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domenica 18 ottobre 2020

454) I DIARI SEGRETI DI GIULIO ANDREOTTI

 I DIARI SEGRETI DI GIULIO ANDREOTTI NARRANO PRINCIPALMENTE L’ATTIVITÀ POLITICA DAL 1979 AL 1989 DELLO STORICO STATISTA DEMOCRISTIANO.


La famiglia del defunto esponente democristiano Giulio Andreotti ha fatto pubblicare i suoi diari nel periodo intermedio di due sue presidenze del Consiglio dei ministri, vale a dire tra il 1979 ed il 1989. Si tratta di un volume di quasi 700 pagine pubblicato dalla Solferino editore e in cui ci sono delle introduzioni da parte di Andrea Riccardi e naturalmente dei figli dell’autore. Già altri diari di Andreotti, di anni diversi, erano stati pubblicati dallo stesso quando era in vita. Leggendo questo libro, all’inizio ero insoddisfatto, ritenendolo poco più di un’agenda, poi sfogliando le pagine, gli argomenti e i temi trattati sono divenuti molto interessanti, a volte anche un po’ noiosi, specialmente quando si approfondivano dettagliatamente aspetti tecnici e competenze dello specifico ministero che ricopriva il politico.

Il Ministero degli esteri, in ben cinque governi, era la carica che ricoprì Giulio Andreotti tra il 1983 ed il 1989. Quello era il ministero che più lo appagava (in precedenza aveva rifiutato altri incarichi di governo), poiché egli riteneva di avere la giusta esperienza e le giuste competenze per ricoprire quel ruolo che Bettino Craxi, capo del Psi e che aveva tramato sin dai primi anni 1980 per ricoprire il ruolo di Primo ministro, gli offrì per primo. Lo stesso Craxi, quando cadde il suo governo, si oppose con fermezza al ritorno di Andreotti a Palazzo Chigi. Nel luglio 1989, una volta bruciati i vari Craxi, Fanfani, Goria, De Mita, Andreotti poté ricevere dal Presidente della repubblica Cossiga l’incarico di formare il suo sesto governo, esattamente a dieci anni di distanza da quando cessò il suo ultimo incarico di capo dell’esecutivo, e quando egli si recò al Quirinale per sciogliere la riserva con la lista dei ministri, si arresta il racconto di questi diari. È un racconto di dieci anni intensi di attività politica e di altro: si parla dei vari viaggi dell’autore dei diari da un capo all’altro del mondo per svolgere attività diplomatica e di dialogo tra le nazioni d’occidente e d’oriente, del Medioriente, tra nord e sud del mondo, degli incontri a Roma con i principali politici del globo, degli intrecci e delle trame politiche, delle iniziative di beneficenze nei paesi in via di sviluppo, aiutando Madre Teresa di Calcutta, del Vaticano, del Papa, delle messe; c’è qualche accenno alla vita familiare, come le feste in famiglia, le vacanze in Trentino Alto Adige, la nascita dei nipoti, la presentazione di suoi libri, la recensione di altri. Si dà importanza alla figura del nuovo papa, il polacco Giovanni Paolo II, e del suo ruolo nello spronare le ribellioni in Polonia, soggetta a regime comunista, tramite il sindacato Solidarnosc. Si parla anche del campo profughi di Latina, che negli anni ’80 ospitava i fuggiaschi dell’Europa dell’Est, di cui ben 8.000 polacchi. Nel 1980 Giulio Andreotti usò la sua influenza, al fine di evitare la pubblicazione di alcune fotografie del Papa che faceva il bagno nella piscina della sua residenza di Castel Gandolfo. In questi racconti sono presenti le prime avvisaglie delle varie accuse di collusione tra Andreotti e il malaffare, che sono smentite con decisione dall’interessato; allora sembravano accuse campate in aria che non avrebbero avuto seguito.

Sfogliando le pagine di questo volume mi tornano in mente tanti episodi di cronaca e non che ascoltavo nei telegiornali allora: in quegli anni solo le notizie di calcio capivo a fondo, le notizie politiche per me non avevano significato, tranne qualcosa d'importante (Muro di Berlino, tensioni Usa/Urss), mi rimanevano impressi solo i nomi e i volti dei politici più in vista, come Andreotti, Spadolini, Craxi, Reagan, Gorbaciov. Negli anni della mia nascita (1976 – 1979) Andreotti era il Presidente del consiglio e proprio quando egli tornò a guidare il governo (1989 – 1992) iniziavo a seguire con interesse le notizie politiche, pur desiderando una politica più a conservatrice che verrà pochi anni dopo.

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