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sabato 21 agosto 2021

475) AFGHANISTAN VENTI ANNI DI NULLA

IN AFGHANISTAN DOPO IL RITIRO DELLE FORZE ARMATE DELLA NATO SONO TORNATI AL POTERE I FONDAMENTALISTI ISLAMICI CACCIATI NEL 2001. BISOGNA COMBATTERE (AFGHANI IN PRIMIS) PER RIPRISTINARE UN GOVERNO CHE TUTELI I DIRITTI CIVILI, INVECE DI PENSARE UNICAMENTE ALL’IMMIGRAZIONE DI MASSA IN OCCIDENTE.


In Afghanistan, a venti anni di distanza, sono tornati al potere i fondamentalisti islamici denominati talebani, che furono cacciati nel 2001 in seguito all’intervento militare americano, dopo i noti attentati dell’11 settembre. Il governo democratico era sostenuto unicamente dalle forze militari della Nato, presenti in questi 20 anni sul suolo afghano. Si pensava che le forze armate afghane, ben addestrate ed equipaggiate dagli occidentali, avrebbero potuto tener testa alla guerriglia nel paese, ma sono collassate subito: hanno preferito arrendersi e consegnare tutto, anziché lottare per quelle libertà in cui una generazione di afghani è stata allevata in un ventennio.

Mi chiedo allora perché molti tra la popolazione di quella nazione, a cui non vanno a genio i talebani, cercano la fuga anziché la lotta per cambiare le cose? Posso capire le donne e i bambini, le categorie più deboli, ma per gli altri è un controsenso. Si parla tanto della perdita dei diritti delle donne conquistati in Afghanistan senza che si veda una dura e forte presa di posizione di quei movimenti femministi che, spesso, in casa nostra scatenano dei polveroni per fatti da poco conto. Ci sono esempi di donne che nei paesi islamici guerreggiano per non essere sopraffatte, come molte tra quelle curde, che impugnando un’arma, hanno combattuto e combattono tuttora contro lo Stato Islamico (Isis) nel Medio Oriente, al fine di evitare di essere sottomesse. Qualcosa di simile sta per accadere in Afghanistan: la resistenza e la guerriglia ai talebani comincia ad organizzarsi sotta la guida del figlio del leggendario comandante Massoud (il Leone del Panjshir che lottò contro sovietici prima e i talebani poi, venendo ucciso in un attentato dagli ultimi) e molte donne decidono di aderirvi.

Combattenti curde

Per le grandi potenze straniere non è mai stato un gioco da ragazzi sottomettere l’Afghanistan: abbiamo visto con gli americani, che molti paragonano (sbagliando) la loro ritirata e la caduta di Kabul a quella del Vietnam con la caduta di Saigon. Mentre in Afghanistan la pace e l’ordine sotto gli Usa erano garantiti in massima parte, con poca guerriglia esistente, nel Vietnam dovettero ritirarsi perché non erano più in grado di supportarla. Essi prima o poi sarebbero dovuti andare via non potevano rimanere all’infinito sul suolo afghano: la guerra ai talebani era iniziata dopo l’attentato terroristico alle Torri Gemelle di Nuova York: fu necessaria perché quegli integralisti islamici proteggevano Bin Laden, l’ideatore dell’attentato, e molti terroristi. Una volta distrutta l’organizzazione Al Qaeda gli obiettivi americani erano stati raggiunti, ma oggi c’è il rischio concreto che tornino i terroristi più fanatici ad addestrarsi nello straziato paese. Si parla di potenze straniere, come Cina e Russia, che appoggerebbero i talebani, con l’intenzione di sostituirsi agli americani nei piani economici, in particolari su quelli legati alla ricostruzione della nazione martoriata da troppo tempo. Nonostante questi fanatici facciano di tutto per dimostrare che sono cambiati e oggi con essi si può dialogare, a telecamere spente mostrano la loro vera natura di sempre, come si dice: il lupo perde il pelo ma non il vizio. Fu per i sovietici l’Afghanistan come il Vietnam per gli americani. Essi, dopo avervi insediato un governo amico traballante, per l’opposizione armata, l’invasero con lo scopo di cercare uno sbocco nel Golfo Persico, ma dopo dieci anni dovettero ritirarsi per la resistenza dei mujahidin, aiutata anche dagli Usa, che erano divisi in molte fazioni, tra cui quelli che sarebbero divenuti i talebani, fortemente sponsorizzati dai pakistani.

Caduti italiani in Afghanistan (per nulla)

Quindi un popolo che è da sempre abituato a lottare, se vuole mantenere le conquiste di un ventennio che stavano portando prosperità, bisogna che non ceda così di schianto e sarà necessario che i paesi occidentali non abbandonino l’opposizione e la resistenza del paese asiatico, fornendo alcuni tipi di aiuto. Non bisogna trovare nell’immigrazione di massa verso l’occidente l’unica soluzione possibile: continuando ad ingrossare il numero degli islamici da qui agli anni, ai decenni a venire, ci sarà il rischio che la nostra identità nazionale legata al cristianesimo venga seriamente messa a rischio; potrebbero rischiare di non esserci più le festività natalizie, pasquali, patronali. Tra le decine di milioni di musulmani che saranno presenti da noi ci saranno moltissimi estremisti che potrebbero affermarsi come avviene oggi in Afghanistan. I paesi limitrofi all’Afghanistan, con la loro stessa cultura e religione e che sono in pace, potranno ospitare coloro che fuggono con l’aiuto dell’Onu. L’Occidente (Italia compresa) dovrà limitarsi ad accogliere coloro che hanno collaborato con le varie forze armate occidentali e che sono ricercati dai fondamentalisti afghani, finché non tornerà la democrazia. Stati Uniti e Canada, essendo sconfinate nazioni, potranno dare accoglienza ad un numero più consistente di rifugiati rispetto ai paesi europei.

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