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giovedì 29 maggio 2014

229) ELEZIONI EUROPEE: COMMENTI SUI RISULTATI

POCO PIÙ DELLA METÀ DEGLI ELETTORI CHE HANNO VOTATO ALLE EUROPEE, AFFASCINATI DALLE CHIACCHIERE DI RENZI, PRESENZA FISSA IN TUTTI I MEDIA, LO HANNO PREMIATO IN MODO PLEBISCITARIO, DOPO CHE HA RINNOVATO IL SUO PARTITO ROTTAMANDO I VECCHI COMUNISTI ED AVVICINANDOLO AL CENTRO. SCONFITTA PER IL M5S E PER LA DESTRE (TRANNE CHE PER LA LEGA NORD): È MANCATO IN QUESTI MESI, SOPRATTUTTO NEL PARTITO DI BERLUSCONI, UN VERO RUOLO DI OPPOSIZIONE, ESSENDO STATO TROPPO COLLABORATIVO CON IL GOVERNO DI RENZI, IL QUALE GLI HA SOFFIATO I CONSENSI. UNICO EVENTO POSITIVO: GLI EUROSCETTICI SONO IN CRESCITA IN TUTTA EUROPA. NONOSTANTE LA SCONFITTA SUBÌTA CONTINUEREMO SENZA TREGUA LE NOSTRE BATTAGLIE PER I VALORI TRADIZIONALI, CONTRASTANDO IL “MONDO AL ROVESCIO”.



Il Partito Democratico, guidato da Renzi, ha stravinto le elezioni europee ottenendo il 40% sul 58% degli elettori che ha votato. Che cos’è successo in poco più di un anno? Erano i vecchi comunisti che ha pensionato che non andavano? Ora nel suo partito tutti gioiscono per questo risultato, ma qualche mese fa gli ex Ds non vedevano l’ora che Renzi si bruciasse, così si sarebbe levato di torno, perché ai loro occhi il partito era finito in mano democristiana. Egli è arrivato dov’è grazie alle furbizie, alle scorrettezze e con i bla bla bla: al momento del giudizio non è stato punito ma premiato in modo supremo. L’11 dicembre 2013, quando il sindaco fiorentino vinse le primarie Pd commentai cosi:

“Renzi è rozzo nell’esporsi, ma sa chiacchierare, la chiacchiera affascina, porta lontano e nella sostanza poche volte si conclude qualcosa. Molti di voi potranno confermare le mie parole: tutti nelle nostre vite quotidiane, tra i nostri conoscenti, tra i nostri parenti, abbiamo il classico sapientone estroverso che, chiacchierando su qualsiasi argomento, sa tutto lui, risolve tutto, poi nei fatti non conclude nulla. L’ambizione sfrenata porta a trascurare le mansioni a cui si è chiamati: Renzi prima voleva a tutti i costi la poltrona di sindaco, poi si è reso conto che non gli bastava e ha trascurato la sua città. Egli sa anche come fare, come bruciare i tempi, è molto furbo ed astuto: dopo la sonora bocciatura nelle passate primarie con un anno, comprendendo gli errori, è riuscito a conquistare un consenso plebiscitario. Gli obbiettivi si conquistano passo per passo e soprattutto occorre molta umiltà, non si può volere tutto subito e a tutti i costi, soprattutto quando si cerca di governare nell’interesse della collettività.”




Questa figura giovanile del  presidente del consiglio, osannata da tutti i telegiornali, con una buona parlantina, con una buona dialettica, ha colpito il classico italiota medio, facendogli scordare i problemi reali. Fa tutto lui, risolve tutto, come se avesse una bacchetta magica ma la sostanza dov’è? Vuol cambiare la legge elettorale e rinvia, ad abolire le province ci avrebbe pensato chiunque, ha promesso 80 € in più nelle buste paga, che è stato il fattore che gli ha fatto impennare i consensi in modo vertiginoso. Quando darà questi 80 €, se li darà, troverà meno fondi per l’assistenza sociale dei cittadini: ad esempio aumenteranno le tariffe per le visite e i ricoveri ospedalieri, i prezzi per i libri di testo scolastici, le tasse sulla casa, ecc. I pensionati hanno preferito pensare per loro e non al futuro dei loro figli, dei loro nipoti inoccupati. Ora il nostro futuro sarà sempre di più deciso dalla Merkel e da Schulz che ci impoveriranno ulteriormente. Spero che questo effetto Renzi sia passeggero, ricordo che qualche partito in passato ha avuto dei momenti di gloria ed oggi è sparito o si è ridimensionato: l’Idv di Di Pietro, il Sel di Vendola, il “Movimento 5 Stelle”, in caduta libera dopo il botto delle politiche.

Questo movimento paga la padronanza assoluta di Beppe Grillo, la confusione e i contrasti che regnano tra i suoi fondatori e i suoi parlamentari su molti temi. Per le destre, ad eccezione della Lega Nord, non sono stati positivi i risultati. Io a suo tempo dissi che sarebbe stato inconveniente e comico rifondare “Forza Italia”, ammettendo un errore, e chiudere con il “Popolo delle Libertà”: Il ridare al partito un volto eccessivamente moderato ha causato la perdita di quel poco di destra che c’era; tutto sommato unendo le percentuali di FI e quelle del Ncd si ottiene il medesimo risultato del Pdl alle ultime politiche. Anche col simbolo FI gli elettori sono rimasti a casa, da un po’ d’anni la maggioranza rimane a casa, è questo il punto: la gente non vota e la sinistra stravince ovunque. E in più in questi mesi l’atteggiamento di Berlusconi è stato di quasi sostegno a Renzi: sembrava il suo delfino che ha sdoganato ed entrambi hanno collaborato per le riforme. Così il Pd è stato visto come un partito di puro centro: ha preso degli elettori da Berlusconi,  tutti quelli di Scelta Civica e qualcuno del M5s. Sull’entusiasmo di questo risultato il partito di Renzi potrebbe anche tentare di andare alle elezioni anticipate per governare da solo e non avere più l’ostacolo di Alfano per attuare delle politiche tipiche di sinistra e da "cattolici adulti", dopo la svolta centrista. Il Nuovo Centrodestra è riuscito a superare lo sbarramento del 4% grazie a quei pochi voti dell’Udc: è stato un risultato deludente considerando gli agganci che aveva, con tutti i suoi ministri e i suoi sottosegretari, che non ha sfruttato. Il nuovo corso di Matteo Salvini nella Lega Nord è stato portato al successo, non solo al nord, anche al centro sud attraverso un elettorato tipico di destra senza più veri partiti di riferimento. I comuni proclamatisi indipendenti dal Sacro Romano Impero Germanico, che costituirono la Lega Lombarda col giuramento di Pontida e guidati dal leggendario Alberto da Giussano, col carroccio come insegna, sconfissero l’imperatore tedesco Federico Barbarossa a Legnano. Albertino con la spada in aria e lo scudo era presente nelle schede delle ultime elezioni europee ed è stato un valido richiamo per chi voleva che la Lega di oggi sconfigga i tedeschi, con i loro sistemi economici dannosi per noi tutti, ancora una volta.



Non si prodigherà soltanto la Lega Nord per quell’obbiettivo, ci saranno molti altri movimenti euroscettici, forti del loro straordinario successo ottenuto in tutta Europa, Francia e Gran Bretagna in testa. I socialisti e i popolari mantengono si la maggioranza, ma saranno più forti le voci delle opposizioni. Questa deve essere la consolazione al successo del Pd, che se governasse l’Italia da solo sconvolgerebbe tutti i valori tradizionali e vivremmo in un mondo al rovescio. Per fare in modo che questi eventi nefasti non si verifichino io mi sento più motivato di prima nel combattere con tutte le mie forze per le mie idee.

4 commenti:

  1. Salvini, leader lucido e folle che ha salvato la Lega Nord
    Il motto era: "Si Salvini chi può". E la Lega, ridotta in fin di vita dal cerchio magico, dallo stile Belsito e da una serie di errori (orrori), è risorta

    Vittorio Feltri - Gio, 29/05/2014 - 16:46

    Il motto era: «Si Salvini chi può». E la Lega, ridotta in fin di vita dal cerchio magico, dallo stile Belsito e da una serie di errori (orrori) di cui parleremo anche più avanti, è risorta. Perfino in politica non mancano i miracoli.


    A compierli è stato il nuovo segretario, Matteo Salvini, che al massimo sembrava idoneo a gestire la mensa della Berghemfest, la quale - ammetto per dimostrare che non l'ho mai disprezzata - ho spesso frequentato.

    I lettori ricorderanno l'operazione «netà fo' ol polèr», ovvero il passaggio del timone padano dal vituperato Umberto Bossi, logorato più dalla malattia che dal potere, a Roberto Maroni, tra i migliori ministri della compagine governativa di Silvio Berlusconi. Erano giorni difficili. I quotidiani scrivevano delle malefatte attribuite ai vertici delle camicie verdi: investimenti balordi in Africa, acquisto di diamanti e frescacce simili. L'intervento della magistratura stimolò la stampa a romanzare attorno al bullismo del Carroccio, a enfatizzare le marachelle delle gerarchie leghiste, a illuminare di ridicolo le prodezze universitarie del Trota filoalbanese eccetera eccetera. Dalle stelle alle balle, il passo fu breve.

    Intervenne il governatore della Lombardia, ottimo saxofonista e discreto pianista, e le suonò a tutti, inclusa la famiglia del Senatùr nonché fondatore del movimento antiterrone, poi declinatosi in modi stravaganti. Il simbolo della nettezza maroniana si rivelò azzeccato: la scopa. Con la quale fu in effetti ripulito il pollaio. Ma le prospettive di un rilancio della Lega non erano buone. Ormai Alberto da Giussano aveva perso ogni appeal: fallita la secessione, fallito il federalismo (non solo quello fiscale), andata a ramengo la presunta diversità dei nordisti, usi a gridare «Roma ladrona» (poi però giudicati ladroni essi stessi), su che cosa avrebbe potuto puntare Maroni onde creare una buona motivazione per indurre il popolo a votare ancora Lega? Il sol dell'avvenire funziona finché brilla in ciel, ma quando è tramontato, addio sogni di gloria. Insomma non c'erano le condizioni per un risorgimento leghista. Tutti - noi compresi - erano in attesa che il capo (o i capi) annunciasse la data del funerale verde.

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  2. Ma ecco la svolta. Maroni rinunciò al ruolo di segretario e indisse elezioni interne per nominarne uno in grado di dedicarsi alla rinascita (pareva illusoria) del partito. La disputa fu vinta da Salvini, ragazzo sveglio, intelligente, liceo classico, una grinta della madonna, animato da una voglia fuori dal comune di dimostrarsi all'altezza delle aspettative padane. Sulle prime pochi lo presero sul serio. La scelta in effetti era caduta su di lui per disperazione. Nel senso che non c'erano alternative. Guardammo a Salvini con compassione: povero ragazzo, annegherà, ma gli daremo una mano affinché rimanga a galla il più a lungo possibile. Gli suggerimmo uno slogan volgarissimo: noi lombardi abbiamo insegnato ai meridionali a lavorare, e loro hanno imparato, qui a Milano, a sgobbare; loro hanno insegnato a noi lombardi a mangiare la pizza e a gettare i mozziconi di sigaretta a terra, e noi pure abbiamo imparato in fretta a farlo.

    Ma non sono queste sciocchezze ad avere portato in alto Salvini. Figuriamoci. Lui ha svoltato quando è riuscito a inventarsi una seconda edizione del sol dell'avvenire: l'antieuropeismo. Che paga in un Paese, il nostro, il quale dalla moneta unica ha ricavato solo miseria e sfiga. Non insisto nei dettagli. Salvini ha schiaffato nel logo leghista questa scritta: «No euro». Un trionfo. Inoltre egli si è messo a girare l'Italia come un ossesso predicando le (buone?) ragioni di Alberto da Giussano per stroncare la leadership europea, la cui negatività è evidente a chi abbia occhi non coperti da fette di salame. Facciamola breve. La linea di Salvini è stata vincente. Ha consentito alla Lega di recuperare consensi e di tornare ai migliori livelli bossiani.

    I risultati delle consultazioni europee sono lì a certificarlo: 6 e rotti per cento. Una cifra lontana da Renzi e da Grillo, ma che, se esaminata limitatamente al Nord, costituisce un fenomeno storico. Ciò significa che, grazie al ragazzone milanese, il Carroccio ha ripreso a correre speditamente. C'è poco da sottilizzare. Salvini è un pazzo lucido sorretto dalla fede. Ha intuito che Marine Le Pen è il faro degli antieuropeisti e - come diceva Pesaola quando allenava il Bologna - le ha «rubato l'idea». Le urne hanno dato ragione al Matteo meneghino.

    L'Europa unita sarebbe un ottimo affare se essa fosse unita; invece è un coacervo di burocrati che fanno a gara per rompere i faraglioni ai Paesi mediterranei, per cui va osteggiata. Bisogna spingere affinché muti indirizzo. Altrimenti conviene sfasciarla, essa e la sua maledetta moneta unica.

    Paradossalmente, Salvini, avviatosi in politica quale retrogrado delle piccole patrie, si è trovato all'avanguardia nel combattere il Quarto Reich, dato che la Germania, senza l'appoggio della Francia (in mano alla Le Pen) e dell'Inghilterra, non avrà più facoltà di dettare legge nel Vecchio Continente. Col suo 6 e rotti per cento, Salvini si piazza in prima fila nell'affrontare il futuro. Abbiamo un solo rimprovero da muovergli. Lasci stare l'ex ministro Elsa Fornero. Lei con gli esodati non c'entra un corno. Non è colpa sua se adesso sono allo sbando. Ella si è fidata delle informazioni fornitele dal presidente (oggi ex) dell'Inps, Antonio Mastrapasqua, quello dei 20 incarichi pubblici. A chi altro la signora avrebbe potuto chiedere lumi? Dài Matteo, fa minga el pirla.

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  3. Droga, immigrati e tasse: ne è valsa la pena votare Pd? A chi l’ha fatto l’ardua sentenza
    di Girolamo Fragalà/sab 31 maggio 2014/19:36

    Editoriale
    La sbornia delle europee non è stata ancora smaltita, il governo continua a brindare, fiumi di champagne, coriandoli e balli di gruppo, Hully-Gully, siamo i watussi, ogni tre passi facciamo sei metri. Si sentono potenti, i nuovi Superman, hanno un capo, lo definiscono «energico», e se ai ministri si chiede cos’hanno in mente per dare un po’ di ossigeno alla gente che soffre una crisi infinita, rispondono come ha clamorosamente fatto Padoan: «Una formula magica per l’occupazione io non ce l’ho. Chiedetela certamente a Renzi, perché è probabile che il presidente ce l’abbia». Già, San Matteo può fare qualsiasi miracolo e allora avanti con l’Hully-Gully, balliamo come i watussi. Dietro questa euforia, però, si nasconde il trappolone. A cominciare dalle pensioni: «Non sono a favore di una diminuzione dell’età pensionabile, ma di un graduale aumento», ha dichiarato lo stesso Padoan e il governo sta lavorando in tale direzione (e in silenzio, per evitare l’ira funesta del Paese). Un giorno o l’altro il piatto sarà servito bell’e pronto, come hanno fatto con la cancellazione del reato di clandestinità, una cancellazione che ha finito per moltiplicare gli sbarchi sulle nostre coste, ormai a livelli record. Nessuno si meravigli, però, perché era quello che la sinistra voleva da tempo e che qualche ingenuo elettore pensava fossero malignità degli avversari. Fiumi di champagne, allora, la festa continua e nel frattempo si è consumato un altro delitto politico che permetterà di far uscire dalla galera migliaia di piccoli spacciatori, aprendo un’altra via parallela, quella della liberalizzazione (non tanto occulta) della droga. Ma i partiti di governo fingono di non accorgersene e cercano di coprire col silenzio l’errore clamoroso commesso. Un errore che però non è dovuto a una distrazione ma alla precisa volontà di soddisfare l’ideologismo della sinistra. Ancora coriandoli a Palazzo Chigi. E mentre piovono questi coriandoli aumentano le tasse, in primis quelle sulla casa, reintrodotte con un colpo di mano. Accontentiamoci allora degli 80 euro, che poi scendono a 15, se tutto va bene. Una buffonata. Ma ne è valsa la pena dare fiducia a Renzi? Agli elettori che l’hanno votato l’ardua sentenza.

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  4. Sono Carola, ho 24 anni e non ho scelto di essere Italiana
    Di Redazione, il 27 giugno 2014 -
    “In Italia ci sono nata e cresciuta e ne vado profondamente fiera. Ho 24 anni, proprio come te, Mario, e sono italiana, come te Mario. Ma forse abbiamo un concetto di attaccamento alla nazione un po’ differente. Per carità il mondo è bello perché è vario, ma caro Mario nessuno da la colpa solo a te, gli errori non li hai fatti solo tu, ma sai qual è la differenza? Gli altri hanno saputo tacere. Hanno sbagliato e sono stati zitti. Hanno fatto bene e hanno taciuto. Prendi Grosso. Grosso sì te lo ricordi? Avevi 16 anni quando abbiamo vinto il mondiale e Grosso ha segnato quel rigore. In Finale. Cioè, parliamoci chiaro Mario, io mi sarei cagata addosso! Chapeau per Fabio. E noi vinciamo i mondiali. Ma dico io, tu l’hai mai visto su Twitter o Facebook ad autoproclamarsi eroe di Patria? No. E ti ricordi De Rossi? Sempre al mondiale 2006. Tirò una gomitata a McBride. Ma si assunse le sue responsabilità. In silenzio.

    Caro Mario non ci crede nessuno che tu non abbia fatto scenate a fine primo tempo con l’Uruguay. Non sei credibile. Sappiamo tutti delle tue marachelle, e sappiamo tutti che è nel tuo stile. Ma vedi anche Cassano aveva i suoi momenti un po’ così, le cassanate le ricordiamo tutti. Ma sai cosa aveva in più? Il rispetto. Mario, tu non hai rispetto. Non hai rispetto per le persone che la maglia della Nazionale ce l’hanno addosso da più tempo, non hai rispetto per chi in azzurro ha fatto 112 presenze. Non hai rispetto per chi ti guida. Non hai rispetto per la nazione. E per la Nazionale. Vedi Mario a volte bisogna saper abbassare le ali, e saper dire, ho sbagliato.

    Tu non hai sbagliato a non segnare, ci sono altre 10 persone in campo la colpa è anche loro, Mario tu hai sbagliato in partenza, ha sbagliato atteggiamento, hai sbagliato a proclamarti Re d’Italia (ti ricordo che la monarchia non esiste più dal 1946) e hai sbagliato a fare il gradasso. All’Italia non frega nulla se ti sposi, non gliene frega nulla se tu hai la Ferrari. A noi frega che tu sappia fare il tuo lavoro. E il tuo lavoro non l’hai svolto.In Italia chi non svolge il proprio lavoro viene licenziato (e molto spesso anche chi lo svolge).

    Caro Mario, smettila di frignare e tirati su le maniche. Smettila di fare il superiore e ascolta e osserva, osserva un Darmian che testa bassa la nazionale se l’è meritata, osserva un Verratti che quasi nell’ombra è uno dei giovani più talentuosi, e che sostiene uno come Pirlo. E osserva Ciro, che nonostante la panchina è entrato in campo e ha messo tutto. E osserva noi italiani che nonostante tutto vada male, ci facciamo un mazzo così per tirare la carretta. Prendi esempio Mario. Umiltà.

    Sono Carola Ferrero, ho 24 anni, e sono orgogliosa di essere italiana, non come te, Mario.”

    di Carola Ferrero

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