,                             stai per avere un colpo,

e sse a tti l’ùrgera                                    e se la tua ulcera
male se mette,                                        peggiora
e nnon c’è bbóno                                    e non ti fa effetto
lo Tagamètte,                                         il Tagamet,

se vidi móglieta                                      se vedi tua moglie
fasse ciccióna                                         diventare grassa
ca ci ss’è fatto                                         perché si è formato
quache fibblòma,                                    un fibroma,

se lle moròiche                                       se le emorroidi
te fao chicì                                              ti bruciano    
e colle càppuse                                       e con le capsule
n’te pó guarì,                                          non puoi guarire,

se glio sturòlogo                                     se l’urologo
t’è ggià spacciato                                    ti ha già spacciato
e fosse méglio                                         e sarebbe meglio
che ti èo tagliato,                                    che te lo avessero tagliato,

se a ttì la cònica                                      se la colica    
non te dà pósa,                                       non ti dà tregua,
se tte ss’accóglie                                     se ti si infetta            
l’antivenósa:                                           l’endovenosa:

non perde témpo,                                   non perdere tempo,
curi da Fòchi                                          corri da Fochi
ca cómme isso                                        perché come lui
ci ne stao póchi;                                     ce ne sono pochi;

do’ cortellate                                          due coltellate
ar punto ggiusto                                      al punto giusto
e ttu recampi,                                         e torni a vivere,
ma co’ ppiù ggusto.                                ma con più gusto.

Nessun commento:

Posta un commento