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domenica 24 luglio 2011

101) SE LE CASERME MILITARI DIVENTANO DEI BORDELLI

L’ESERCITO ITALIANO DOVREBBE GARANTIRE LA NOSTRA SICUREZZA, COSI’ NON SARA’ SE SI PENSA A FARE TUTT’ALTRE COSE DA QUANDO SONO ENTRATE LE DONNE. UNA VOLTA INVECE……..

Avrete seguito senz’altro sui mezzi d’informazione nazionale la triste, drammatica e squallida vicenda dell’uccisione della povera Melania Rea, il tutto contornato dalle avventure extraconiugali del marito, il Caporalmaggiore istruttore dell’esercito Salvatore Parolisi, con delle sue allieve soldatesse. Agli inquirenti spetta il compito di fare piena luce su questa vicenda e trovare il colpevole, nel caso non fosse ancora stato trovato. Io voglio soffermarmi su queste nuove realtà delle Forze Armate Italiane. Purtroppo è la prassi avere rapporti carnali nelle caserme: si sa tutto ma i comandanti raramente prendono gli adeguati e severi provvedimenti e nella maggioranza dei casi preferiscono chiudere gli occhi. Sui forum militari, dove ho trovato le inquietanti notizie che hanno ispirato l’articolo, si leggono alcuni commenti che fanno accapponare la pelle. La parte conservatrice dei soldati è molto irritata contro questa piccola ma problematica presenza femminile nelle forze armate e combatte affinché i bordelli nelle caserme cessino le attività. Per la storia della parità tra sessi non si sono potute escludere le donne dagli arruolamenti, ben sapendo che è un mestiere che richiede forza e prestanza fisica: pochissime di loro riescono ad arrivare nei veri reparti operativi. Alcune si esse approfittano del loro fascino per non sgobbare e farsi assegnare negli uffici, ma sono anche gli uomini che le cercano per le loro avventurette e il risultato sono le famiglie distrutte: alcune rassegnate mogli dei militari  si separano, altre più combattive denunciano i fatti alle autorità militari preposte, per rovinare le carriere dei mariti fedifraghi e delle loro amanti. Probabilmente per quel motivo è stata uccisa Melania: perché intendeva denunciare la relazione del marito con l’amante. Da quando non si è sentito più il pericolo delle guerre globali è stata abolita la leva obbligatoria maschile con l’intento di risparmiare nelle spese statali; oggi questi nuovi volontari cercano più lo stipendio, che l’onore e la difesa della patria e nelle caserme, divenute comodi e confortevoli alberghi, hanno anche i casini, senza dover più uscire. I cittadini che mantengono i militari, tramite i contributi versati allo stato, sono disgustati da queste storie: se i presupposti sono questi quale nostra sicurezza garantiranno i difensori della nostra nazione? In questo modo le prenderanno dal più disastrato esercito mediorientale.

STORIA: LE AUSILIARIE DELLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA


Tra i combattenti della Repubblica Sociale Italiana o Repubblica di Salò, c’erano anche circa 6.000 donne ausiliarie. L’arruolamento femminile iniziò nel 1944, fu fortemente voluto dalla gerarca fascista Piera Gatteschi Fondelli, la quale ricoprì il ruolo di generale (l’unico generale donna che l’Italia abbia mai avuto sino ad adesso). Il contesto storico e il modo di pensare dei militi della Rsi erano quelli in cui si combatteva per salvare l’onore dell’Italia, per riscattare il disonore dei tradimenti del 25 luglio e dell’8 settembre da parte del Re e di Badoglio: era una generazione che sin dalla tenera età era stata educata ed esaltata dalle idee fasciste. Alcuni di loro pensavano, senza esternarlo, che quella guerra era stata inutilmente causata dalla follia di una nazione che l’Italia aveva sbagliato a seguire, ma per l’onore non potevano tirarsi indietro, avendo quell’idea di combattimento sino alla fine: erano persone normalissime che per legge rispondevano alla chiamata alle armi. "Le donne non ci vogliono più bene" è un canto di rassegnazione, sentendo ormai la fine vicino, ma ecco le donne ausiliarie a rincuorare e ricaricare i loro colleghi maschi.



UOMINI COMBATTENTI RSI Le donne non ci vogliono più bene/perché portiamo la camicia nera./Hanno detto che siamo da catene,/hanno detto che siamo da galera!/L'amore coi fascisti non conviene:/meglio un vigliacco che non ha bandiera,/uno che non ha sangue nelle vene,/uno che serberà la pelle intera!/Ce ne freghiamo! La signora Morte/fa la civetta in mezzo alla battaglia,/si fa baciare solo dai soldati./Sotto ragazzi, facciamole la corte,/diamole un bacio sotto la mitraglia,/lasciamo le altre donne agli imboscati!/A noi!

DONNE AUSILIARIE RSI Le donne non vi vogliono più bene/perché portate la camicia nera./Non vi crucciate: cosa da galera/Fu giudicato Cristo, e da catene!/A voi fascisti, a voi non si conviene/chi rinnegò la Patria e la Bandiera,/chi si donò al nemico tutta intera,/chi ha stoppa in capo ed acqua nelle vene!/Voi che correte il palio della morte,/la Patria onora, e premio alla battaglia/è il mirto che fiorisce pei soldati./E un cuor di donna vi farà la corte,/che vi ha seguito sotto la mitraglia,/un cuore che disprezza gli imboscati!/A noi!

Un senso di frustrazione e di impotenza prevale tra i militi repubblichini: “Le donne non ci vogliono più bene perché portiamo la camicia nera. Hanno detto che siamo da catene, hanno detto che siamo da galera! L’amore coi fascisti non conviene: meglio un vigliacco che non ha bandiera, meglio uno che non ha sangue nelle vene, uno che serberà la pelle intera!” 
Ma essi “se ne fregano”, hanno nientemeno a che fare con la Signora Morte, la più alta figura femminile, che si fa baciare solo dai soldati, le fanno la corte e le donne da poco le lasciano agli imboscati: “Ce ne freghiamo! La signora Morte, fa la civetta in mezzo alla battaglia, si fa baciare solo dai soldati. Sotto ragazzi, facciamole la corte, diamole un bacio sotto la mitraglia, lasciamo le altre donne agli imboscati! A noi!”

Le donne ausiliarie repubblichine rispondono, rasserenando i loro colleghi maschi, dicendo di non disperarsi se le donne non vogliono loro più bene perché portano la camicia nera, perfino uno come Cristo fu giudicato da catene: Le donne non vi vogliono più bene perché portate la camicia nera. Non vi crucciate: cosa da galera. Fu giudicato Cristo, e da catene!”
Ma cosa ve ne fate di quelle che hanno rinnegato la patria, la bandiera e si sono donate al nemico tutte intere: “A voi fascisti, a voi non si conviene chi rinnegò la Patria e la Bandiera, chi si donò al nemico tutta intera, chi ha stoppa in capo ed acqua nelle vene!”
Per voi, che avete a che fare con la morte, la patria darà in premio qualcosa di speciale, alla fine avrete in ricompensa le donne coraggiose che vi hanno seguito in battaglia e che disprezzano gli imboscati: ”Voi che correte il palio della morte, la Patria onora, e premio alla battaglia, è il mirto che fiorisce pei soldati. E un cuor di donna vi farà la corte, che vi ha seguito sotto la mitraglia, un cuore che disprezza gli imboscati! A noi!”

Ho voluto recensire appositamente il canto “Le donne non ci vogliono più bene” per evidenziare la vera figura di donna combattente, la quale rincuora e incoraggia i suoi colleghi rassegnati alla disfatta e alla morte, in netto contrasto alle tristi realtà delle caserme militari di questi giorni. È anche un canto d’amore e di fedeltà. La canzone ha valenza storica ed anche bene ricordare quel sangue dei vinti dimenticato per forza. Molte di quelle ausiliarie furono violentate e trucidate dopo il 25 aprile 1945 e nessuno ha mai pagato, mentre per i crimini compiuti dall’altra parte hanno giustamente pagato. Per cui non sarà nessuna fonte di scandalo rendere omaggio a queste valorose donne, barbaramente strappate alla vita e dimenticate da tutti, con il loro canto.

1 commento:

  1. #1 25 Luglio 2011 - 13:08

    Articolo fenomenale,complimenti.
    ciao

    sebastia11

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