bandiera

bandiera

domenica 3 giugno 2012

145) IN ITALIA RISCHIO SISMICO ELEVATO


IL TERREMOTO NELLA REGIONE DELL'EMILIA ROMAGNA RIAPRE IL DIBATTITO SUL RISCHIO SISMICO E SULLA PREVENZIONE.





A tre anni di distanza dal terribile terremoto che ha colpito L’Aquila e l’Abruzzo un altro violento sisma ha provocato dolore e distruzione nella nostra nazione. Il terremoto di questi giorni, che ha colpito la regione Emiliana, per potenza era quasi uguale a quello de L’Aquila, facendo fortunatamente meno vittime e meno danni. In pianura i movimenti naturali della terra provocano meno danneggiamenti in superficie rispetto alla montagna rocciosa, un ulteriore motivo per i crolli degli edifici è la profondità: più il sisma avviene lontano dalla superficie  
terrestre e meno saranno i danni alle opere costruite dall’uomo e all’uomo stesso. Bisognerà constatare se le terre colpite sono assai popolate o poco popolate: a L’Aquila ci furono oltre 400 vittime poiché il terremoto colpì una popolosa città e i suoi dintorni, in Emilia le vittime sono state 24 perché l’evento si è verificato in dei piccoli paesini, dove solo gli edifici più vecchi sono crollati, unitamente a dei capannoni industriali di recente costruzione e nessuno si è preoccupato nell’atto dell’edificazione delle misure antisismiche. È stato un evento che ha aperto, come al solito, delle discussioni sulla sicurezza degli edifici e mi chiedo: perché solo in queste occasioni se parla e non sempre? Alcune persone si preoccupano soltanto delle abitazioni (Oddio, come farei io se perdessi la casa??!): secondo me l'importante in queste occasioni è salvare la pelle; un proverbio dice che a tutto c'è rimedio, fuorché alla morte. Dei terremoti in Italia nessuno se ne interessa molto, eppure basterebbe dare una guardata a quelli catastrofici del passato, compresi quelli del XX secolo, per allarmarsi: Stretto di Messina 1908 con 120.000 morti, Avezzano 1915 con oltre 33.000 morti, Irpinia 1930 con oltre 1.000 vittime, Sicilia (Belice) 1968 con 370 vittime, Tuscania 1971 con 31 vittime, Friuli 1976 con 989 vittime, Irpinia e Basilicata 1980 con 2.914 vittime, Umbria e Marche 1997, moltissimi furono i danni ma fortunatamente ci furono solo 17 morti, San Giuliano di Puglia 2002 con quasi 30 bambini morti per il crollo di una scuola; e senza citare gli altri movimenti tellurici che durante i secoli hanno provocato poche vittime. Il terremoto per sé è un fenomeno naturale che non farebbe alcun danno se in superficie non ci fossero le costruzioni umane: ci sono delle nazioni, come la nostra, che è situata in un brutto punto, dove si scontrano tre placche (europea, africana ed asiatica) e dove le catastrofi naturali sono frequentissime, mentre altre nazioni sono completamente immuni da questi avvenimenti. La classificazione sismica d’Italia permette di vedere quale è il rischio sismico di ogni comune italiano: in base a quel rischio si dovrebbero adottare delle norme di prevenzione, sia quando si costruisce un nuovo edificio e sia quando si restaurano quelli vecchi, compresi i monumenti di interesse storico. Il Regime Fascista a suo tempo era già all’avanguardia nell’edilizia: ricostruì gli edifici dopo il terremoto del 1930 in Irpinia, i quali 50 anni dopo nell’altro terremoto di quell’area non hanno fatto una piega; così come quelli de L’Aquila di quell’epoca: non sono caduti nel 2009. Nei nuovi edifici antisismici non si corre alcun rischio, se non quello di essere colpiti dagli oggetti di casa che cadono per via delle forti ondulazioni, in quelli vecchi di secoli l’adattamento alle norme antisismiche permettono al fabbricato di resistere il più possibile e così si ha il tempo di scappare. Le scale sono le parti più deboli degli edifici e bene quindi evitare di andarci, facendosi prendere dal panico. Diciamoci la verità: ognuno di noi quando va ad abitare in una nuova casa o quando ne restaura una, la prevenzione sismica è l’ultima cosa a cui pensa. Ci sono delle superfici che apparentemente non dovrebbero essere sismiche, così nessuno si cura della prevenzione, e soltanto dopo il verificarsi di un forte sisma vengono segnalate col maggior rischio nell’inefficace mappa. Penso a dove vivo io: è pur vero che i monumenti antichi sono ancora in piedi e ciò dovrebbe rassicurarmi, ma lo erano anche quelli dell’Emilia fino ad un mese fa, per cui tutti noi non dovremmo dormire dei sonni tranquilli (in tutti i sensi).
Dei violenti terremoti hanno colpito in passato il territorio di origine vulcanica dei Colli Albani, riportiamo l’elenco da wikipedia:


  1. 2 febbraio 1438. 5.4/5.6 richter. Non si hanno molte notizie su questo sisma, ma fu probabilmente il secondo terremoto più forte prodotto dal vulcano dei Colli Albani. Il 2 febbraio 1438 alle 12:15 GMT (la settima ora del giorno) un terremoto definito "spaventoso" colpì tutte le località dei Colli Albani e parte di Roma.

  1. 26 agosto 1806. 5.8 Richter VIII-IX Mercalli. È stato il più violento terremoto prodotto dal Vulcano dei Colli Albani. Ebbe i massimi effetti, provocando moltissimi morti e feriti, nei paesi di Rocca di Papa, Velletri, Genzano e danni gravi in altri 14 paesi limitrofi (Nemi, Frascati, Lanuvio, Zagarolo ecc.). Interi quartieri, palazzi, chiese, cattedrali e conventi crollarono. Danni anche a Roma. La scossa fu avvertita fino a Napoli. Gli abitanti, spaventati, di Roma e dei Colli Albani organizzarono messe solenni e processioni in onore della Beata Vergine. A Nemi, vi fu la comparsa momentanea di un piccolo bacino sulfureo; fu notata un'insolita e grande agitazione delle acque del mare a sud di Roma e un abbassamento del livello delle acque del Tevere. Un pubblico consiglio decretò di celebrare la data del 26 agosto per ricordare l'evento.

  1. 1 giugno 1829. 4.7 Richter VII Mercalli. Già dal 22 maggio 1829, il Vulcano dei Colli Albani, iniziò un periodo sismico che si protrasse fino a Luglio dello stesso anno. Almeno 300 furono le scosse di forte intensità, la più forte delle quali avvenne il 1 giugno. Gravi danni con case lesionate e discreti crolli ad Albano Laziale e Marino. Vi furono danni anche a Monte Cavo, Palazzolo, Castel Gandolfo e Rocca di Papa. Danni più lievi subirono Grottaferrata, Frascati, Nemi, Genzano, Civita Lavinia, Galloro ed Ariccia. La scossa fu ben avvertita anche nella vicina Roma. L'abbandono delle abitazioni già con le prime scosse di maggio scongiurò feriti e vittime. Alcune delle scosse produssero rombi, odore di zolfo, emanazioni di gas acido carbonico ed altri pericolosi vapori dal sottosuolo.

  1. 19 luglio 1899. 5.2 Richter VIII-IX Mercalli. È stato il terzo più violento terremoto prodotto dal Vulcano dei Colli Albani (dopo quelli del 1806 e del 1438) e colpì sia tutta l'area dei Colli Albani che Roma. Ebbe i massimi effetti a Frascati e Marino dove causò crolli e lesioni gravi. Molte ville storiche, come villa Torlonia, Senni, Rasponi, Aldobrandini, Muti e il palazzo della Ruffinella, subirono danni, gravi lesioni e strapiombamenti. Vi furono alcuni crolli parziali e lesioni a Grottaferrata, Zagarolo, Rocca di Papa, Monte Compatri, Monte Porzio Catone, Genzano, Ariccia, Albano Laziale, Castel Gandolfo. A Roma si ebbero crolli parziali e lesioni, anche in monumenti importanti, la chiesa del Gesù, S.Giovanni in Laterano, palazzo Chigi, palazzo Sciarra, mura aureliane. Non ci furono morti, ma moltissfimi feriti a Roma, Frascati, Monte Compatri e Albano Laziale. La scossa provocò emanazioni di anidride carbonica e agitazione del lago vulcanico di Albano.

  1. 26 dicembre 1927. 5,0 Richter, VIII Mercalli. È stato il quarto più violento terremoto prodotto dal Vulcano dei Colli Albani dopo quelli del 1806, 1438 e 1899. La scossa avvenne il 26 dicembre 1927 alle ore 15:06 GMT e colpì tutta l'area dei Colli Albani e Roma. Il paese più danneggiato fu Nemi, dove quasi tutte le abitazioni subirono crolli e gravi lesioni e vennero dichiarate inabitabili. Furono seriamente danneggiati anche tutti gli edifici pubblici e il medievale castello Orsini. Danni gravi furono riscontrati anche a Genzano, dove la scossa causò il crollo totale di una casa e moltissimi altri edifici risultarono "completamente sventrati", in particolare nella parte alta del paese, a ridosso del cratere vulcanico; A Lanuvio si ebbero lesioni, più o meno gravi, in tutti gli edifici. A Roma si ebbero lesione in vari edifici ed una vittima; Danni discreti furono segnalati anche ad Ariccia, Albano Laziale e Velletri. La scossa, avvenuta nel giorno della festività di Santo Stefano, colse quasi tutta la popolazione dei paesi più colpiti nelle vie; a questa fortunata coincidenza si dovette lo scarso numero di feriti e vittime. Il terremoto provocò frane, allagamenti e spaccature del terreno. Il lago vulcanico di Nemi ebbe violente variazioni del livello delle acque, che "bollirono" per un tempo notevole

Con queste notizie non voglio spaventare nessuno (so che è scioccante e terrorizzante parlare di questi argomenti ma è necessario), anche perché non so quali conseguenze ci furono per il nostro paese, che è situato vicino ai Colli Albani. Se il paese fosse stato gravemente danneggiato o distrutto il ricordo si sarebbe tramandato e gli antichissimi monumenti non sarebbero più in piedi. Una volta domandai ad alcuni anziani se a Cori ci sono mai stati violenti terremoti; qualcuno mi ha risposto che i “vecchi” (i loro nonni) dicevano del Ponte della Catena crollato o gravemente danneggiato e degli animali morti per il crollo delle stalle, causati da un terremoto; molto probabilmente si tratta di quello del 1899 (o quello più disastroso del 1806?). Il rischio sismico nel nostro comune è di fascia media e come ho detto in precedenza subisce le conseguenze del circondario dei Castelli Romani, della Ciociaria, entrambi i luoghi sono ad elevatissimo rischio, e quello insolito e recente di Tor Tre Ponti, sulla Pianura Pontina, che nessuno riteneva zona sismica. Ecco il motivo per cui c’è bisogno di adattarsi ad una cultura del terremoto: con esercitazioni di evacuazione degli edifici, diffusione di materiale informativo e rispetto delle norme di prevenzione, quando si costruisce o quando si restaura.

Nessun commento:

Posta un commento