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mercoledì 14 dicembre 2022

506) LA PRIMA MANOVRA FINANZIARIA DEL GOVERNO MELONI

PRIME PROVE ECONOMICHE PER IL GOVERNO MELONI: rimodulazione del reddito di cittadinanza, lievi aumenti delle pensioni minime E QUOTA 103, incentivi alle famiglie e alla natalità. sarÀ UN PRIMO PASSO VERSO L’ESECUZIONE DEL PROGRAMMA ELETTORALE.

 


Il primo banco di prova per il governo presieduto da Giorgia Meloni avverrà con l’approvazione della proposta della manovra finanziaria annuale. Questo esecutivo si è insediato ad ottobre inoltrato, per cui è stato impegnato per tutto il tempo nel preparare questo importante provvedimento economico, il quale dovrà essere approvato per legge entro fine anno, se non si vorrà ricorrere all’esercizio provvisorio. Sarà interessante constatare se, a questa prima verifica numerica di maggioranza, i parlamentari che sostengo il governo rimarranno compatti, anche in vista dell’approvazione delle altre leggi da qui ai prossimi mesi, ai prossimi anni.

Un provvedimento inserito in questa manovra riguarda la riformulazione del controverso strumento del “Reddito di cittadinanza”: senza dubbio esso aiuta molte fasce più deboli, ma è altresì un incentivo a rimanere inoccupati e redditizio per le organizzazioni criminali e per gli stranieri dell’Unione Europea che aggirano le leggi. Gli ultimi citati fanno di tutto per prendere la residenza in Italia. Da quando è stato introdotto questo sussidio statale, nel corso del tempo sono state scoperte numerosissime truffe. Nulla cambierà per coloro non idonei al lavoro, mentre per gli altri questo sostegno economico sarà a tempo limitato e ovviamente si terrà conto anche degli eventuali familiari a carico. Da quando c’è questo reddito di cittadinanza non si trovano più lavoratori stagionali, soprattutto nel settore turistico, balneare e della ristorazione. Nella teoria i percettori del reddito avrebbero dovuto ricevere offerte di lavoro dallo Stato e dopo qualche rifiuto avrebbero perso il sussidio; nella pratica non è stato così. In futuro sarà importante creare una sinergia tra Stato e imprese, senza allontanarsi col passare del tempo, per reperire le tipologie di lavoratori che servono ed eventualmente formarli, reperendoli tra i beneficiari di questo reddito. Anche nel ricercare i lavoratori dall’estero si terrà conto dei disoccupati nostrani col sussidio dello stato. È un controsenso effettuare regolarizzazioni di massa per gli stranieri, senza tener conto degli autoctoni mantenuti per non far niente. Il bonus cultura per i giovani d’ora innanzi riguarderà solamente quelli appartenenti alle classi meno abbienti. Proseguirà la linea degli aiuti alle famiglie e alle imprese per il caro-bollette.


I soldi risparmiati con la riforma del Reddito di cittadinanza serviranno per aumentare lievemente le pensioni minime a 600 €: un primo passo per arrivare a 1000, come promesso in campagna elettorale. Nel tempo si arriverà ad una parziale riforma della legge Fornero sulle pensioni, introducendo la cosiddetta “quota 103” (62 anni di età e 41 di contributi), un po’ meno costosa della breve ed abolita “quota 100”. Tutti vorrebbero la pensione il prima possibile, specie coloro che svolgono lavori gravosi e di fatica; bisogna considerare che gli anziani sono molti e la popolazione giovane si riduce sempre più, tra calo delle nascite e fughe all’estero: se non ci sarà un consistente decollo delle nascite ed occasioni stabili in Italia, in futuro difficilmente si anticiperà l’età pensionabile. Ecco allora la prosecuzione del piano per la ripresa demografica, incrementandolo molto di più rispetto al precedente governo. Sono solo poche settimane che c’è questo Governo, non si può far tutto in pochi giorni. Attendiamo per valutare e giudicare l’operato.

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